Alberto Zaccheroni, 61 anni, ha dato l'addio al Giappone dopo quattro anni.
L'entusiasmo era tale che ha fatto volare in alto i più ottimistici, ma i risultati sono stati deludenti. Questo Mondiale è apparso per molte cose simile a quello del 2006. Allenatore straniero (Zico), vittoria nella Coppa d'Asia prima del Mondiale (in Cina nel 2004), alcuni risultati di prestigio, risultati del girone quasi identici. In Germania, il Giappone perde 3-1 con l'Australia, pareggia 0-0 con la Croazia e affonda nel match finale contro un Brasile già qualificato per 4-1. Otto anni dopo, le cose sono andate in maniera molto simile: prima sconfitta contro la Costa d'Avorio per 2-1 (dopo esser andati in vantaggio, proprio come contro l'Australia nel 2006), 0-0 con la Grecia (altra europea) e 4-1 finale subito dalle riserve della Colombia (punteggio identico). Risultato? Un punto, due gol fatti, sei subiti, zero soddisfazioni. E il rammarico aumenta vedendo che gli ellenici son passati agli ottavi e se la giocheranno con il Costa Rica.
Cosa è andato storto? Tante cose. Innanzitutto la squadra è arrivata in condizioni pessime a questo Mondiale. Sicuramente a livello fisico, ma sopratutto a livello psicologico: il Giappone, salvo l'ultimo match, non è mai stato in grado di imporre il proprio gioco. E non è un caso che il non esserci riusciti nei primi due incontri sia stato l'errore più pesante: immaginate l'affrontare la Colombia con un pareggio e una vittoria in tasca. Anche perdere sarebbe bastato con il 2-1 della Grecia. Un peccato. Il calcio giapponese, quello del possesso e delle verticalizzazioni di Zac, non ha scalfito una Grecia ridotta in dieci. Un segnale piuttosto inquietante.
Ha contato anche la condizione psicologica. La stagione 2013-14 è stata negativa per molti componenti della nazionale: basti pensare a ciò che hanno passato Honda e Kagawa durante tutta l'ultima annata. A questo Mondiale, gli unici arrivati in ottimi condizioni psico-fisiche sono stati Kawashima, Kawaguchi, Nagatomo e Okazaki. Guarda un po', i salvabili della mediocre spedizione nipponica. Condizione che si è riflessa nel modo di giocare del Giappone: la squadra nelle prime due gare è stata irriconoscibile, mai in grado di imporre in maniera importante il suo gioco. In difesa, i soliti guai sono rimasti e son costati caro. Basti pensare ai due gol presi contro la Costa d'Avorio, praticamente identici e con due errori in fotocopia. Persino gente come Uchida e Nagatomo - di solito affidabili - si è ritrovata in difficoltà.
Shinji Kagawa, 25 anni, ha deluso le attese in questo Mondiale.
E così si chiude male il quadriennio di Alberto Zaccheroni, che ieri ha anche rassegnato le dimissioni da C.T. del Giappone. Non una novità: non c'era aria di rinnovo e il suo contratto scade dopo questo Mondiale, ma il gesto è stato comunque forte. Come Prandelli, il tecnico non ha scelto di aspettare il verdetto della sua federazione, ma ha deciso per sé il proprio futuro. Il giudizio su di lui rimane positivo per quanto mi riguarda: certo, l'ultimo anno e mezzo ha rovinato la sua reputazione da santone in Giappone, ma non dobbiamo dimenticare i passi avanti che la Nippon Daihyo ha fatto nel gioco. Okada portò i nipponici agli ottavi in Sudafrica giocando un calcio difensivo, con tre mediani e Honda punta. Zac ha fatto di meglio, puntando tutto su un 4-2-3-1 d'attacco. E il Giappone ha battuto Argentina, Francia, Belgio, ha messo sotto l'Italia, ha pareggiato con l'Olanda. Certo, la squadra ha mancato di sostanza negli appuntamenti ufficiali: tra Confederations Cup e Mondiale, il Giappone ha giocato sei partite. Cinque sconfitte, un pareggio a reti bianche con la Grecia. Risultati che non hanno pagato.
Forse si dice addio anche a una delle leggende del calcio giapponese in nazionale: Yasuhito Endo. Il suo Mondiale è stato quello che ci si aspettava: giocate a basso ritmo, male con la Costa d'Avorio, benino con la Grecia. Con la Colombia, invece, è rimasto in panchina. Potrebbe lasciare dopo 146 presenze con la maglia nipponica: vedremo. Di sicuro, credo che ci sia bisogno di dar spazio ai più giovani: lui è l'indiziato numero uno per lasciare la nazionale. E poi il suo erede l'ha già indicato. Quel Gaku Shibasaki dei Kashima Antlers potrebbe esser il nuovo Endo. POTREBBE.
I senatori avranno molte domande da farsi. Leggo di un Uchida indeciso - a 26 anni! - se lasciare o meno la nazionale. Mi sembra una decisione affrettata e che riflette una delle grandi mancanze di questo Giappone. Quello che invece hanno mostrato l'Uruguay, il Messico o il Belgio nei momenti difficili: il carattere. Al Giappone non mancano i giocatori (anche se in qualche ruolo si può migliorare), ma mancano gli uomini. Kagawa e Uchida, ad esempio, sono alcuni tra i leader tecnici di questa squadra, ma son mancati in abnegazione e concentrazione in questo Mondiale. Specie in alcune gare: Uchida in quella con la Colombia, Kagawa in quella contro la Costa d'Avorio.
E ora? Si riparte. Alla caccia di un nuovo allenatore: Javier Aguirre è il favorito numero uno, ma io preferirei qualche tecnico giapponese. O qualcuno che conosca profondamente la realtà giapponese. E questo qualcuno si chiama Dragan Stojkovic. Ha giocato e allenato il Nagoya Grampus, è libero ed è un ex calciatore di fama internazionale. Credo che non si possa volere di meglio per questa squadra. Vedremo, intanto a gennaio c'è la Coppa d'Asia in Australia. Ci sarà bisogno di introdurre qualche elemento nuovo, lasciarne qualcuno per strada. Sperimentare e trovare nuovi eroi, specie in difesa. Per il Giappone è stato un brutto risveglio: speriamo che il viaggio da qui al Mondiale russo del 2018 vada meglio.
La delusione della Nippon Daihyo: sarà il Mondiale dei rimpianti.
Nessun commento:
Posta un commento