29.1.18

ROAD TO JAPAN: Kotaro Omori (大森 晃太郎)

Buongiorno a tutti e benvenuti al numero uno del 2018 per "Road to Japan", la rubrica che vi consente di scoprire i giocatori che potrebbero interessarvi nel panorama del calcio nipponico. Oggi ci spostiamo nella capitale, dove da qualche settimana è arrivato un giocatore che potrebbe raddrizzare le sorti del FC Tokyo: stiamo parlando di Kotaro Omori.

SCHEDA
Nome e cognome: Kotaro Omori (大森 晃太郎)
Data di nascita: 28 aprile 1992 (età: 25 anni)
Altezza: 1.67 m
Ruolo: Esterno, ala
Club: FC Tokyo (2018-?)



STORIA
Kotaro Omori è un figlio di Osaka, nato e cresciuto precisamente nella municipalità di Yodogawa, situata nel nord della metropoli giapponese. Un quartiere all'avanguardia, nel quale Omori comincia a giocare e calcio, inserendosi ben presto nei vivai di una delle due squadre della città: è il 2005 quando il Gamba tessera il ragazzo.
Ha solo 13 anni, ma i neroazzurri vedono qualcosa di speciale in lui. Con lui si trovano altri due '92 eccellenti, come Takashi Usami (che poi anch'egli finirà al Gamba) e Gen Shoji (finito invece ai Kashima Antlers). I giovani di quel Gamba Osaka hanno conquistato alcuni titoli, ma c'è una differenza fondamentale tra Usami e Omori.
L'attaccante ha sempre avuto le stimmate del fuoriclasse, fin da quando ha esordito giovanissimo con la prima squadra. Omori, invece, ha dovuto conquistarsi spazio con calma. La prima presenza con il Gamba arriva per Omori ad agosto 2011: nell'ultimo anno dell'era Nishino, l'esterno gioca un minuto in campionato e un'ora in Coppa dell'Imperatore.
Non cambia molto nel 2012, nonostante due allenatori diversi: né José Carlos Serrão, né il suo rimpiazzo Masanobu Matsunami gli danno troppo spazio. E intanto la notizia più brutta arriva del campo, perché il club retrocede: un colpo duro per il Gamba, ma è il primo di tre elementi che cambieranno la carriera di Omori in qualche mese.
Il secondo elemento è l'arrivo di un nuovo tecnico: la dirigenza sceglie Kenta Hasegawa, leggenda - in campo e in panchina - dello Shimizu S-Pulse, rimasto per un po' fuori dal giro. La squadra gira, ma Omori è sostanzialmente una riserva. E pensare che nel girone d'andata non aveva giocato nemmeno una gara per infortuni.
L'ultimo elemento è il ritorno di Usami, che rimodella la squadra: più spazio per Omori e promozione con più presenze. Alla fine, il 2014 è l'anno magico per il Gamba: il Triplete conquistato sul campo vede Omori tra i maggiori protagonisti, visto che l'esterno realizza il gol decisivo per la conquista in rimonta della J. League Cup sul Sanfrecce Hiroshima.
Ciò nonostante, i due anni successivi sono più faticosi. Come abbiamo visto poi anche nel 2017, il ciclo Hasegawa aveva dato il massimo dal 2013 al 2015 - con la quasi finale in Champions League asiatica - ed era tempo di cambiare. Al Gamba l'hanno capito tardi, ma Omori ha colto la palla al balzo e si è trasferito al Vissel Kobe.
Sotto la guida di Nelsinho Baptista, l'inizio di Omori è stato da urlo: gol decisivi contro Vegalta e Jubilo, ma poi la squadra è collassata su sé stessa, perdendo terreno in campionato e la semifinale di Coppa dell'Imperatore per mano del Cerezo Osaka. Al FC Tokyo, sotto la guida dell'allenatore che l'ha lanciato, Omori conta di emergere una volta per tutte.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Non eccezionale in qualcosa, ma dotato in tutto: così potremmo riassumere in breve le capacità tecniche di Omori, se escludiamo una capacità straordinaria nel saper riconoscere le migliori porzioni di campo nelle quali inserirsi durante lo sviluppo dell'azione. Sembra quasi che il suo gioco senza palla sia il tratto più riconoscibile del suo stare in campo.
La stagione 2017 e le nuove responsabilità ottenute nel passaggio al Vissel Kobe - non più quindi uno dei tanti al Gamba Osaka, ma un giocatore fondamentale per una squadra ricca, ma di metà classifica - hanno di fatto alzato il suo rendimento. Fisicamente non è straripante e tecnicamente sa far tutto bene, ma non ha una dote con il pallone tra i piedi che spicchi nella J. League.
Ciò nonostante, la crescita di Omori - durante i vari step della carriera - è stata causata dall'aumento di responsabilità. Ciò vuol dire che il ragazzo è soprattutto forte dal punto di vista psicologico e può gestire una certa mole di compiti. In questo senso, la stagione a Tokyo sarà fondamentale per confermare tale assioma.

