Se c'è una squadra che sta economicamente bene in una crisi che non risparmia neanche il mondo pallonaro, quella compagine è senza dubbio l'Udinese di Gino Pozzo. In un mercato in cui girano pochissimi soldi, la squadra friulana ha raccolto un discreto gruzzolo: via Isla e Asamoah alla Juve (18.5 milioni per entrambe le comproprietà), via Handanovic all'Inter (per 11 milioni e la metà di Faraoni), ora in partenza ci sarebbero anche Armero e Cuadrado, sulla strada rispettivamente per la Torino bianconera e per Firenze. Insomma, nella stagione che riproporrà l'Udinese come rappresentante italiana ai preliminari di Champions League, il patron dei bianconeri ha deciso di incassare qualcosa come 30 milioni più la metà di un giocatore promettente come Davide Faraoni. E non è detto che sia finita, visto che i due colombiani sopracitati sono in partenza. L'unico arrivo da segnalare è il fantasista brasiliano Maicousel dal Botafogo.
Per quanti dubbi possa lasciare un modello del genere in una squadra che quest'anno dovrebbe cercare più di comprare che di vendere, in modo da passare il preliminare per la massima competizione europea, le operazioni dell'Udinese sono su questa falsa riga da diversi anni. Si prende un giocatore sconosciuto ai più, rilevato grazie alla rete di innumerevoli osservatori pagati dalla società friulana, e lo si fa maturare, giocare, fino a farlo diventare un prospetto interessante per il calcio mercato. In una piazza dove la passione c'è, ma non è travolgente come altrove, la famiglia Pozzo ha trovato il modo di sopravvivere attraverso le cessioni. Anche negli anni in cui c'è qualcosa di importante da giocarsi.
Aggiungete un altro elemento per la funzionalità di questo modello: la famiglia Pozzo non è proprietaria solo dell'Udinese, ma anche di altre due squadre in altri campionati. Difatti, dal 2009, il patron bianconero detiene la quota di maggioranza del Granada Club dé Futbol, squadra spagnola, e recentemente ha acquisito la proprietà del Watford Fottball Club, team inglese, dal Giugno di quest'anno. Un modo per testare i propri acquisti in altri campionati e capire se possono essere utili al club di riferimento in Italia: un modello così costruito difficilmente può crollare, anzi è destinato a durare all'infinito e a potenziarsi. Ma vediamone meglio la storia.
Giampaolo Pozzo, 71 anni: il creatore di un modello redditizio.
Giampaolo Pozzo diventa il presidente dell'Udinese nel Luglio del 1986, risultando adesso uno dei presidenti più longevi dell'intera Serie A. Decide di rilevare la società friulana nonostante la penalità inflitta all'Udinese per il calcio-scommesse: prima viene stabilita la retrocessione in Serie B per la stagione 1986/1987, poi la pena viene ridotta a nove punti di penalità da scontare nella Serie A dell'anno successivo. Inizia un periodo di ascensore tra A e B per la squadra bianconera: non basta comprare Collovati, Bertoni e Graziani per evitare la B con la penalizzazione sul groppone; ma l'anno dopo, l'Udinese torna subito in A. Nel 1990, nonostante gli acquisti dei giovani Abel Balbo e Nestor Sensini, l'Udinese retrocede nuovamente, stavolta all'ultima giornata. A gravare ulteriormente sulla situazione friulana, arrivano 5 punti di penalizzazione per la squadra e 5 anni di deferimento per Pozzo, accusato di aver contattato Calleri, il presidente della Lazio, minacciandolo se vi fosse stata la sconfitta della sua squadra per mano dei biancocelesti. Da quel momento, Pozzo non sarà più presidente dei friulani, ma solo il proprietario.
Nel 1990/1991, con la penalizzazione ad appesantirne la classifica, l'Udinese deve rinunciare alla promozione, salvo ottenerla l'anno successivo. Nel 1992/1993, l'Udinese si salva solo allo spareggio contro il Brescia, nonostante i 21 gol di Balbo; ceduto l'argentino alla Roma, i friulani retrocedono nuovamente l'anno dopo e a nulla servono i 14 gol di Marco Branca, preso per sostituire Balbo. Nel 1994/1995, l'Udinese risale nuovamente in Serie A per non lasciarla mai più: è l'ultimo anno di B e l'inizio di un modello che porterà solo fortune alla squadra friulana.
Oliver Bierhoff, 44 anni: uno dei tanti colpi made in Udinese degli anni '90.
