18.7.14

Tra i più grandi.

Scusatemi se sarò così schietto, ma di fronte a lui non riesco a esser razionale. Non è una delle super-star Mondiali, ma è uno dei miei giocatori preferiti. Non ti conquista con una finta, bensì con una chiusura precisa. Ha fatto del calcio semplice ed efficace un manifesto di vita: un perfetto tedesco. Però quando Guardiola è arrivato al Bayern Monaco, è stato il primo a dimostrarsi disponibile al cambiamento. Philipp Lahm, dopo la finale del Maracanà, lascia la nazionale tedesca con la voglia di dar spazio ad altri eroi.

L'esordio di Lahm con il Bayern in una gara di Champions del novembre 2002.

Un professionista esemplare: questo si può dire di Philipp Lahm. Anche se smettesse oggi di giocare non solo per la Germania, ma in generale nel calcio professionistico, il buon Philipp potrebbe esser già soddisfatto. Ha vinto tutto quello che c'è da vincere per un giocatore: sei double tedeschi (Bundesliga più DFB-Pokal nella stessa stagione), una DFL-Ligapokal, due DFL-Supercup, ma sopratutto una Champions League, una Supercoppa Europea e un FIFA Club World Cup. In effetti, mancava qualcosa con la sua Germania, che è arrivata domenica: la conquista del Mondiale nella finale di Rio è un premio alla sua carriera. Peccato per l'Europeo (una finale e una semifinale), ma non sono mancate le soddisfazioni. Anche quelle personali: Lahm è stato inserito nella top 11 di ogni competizione alla quale ha partecipato. Tranne all'ultimo Mondiale, vinto da capitano e come uno dei migliori giocatori della rassegna. Inspiegabilmente, si son preferiti a lui tre quarti della difesa che ha preso sette gol dalla Germania, ovvero quella brasiliana.
Non solo uno dei migliori giocatori della Germania, ma anche uno dei migliori nella storia del Bayern Monaco. Dal 1995 Lahm è un giocatore della squadra bavarese. E che il giovane Philipp fosse destinato alla Bundesliga era scritto. Ha detto una volta Hermann Hummels, padre di Mats ed ex allenatore delle giovanili del Bayern: «Se Philipp Lahm non ce la farà in Bundesliga, allora non ce la farà più nessuno». Quando il Bayern vince la Champions nel 2001 a Milano, i giovani bavaresi vincono il titolo nazionale U-19. E già allora Lahm dimostra una grande versatilità, potendo ricoprire almeno tre posizioni diverse. L'esordio è arrivato nel novembre del 2002, ma Sagnol e Lizarazu - titolari anche nella Francia campione del Mondo e d'Europa - non lasciano spazio a Lahm. Che così emigra due stagioni a Stoccarda, dove Felix Magath lo consacra come uno dei terzini più interessanti del paese.
Quando nel 2005 Lahm torna a Monaco di Baviera, ci vuole un po' di rodaggio per prendersi il posto da titolare. Ma nel 2006-07, Hitzfield lo lancia definitivamente e il tedesco non lascia più il posto da titolare. Destra o sinistra, fa poca differenza: Lahm c'è sempre. Le sue prestazioni crescono a tal punto che il Barcellona pensa a lui nell'estate del 2008. E chi c'è sulla panchina blaugrana? Guardiola è appena arrivato e gli piacerebbe avere Lahm al Camp Nou. Alla fine l'accordo salta e il terzino rinnova fino al 2012, ma l'appuntamento è rinviato di sei anni. Il ragazzo ha personalità: una volta, Lahm ha preso una multa da 25mila euro per aver criticato apertamente la strategia di mercato del Bayern in un'intervista non autorizzata. Ciò nonostante, il ragazzo non ha mai perso il suo posto da titolare, anzi diventa capitano nel gennaio 2011 dopo la partenza di van Bommel. Poi l'evoluzione finale. C'è chi, dopo aver vinto tutto, se ne starebbe nel suo orticello; Lahm no. Arriva Guardiola e il tecnico catalano gli propone un nuovo abito tattico come centrocampista centrale: Lahm stupisce tutti e completa una delle sue stagioni migliori, tanto da esser pensato come l'MVP dell'ultima Bundesliga.


Un atleta completo come pochi. Lahm non ha mai sofferta la poca altezza o la velocità non fulminante. Si è sempre distinto in campo per una forza corretta, facendosi rispettare con i suoi tackle. E se ci sono avversari più veloci di lui, Lahm compensa con l'esperienza, il saper aspettare il momento giusto per intervenire. Dotato di un buon tiro, il tedesco ha la visione di gioco di un centrocampista e la capacità di accelerare ancor prima con la sua testa che con le sue gambe. Quando salta un avversario, forse il dribbling se l'è già pensato almeno due-tre volte. Una cosa alla Premium Rush. Insomma, Lahm è una sorta di mix tra la classe cadenzata di Vincent Candela, l'inossidabile Paolo Maldini e poi... beh, poi c'è l'intelligenza calcistica, che è tutta sua. Come ha detto Pep Guardiola: «E' forse uno degli atleti più intelligenti che abbia mai allenato nella mia carriera: è a un altro livello».
Un'esperienza di cui si è servita anche la Nationalmannschaft: tre Europei e tre Mondiali disputati per Lahm, che dal 2010 è anche il capitano della nazionale dopo l'addio (forzato) di Michael Ballack. Tutto è iniziato ai tempi di Stoccarda, quando Lahm viene convocato all'Europeo del 2004. La Germania va malissimo, ma è comunque un'esperienza da sfruttare due anni dopo, al Mondiale in casa. A Lahm è mancato sempre l'ultimo step: terzo, secondo, terzo, semifinale. Il Mondiale brasiliano non doveva esser per forza l'ultima occasione, ma ha rappresentato un momento da all or nothing per molti giocatori, tra cui lo stesso Lahm. Questa nazionale doveva raccogliere i frutti del suo lavoro in questo Mondiale. E ci è riuscita anche grazie a Lahm, autore di ottime prestazioni.
Oggi l'annuncio dell'addio alla nazionale. E forse non può esser altrimenti: andarsene da campioni del Mondo, dopo aver inseguito a lungo la vittoria, è sempre bello. Errori? Pochi. Rimpianti? Forse uno, ma più per i suoi tifosi e fan che per lui. Philipp Lahm, con le sette gare giocate nel Mondiale brasiliano, è arrivato a disputare 20 match alla fase finale dei Mondiali. Visto come va la Germania, il record di un altro tedesco - Lothar Matthäus - a 25 partite non era poi così lontano. Ma Lahm ha deciso che va bene così e non starà a lui inseguirlo. In fondo c'è un suo amico, Bastian Schweinsteiger, alla stessa quota, che ha un anno in meno di lui e che in Russia potrebbe esserci. Intanto, Lahm si gode questa grande uscita di scena. Poco importa cosa dirà il futuro: lui in Germania può esser considerato alla stregua di un Beckenbauer o di un Breitner. Tra i più grandi, Lahm c'è: danke Philipp.

Philipp Lahm, 30 anni, si ritira dalla Germania da campione del Mondo.

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