STATISTICHE
2011 - Gamba Osaka: 2 presenze, 0 reti
2012 - Gamba Osaka: 7 presenze, 0 reti
2013 - Gamba Osaka*: 18 presenze, 1 rete
2014 - Gamba Osaka: 36 presenze, 7 reti
2015 - Gamba Osaka: 48 presenze, 6 reti
2016 - Gamba Osaka: 34 presenze, 3 reti
2017 - Vissel Kobe: 34 presenze, 4 reti
* = in J2 League

NAZIONALE
Difficile che improvvisamente si apra uno spazio per lui. Certo, Vahid Halilhodzic non sarà più il ct del Giappone dopo il Mondiale e chiunque gli succederà - probabilmente - penserà per prima cosa ad arruolare i giocatori più in forma per la Coppa d'Asia del gennaio 2019. Qualora così fosse e Omori mantenesse la forma vista a Kobe... chissà.

LA SQUADRA PER LUI
Non so se Omori farà effettivamente mai il salto dal Giappone all'Europa. Da una parte sembra uno di quei giocatori duttili e di buon livello che popolano la J. League, ma non tenterebbero mai il salto oltre oceano; dall'altra, però, proprio le sue capacità lo renderebbero un colpo eccellente per i campionati di seconda fascia. Molto dipenderà dal 2018 che avrà con il FC Tokyo.

21.1.18

Dichiarazione di guerra.

La Chinese Super League non ha ancora riaperto i battenti, ma i preliminari di Champions League asiatica e la Supercoppa di Cina si avvicinano. Tuttavia, stranamente non è stato il mercato della massima serie a prender la scena (seppur l'arrivo di Bakambu sia importante), bensì quella di China League One. Attenzione al Meizhou Meixian Techand Football Club.

Due acquisti clamorosi: Muriqui e Aloísio giocheranno per il club.

Chi segue questo blog sa un po' come la Cina abbia un'evoluzione molto veloce dei club. Dall'introduzione della lega cinese sul palcoscenico internazionale, ci sono state realtà - Guangzhou Evergrande, Shanghai SIPG, Hebei Fortune (di cui parlai qui nell'ottobre 2015, quando il club è stato promosso dalla China League One), Tianjin Quanjian - capaci di scalare velocemente le gerarchie.
Questo avviene perché il professionismo in Cina è molto giovane, quindi non ci sono molte realtà consolidate e le vecchie gerarchie della Jia-A League - la denominazione della lega nazionale fino al 2003 - sono state sconvolte senza troppi problemi. Un'altra candidata alla distanza potrebbe essere il Meizhou Meixian Techand Football Club.
Chi sono questi signori, però? Il Meixian è un distretto della città-prefettura di Meizhou, situata nella regione del Guangdong, dove si trova non solo la popolazione più numerosa della Cina, ma anche città fondamentali per i destini del paese come Guangzhou e Shenzen. Quest'ultimo è un essenziale polo economico del paese.
Anche nel calcio, questa regione si è fatta fondamentale per la Cina: il Guanghzhou Evergrande vince il campionato da sette anni di fila e ha alzato due Champions League asiatiche; sempre nella stessa città, il R&F combatte con le unghie e i denti per tenere alto l'onore dell'altra parte della barricata. E in seconda divisione ci sono anche lo Shenzen FC e il Meizhou Hakka.
Ma da dove arrivano il Meizhou Meixian Techand FC? A Meizhou, l'Hakka era stato fondato e voluto dall'ex manager del Guangdong Sunray Cave, Cao Yang, con il supporto della regione. Sostenuto anche da Wei Jinping, presidente del Wei Real Estate Development, il Meizhou Hakka sembrava destinato a sfondare.
Invece, dopo aver cambiato numerosi allenatori (l'attuale è il bosniaco Rusmir Cviko), l'Hakka è stato promosso nel 2015 dalla terza divisione, ottenendo poi due 12° posti. Insomma, la promozione è lontanissima. Così nella regione si è insediato un altro soggetto, quel Meizhou Meixian Techand FC di cui abbiamo accennato all'inizio.

Quanti gol potrà fare in seconda divisione uno così?