Alla guida del club si installa Alberto Zaccheroni, giovane tecnico che appena salvato il Cosenza dalla Serie C nonostante una penalizzazione di nove punti che la squadra calabrese doveva scontare. Saranno tre anni proficui: nel primo arriva una salvezza tranquilla, nel secondo l'Udinese arriva quinta, guadagnandosi il diritto - per la prima volta nella sua lunga storia - di giocare la Coppa UEFA nella stagione successiva. Ma è nel 1997/1998 che arriva il vero capolavoro: il trio d'attacco Poggi-Amoroso-Bierhoff fa meraviglie, il tedesco segna 27 reti e l'Udinese arriva terza in campionato, piazzandosi dopo il duo che lottava per lo scudetto, quello composto dalla Juve di Lippi e dall'Inter di Simoni. Un'impresa. Aggiungiamoci anche la quasi-impresa contro l'Ajax in Coppa UEFA (sconfitta all'Amsterdam Arena per 1-0, vittoria per 2-1 al Friuli: l'Udinese esce per la regola dei gol in trasferta) ed il quadro, oltre che essere completo, è soddisfacente.
E' lì che Pozzo capisce che può cominciare a fare qualche soldo da questi exploit: nell'estate del 1998, Bierhoff, Helveg ed l'allenatore Zaccheroni si trasferiscono in blocco al Milan. Rimangono i fedelissimi Turci, Bertotto e Calori, per sostituire i partenti arrivano "El Pampa" Sosa ed il nuovo allenatore Francesco Guidolin, reduce da annate da sogno in quel di Vicenza, con tanto di vittoria in Coppa Italia nel 1997 e cammino trionfale nella Coppa delle Coppe dell'anno successivo. I risultati non cambiano: sesti in campionato, di nuovo qualificati per la Coppa UEFA e Marcio Amoroso capocannoniere con 22 reti.
Così, comincia una sorta di routine per la squadra friulana: si fanno buoni campionati, si cedono i pezzi migliori se arrivano offerte adeguate e si ricomincia da capo con i loro sostituti. Amoroso va al Parma per molti miliardi di lire, Muzzi è il suo sostituto ed in più arrivano un giovanissimo David Pizarro, Morgan De Sanctis e Stefano Fiore. Altro buon risultato: ottavo posto in campionato, ottavi di finale in Coppa UEFA e Fiore rivelazione del campionato, con tanto di convocazione in nazionale azzurra per l'Europeo del 2000 in Belgio e Olanda.
Nei due anni successivi, il meccanismo s'inceppa almeno sportivamente parlando: l'Udinese passa delle annate di transizione, fatica a trovare nuovi giovani e si succedono molti allenatori alla sua guida. Nell'estate del 2000, Appiah va al Parma, Locatelli va a Bologna; aggiungiamo il fatto che Poggi vada alla Roma durante il mercato invernale ed il gioco è fatto. Non bastano certo gli acquisti dei giovani Iaquinta e Pinzi; così, nel 2000/2001, un mesto dodicesimo posto e due allenatori (prima De Canio, poi Spalletti) segnano la stagione dell'Udinese; l'anno dopo va peggio. In estate si perdono vari pezzi: Giannichedda e Fiore vanno alla Lazio in un'operazione miliardaria, a Udine invece arrivano Di Michele e Almron. Nel 2001/2002, l'Udinese si salva a poche giornate dalla fine, dopo aver cambiato due allenatori (Hodgson e Ventura) ed aver rischiato la B. Ma lì arriva il definitivo salto di qualità.
Stefano Fiore, 37 anni: all'Udinese dal 1999 al 2001, finì anche in azzurro.
Nell'estate del 2002, la società richiama Luciano Spalletti, reduce da una salvezza ad Ancona in Serie B e che così bene aveva fatto l'anno precedente. Il tecnico toscano lancia definitivamente alcuni nomi che diventeranno protagonisti nel calcio italiano, come Pizarro, Jankulowski, Felipe, Kroldrup e Muntari, e proponendo un calcio offensivo. Nonostante la mancanza di un buon terminale offensivo, vista la partenza di Sosa e la scarsa forma di Jancker e Muzzi, l'Udinese finisce quinta e si qualifica nuovamente per la Coppa UEFA. Il secondo anno di Spalletti i risultati sono i medesimi: settimo posto ed altra qualificazione europea. Ma nel 2004/2005 arriva il capolavoro: in uno dei campionati più equilibrati di sempre (? squadre in ? punti!) e con l'aggiunta di Mauri, Di Michele e sopratutto Antonio Di Natale (nonostante la partenza di Jorgensen), la squadra centra l'obiettivo 4° posto, quello che dà accesso ai preliminari di Champions League, a scapito della Sampdoria. E' un traguardo importantissimo, che offre una possibilità straordinaria. Verrà però affrontata senza molti eroi di quell'impresa: Luciano Spalletti si siede sulla panchina giallorossa, Marek Jankulowski passa al Milan per 8 milioni di euro, Per Kroldrup viene ceduto all'Everton e David Pizarro si trasferisce all'Inter.
