Grande accoglienza del popolo delle Maldive per l'AFC Challenge Cup.
Fondata nel 2006, l'AFC Challenge Cup è una competizione nata da poco. Essa rappresenta una parte del programma "Vision Asia": nella mente del suo creatore (l'ex presidente dell'AFC bin Hammam), l'obiettivo è quello di valorizzare le squadre più piccole del calcio continentale, in modo da tale da alzare il livello della competizione. Proprio a questo scopo, il vincitore del trofeo si qualifica direttamente all'edizione della Coppa d'Asia più vicina.
Un bel game-changing, che negli anni ha portato molte nazionali a migliorarsi e quest'edizione non ha fatto sicuramente sconti. Tuttavia, c'è una novità per il futuro: questa nelle Maldive è stata l'ultima edizione dell'AFC Challenge Cup, che di fatto viene abolita. C'è un motivo: dal 2019, la Coppa d'Asia non sarà più a 16 squadre, bensì a 24. In un certo senso, l'AFC segue l'evoluzione dell'Uefa, che vedrà nel 2016 il primo Europeo a 24 squadre in Francia. Così facendo, i primi gruppi di qualificazione per la Coppa d'Asia e per la zona asiatica dei Mondiali verranno uniti: ci saranno otto raggruppamenti, in cui le prime di ogni girone più le migliori quattro passeranno sia all'ultimo round delle qualificazioni al Mondiale che alla fase finale della Coppa d'Asia. Un bel cambiamento, con le 24 migliori non-qualificate che poi si giocheranno gli altri posti per la rassegna continentale, mentre le qualificazioni per il Mondiale nel suo round finale verranno separate da quelle per la Coppa d'Asia.
L'AFC Challenge Cup divideva le nazioni asiatiche in tre categorie: nazioni sviluppate, quelle in via di sviluppo e quelle emergenti. Queste ultime, le più deboli, raramente hanno vinto il torneo, poiché ad avere la meglio sono state spesso le nazioni in via di sviluppo, più attrezzate per la vittoria finale. Inoltre, nella prima edizione la conquista del trofeo da parte del Tagistikan non valse la qualificazione alla Coppa d'Asia del 2007. Cosa che, invece, ha poi qualificato alla rassegna continentale prima l'India (vincitrice nel 2008) e èpo la Corea del Nord (bis di successi tra il 2010 e il 2012). Se ho definito l'edizione 2014 speciale, è per tanti motivi. Per la prima volta, chi ospita il torneo si è qualificato di diritto. Le prime quattro di quest'annata hanno tutte migliorato la loro posizione più alta nella storia del torneo. C'è stata una nuova vincitrice, la prima tra i paesi emergenti nell'ultima edizione mai disputata dell'AFC Challenge Cup. Ma vediamo cosa è successo nel dettaglio...
I favoriti del torneo erano sopratutto nel girone B, dove Filippine e Turkmenistan sono sembrate le squadre più attrezzate ed esperte. Specie gli ex sovietici, che in Coppa d'Asia c'erano già arrivati nel 2004. A completare il girone il Laos e sopratutto l'Afghanistan, che ha tentato il miracolo. Diversa la situazione del raggruppamento A, quello dei padroni di casa delle Maldive. Qui le sorprese erano dietro l'angolo, con Palestina, Kyrgyzstan e Myanmar che reclamavano un po' di spazio. Quest'ultima nazione, per altro, aveva già partecipato anch'essa alla Coppa d'Asia nel 1968: arrivò seconda, ma all'epoca si chiamava ancora Burma.
Il torneo è stato interessante, con qualche sconvolgimento fin dall'inizio. Le Maldive hanno superato il girone, seppur la squadra di casa ce l'abbia fatta da seconda classificata. Con loro è passata la Palestina, prima del raggruppamento. Nel girone B, le Filippine si sono dimostrate la squadra migliore, mentre a sorpresa è uscito il Turkmenistan ai danni dell'Afghanistan. Arrivati alle semifinali, proprio gli afghani hanno perso cinque giocatori titolari per un'incidente ai danni del bus della squadra (circostanze ancora da chiarire). Fatto sta che le assenze hanno pesato e la Palestina ha vinto 2-0 la gara. Molto più difficile è stata la partita delle Filippine, che hanno battuto i padroni di casa delle Maldive solo 3-2 ai supplementari. Se nella finalina per il terzo posto c'è stata la gioia per i padroni di casa ai calci di rigore, ben diverso è stato lo scenario per la finale. La Palestina ha trionfato per 1-0, ma è riuscita a sbloccarla solo su punizione: la firma è stata del capocannoniere del torneo, Al-Fawaghra. Da lì, pochi i pericoli corsi e grande delusione per le Filippine, che ha diversi giocatori europei nelle sue fila ed è guidata dall'ex capitano della nazionale americana, Thomas Dooley.
Così la squadra di Mahmoud - tecnico giordano, alla guida della Palestina dal 2011 - ha festeggiato il primo trofeo della sua breve storia. Un trofeo giunto, per altro, senza concedere un gol nella fase finale. Bisogna anche ricordare che non è facile giocare a calcio in quel paese e l'immagine dei supporters che a Gaza guardano la partita è stata toccante. Ora si festeggia, visto che con questa vittoria la Palestina parteciperà alla Coppa d'Asia che si svolgerà in Australia nel gennaio prossimo. Certo, le speranze di qualificazione sono praticamente nulle di fronte a Giappone, Iraq e Giordania, ma l'importante è esserci. Insomma, è stata la prima volta per la Palestina, che finalmente ha qualcosa da festeggiare nel calcio. E almeno in questo, forse, sopravanza Israele, rinchiusa nell'Uefa ma impossibilitata a rendersi protagonista nel calcio europeo. Ma è stata anche l'ultima volta per l'AFC Challenge Cup, nonostante una buona partecipazione di pubblico alle Maldive. Un first but last indimenticabile.
Nessun commento:
Posta un commento