C'era una volta una delle grandi di Portogallo, che poteva competere con due superpotenze del calcio lusitano, come Porto e Benfica. Quell'universo rischia di scomparire tra qualche mese: un altro nome importante del calcio europeo dovrà ridimensionarsi se vorrà sopravvivere. Parliamo dello Sporting di Lisbona, una delle tre "grandi" del calcio portoghese.
Il club è alle prese con una gravissima crisi finanziaria. Così grave che il neo-presidente del club, Bruno de Carvalho, ha già promesso grossi tagli dal punto di vista tecnico, ma anche amministrativo. Insomma, l'estate 2013 non promette benissimo per i Leões della capitale.
Fondato ormai 106 anni fa, lo Sporting ha un'importante storia alle spalle: non è solo una società di calcio, ma una polisportiva che ha formato atleti vittoriosi alle Olimpiadi e che gestisce diversi sport (dall'atletica al tennis tavolo, passano per biliardo, ginnastica e boxe). Non è una novità, visto che in Spagna e in Turchia esistono molte polisportive, famose anche per il calcio.
José Alvalade, suo fondatore, disse che avrebbe voluto che il club fosse «il più grande del mondo»: una pretesa forse troppo grande, ma lo Sporting ha avuto le sue soddisfazioni, sopratutto a metà dello scorso secolo. Tra gli anni '40 e '70, i biancoverdi hanno vinto 20 titoli, tra cui l'unico conseguito a livello europeo, la Coppa delle Coppe del 1964.
Dagli anni '90 in poi, però, sono iniziate le difficoltà: i "Leoni" di Lisbona hanno faticato per vincere qualcosa, tanto che - negli ultimi 22 anni - sono arrivati "solo" 11 trofei e l'ultimo campionato vinto risale al 2002, quando nelle giovanili dello Sporting giocava un certo Cristiano Ronaldo. Già, perché i biancoverdi hanno avuto un grande merito: come Porto e Benfica, il club è stato in grado di lanciare grandissimi giocatori.
CR7 è un esempio, ma se ne possono portare molti altri. Luis Figo, che ha giocato sei anni con lo Sporting prima di passare al Barcellona; Nani, ala del Manchester, che ha avuto un percorso simile a quello di Ronaldo. Ma ci sono anche Simao, Quaresma, Miguel Veloso e João Moutinho, tanto che Scolari ha definito il vivaio dello Sporting come «uno dei migliori al mondo». Con la creazione della Champions League per i giovani - la NextGen Series -, lo Sporting è regolarmente presente.
Se le vendite di questi giocatori hanno portato parecchi soldi alle casse del club, questo non è bastato a rilanciare effettivamente l'appeal dello Sporting a livello nazionale ed europeo: nell'ultimo decennio, i "Leoni" sono arrivati in finale di Coppa Uefa del 2005, per altro giocata in casa, ma persa 3-1 contro il CSKA Mosca in una serata da dimenticare.
Il club ha vinto due coppe e due supercoppe di Portogallo, ma in campionato non è riuscita a scalfire il dualismo Benfica-Porto nelle ultime tre stagioni, perdendo qualche posizione rispetto alle compagini emergenti: lo Sporting Braga, ad esempio, è riuscito ad inserirsi in Champions al posto dei biancoverdi, disputando un buon cammino europeo.
L'esempio della decadenza lo si può vedere nel 2010/11: stagione trionfale per il Porto, Sporting Braga in finale di Europa League, Benfica in semifinale nella stessa competizione. E lo Sporting? Terzo in campionato, a quaranta punti dalla squadra di Villas-Boas, eliminato ai sedicesimi di finale della seconda competizione europea: non il massimo.
Aver perso 3-0 in casa del Videoton in Europa League non deve aver aiutato la stagione.
Non è però tutto da buttare: l'ultima stagione ha fornito dei buoni segnali. L'arrivo di Ricky van Volfswinkel dall'Utrecht, per esempio, ha permesso allo Sporting di raggiungere le semifinali dell'ultima Europa League, venendo poi eliminato dal super Athletic Bilbao di Bielsa: Manchester City e Lazio tra le vittime celebri dei portoghesi.
Sembrava che ci fosse il materiale per ripartire con un nuovo ciclo, ma è stata un'illusione. A giugno scorso, si è scoperto che lo Sporting aveva un passivo di 220 milioni di euro (!); una cifra grande quanto il monte ingaggi del Real Madrid. Insomma, il rischio di fare la fine del Boavista (fallito nel 2009 e retrocesso in terza divisione) non è lontano.
Così, in estate, si è proceduto al ridimensionamento, anche attraverso cessioni importanti: via Mati Fernandez, João Pereira e Jaime Valdes. Nonostante lo Sporting faticasse in campionato e fosse uscito dal girone di Europa League, la dirigenza ha continuato a vendere anche nello scorso inverno: partiti anche Daniel Carriço, Emiliano Insua, Marat Izmailov, più il caso Pereirinha.
Quest'ultimo è stato ostracizzato dai vari manager che lo Sporting ha avuto quest'anno e, per questo, ha optato per la rescissione del contratto, andando alla Lazio. In più, il club ha cambiato quattro allenatori (Sà Pinto, Oceano, Vercauten e Jesualdo Ferreira) e quindi la confusione regna sovrana in quel di Lisbona: non si sa quando questo brutto periodo finirà.
La zona Europa League in campionato è lontana solo tre punti, ma lo Sporting è più vicino alla zona retrocessione che a quella Champions. Uno scenario difficile, complicato dalle ultime notizie di mercato: il capitano Rui Patricio, Jeffren, Rojo e Cedric sembrano in partenza, con molte squadre alle loro spalle.
Infine, il colpo di grazia è arrivato negli ultimi giorni: Ricky Van Volfswinkel ha già firmato per il Norwich, che fa uno dei colpi della prossima estate, visto il buon rendimento dell'olandese con lo Sporting; ai portoghesi andranno ben 10 milioni di euro, ma partirà un attaccante da 42 reti per i biancoverdi di Lisbona.
Si può guardare al futuro con fiducia? Sì, se si guarda il rendimento dell'accademia giovanile dello Sporting, capace di arrivare terza nella Champions League dei giovani e che potrebbe essere il serbatoio della rinascita. E lo Sporting potrebbe comunque giocare in Europa l'anno prossimo... fatto sta che i tempi di Figo e Cristiano Ronaldo sembrano più lontani che mai.
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