Il nuovo allenatore è Serse Cosmi, che ha portato il Genoa in A nella stagione passata, salvo poi annullamento del verdetto del campo per illeciti sportivi. All'Udinese, nell'estate del 2005, arrivano Zapata, Motta, Pepe e Candela e la squadra sembra essere votata più all'esperienza che alla freschezza dei giovani. Sarà la mossa che costringere la società friulana, nei due anni successivi, a campionati chiaroscuri. Nel frattempo, l'Udinese passa il preliminare di Champions contro lo Sporting Lisbona, salvo poi uscire nel girone con Barcellona, Panathinaikos e Werder Brema; in Coppa UEFA, la squadra arriva fino agli ottavi, quando viene poi eliminata dal Levski Sofia. Sono tre gli allenatori che si succedono in quella stagione: Cosmi, Dominissini e Galeone, con quest'ultimo che verrà poi confermato per la stagione successiva.
Il 2006/2007 è un'altra stagione di transizione: altro decimo posto in campionato, altro cambio d'allenatore (Malesani subentra a Galeone) e continuano arrivare campioncini in erba come D'Agostino, Lukovic, Zapotocny, Sivok e Dossena. Nell'estate del 2007, si fa una grossa pulizia in quel di Udine: De Sanctis va al Siviglia, rescindendo il contratto con i friulani, Di Michele si è già trasferito al Torino passando da Palermo, Iaquinta passa alla Juventus per 11 milioni di euro, Muntari va al Portsmouth per 8.5 milioni di euro. Enormi plusvalenze con le quali si possono comprare nuovi giocatori da esporre in vetrina: ritorna Handanovic da un ottimo campionato a Rimini ed arrivano Candreva, Isla, Inler, Mesto, Floro Flores ma sopratutto Quagliarella, preso alle buste dalla Sampdoria per 8 milioni di euro. Con l'arrivo di Pasquale Marino, ex mister del Catania, l'Udinese torna a proporre un calcio offensivo per un paio d'anni ed arrivano i risultati: nel 2007/2008, l'Udinese arriva settima, conquistandosi nuovamente il diritto di partecipare alla Coppa UEFA; nella stagione successiva, la squadra si ripete, arrivando ancora settima e raggiungendo i quarti di finale della seconda competizione europea, nei quali viene sconfitta ancora dal Werder Brema. Nella squadra cominciano a vedersi anche i volti di Asamoah, Sanchez e Domizzi, mentre partono Dossena (al Liverpool per 10 milioni di euro) e Quagliarella (al Napoli per 16 milioni e l'altra metà di Domizzi). Insomma, l'Udinese continua ad incassare e a non perdere competitività. Ma qui Pozzo capisce che c'è bisogno di un ulteriore strumento per crescere ancora.
Vincenzo Iaquinta, 32 anni, segna un rigore nel preliminare
di Champions League del 2005 contro lo Sporting Lisbona.
Il patron della squadra friulana, nel Giugno del 2009, decide di comprare il Granada, squadra spagnola che milita nella Segunda Division B (terza divisione spagnola) e che versa in gravissime difficoltà finanziarie. Pozzo, che aveva tentato già di comprare parte delle quote dell'Espanyol di Barcellona, stabilisce una partnership con il club spagnolo: egli salva il club dal fallimento, in modo da farlo diventare una sorta di "Udinese B" per testare i giocatori più giovani o bisognosi di minutaggio. Sarà l'affare del secolo: molti non sanno quanti giocatori hanno vestito la maglia del Granada prima di vestire quella bianconera dell'Udinese. E' un metodo infallibile, come prestare un giocatore in Serie B, solo che di un altro campionato, permettendogli così di imparare un tipo di calcio diverso. Un'intuizione geniale.