La sua esistenza parte da molto lontano: il club è stato fondato nel 2003, quando il Dongguan Nancheng FC aveva preso posto e diritti del derelitto Guangdong Hongyuan FC, dissolto nel 2001 dopo esser finito sul fondo delal seconda divisione. Il club aveva addirittura intenzione di giocare nel campionato di Hong Kong, ma tutto è cambiato velocemente.
Guadagnato il sostegno economico necessario nella regione del Guandong, il Dongguan Nancheng ha abbandonato il campionato straniero ed è tornato in Cina. Per poco, però, perché il club - inserito in terza divisione - ha mancato la promozione. Da lì è stato smantellato, mantenendo solo la struttura delle giovanili.
Dal 2011, qualcuno ci ha ripensato e ha rimesso il Dongguan Nancheng in terza divisione, cambiandogli però nome. Già, perché la sede è stata trasferita a Meixian, trasformando il club in Meixian Hakka FC. Per tante stagioni il club ha sfiorato la promozione, ma nel 2017 è riuscita a piazzarsi seconda nel complesso sistema dei play-off della China League Two (promozione festeggiata con una vagonata di soldi. Letteralmente).
Cambiato anche il nome per l'ultima volta in Meizhou Meixian Techand FC, il club ha attuato una policy aggressiva sul mercato. A dicembre, è arrivato il primo giocatore straniero della storia del club, il brasiliano Victor Ramos, difensore con un passato europeo e che ha recentemente giocato per la Chapecoense.
La militanza cinese è durata un mese: misteriosamente, il 18 gennaio è stato annunciato dal club che Victor Ramos è stato liberato dal suo contratto. Qualche disaccordo tra le due parti ha spinto Ramos ad abbandonare la Cina e aspettare nuove offerte. Tuttavia, il Meizhou Meixian non si è certo fermato qui e ha calato due colpi pesanti.
Pochi giorni fa, i due attaccanti brasiliani Muriqui e Aloísio hanno firmato per il club. Se l'acquisto del primo - ex gloria del Guangzhou Evergrande, in calo negli ultimi anni - poteva starci, l'arrivo del centravanti ex Hebei - liberato dal suo club al termine della scorsa stagione - è clamoroso. I due, di fatto, potrebbe dominare la seconda divisione.
Le gare si giocano al Meixian Tsang Hin-chi Stadium, che prende il nome dall'imprenditore e benefattore di Hong Kong che ha donato ben 15 milioni di Renminbi (circa due milioni di euro) per  aiutare la costruzione di un impianto da 20 mila posti. Riuscirà il Meizhou Meixian Techand FC di Juan Ignacio Martínez a scalare la montagna?

Aloísio, 29 anni, e Muriqui, 31, nei primi allenamenti con i nuovi compagni.

16.1.18

UNDER THE SPOTLIGHT: Sander Berge

Buon pomeriggio a tutti e benvenuti a "Under The Spotlight", la rubrica che ci consente di scoprire nuovi talenti in giro per il mondo. Per il primo numero del 2018, ci spostiamo al Nord, tra Belgio e Norvegia, il paese che rispettivamente ospita e ha dato i natali a Sander Berge, classe '98 che promette molto bene per i prossimi anni.

SCHEDA
Nome e cognome: Sander Bolin Berge
Data di nascita: 14 febbraio 1998 (età: 19 anni)
Altezza: 1.93 m
Ruolo: Mediano, centrocampista centrale
Club: Genk (2016-?)



