22.3.13

Più forte di Messi.

Oggi parliamo di qualcuno che ha lasciato da parte il genio molto tempo fa e adesso si prodiga nel fare molte cose, ma non il calciatore. Un po' per colpa del club (con un presidente testardo), un po' per colpa sua: Mauro Zárate, pizzicato dalla Lazio alle Maldive, è un problema? L'argentino aveva ricevuto un permesso di quattro giorni, ma non per andare a divertirsi: è solo l'ultimo di una serie di scontri tra l'attaccante e il club.

Zárate e la Lazio, un rapporto decollato nel primo anno a Roma.

Mauro Zárate è stato sempre oggetto di discussione da quando è in Italia, specie a Roma, dove i tifosi laziali l'hanno coccolato, salvo rimanere delusi negli ultimi tempi. Cresce nelle giovanili del Vélez, dove esplode prepotentemente; era così forte che non poteva giocare con i pari-età, così a 17 anni è già in prima squadra. Ci rimane per tre anni, segnando 22 gol e contribuendo alla vittoria del Clausura 2005. 
Chiunque potrebbe prenderlo, ma Zárate e il Vélez scelgono l'offerta milionaria dell'Al-Sadd: 16 milioni di euro per trasferirsi in Qatar. L'argentino dura solo sei partite prima di voler cambiare; il Birmingham lo preleva per i primi sei mesi del 2008, attraverso un prestito con eventuale diritto di riscatto. Le prestazione dell'attaccante sono discrete (4 gol in 14 gare), ma il club retrocede e non lo riscatta.
E così, all'improvviso, arriva la Lazio. Il club di Lotito lo prende in prestito con diritto di riscatto dal Qatar: 3 milioni per la stagione 2008/09, 17 per il riscatto. Sembra una cifra improponibile, eppure Lotito e Delio Rossi credono nel ragazzo. L'argentino ripaga la fiducia: il suo primo anno in Italia è una sorpresa continua.
Gli si potrebbe additare poco altruismo, ma i 16 gol stagionali valgono la vittoria in Coppa Italia e quella che sembra la consacrazione. Inoltre, i gol segnati nel derby di aprile e in finale di coppa sono fonte di gioia per i tifosi: non tenerlo sembra una mossa suicida. Lotito paga addirittura 20 milioni per il suo riscatto e all'Al-Sadd quasi non ci credono.
Tuttavia, è un fuoco di paglia, perché si sa come i calciatori vadano valutati nel secondo anno in Serie A, quando ti conoscono e devi diversificarti per emergere. Nella stagione successiva, la Lazio rischia la B e Zárate brilla solo in Europa League, dove comunque i biancocelesti escono molto presto. Non solo: il ragazzo casca anche nella trappola del "saluto romano", salvo difendersi malissimo: «Non sa chi siano Mussolini o Hitler», disse il suo agente. Ouch.
Nel 2010/11 sembra riprendersi e i dati sono incoraggianti: 9 gol e 8 assist in un anno in cui la Lazio sfiora i preliminari di Champions. Tuttavia, il rapporto tra lui e Reja è difficile: l'argentino sembra impegnarsi poco, il tecnico goriziano non gradisce e viene addirittura ripreso dai tifosi, troppo affezionati all'attaccante per dargli contro.
I due non si amano, tanto che Zárate va in prestito all'Inter nell'estate del 2011: l'argentino è convinto, tramite il periodo in nerazzurro, di dimostrare a Reja che si sbaglia sul suo conto. Ma Zárate rimane deluso: l'Inter capita in uno degli anni più neri della sua recente storia e l'attaccante non emerge. L'ex Vélez realizza tre gol in tutta la stagione e sembra destinato al ritorno a Roma, nonostante voglia rimanere a Milano.

Zárate e i motivi per cui i tifosi della Lazio lo adorano.

Nonostante questo, il club di Moratti non ha intenzione di riscattarlo: troppi i 15 milioni di euro richiesti. Così, Zarate si auto-smentisce e torna a Roma, dove Reja non c'è più, ma i problemi rimangono: le punte sono troppe e lui non vuole saperne di andarsene. Petkovic lo valuta in ritiro e l'argentino vuole riprendersi il posto, parlando anche di prolungamento del contratto
Tuttavia, il ragazzo non sembra impegnarsi molto in allenamento, tanto che Petkovic gli preferisce Floccari, Kozak e Klose, mentre Zárate ha collezionato sette presenze, di cui solo una in Serie A. La rottura si è consumata a dicembre, quando l'argentino ha rifiutato la convocazione del tecnico per la gara contro l'Inter. Da quel momento, Zárate è un corpo estraneo nella Lazio e fa parte dei "fuori-rosa", insieme a Cavanda e Diakité.
Lotito è un presidente molto difficile, ma l'attaccante non ha mai fatto mancare dubbi sulla sua condotta professionale. Tanti gli esempi: dall'insulto omofobo a un tifoso romanista su Twitter al «pastore di Formello per un anno», frase che ha fatto infuriare la dirigenza biancoceleste. Per non parlare poi dei balletti del suo agente sulla sua permanenza, tra un «impossibile che lasci la Lazio» e un «dobbiamo cambiare assolutamente aria».
Adesso questa bravata potrebbe essere la pietra tombale sulla sua carriera, quanto meno su quella ad alti livelli: già, perché l'argentino aveva ricevuto qualche offerta da club che giocavano la Champions (Galatasaray, Fenerbahce e Dinamo Kiev), oltre che dal Genoa. Tuttavia, tra le sue richieste esose d'ingaggio (due milioni di euro quello attuale) e le pretese assurde di Lotito, era impossibile trovare un accordo. 
La situazione è complicata, ma a giugno le strade si separeranno. Ricordo quel tifoso dopo la finale di Coppa Italia del 2009 e una conversazione sulle abilità tecniche di Zárate: «Ma stai scherzando? Guarda che Zarate è un fenomeno... è più forte persino di Messi!». La verità è che l'argentino è un buon giocatore, ma non eccezionale. Di meteore il calcio è pieno, forse ha ardentemente voglia di farne parte.

Mauro Zárate, 25 anni: l'argentino ha militato anche con l'Inter.

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