Mondragón in azione ai Mondiali 1998: la Colombia uscì nel girone.
Eppure son passati sedici anni dall'ultima volta: a Francia '98, molti ricordano Mondragón per le sue ottime prestazioni. Nonostante René Higuita sia un collega ben più conosciuto e famoso, in quel Mondiale è Faryd a difendere i pali della Colombia. Da quell'anno, la Colombia non ha mai sfiorato il ritorno al Mondiale, persa tra crisi tecniche e pochi giocatori validi. Poi due fattori hanno aiutato il calcio colombiano. Il primo è la nascita di un gruppo di talenti che hanno riportato i Cafeteros all'attenzione del panorama sudamericano: non tutti hanno davanti Falcao, Cuadrado e James Rodriguez. Il secondo è la nomina a C.T. di José Pekerman nel gennaio 2012, che ha dato un gioco e una buona organizzazione in campo a una squadra fortemente offensiva (basti pensare che i terzini sono Zuniga e Armero).
In questo gruppo così forte, compare ancora una volta la figura di Mondragón. Il titolare è David Ospina, che gioca nel Nizza e rispetto al quale il buon Faryd ha esperienza da vendere. Ma sopratutto è la sua carriera e il suo duro lavoro ad avergli fatto guadagnare un posto nel gruppo che è in Brasile da qualche giorno. Una carriera divisa tra la nazionale colombiana e tanti club diversi. Son ben undici, a partire dal Deportivo Cali, che fece crescere ed esordire Mondragón nel 1991 a vent'anni. Per fare un paragone, a quell'epoca James Rodriguez non era nemmeno nato. Falcao aveva cinque anni, mentre Mario Yepes - anche lui in là con l'età - doveva ancora esordire da professionista.
Si può definire Mondragón un viaggiatore del mondo: fino a quel Mondiale del 1998, gioca sopratutto in Sud America, tra Argentina, Colombia e Paraguay. Poi la scoperta dell'Europa: poco più di un decennio trascorso nel vecchio continente tra Francia (un anno con il Metz), Turchia (sei stagioni al Galatasaray) e Colonia (quattro annate in Germania). Non contento, Mondragón ha disputato anche una stagione con la maglia del Philadelphia Union nella Major League statunitense. Fatto il giro dei tre continenti, il vecchio portiere è tornato in patria per chiudere la carriera con il Deportivo Cali, la squadra che l'aveva lanciato vent'anni prima.
E con la Colombia? Una storia controversa. Nel 1992, El Turco è tra i ragazzi che giocano l'Olimpiade di Barcellona, nella quale i Cafeteros escono subito. E' una giovane Colombia, che ha già alcune future colonne della nazionale nella propria squadra: Asprilla, Aristizábal, Bermúdez. Con Valderrama e altri, arriva il terzo posto nella Copa America del 1993 e la partecipazione al Mondiale l'anno dopo. Quella Colombia è ancora oggi nella storia del proprio paese. E se nel 1994 Mondragón non vede campo, nel Mondiale '98 è il titolare. Una rassegna straordinaria quella del portiere, uno dei migliori visti a quel torneo. Beckenbauer arrivò a definirlo la rivelazione del Mondiale, mentre i suoi salvataggi contro l'Inghilterra credo ancora siano nelle notti insonni di Shearer e compagni. I sudamericani escono subito nel girone, ma da lì, la storia di Mondragón con la nazionale si fa complicata: gioca e fa bene in Europa, ma i C.T. non lo vedono. Solo Pekerman lo ha recentemente rispolverato: la sua esperienza ha fatto comodo alla Colombia nelle qualificazioni, sebbene Mondragón non abbia mai messo piede in campo.
In questo gruppo così forte, compare ancora una volta la figura di Mondragón. Il titolare è David Ospina, che gioca nel Nizza e rispetto al quale il buon Faryd ha esperienza da vendere. Ma sopratutto è la sua carriera e il suo duro lavoro ad avergli fatto guadagnare un posto nel gruppo che è in Brasile da qualche giorno. Una carriera divisa tra la nazionale colombiana e tanti club diversi. Son ben undici, a partire dal Deportivo Cali, che fece crescere ed esordire Mondragón nel 1991 a vent'anni. Per fare un paragone, a quell'epoca James Rodriguez non era nemmeno nato. Falcao aveva cinque anni, mentre Mario Yepes - anche lui in là con l'età - doveva ancora esordire da professionista.
Si può definire Mondragón un viaggiatore del mondo: fino a quel Mondiale del 1998, gioca sopratutto in Sud America, tra Argentina, Colombia e Paraguay. Poi la scoperta dell'Europa: poco più di un decennio trascorso nel vecchio continente tra Francia (un anno con il Metz), Turchia (sei stagioni al Galatasaray) e Colonia (quattro annate in Germania). Non contento, Mondragón ha disputato anche una stagione con la maglia del Philadelphia Union nella Major League statunitense. Fatto il giro dei tre continenti, il vecchio portiere è tornato in patria per chiudere la carriera con il Deportivo Cali, la squadra che l'aveva lanciato vent'anni prima.