STORIA
Sander Berge è nato nella municipalità di Asker, nella regione che circonda la capitale Oslo. Classe '98, Berge ha esordito proprio con la squadra della sua città-natale, quell'Asker che ha avuto tanti successi con la selezione femminile e che ha visto rischiare il peggio quando la società è stata coinvolta in uno scandalo legato alle scommesse del 2012.
L'Asker giocava in seconda divisione norvegese nel 2011, ma si è vista risucchiare fino in quarta nel 2014. Proprio in questo contesto viene lanciato Berge, che a soli 15 anni debutta in prima squadra, giocando appena nove gare in due anni per il club che l'ha cresciuto. Bastano però per esser notati dai club norvegesi più in vista.
A prelevare il giovane centrocampista è infatti il Vålerenga, società per il quale aveva militato il nonno di Berge, Ragnar, tra gli anni '40 e '50. Dopo il secondo posto del 2010, il club della municipalità di Oslo non è mai riuscito a superare il sesto posto. Per questo, gli investimenti come Berge sono diventati fondamentali.
Il primo anno non gioca tanto, ma il classe '98 impara in silenzio e mette anche a referto il primo gol da professionista, realizzato contro la Lokomotiv Oslo in coppa. Il 2016 è di gran lunga più fertile per la crescita personale, anche perché Berge gioca ben 30 partite (praticamente un numero superiore a quelle messe insieme nei primi tre anni di carriera).
A svezzarlo è una leggenda del calcio norvegese, quel Kjetil Rekdal che ha segnato il gol decisivo nella sfida decisiva contro il Brasile a Francia '98 e che - soprattutto - ha allenato tanto tempo il Vålerenga, diventandone poi direttore sportivo. Rekdal si accorge del talento di Berge, spingendolo a osare sempre di più.
La crescita non scorre inosservata: il Genk versa due milioni di euro nell'estate del 2016 per avere Berge. Un salto adeguato, perché la Jupiler Pro League è una buona scuola per migliorare. Nel primo anno, il norvegese ha giocato di meno (solo 17 presenze); nel secondo, Berge era partito meglio, ma poi si è fatto male e sta ancora recuperando da un infortunio.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Berge trova la sua collocazione naturale davanti la difesa: potrebbe esser schierato anche da centrale di centrocampo, ma il ruolo di metodista e di costruttore è quello più congruo per lui. Per la sua eleganza e la visione di gioco, sembra quasi un cigno: un giocatore delicato, che ha bisogno di crescere a livello muscolare (a dispetto dei 193 centimetri d'altezza).
Con le leve lunghe che si ritrova, non è dotato di uno spunto secco o di una velocità travolgente, però riesce comunque a gestire lo spazio attorno a sé. Berge riesce persino a seminare gli avversari spalle alla porta, girandosi nella maniera più giusta e creandosi lo spazio opportuno per una fuga palla al piede tramite una buona conduzione della sfera.
Viene in mente un paragone con un suo connazionale e altro classe '98 eccellente come Martin Ødegaard: i due si passano dieci mesi, ma potrebbero diventare la spina dorsale della nuova Norvegia, che manca a un torneo internazionale da Euro 2000.

STATISTICHE
2013 - Asker*: 1 presenza, 0 reti
2014 - Asker*: 8 presenze, 0 reti
2015 - Vålerenga: 13 presenze, 1 rete
2016 - Vålerenga: 30 presenze, 0 reti
2016/17 - Genk: 17 presenze, 0 reti
2017/18 - Genk (in corso): 13 presenze, 0 reti
* = in 2. Divisjon (terza divisione norvegese)

NAZIONALE
Berge ha giocato negli ultimi anni per tutte le Under, ma ha esordito per la nazionale maggiore a marzo 2017, alla giovane età di 19 anni, in una partita di qualificazione a Russia 2018 contro l'Irlanda del Nord. La Norvegia ha una serie di giovani talenti e si spera che il ct Lars Lagerback - sì, l'uomo che ha portato l'Islanda a Euro 2016 - possa farlo maturare.

LA SQUADRA PER LUI
Con le poche partite da pro alle spalle, è giusto rimanere al Genk. Berge ha un contratto fino al giugno 2021 e la scuola dei Blauw-Wit è una delle migliori non solo del Belgio, ma anche d'Europa. Inoltre, migliorare con la nazionale in ottica Euro 2020 potrebbe funzionare anche per l'estate 2019, la data più adeguata per vederlo con un'altra maglia.

9.1.18

La rivoluzione giffosa.

Su Internet sembravano essersi fatti conoscere sopratutto per il proprio social media manager, che ha superato forse anche quello del Pordenone. Il Bristol City ha spopolato sulla rete per le gif che riproducono le esultanze dei giocatori, ma forse andrebbe preso sul serio: i Robins si giocano un posto nella prossima Premier League e stasera affronteranno il Manchester City.

Jamie Paterson, 26 anni, si è preso gli onori delle scene in Championship.

