Non è una novità, ma è incredibile come le gerarchie in Africa tendano a ribaltarsi in vista dei Mondiali. L'abbiamo visto anche nell'ultima Coppa d'Africa, dove la finale è stata giocata da due nazionali che hanno passato anni difficili. E ora che la fase di qualificazione è quasi alla fine, è ora di trarre un paio di conclusioni sul recente passato.
L'Algeria ha fatto un notevole salto all'indietro rispetto al 2014.
C'è chi ha perso qualcosa in reputazione in questo biennio. Prendiamo soprattutto due nazionali, partendo dall'Algeria. Tre anni fa, in Brasile, la nazionale nord-africana è arrivata agli ottavi di finale, eliminando la Russia e di fatto facendo soffrire la Germania, impegnata nella gara più difficile del suo percorso al titolo (insieme alla finale).
Una parte della reputazione algerina era ancora intatta nel giugno 2016, quando è avvenuto il sorteggio per la divisione nei gironi e l'Algeria risultava essere ancora l'africana con il ranking Fifa più alto a quel tempo (n° 31). Un anno e mezzo più tardi, l'Algeria è forse la nazionale più deludente per percorso nel continente africano.
Non solo l'Algeria ha già bucato due Coppe d'Africa con una squadra potenzialmente fortissima (Mahrez e Brahimi non ce l'hanno tutti...), ma la nazionale ha cambiato quattro allenatori - Gourcuff, Rajevac, Leeskens e da ultimo Alcaraz -, ottenendo un punto nel girone con Camerun, Zambia e Nigeria. E in Afcon non si è andati oltre i quarti di finale.
Una riflessione più leggera, ma ugualmente profonda va fatta sul Ghana. Dopo tre Mondiali consecutivi e ottime prestazioni (due ottavi di finale, più il 2-2 ottenuto contro la Germania campione del Mondo in Brasile), le Black Stars non ci saranno in Russia. A differenza dell'Algeria, però, ci sono stati dei segnali di avvisaglia.
Primo: nonostante la grossa superiorità tecnica, il Ghana non ha mai colto la vera occasione di alzare la Coppa d'Africa. Mentre l'Egitto faceva tris e persino la Costa d'Avorio spezzava la sua maledizione, il Ghana non è stato capace di cogliere l'attimo, perdendo due finali nel 2010 e nel 2015 (l'ultima vittoria è datata 1982).
Anche il Ghana - come l'Algeria - era piuttosto in alto nel ranking Fifa al momento del sorteggio, ma non è bastato esser la terza squadra africana per evitare guai. Il girone con l'Egitto ha messo subito a nudo le mancanze e i due pareggi a reti bianche con l'Uganda hanno completato il quadro. Ora bisognerà ripartire, probabilmente senza molti senatori (comunque abbastanza giovani).
Decisioni arbitrali a parte, non riuscire a segnare in 180' contro l'Uganda non è un bel segnale.
Chi è invece che ci guadagna? Due squadre su tutte, quelle che si sono già qualificate al Mondiale. Partiamo brevemente dall'Egitto, i cui segnali di progresso erano però già visibili all'ultima Coppa d'Africa, dove solo una magia di Aboubakar ha costretto Hector Cuper all'ennesima sconfitta in un ultimo atto.
Già, Cuper. Quando è arrivato in Egitto, i Faraoni avevano appena fallito l'accesso alla fase finale della competizione continentale per la terza volta di fila. Nessuno avrebbe mai predetto un fallimento così colossale, ma è anche vero che le vicende interne dell'Egitto non promettevano nulla di buono. Né per il calcio, né per il paese.
Cuper ha ricostruito con pazienza, ha sfruttato la bontà tecnica del movimento egiziano e soprattutto il fatto di avere uno come Mohamed Salah in squadra. Momo ha spostato le sorti dell'Egitto sin da quando è entrato in nazionale e non è un caso che sia stato lui a segnare la rete decisiva contro il Congo per mandare l'Egitto al Mondiale.
