9.1.16

Game over.

Argentina, Italia, Spagna, ancora Italia, Inghilterra, terza volta in Italia, ancora Argentina, Portogallo. Queste sono solo le mete di chi viaggia non per piacere, ma per necessità. La carriera di Daniel Pablo Osvaldo non è mai durata per più di due stagioni nello stesso posto e un motivo ci sarà. All'alba dei trent'anni (che compirà tra pochi giorni), l'attaccante si è accasato nuovamente al Boca.

Osvaldo non veste la maglia dell'Italia dal 5 marzo 2014.

Niente, la stabilità non è cosa sua. L'ha confermato anche la recente vicenda con il Porto, con il quale Osvaldo aveva firmato un  annuale quest'estate, al termine della sua breve esperienza con il Boca Juniors: «Sono arrivato al Porto con un'idea, quella di giocare la Champions, ma non è stato così. Ho trovato un accordo con l'allenatore per cambiare il mio futuro».
L'ultima parola non è scritta - visto il recente esonero di Julien Lopetegui dalla panchina del Porto - ma Osvaldo non è uomo da fedeltà assoluta. Lo dice la sua carriera e lo dice sin da quando era piccolo. Nelle giovanili, Osvaldo ha giocato con tre squadre diverse: Lanús, Banfield e Huracán. A Buenos Aires esplode prima di arrivare in Italia.
Breve passaggio a Bergamo, poi Lecce, dove Zdeněk Zeman lo fa conoscere al calcio italiano. Proprio il boemo sarà uno dei suoi pochi amori in carriera. Una stagione in Puglia e si va a Firenze, dove Osvaldo punisce la Juve e poi regala in rovesciata uno dei momenti più belli della recente storia fiorentina: la qualificazione ai preliminari di Champions a Torino.
Il Bologna gli dà una chance nell'inverno 2009, ma l'argentino proprio non riesce a esplodere. Quando i rossoblu lo prestano all'Espanyol un anno più tardi, Osvaldo sembra ormai lontano dall'Italia. Eppure in Liga convince: la seconda squadra di Barcellona lo riscatta per cinque milioni di euro e lui li ripaga con un'annata da 13 gol in 24 partite.
C'è la sensazione che possa tornare in Italia: a riprovarci è la Roma, che lo paga ben 15 milioni. A Roma Osvaldo è stato oggetto di mille discussioni. Il bilancio di due anni tra Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli però racconta di 28 gol in 57 gare (quasi uno ogni due partite): non un bilancio pessimo, ma la scintilla definitiva con la tifoseria non è mai scattata.
Sarà anche per questo che la Roma riesce a rientrare dei soldi spesi vendendolo al Southampton: nella squadra di Koeman, Osvaldo non esplode, anche perché davanti i Saints hanno Lambert e Rodriguez. Dal canto suo, l'italo-argentino non fa nulla per farsi amare e torna in Italia dopo sei mesi, stavolta alla Juventus. Vince uno scudetto e la sua carriera appare sospesa.
Già, perché i bianconeri non lo vogliono riscattare. E così arriva l'Inter, con la quale il legame dura appena sei mesi: ci sarebbe un riscatto a sette milioni di euro, ma le ennesime intemperanze del giocatore lo spingono in Argentina. Un prestito al Boca Juniors e poi la separazione - stavolta definitiva - dal Southampton.
Quest'estate sembrava quella giusta per il rilancio: il Porto lo cerca e lui firma per un anno con opzione per altri due. I lusitani hanno appena venduto Jackson Martinez: c'è Aboubakar, ma lo spazio per Osvaldo sembra esserci. Invece lo score parla di 12 presenze e un gol, realizzato in campionato contro il Belenenses. Un altro addio è dietro l'angolo.

Nonostante un addio pessimo, credo che il meglio si sia visto a Roma.

La notizia odierna è che l'agognata firma con il Boca Juniors: un ritorno fortemente voluto dal giocatore, che in attacco farà coppia con Carlitos Tévéz. Il sogno è rivincere la Copa Libertadores a nove anni di distanza dall'ultima. Osvaldo è stato ripreso sorridente, quasi sollevato di aver realizzato il proprio sogno di tornare al Boca dopo pochi mesi.
Con questo trasferimento in Sud America, l'addio alla nazionale è quasi certo. Convocato per la prima volta nel 2011, Osvaldo ha giocato 14 partite con l'Italia, segnando quattro reti. Per anni è rimasto nel gruppo, molto considerato da Prandelli, che non ha esitato a lanciarlo e che l'aveva già allenato ai tempi della Fiorentina.
Peccato che gli episodi controversi della sua carriera hanno pregiudicato molte occasioni all'attaccante. Proprio la convocazione in Confederations Cup nel 2013 non arrivò a causa di un tweet polemico nei confronti di Aurelio Andreazzoli, suo ultimo mister alla Roma, reduci dalla sconfitta nella finale di Coppa Italia contro la Lazio.
C'è da dire che tutta la carriera di Osvaldo è caratterizzato da intemperanze ripetute e continue. Dal pugno a Lamela nell'intervallo di un Udinese-Roma al litigio con Andreazzoli. Dagli sberleffi ai tifosi romanisti durante il periodo di contestazione alle botte in allenamento con José Fonte, oggi capitano del Southampton. Fino ad arrivare alla lite in campo con Icardi del gennaio scorso sul campo della Juve.
Eppure il rendimento di Osvaldo sul campo ci dice che l'italo-argentino - quando è considerato al centro del progetto - è a tutti gli effetti un goleador: basti guardare quanto ha realizzato a Barcellona con l'Espanyol e sulla sponda giallorossa di Roma. Il totale di quelle tre stagioni e mezzo racconta di cinquanta gol in 104 partite giocate.
Il futuro quale può essere? Dipende. Può essere quello sintetizzabile in uno splendido gesto atletico come la rovesciata in Roma-Lecce del 2011. O può essere l'esultanza volutamente polemica fatta all'Olimpico in Roma-Juve del 2014, dopo aver segnato il gol decisivo al minuto 94. In teoria è game over, poi chi lo sa...

Daniel Pablo Osvaldo, 29 anni, ieri è tornato al Boca Juniors.

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