Il meglio nella storia del Bristol City è arrivato presto: secondo posto nella Football League del 1906-07 e finale di F.A. Cup nel 1909, perse rispettivamente a favore di Newcastle United e Manchester United. Se escludiamo quel periodo d'oro (1906-11) e un altro alla fine degli anni '70 (1976-80), il Bristol City non ha mai militato in prima divisione.
Anzi, il suo viaggio è stato un continuo vagare tra la seconda e la terza lega nazionale, con persino un brevissimo periodo - durato un biennio, dal 1982 al 1984 -, in quarta divisione. Una bacheca non ricolma di soddisfazioni e tanti viaggi per la provincia inglese. Eppure, tutto questo potrebbe cambiare quest'anno.
Una delle squadre inglesi a vincere la Coppa di Galles - uno Swansea al contrario, con il Bristol City che trionfò nel 1933-34 - è infatti di nuovo arrivata a un certo livello. Stasera affronterà il Manchester City nell'andata delle semifinali di Carabao Cup (praticamente la League Cup sponsorizzata) dopo aver fatto fuori lo United nel turno precedente.
E non solo, perché di fatto i Robins hanno eliminato già cinque squadre nel loro percorso verso Wembley, di cui quattro di Premier League: oltre allo United, anche Watford, Stoke City e Crystal Palace sono cadute sotto i colpi del Bristol City. Un risultato importante, specie considerando quanto il club aveva perso quest'estate.
Già, perché mentre si è trovata un'altra maniera per far gol, quest'estate il Bristol City ha dovuto salutare Tammy Abraham, attaccante-prodigio del Chelsea che aveva fatto benissimo ad Ashton Gate (26 gol in 48 partite in tutte le competizioni). Rimpiazzarlo non è stato facile, ma il tecnico Lee Johnson ha trovato un'alternativa.
Esatto, proprio quel Lee Johnson, figlio di quel Gary - anch'egli tecnico proprio del Bristol City, che aveva quasi portato in Premier League nel 2008 - che ha fatto la storia all'Ashton Gate. Lee Johnson ha trovato la quadra: è riuscito a succedere a Steve Cotterill (l'uomo della promozione dalla League One) e a sostituire Jonathan Kodjia (la cessione più remunerativa nella storia del club: 15 milioni di sterline).
Da giocatore Lee Johnson si è legato a due realtà: lo Yeovil Town e il Bristol City. Con la prima ha conquistato onori sul campo proprio con il padre in panchina (ne parlammo qui), con la seconda si è costruito una buona reputazione. Appesi gli scarpini al chiodo, ha fatto pratica tra Oldham Athletic e Barnsley prima di tornare all'ovile.
Cos'è il genio?

Non è stato tutto facile, però, perché nonostante i gol di Abraham, il Bristol City ha concluso il 2016-17 solo al 17° posto. Troppo poco, eppure la proprietà ha avuto fiducia nel suo ragazzo: «C'è stato troppo rumore durante la stagione, molto aggressivo», ha detto il presidente Steve Lansdown. Questo perché le difficoltà non sono state limitate al campo.
Quando Johnson ha manifestato la volontà di comprare un attaccante, non voleva uno qualsiasi: ha scelto Matty Taylor, che però giocava per i Rovers, gli arci-rivali del City in quel di Bristol. Alla conclusione dell'affare sono arrivate persino minacce, tanto che Johnson ha deciso di cambiare casa perché l'indirizzo della sua famiglia era finito on-line.
Invece, quest'estate il Bristol City ha compiuto l'acquisto più costoso della propria storia - Famara Diédhiou, arrivato dall'Angers per cinque milioni di sterline - e ha consolidato la propria struttura. Ha funzionato: oltre al percorso miracoloso in League Cup, il Bristol City è terzo in Championship (a pari merito con il Cardiff City) e sogna un insperato ritorno in Premier.
E poi ci sono le gif. Un fenomeno che tutti hanno seguito in Inghilterra e fuori: tra giocatori che spaccano lattine di birra, chi balla e chi veste cappelli ridicoli in esultanze programmate, il Bristol City si è fatto conoscere al mondo. E la vittoria in extremis contro il Manchester United è quasi andata sotto-silenzio. Ora ci sarà il City e batterli in 180' sarà durissima.
Nominato manager del mese a settembre, Lee Johnson ha solo 36 anni e una carriera che potrebbe esser piena di soddisfazioni. Sicuramente riportare la squadra in Premier League dopo 35 anni o anche solo giocarsi la League Cup a Wembley - dopo aver fatto fuori entrambe le squadre di Manchester - sarebbe parte della rivoluzione che sta mettendo in atto.

Lee Johnson, 36 anni, figlio d'arte in quel di Bristol.

3.1.18

J. LEAGUE REVIEW: l'anno delle rivelazioni (Part II)

Eccoci qua: la J. League Review è pronta per accogliervi, tra rivelazioni, conferme e tante, tante novità. Per cui bando agli indugi: ecco la seconda parte, che completa la prima uscita nella giornata di ieri.

Lo Shonan Bellmare festeggia il ritorno immediato in prima divisione.

Rivelazione

Kenyu Sugimoto
Also MIP se fossimo in NBA, il centravanti del Cerezo Osaka si è trasformato in appena 18 mesi (così come ho raccontato su J. League Regista - qui l'articolo): da prodigio reietto della J. League a rivelazione non solo del Cerezo, ma dell'intera annata. C'erano stati dei segnali sul finire del 2016, ma non avrei scommesso in una prosecuzione: il Getafe è sulle sue tracce.

