27.3.13

Il paradosso di Arsène.

Avere i soldi o la gloria? Un duello che perseguita l'uomo da secoli e secoli. Ce ne è poi uno che, su questo dilemma, s'interroga da almeno un decennio. Cioè da quando, nel 2005, il suo club ha vinto l'ultimo trofeo che si ricordi, dopo un'epopea straordinaria, merito anche della sua gestione. Di chi parlo? Ovviamente di Arsène Wenger, ancora titubante sul da farsi in estate. Intanto, però, il mercato vocifera di altre cessioni, nonostante la voglia di tornare grandi; quest'ultima è possibile anche grazie al "tesoretto" accumulato dall'Arsenal negli anni, che gli permetterà di essere una delle voci forti sul mercato di quest'anno.

1996: Wenger arriva sulla panchina dell'Arsenal dopo l'esperienza giapponese.

Wenger arrivò all'Arsenal nel 1996, dopo una carriera decennale a tinte chiaroscure. In patria, egli aveva condotto il Monaco a due trofei; poi, era andato in Giappone per due anni, vincendo anche lì con il Nagoya Grampus Eight. L'arrivo del tecnico a Londra fu strano: mai nessuno avrebbe pensato a lui come nuovo allenatore, visto che il favorito era un certo Johan Cruyff. Così sconosciuto che fece titolare all'Evening Standard: «Arsène who?».. eppure, Wenger ha avuto modo di far ricredere gli scettici. Nella sua seconda stagione, l'Arsenal completa il "double": F.A. Cup più campionato, un evento accaduto per la seconda volta nella storia del club. Grazie a quella stagione, i "gunners" da leggenda cominciarono a prendere vita: quanti giocatori biancorossi hanno influenzato la nostra crescita da tifosi? Dai rudi Adams e Keown ai fuoriclasse Bergkamp e Pires, dall'istrionico Ljungberg al fuoriclasse che risponde al nome di Thierry Henry. Insomma, Wenger ha avuto modo, negli anni, di centrare numerosi traguardi, come un altro double nel 2002 alla stagione degli invincibili del 2004, quando i "gunners" riuscirono a vincere la Premier League da imbattuti: una cosa riuscita solo al Preston North End ben 115 anni prima. Mica male per chi, come diceva Tony Adams, «non sembrava capire molto di calcio, venendo dalla Francia».
Certo, le delusioni non sono mancate, sopratutto in campo europeo. All'Arsenal manca un trofeo continentale, vinto solo nel 1994 con la Coppa della Coppe. Con Wenger, la squadra è arrivata in finale di Coppa UEFA nel 2000 e di Champions League nel 2006: tuttavia, in entrambi i casi, andò male, prima contro il Galatasaray di Terim, poi contro il Barcellona di Rijkaard. E, dal 2005, le cose non vanno: l'Arsenal si qualifica sempre per la Champions, ma non mette paura a nessuno in campionato e non vince neanche più le coppe nazionali. L'ultima delusione è stata nel 2011, quando i "gunners" persero la finale di League Cup contro un Birmingham che sarebbe poi retrocesso alla fine della stagione. A questo, vanno aggiunte le partenze "fisse", che avvengono da qualche anno a questa parte; tra l'altro, spesso, l'Arsenal ci guadagna meno di quanto ci si aspetta. Dall'arrivo nel nuovo impianto - l'"Emirates Stadium" - a lasciare Londra sono stati Fabregas, Nasri, Adebayor, Ashley Cole, più lo stesso Henry. E le entrate non sono state di gran livello, magari anche ad un prezzo che non ha poi corrisposto a prestazioni continue sul campo: Mertesacker, André Santos, Gervinho, Koscielny, Arshavin. L'ultima estate è stato l'esempio massimo: partiti Van Persie e Song, due colonne della ricostruzione, sono arrivati giocatori che non potevano minimamente essere comparati ad essi. Podolski, Cazorla, Giroud e Monreal sono un po' poco per riparare, specie se sono costati - in totale - ben 60 milioni di euro. Nessuna nega la bontà singola di questi giocatori, ma forse si è persa un po' la mano nello scoprire giocatori a costi minimi: ricordate quando Wenger prese un giovane Fabregas a costo zero? O quando prelevò Clichy dal Cannes e Touré dall'ASEC Mimosas? Per i tre, il tecnico spese in totale 500mila euro: li ha rivenduti, anni dopo, per un ammontare di poco sotto i 70 milioni di euro. La tattica, finché ha funzionato, ha fruttato un enorme fatturato interno all'Arsenal.