E con la Colombia? Una storia controversa. Nel 1992, El Turco è tra i ragazzi che giocano l'Olimpiade di Barcellona, nella quale i Cafeteros escono subito. E' una giovane Colombia, che ha già alcune future colonne della nazionale nella propria squadra: Asprilla, Aristizábal, Bermúdez. Con Valderrama e altri, arriva il terzo posto nella Copa America del 1993 e la partecipazione al Mondiale l'anno dopo. Quella Colombia è ancora oggi nella storia del proprio paese. E se nel 1994 Mondragón non vede campo, nel Mondiale '98 è il titolare. Una rassegna straordinaria quella del portiere, uno dei migliori visti a quel torneo. Beckenbauer arrivò a definirlo la rivelazione del Mondiale, mentre i suoi salvataggi contro l'Inghilterra credo ancora siano nelle notti insonni di Shearer e compagni. I sudamericani escono subito nel girone, ma da lì, la storia di Mondragón con la nazionale si fa complicata: gioca e fa bene in Europa, ma i C.T. non lo vedono. Solo Pekerman lo ha recentemente rispolverato: la sua esperienza ha fatto comodo alla Colombia nelle qualificazioni, sebbene Mondragón non abbia mai messo piede in campo.
E ora ci sono diversi record da battere, perché Mondragón - salvo infortuni - sarà al Mondiale. I record potrebbero essere infranti semmai Pekerman decidesse di dare una chance in campo al vecchio leone della porta colombiana. Magari a qualificazione fatta o a partita decisa. In realtà, Mondragón ha già stabilito due nuovi primati: è il giocatore che ha partecipato al primo e all'ultimo Mondiale della propria carriera con più anni di distanza (venti!). E' anche l'unico ad aver partecipato a sei eliminatorie per qualificarsi al Mondiale. Da Valderrama a Falcao, da Roberto Baggio a Messi, dalla nazionale colombiana dei miracoli... a un'altra.
Sopratutto, se Mondragón scendesse in campo, il portiere diventerebbe il giocatore più vecchio a partecipare a un Mondiale. El Turco batterebbe il record di Roger Milla, bomber del Camerun che giocò (e segnò) all'età di 42 anni e 39 giorni. Intanto, per tenersi in allenamento, Mondragón è sceso in campo da capitano con la Colombia nell'amichevole vinta a Bruxelles contro il Belgio nel novembre scorso. Tanto per dimostrare che ha ancora qualche numero. E comunque a gennaio scorso il portiere era capitano anche nel trionfo del Deportivo Cali nella supercoppa nazionale. Ha pure parato un rigore nella lotteria finale dei penalty: non sarà di certo arrugginito.
Mondragón è sempre stato speciale. La sua carriera è legata sopratutto all'Independiente, club argentino con cui ha trascorso diverse stagioni. Negli anni '90, andava molto in voga José Luis Chilavert, portiere goleador del Paraguay e del Velez Sarsfield. Mondragón, per tutta risposta, gli segnò proprio dal penalty in un match del 1997. Come a dire: "A segnare siam bravi tutti, para tutto quello che prendo io". E con quest'attitudine di serietà e lavoro, Mondragón è arrivato fino a questo Mondiale. Il portiere spera di festeggiare a dovere la fine della sua carriera. E che carriera: grazie, Faryd. Il calcio ha bisogno di storie come la tua, perché non è mai troppo tardi perché la vita ti ricompensi.
Sopratutto, se Mondragón scendesse in campo, il portiere diventerebbe il giocatore più vecchio a partecipare a un Mondiale. El Turco batterebbe il record di Roger Milla, bomber del Camerun che giocò (e segnò) all'età di 42 anni e 39 giorni. Intanto, per tenersi in allenamento, Mondragón è sceso in campo da capitano con la Colombia nell'amichevole vinta a Bruxelles contro il Belgio nel novembre scorso. Tanto per dimostrare che ha ancora qualche numero. E comunque a gennaio scorso il portiere era capitano anche nel trionfo del Deportivo Cali nella supercoppa nazionale. Ha pure parato un rigore nella lotteria finale dei penalty: non sarà di certo arrugginito.
Mondragón è sempre stato speciale. La sua carriera è legata sopratutto all'Independiente, club argentino con cui ha trascorso diverse stagioni. Negli anni '90, andava molto in voga José Luis Chilavert, portiere goleador del Paraguay e del Velez Sarsfield. Mondragón, per tutta risposta, gli segnò proprio dal penalty in un match del 1997. Come a dire: "A segnare siam bravi tutti, para tutto quello che prendo io". E con quest'attitudine di serietà e lavoro, Mondragón è arrivato fino a questo Mondiale. Il portiere spera di festeggiare a dovere la fine della sua carriera. E che carriera: grazie, Faryd. Il calcio ha bisogno di storie come la tua, perché non è mai troppo tardi perché la vita ti ricompensi.
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