Koki (e Kazuki) Anzai
Fondamentalmente, se il Tokyo Verdy ha sfiorato il ritorno in prima divisione dopo 10 anni, lo deve a questi due terzini. Non sono fratelli, ma entrambi sono cresciuti nel vivaio del Verdy e per ora hanno giocato solo con la squadra di Tokyo. Kazuki è un '94, gioca a sinistra e ha esordito nel 2013, mentre Koki - sulle cui tracce ci sono persino i Kashima Antlers: pare che il trasferimento si farà - è un '95, gioca a destra e ha debuttato nel 2014.

Noritaka Fujisawa
è notizia di pochi giorni fa la notizia del suo passaggio a una potenza della J3 come il Kagoshima United FC, ma non c'è da stupirsi. Divenuto capitano del FC Ryukyu nel 2017, Fujisawa ha giocato una stagione magnifica, spingendo come un propulsore sulla fascia mancina e meritandosi l'attenzione dei club sul mercato.

Manager dell'anno

Yoon Jung-hwan
Oniki e Ficcadenti avrebbero rappresentato dei degni sfidanti, ma il tecnico sud-coreano - al ritorno in J. League dopo l'esperienza all'Ulsan Hyundai - ha fatto un grandissimo lavoro. Terzo in campionato con il neo-promosso Cerezo Osaka, la stessa squadra che nella passata stagione ha vinto i play-off in maniera poco gloriosa e quasi fastidiosa.
Ma non solo, perché è arrivata la vittoria in J. League Cup - di fatto il primo alloro della squadra posseduta dalla Yanmar dall'arrivo del professionismo in Giappone - e . Quest'anno è servito quasi a confermare che i miracoli al Sagan Tosu non sono stati un caso.



Cho Kwi-jea
Avrei potuto premiare Takuya Takagi o Ricardo Rodriguez, che hanno rispettivamente portato il V-Varen in J1 o fatto giocare benissimo il Vortis. Tuttavia, come si può ignorare Cho? Ha rivinto la J2, come nel 2014, nonostante in tre anni gli abbiano smontato la squadra. Ha trovato altri pezzi per farla rinascere e di fatto ha conquistato la promozione con tre turni d'anticipo. Un eroe.

Koichi Sugiyama
Yasutoshi Miura (Kagoshima United FC) e Kim Jong-song (FC Ryukyu) si meritano almeno il podio, ma va detto che non era facile per Sugiyama rimpiazzare Mase e persino migliorare il suo ottimo quarto posto della passata stagione. Eppure c'è riuscito, anzi: il Blaublitz Akita è la prima squadra a vincere la J3 senza ottenere la promozione. Storico, tanto che la municipalità di Akita si è già mossa per la costruzione di un nuovo impianto.

I momenti da ricordare

Goodbye, Thespa
Non è un momento positivo da ricordare, ma è sempre storia: il Thespakusatsu Gunma dice addio alla seconda divisione dopo esserci arrivata nel 2005. Il miglior piazzamento è stato il nono posto (su 20 squadre) del 2011, ma negli ultimi anni si è vista una discesa continua. Problemi nel management e nella gestione delle finanze hanno fatto il resto: saranno un volto nuovo in J3 (e non escludo che ci rimangano a lungo).

Quasi vecchi
Kazu Miura è il re della J2 e del calcio giapponese. Non sappiamo quanto durerà ancora il suo record di longevità (gol e gare giocate a 50 anni con lo Yokohama FC), ma qualcuno ha seriamente rischiato di sopravanzarlo, seppur in una divisione professionista diversa. La storia è quella di Sidmar Antônio Martins, preparatore dei portieri al Fujieda MYFC.
Sidmar è un ex portiere brasiliano di 54 anni, che ha giocato per lo più in patria, ma ha anche militato per tre stagioni con lo Shimizu S-Pulse tra il '93 e il '95. Ancora oggi è rimasto legato al Giappone, visto che è rimasto nel paese dal 2003 e tutt'ora è un allenatore dei portieri anche alla Puma Academy. Ma nel marzo scorso è successo qualcosa di particolare.
Diventato il nuovo goalkeeping coach al Fujieda MYFC, il club si ritrova con Shun Sato infortunato e ben presto anche Junto Taguchi è out. Così, il 16 aprile Sidmar si ritrova in panchina, ma da riserva! Già, perché il Fujieda è stato costretto a registrarlo come portiere di riserva con il numero 44. Non entrerà, ma c'eravamo quasi.

Il nuovo stadio del Giravanz
Seguito di quanto successo al Gamba Osaka e antipasto di quello che potrebbe succedere ad altri club, il Giravanz ha aperto il suo nuovo stadio: un gioiellino da 15 mila posti, il "Mikuni World Stadium Kitakyushu", che è posizionato sul mare. Bellissimo, tanto da aver aumentato la media-spettatori dell'84%. Purtroppo, il Giravanz ha giocato una brutta stagione ed è finito nono in J3 (peggior risultato della storia del club).