2005: Wenger alza l'ultimo trofeo vinto dall'Arsenal, la F.A. Cup.

Attenzione ai "gunners", perché in estate potrebbero rivoluzionare la squadra, specie se il verdetto stagionale fosse amaro (vedi esclusione dalla Champions League, dopo ben 15 partecipazioni consecutive). Il 63enne manager è un po' che non ne imbrocca una giusta, sopratutto in campo; tuttavia, anche la politica societaria che costringe l'Arsenal alla cessione estiva non aiuta: si compra il giocatore, quest'ultimo esplode e la società - a quel punto - si ricorda che il suddetto ha solo un anno di contratto o sta addirittura andando in scadenza (vedi caso Walcott). Certo, nel frattempo - attraverso stadio, merchandise e ricavi - l'Arsenal è la quarta società più ricca del mondo, con un valore di 1.3 miliardi di dollari; tuttavia, alla ricchezza non corrispondono i risultati, che vedono la squadra del distretto di Holloway non vincere nulla da otto anni. Qualche occasione c'è stata, ma in realtà è andata sprecata. Le stagioni passano, ma forse la pazienza dei tifosi non dura per sempre, specie se vendi qualsiasi talento ti stia crescendo tra le mani: l'ultimo della lista potrebbe essere Jack Wilkshere, tifoso e giocatore dei "gunners" avvicinato dal Barca di Vilanova. Eppure, adesso, i soldi per trattenere certi top-player, come il centrocampista inglese, ci sono; anche la durata del contratto (fino al 2018) dovrebbe scoraggiare qualunque cessione. Ed i soldi non ci sono solo per lui: negli ultimi tempi, non è stato raro vedere l'Arsenal affiancato a numerose operazioni di mercato in entrata, quasi come fosse una rivoluzione (Florentino Perez-style). Già, perché in estate 70 milioni di euro saranno a disposizione per rifondare l'Arsenal  (si parla di Cavani e Jovetic). Ma non è detto che l'allenatore dei "gunners" sia Wenger: infatti, al PSG, si sarebbero stancati di Ancelotti e sarebbero pronti a riportare il tecnico in patria. Sul banco c'è anche un'offerta di rinnovo per altri due anni, fino al 2016, ma il tecnico di Strasburgo sta riflettendo: del resto, i tifosi non sono entusiasti. La stagione dell'Arsenal è stato un mezzo disastro sin qui: in campionato, la Champions si allontana a favore degli odiati rivali del Tottenham; in F.A. Cup è arrivata l'eliminazione per mano di una squadra di Championship, il Blackburn. Peggio ancora è andata in League Cup, dove - ai quarti di finale - l'Arsenal è stato eliminato dalla favola Bradford, squadra di quarta categoria. E l'Europa? Tutto come previsto: i "gunners" passano il girone, arrivano agli ottavi e si squagliano contro il Bayern, nonostante una bella vittoria all'"Allianz Arena". 
Insomma, non il massimo. Adesso per Wenger c'è un dilemma: restare dopo una stagione in chiaroscuro per rilanciare l'Arsenal, con molti soldi da spendere, oppure tentare una nuova avventura dopo 17 anni? Sarebbe strano se il tecnico rimanesse dopo un'annata deludente, con i tifosi non più contenti di lui come una volta: più che di un dilemma, si potrebbe parlare di paradosso.

Arsène Wenger, 63 anni, è alla guida dell'Arsenal da 17 anni: sarà l'ultimo?

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