L'altra squadra africana qualificata per la Russia con un turno d'anticipo è la Nigeria. Può sembrare che non sia successo molto dalla vittoria in Coppa d'Africa del 2013, ma in mezzo ci sono le mancate qualificazioni alle edizioni 2015 e 2017. Un altro buco nell'acqua, dovuto all'addio del compianto Stephen Keshi e alla confusione in federazione.
Forse è persino strano parlare di crisi per una nazionale che - comunque la si voglia vedere - si è sempre qualificata da Usa '94 tranne che in un'occasione (Germania 2006). Intanto, però, la Nigeria ha portato alla ribalta una nuova generazione di fenomeni, fortissima e già competitiva nel calcio europeo, decisiva per imporsi.
Basti pensare a Balongu, Ndidi, ma soprattutto alle risorse offensive: Iheanacho (occhi a cuoricino.gif), Ighalo, Iwobi. Qualcuno andrà persino lasciato a casa in vista del Mondiale russo. In ogni caso, il mix tra nuovi e vecchi ha portato un percorso di qualificazione da 13 punti: un solo pareggio e quattro vittorie (tra cui il 3-1 all'Algeria e il 4-0 al Camerun).
Rimangono ancora tre situazioni in bilico, dove vecchio e nuovo si contrastano: la Costa d'Avorio deve vincere per impedire il ritorno del Marocco al Mondiale dopo vent'anni, tre squadre sono racchiuse nel girone D e la Tunisia è a un passo dal sopravanzare il Burkina Faso. La Caf, piena di sorprese, è pronta al cambio della guardia.
Già, Cuper. Quando è arrivato in Egitto, i Faraoni avevano appena fallito l'accesso alla fase finale della competizione continentale per la terza volta di fila. Nessuno avrebbe mai predetto un fallimento così colossale, ma è anche vero che le vicende interne dell'Egitto non promettevano nulla di buono. Né per il calcio, né per il paese.
Cuper ha ricostruito con pazienza, ha sfruttato la bontà tecnica del movimento egiziano e soprattutto il fatto di avere uno come Mohamed Salah in squadra. Momo ha spostato le sorti dell'Egitto sin da quando è entrato in nazionale e non è un caso che sia stato lui a segnare la rete decisiva contro il Congo per mandare l'Egitto al Mondiale.
L'altra squadra africana qualificata per la Russia con un turno d'anticipo è la Nigeria. Può sembrare che non sia successo molto dalla vittoria in Coppa d'Africa del 2013, ma in mezzo ci sono le mancate qualificazioni alle edizioni 2015 e 2017. Un altro buco nell'acqua, dovuto all'addio del compianto Stephen Keshi e alla confusione in federazione.
Forse è persino strano parlare di crisi per una nazionale che - comunque la si voglia vedere - si è sempre qualificata da Usa '94 tranne che in un'occasione (Germania 2006). Intanto, però, la Nigeria ha portato alla ribalta una nuova generazione di fenomeni, fortissima e già competitiva nel calcio europeo, decisiva per imporsi.
Basti pensare a Balongu, Ndidi, ma soprattutto alle risorse offensive: Iheanacho (occhi a cuoricino.gif), Ighalo, Iwobi. Qualcuno andrà persino lasciato a casa in vista del Mondiale russo. In ogni caso, il mix tra nuovi e vecchi ha portato un percorso di qualificazione da 13 punti: un solo pareggio e quattro vittorie (tra cui il 3-1 all'Algeria e il 4-0 al Camerun).
Rimangono ancora tre situazioni in bilico, dove vecchio e nuovo si contrastano: la Costa d'Avorio deve vincere per impedire il ritorno del Marocco al Mondiale dopo vent'anni, tre squadre sono racchiuse nel girone D e la Tunisia è a un passo dal sopravanzare il Burkina Faso. La Caf, piena di sorprese, è pronta al cambio della guardia.
Nigeria qualificata a Russia 2018: sempre presenti dal '94 tranne che nel 2006.
Nessun commento:
Posta un commento