20.1.17

J. LEAGUE REVIEW: Ibaraki reign (Parte II)

Lo so, lo so: sono un po' in ritardo: normalmente la J. League Review è materiale da inizio gennaio, se non proprio primo dell'anno. Tuttavia, le collaborazioni di quest'anno - tra cui la preziosa connessione con J. League Regista - e la gestione di Seeking Kazu mi hanno portato via tempo. Avevo bisogno di staccare per vedere meglio il 2016 del calcio giapponese: per cui ecco la prima parte, in cui tratteremo le prime tematiche.


Rivelazione

Kim Seung-gyu
Arrivato al Vissel Kobe dopo un periodo di costante crescita con l'Ulsan Hyundai e la nazionale sud-coreana, non è il primo estremo difensore estero che la J. League ha. Anzi, proprio la Corea del Sud ne fornisce diversi. Tuttavia, la stagione del portiere del Vissel è stata magnifica, quasi a convalidare l'ottimo second stage della squadra di Nelsinho Baptista.
Perché sì, bene i gol di Leandro e Pedro Junior, la crescita dei giovani e l'arrivo di Nilton a metà campionato, ma senza le parate di Kim il settimo posto finale (secondo nel 2° stage) sarebbe stato pura utopia. Visto che c'è dietro la Rakuten (da poco sponsor del Barcellona) e tanti soldi, a Kobe sperano di fare l'atteso salto di qualità.

Yusuke Segawa
Non so voi, ma credo che l'Omiya abbia un contatto diretto con il Thespakusatsu Gunma e i suoi rookie d'oro: prima Ataru Esaka, ora Yusuke Segawa. Proveniente dalla Meiji University, al suo primo anno da pro, Segawa ha realizzato 13 gol in 42 partite. Un bello score, che gli è valso l'acquisto da parte dell'Omiya, che spera di aver fatto un altro buon affare.

L'Omiya ha perso Ienaga e Izumisawa, ma ha Esaka, ha preso Omae e ha acquistato questo classe '94 davvero niente male.

Ryuta Koike
Ero indeciso con Yuichiro Edamoto (autore di una gran stagione con il Fujieda MYFC in J3), ma volevo premiare in qualche maniera il Renofa Yamaguchi, che ha una storia incredibile e ha giocato - a tratti molto discontinui - il calcio più bello non solo in J2, ma persino nell'intero panorama giapponese, sebbene abbia portato "solo" un 11° posto alla prima annata in J2.
Tra loro, Koike ha avuto un'importanza fondamentale, anche più dell'anno della promozione: prodotto dall'accademia della JFA, al Renofa ha avuto tanto spazio e una crescita notevole. Quest'inverno il Kashiwa Reysol ci si è fiondato, visto che un buon terzino mancava all'appello: sono curioso di vederlo alla prova in J1.

Manager dell'anno

Masatada Ishii
Sebbene Nelsinho Baptista (Vissel) e Hiroki Shibuya (Omiya) meriterebbero grandi lodi, non si può ignorare quanto Ishii ha costruito a Kashima. E pensare che ad agosto aveva presentato le dimissioni per problemi di ansia. Dimissioni arrivate dopo la sostituzione in panchina per una partita (al suo posto l'assistente Go Oiwa) e la lite pubblica con Mu Kanazaki.
Poi il ritorno, le vittorie, la consacrazione e il riconoscimento ufficiale della J. League. Per uno che ha cresciuto molti dei giovani che oggi lui stesso allena in prima squadra, c'è solo il mio plauso.

Naoki Soma
Una contesa fino all'ultimo con Shuhei Yomoda (Consadole) e Takeshi Kiyama (Ehime, ma ora al Montedio: sarà nella review 2017, me la sento), alla fine ho premiato chi ha fatto la miglior stagione con le risorse che aveva. Il Machida - alla seconda esperienza in J2, dopo il toccata e fuga del 2012 - era una neo-promossa, come il Renofa.
Ma se a Yamaguchi han fatto fatica a esser continui, il Machida ha fatto un miracolo. Ha iniziato il campionato stazionando nelle posizioni di testa, ma Koji Suzuki - centravanti del club (12 gol in 25 gare) - si è fatto male, chiudendo anzitempo la stagione.
Si pensava che il Machida avrebbe mollato e invece no: 19 punti nelle ultime nove gare, chiudendo a pari punti con il Fagiano Okayama (65), andato ai play-off per la differenza reti. Ciò nonostante, Soma si è guadagnato il rispetto di tutti in questa stagione, spazzando via i dubbi che l'hanno accompagnato dopo l'avventura al Kawasaki Frontale.

In una striscia di cinque vittorie consecutive a inizio campionato, il Machida sconfigge 2-0 i futuri campioni del Consadole: è la prima volta in zona promozione diretta.


Shuichi Mase
A proposito di lavoro a lungo termine, Shuichi Mase merita il massimo riconoscimento per quanto fatto al Blaublitz Akita: quarto posto nel 2016 (la miglior stagione della storia del club), dopo l'ottavo dell'anno precedente. Nessuna stella a disposizione, rosa al 99% giapponese (un solo straniero) e soprattutto un mister in grado di fare questo. Ad Akita ha salutato tutti con una capriola, ma ora Mase è il nuovo allenatore dell'Ehime FC.