In Italia, intanto, le cose non vanno benissimo: il 2009/2010 è una stagione tormentatissima per il club friulano. Nonostante i 29 gol di un Di Natale riscopertosi centravanti, l'Udinese staziona in zona retrocessione per tutta la stagione e la salvezza arriva solo a tre giornate dalla fine: i vari avvicendamenti tra Marino e De Biasi non hanno portato il club dove si sperava. In più, la dipartita dell'a.d. Pietro Leonardi ad inizio stagione è stato un duro colpo da mandare giù. Da segnalare gli arrivi di Basta e Cuadrado in Friuli; nel frattempo, il Granada, grazie sopratutto ai giocatori provenienti da Udine, vince la Segunda Division B e torna nella seconda categoria del calcio spagnolo dopo ben 22 anni.
Il 2010/2011 è l'anno che porta l'Udinese al top del calcio italiano. La mossa migliore dei Pozzo è quella di richiamare Francesco Guidolin, il tecnico che ha già allenato l'Udinese dal 1998 al 2000. Il tecnico veneto è reduce da un'ottima esperienza al Parma, con tanto di promozione e conseguente ottavo posto in Serie A, e ha voglia di misurarsi nuovamente in Friuli,. L'Udinese, come al solito, "non bada alle entrate": Pepe va alla Juve per un incasso totale di quasi 10 milioni di euro e D'Agostino vola a Firenze per 4.5; in arrivo, invece, ci sono Benatia per 500mila euro (!) dal Clermont, il ritorno di Pinzi dal Chievo e l'arrivo di Armero dal Palmeiras, nonché quelli di Ekstrand e Abdi. L'Udinese parte a fari spenti, prende molte batoste ad inizio campionato ed incassa quattro sconfitte nelle prime quattro giornate; da lì in poi, però, si vola e la squadra friulana mostra un gioco fantastico, che incanta tutta la Serie A. E' il tandem Di Natale-Sanchez a sancirne la forza, tanto da vincere il duello Champions per il quarto posto contro la Lazio: l'Udinese torna nella massima competizione europea dopo sei anni e lo fa meritatamente.
In quel di Granada, intanto, si ha di che festeggiare: la squadra, neo-promossa, arriva quinta in campionato e vince anche i play-off per salire in Liga. Tanto per fare un esempio: il capocannoniere di quella squadra è Alexandre Geijo, svizzero di origini spagnole di proprietà dei friuliani, che lo prestano al Granada nell'Ottobre del 2010; in Italia, il ragazzo aveva fatto 4 presenze e 0 gol, in Spagna fa 24 gol e porta la squadra in Liga. E' un'impresa che ha dello storico ed il patron Pozzo può solo sfregarsi le mani pensando a tutto ciò che potrà fare in estate.
E così arriviamo all'ultima stagione. L'Udinese continua a vendere senza problemi: porta a casa un affare milionario vendendo Alexis Sanchez al Barcellona per 37 milioni di euro; vende Zapata al Villareal per 9; infine, arriva anche il trasferimento di Inler al Napoli per 16 milioni di euro. Gino Pozzo incassa una fortuna e ne spende, come al solito, solo una parte, proprio nell'estate della Champions: arrivano Danilo dal Palmerias, Neuton dal Gremio (per 2 milioni di euro), Doubai dallo Young Boys, Torje dalla Dinamo Bucarest (per 7 milioni), Pereyra dal River Plate (per 2 milioni) e Fabbrini dall'Empoli. Danilo a parte, nessuno sarà un titolare fisso, quindi Guidolin dovrà affrontare una stagione molto impegnativa con una rosa praticamente dimezzata nelle sue potenzialità. Ma per il tecnico veneto non è un problema: l'Udinese affronta l'Arsenal nel preliminare di Champions, si batte con onore, ma esce per la troppa inesperienza in campo europeo di molti dei suoi protagonisti.
In campionato, la squadra mantiene un buon ritmo, nonostante l'impegno dell'Europa League, che l'Udinese porta avanti con grande serietà e dedizione, tanto da guadagnarsi il passaggio del turno. Ma se in Europa l'avventura finisce in Marzo negli ottavi di finale contro l'AZ Alkmaar, in campionato si vola e si fa un miracolo più grande dell'anno precedente: terzo posto (record della società) e nuova conquista del preliminare di Champions. Un altro miracolo firmato Udinese. E il Granada, in Liga, si salva all'ultima giornata e quest'anno avrà nei suoi ranghi proprio Torje e Floro Flores in prestito. Insomma, nulla di meglio.
L'ultimo mattoncino Pozzo l'ha messo il 29 Giugno: acquisto del Watford, club inglese che ha fra i suoi tifosi anche Elton John. E chissà che questo modello di import-export non crolli prima o poi. Io ne dubito fortemente, ma vedremo se il tempo mi sarà contro..
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