Però i tifosi hanno visto un Takumi Ikemoto strabordante fare gol così.

I casi

Il raccattapalle
Il calcio giapponese è giovane e si vede da alcune cose. Come nel caso di JEF United Chiba-Tokushima Vortis, match della 14° giornata della J2 League 2017. Sul punteggio di 0-0, Mawatari ha qualcosa da ridire a un ragazzino troppo lento nel dargli palla. Ne nasce un rosso diretto che porta alla squalifica del terzino per due giornate.

Riscrivere la storia
Non è nemmeno iniziata la stagione 2018, ma i primi effetti del nuovo accordo televisivo comincia a farsi sentire. Come ricorderà chi segue questo blog e il calcio giapponese in generale, la J. League ha firmato nell'autunno 2016 un bell'accordo con Perform Group, che di fatto ha aumentato il potere di spesa dei club giapponesi.
E non è un caso che si si stia riscrivendo la storia già dall'estate scorsa, quando Lukas Podolski ha firmato per il Vissel Kobe. Se l'avventura del tedesco si sta rivelando per ora poco entusiasmante, ci si chiede come sarà quella di : l'ex nazionale brasiliano e stella del Corinthians ha firmato per il Nagoya Grampus.
Si dice che la Toyota abbia messo sul piatto diversi soldi per assicurarsi l'attaccante: di fatto, potremmo esser davanti al trasferimento in entrata più costoso della storia della J. League. E probabilmente le cose andranno così nei prossimi anni.

JFL, aiutaci tu
La stagione 2017 verrà ricordata anche come quella delle mancate promozioni dalla JFL al J3: per la prima volta dalla creazione della terza divisione nipponica, il 2018 sarà la prima stagione senza alcun ingresso o volto nuovo. Un peccato, perché il Vanraure Hachinohe - con il nuovo stadio, finalmente aperto al pubblico - è arrivato a un passo dalla promozione.
Nel frattempo, la Japan Football League accoglie due volti nuovi: da una parte il Cobaltore Onagawa, club quasi distrutto dallo tsunami del 2011 e rinato dalla forza degli abitanti locali; dall'altra c'è il  Tegevajaro Miyazaki, con il sogno di portare l'omonima prefettura sulla mappa del calcio professionistico. Sarà un 2018 d'attesa.


Cobaltore Onagawa e Tegevajaro Miyazaki pronte alla prima in JFL.

2.1.18

J. LEAGUE REVIEW: l'anno delle rivelazioni (Part I)

Eccoci qua: la J. League Review è pronta per accogliervi, tra rivelazioni, conferme e tante, tante novità. Per cui bando agli indugi: ecco la prima parte, in cui tratteremo alcune delle tematiche di un anno pieno di sorprese.

Toru Oniki può festeggiare: prima stagione alla guida del Kawasaki Frontale, primo titolo di sempre per il club.

Team dell'anno

Cerezo Osaka
Lo so, lo so: e il miracolo Kawasaki? C'è, però anche qui c'è stato bisogno di un mezzo suicidio, quello dei Kashima Antlers, che a quattro giornate dalla fine sembravano aver bisogno solo di una vittoria per chiudere i giochi. E poi non bisogna dimenticare ciò che è successo in Champions League asiatica, dove il Kawasaki aveva quasi fatto fuori l'Urawa, salvo crollare a Saitama.
Invece il Cerezo Osaka è stato silenziosamente solido. Anzi, a un certo punto guidava pure la classifica. Il tecnico Yoon ha lavorato bene, alcuni si sono ripresi o persino consacrati - Sugimoto, Kakitani, Souza -, mentre altri si sono rivelati azzardi azzeccati nel mercato invernale (Mizunuma, un Kiyotake ahimè a mezzo servizio per problemi personali, ma soprattutto Jonjić).

V-Varen Nagasaki
Stupefacente pensare che il club del Kyushu l'anno scorso avesse concluso al 15° posto. E invece ora si ritrovano a festeggiare la promozione e a vivere in maniera incosciente al punto giusto la stagione di debutto in prima divisione. Non che ci avessero già provato: nel 2013 e nel 2015, il V-Varen aveva perso la semifinale dei play-off.
Grazie alla guida di Takuya Takagi e ad alcune aggiunte di rilievo - Masuda, Iio, Juanma, Onaga (nonostante il club avesse perso Okubo, Nagai e Sato) -, il V-Varen ha trovato un'insperata, ma meritata promozione. L'ha fatto persino con una giornata d'anticipo, battendo il Kamatamare Sanuki in casa per 3-1.
Adesso bisogna attendere il 2018, con un occhio di rilievo alla possibile "sfida della pace" contro il Sanfrecce Hiroshima.