I momenti da ricordare

Yahiro Revolution
Yahiro Kazama è arrivato a Kawasaki nell'aprile 2012, dopo l'esonero di Naoki Soma. Forse nessuno avrebbe puntato su di lui, perché in fondo era uno uscito dall'università di Tsukuba (la stessa frequentata negli anni '80 da studente), uno che nel calcio professionistico non era mai stato (solo coach di università), accusato di favorire i propri figli in squadra. Eppure Kazama è una sorta di Maurizio Sarri giapponese.
Intendiamoci, niente conferenze polemiche nel post-gara sul terreno di gioco e sugli arbitri. E no, niente 4-3-1-2 o 4-3-3: lui è un fanatico del 4-4-2, che può trasformarsi in 3-5-2. Eppure il suo gioco non ha portato trofei, come si può esser innamorati di lui? Si può, si può: è lo stesso motivo per cui i Nagoya Grampus e la nazionale giapponese U-23 l'hanno assunto.

14-16 aprile 2016
La prefettura di Kumamoto è stata sconvolta da un tremendo terremoto nell'aprile 2016: io ero in Giappone, tornato a Tokyo da pochi giorni dopo un breve passaggio a Osaka e Kyoto. Se fossi rimasto lì, avrei sentito meglio quelle due scosse - 7.0 e 6.2 - che hanno sconvolto la zona. In Giappone ci sono abituati, ma è sempre difficile avere a che fare con una natura ribelle. Possiamo accompagnarla, non domarla.
Lo stesso ha provato a fare Kumamoto, che ha perso 50 vite, ma ha tentato di ripartire da capo. Il terremoto ha colpito anche il Roasso, squadra cittadina che milita in J2: partita a razzo (13 punti nelle prime cinque partite, prima dopo la vittoria a Nagasaki), Kumamoto non ha visto calcio dal 3 aprile al 3 luglio.
Il Roasso ha dovuto giocare tra Kobe, Saga e le trasferte, rimanendo comunque un mese fermo a causa dello shock, con alcuni giocatori costretti a dormire in macchina. La storia più struggente è stata quella di Seiichiro Maki, ex nazionale giapponese nato nella prefettura e tornato a casa nel 2014: è stato visto come una sorta di rappresentante non ufficiale del club, vedendolo persino lavorare come vigile nel tempo lontano dal campo.
Come ha raccontato un ottimo pezzo di J. League Regista, non è stato facile tornare a giocare. L'obiettivo di salvarsi è stato raggiunto e il Roasso ha regalato un filo di speranza ai suoi abitanti, che sperano di tornare alla normalità il prima possibile (più di 150mila sfollati).

Il Roasso tornerà a giocare solo il 15 maggio, in trasferta sul campo del JEF United. Nel frattempo, Maki e i suoi compagni han cercato di aiutare come potevano.

Goodbyes
Non c'è dubbio che sia stato l'anno degli addii strappalacrime: Daiki Takamatsu si è ritirato e ha salutato l'Oita Trinita, Kim Min-woo ha dovuto lasciare Saga per servire il proprio paese tramite la leva militare. A questi si aggiungono tanti addii sul mercato: il caso eccellente è Shunsuke Nakamura, che ha lasciato Yokohama per unirsi al Jubilo Iwata.
Ma forse il caso più romantico è stato quello di un duo che ha fatto la storia a Hiroshima: se di Hisato Sato sappiamo molto (ha firmato per i Nagoya Grampus), Koji Morisaki l'aveva promesso. Suo fratello Kazu continuerà a indossare la numero 8 con il Sanfrecce, ma lui no. Lui, il gemello meno utilizzato e che ha chiuso la carriera con tre soddisfazioni: il gol all'ultima gara, l'abbraccio con il compagno di sempre e il saluto commosso del pubblico al Big Arch.



Il caso

Addio two-stage / Soldi, soldi, soldi
Il 2016 è stato l'anno dell'addio al formato dei due stage: rientrato nel 2015 contro i tifosi e gli appassionati, la JFA ci ha ripensato. Tuttavia, il grande accordo con il Perform Group - di durata decennale e che fornirà alla J. League 180 milioni di euro all'anno - ha riportato al centro dell'attenzione la stagione a formato unico. A quest'accordo, si aggiungono quelli con EA Sports e TAG Heuer: booya, world.

Piramide in espansione & Azul Claro Numazu
Buone notizie: il calcio giapponese continua a espandersi. Un'altra squadra ha ottenuto lo status professionistico, prima certificato dalla J. League e poi corrisposto a una promozione sul campo tramite il terzo posto nella Japan Football League di quest'anno: l'Azul Claro Numazu giocherà in J3 l'anno prossimo, dove darà vita a un bel derby con il Fujieda MYFC.

Il 3-1 contro il Fagiano Okayama Next vale la promozione per l'Azul Claro.

Anche la JFL può comunque essere soddisfatta: gli spettatori sono calati (-8,6%, ma con la perdita del Kagoshima United - promosso in J3 - era normale), ma ci sono alcuni club che hanno fatto passi avanti. Il ReinMeer Aomori ha fatto registrare un +207.4%, il Vanraure Hachinohe non è rientrato in zona promozione, ma ha fatto registrare un +80% anche grazie all'apertura del nuovo stadio, il Hachinohe East Sports Park Athletic Stadium (10mila posti).
Infine ci saranno due nuove aggiunte alla JFL per il 2017: retrocesso il Fagiano Okayama Next (una cantera del Fagiano, che ha optato per questa decisione già durante l'anno), saliranno il Veertien Mie (prima squadra di Mie che si avvicina al professionismo) e il Football Club Imabari (gestito dall'ex ct del Giappone Takeshi Okada).

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