Blaublitz Akita
La crescita è graduale e continua, ma nessuno si sarebbe aspettato che il Blaublitz potesse esser in corsa per la Top 3, figuriamoci per il titolo. Eppure è successo: confermato il core della squadra e aggiunti un paio di elementi d'esperienza, è bastato tanto per trovare la giusta quadratura. Non saliranno in seconda divisione, ma si sono tolti una bella soddisfazione.

Curiosità? Per la terza volta di fila, i campioni della J3 guadagnano il titolo sul campo del Gainare Tottori: nel 2015 era toccato al Renofa Yamaguchi, nel 2016 all'Oita Trinita.

Flop dell'anno

FC Tokyo
Sebbene l'Omiya Ardija e il Gamba Osaka siano due solide realtà in questa categoria, il management del club della capitale merita un applauso molto lento e molto ironico. Qualche giorno fa, la dirigenza ha subito dei cambi di personale, ma non sappiamo se basteranno. Il FC Tokyo ha speso molto per ottenere nulla (un 11° posto in campionato).
E il bello è che la strategia di investimento sta venendo snaturata dopo appena una stagione: Yoshito Okubo è già tornato al Kawasaki Frontale, mentre Peter Utaka non è stato confermato in organico. Dopo aver perso Shoya Nakajima in estate, c'è la sensazione che Takefusa Kubo giocherà parecchio il prossimo anno sotto la nuova guida di Kenta Hasegawa.

Matsumoto Yamaga
Non era scontato, ma ci si aspettava che i ragazzi di Sorimachi potessero concorrere per la promozione diretta. Invece, non è arrivata nemmeno la qualificazione ai play-off. Un peccato: da una parte c'è una nota personale (la squadra mi piace, la società è solida, i tifosi sono calorosi), dall'altra c'erano degli obiettivi stagionali da rispettare.
Il futuro? Se rimane Daizen Maeda (di ritorno dal prestito al Mito HollyHock), c'è qualche chance di promozione fin da subito. Altrimenti sarà dura, anche perché nel frattempo Miyasaka è andato all'Oita Trinita.

Giravanz Kitakyushu
Delusione totale. Qualcuno pensava che il nuovo stadio portasse dividendi immediati, ma l'ha fatto solo numericamente. Il Giravanz ha perso tanti punti ed è sembrato fuori dalla corsa promozione già da metà campionato. Alcuni highlights? Il periodo da inizio settembre a fine ottobre è stato tremendo: quattro sconfitte in sei gare.

MVP

Yu Kobayashi
Su J. League Regista l'avevo detto in tempi non sospetti, quando il Kawasaki Frontale sembrava potesse andare avanti più in Champions League che in campionato. Eppure è successo il contrario, ma con Yu Kobayashi sembra protagonista: capo-cannoniere e MVP della J. League, il capitano del club ha festeggiato un titolo meritato.
Kobayashi ha giocato una stagione straordinaria. Non sono solo i 31 gol stagionali in tutte le competizioni a fare la differenza, ma proprio il modo in cui è rientrato nel sistema implementato di Oniki: addio a Okubo, lui a fare la prima punta. E proprio con il ritorno del figliol prodigo Yoshito vedremo come si sistemeranno le cose.

Primi due gol con la nazionale, 23 in campionato e sei in Champions League asiatica, tra cui questa perla sul campo del Muangthong United.

Kazuaki Mawatari
Può sembrare una scelta particolare, ma l'ho fatta perché il Tokushima Vortis è la squadra che ha giocato il miglior calcio. E l'ha fatto con un tecnico nuovo, quel Ricardo Rodriguez che punterà alla promozione diretta nel 2018 con i suoi ragazzi.
In questo scenario, l'allenatore spagnolo è riuscito sia a sfruttare le potenzialità di alcuni giocatori che a far venire fuori quelle di altri: Hasegawa, Shimaya, Watari, Yamasaki e Mawatari han giocato probabilmente la miglior stagione della propria carriera. E quest'ultimo è stato il più sorprendente, perché allo Zweigen non era sembrato un fulmine di guerra.

Ken Hisatomi
Zitto zitto, l'ex Fujieda MYFC - oggi al Blaublitz Akita e pezzo fondamentale della squadra che ha vinto il titolo in J3 - ha scalato le classifiche di presenze di tutti i tempi da quando è nata la categoria. Riconfermato dal club, ci si attende che possa ripetersi nel 2018.


(continua domani...)