Uno sguardo sul mondo calcistico, che sia italiano, europeo o internazionale. Per imparare a conoscere sempre meglio questo magnifico sport e le emozioni che ci regala.
«Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d'accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più» - Bill Shankly
6.12.16
WITNESSING TO CHAMPIONS – 2016 Edition
Sta per finire un'altra annata: il 2016 si avvicina alla sua conclusione e siamo pronti per la consueta rubrica annuale: "Witnessing To Champions" si occupa di celebrare quei campioni che in quest'anno solare hanno chiuso la loro carriera, lasciandoci diverse testimonianze del loro talento e qualche rimpianto.
È stato un anno pieno di ritiri, anche eccellenti, tanto che qualcuno è rimasto fuori dalla nostra lista. Vuoi perché il suo prime è già passato da un pezzo (vedi Mikel Arteta o Robert Pirès, di cui vi linko questo mio ritratto nel marzo scorso su Crampi Sportivi) o perché la parte finale della carriera non ha riservato le gioie avute prima (menziono Nemanja Vidić o Daniel Agger, romantico che ho celebrato in questo pezzo).
Ecco la lista dei cinque prescelti, con la solita formula "4+1", anche se l'uno del 2016 in quanto a classe non deve invidiare niente a nessuno.
Walter Adrián Luján Samuel (difensore, 23 marzo 1978) si è ritirato dopo un biennio trascorso al Basilea. Ha vestito le maglie di Newell's Old Boys, Boca Juniors, Roma, Real Madrid e Inter, nonché quella dell'Argentina.
Quando penso all'essenzialità, penso a Samuel. Una carriera di prestigio, piena di trofei e soddisfazioni (sopratutto nei club, meno con l'Argentina); eppure la faccia è quella di chi non ha ancora ottenuto nulla dalla propria vita calcistica. Si è ritirato dopo un finale tranquillo al Basilea, mentre oggi è di nuovo all'Inter, stavolta nello staff, per dare una mano alla sua ex squadra.
Luca Toni (centravanti, 26 maggio 1977) si è ritirato dopo tre anni da capitano con l'Hellas Verona.
La carriera di Toni è stata una girandola continua: il centravanti ha vestito le maglie di 15 squadre, ha giocato in tre paesi diversi, ha vinto un Mondiale e forse l'avrei visto bene per un'esperienza in MLS. Tuttavia, ha detto basta nel momento in cui si è reso conto di non esserci più fisicamente (tanti infortuni e solo sei gol quest'anno). Lo ricorderemo per le reti e l'esultanza con la mano all'orecchio.
Steven George Gerrard (universale/centrocampista, 30 maggio 1980) è stato una sorpresa nel ritirarsi al termine di questo 2016. Dopo una carriera dedicata al Liverpool, ha chiuso con un anno e mezzo ai Galaxy di Los Angeles.
Devo dire che la lista era già pronta quando ho dovuto rifarla con l'annuncio di Gerrard. Chiusa l'esperienza in MLS con i Galaxy di Los Angeles, si pensava che il centrocampista sarebbe diventato il giocatore-manager del MK Dons o che sarebbe andato ai Celtic di Glasgow. Invece StevieG ha detto basta. E io, che l'ho già pianto a maggio 2015 e lo ritengo il mio giocatore preferito di tutti i tempi, piango. Ancora. Il miglior centrocampista degli anni 2000 (sorry, Don Andrès e Xavi).
Diego Alberto Milito (centravanti, 12 giugno 1979) si è ritirato vestendo la maglia del suo primo club, il Racing Club de Avellaneda. Ovunque è andato, l'amore l'ha raggiunto e seguito: due stint al Genoa, il periodo al Real Saragozza e soprattutto il triplete con l'Inter.
El Principe, del gol e non solo. Diego Milito è stato sempre forte, siamo noi a essercene accorti con largo ritardo. Si può esser considerati campioni a livello Mondiale solo a 31 anni e comunque non trovare posto in nazionale perché sono in troppi? Eppure il Triplete con l'Inter, le imprese in maglia Genoa e i gol segnati con il Real Saragozza (il periodo spagnolo spesso viene dimenticato) sono segni tangibili della sua grandezza. Ha chiuso con il Racing, la squadra del suo cuore, ed è giusto così.
Juan Carlos Valerón Santana (trequartista, 17 giugno 1975) ha legato la sua storia al Deportivo La Coruña (13 anni insieme), ma ha avuto altre esperienze al Maiorca e all'Atlético Madrid. Ha aperto e chiuso la sua carriera con il Las Palmas.
Quest'anno il +1 è di classe. Non scherziamo: se considerassimo solo la classe, il modo in cui si calcia la sfera, quel 21 avrebbe meritato altra carriera. Immagino che Valerón sia comunque contento: ha aperto e chiuso con la maglia del suo cuore; ha fatto parte della leggenda del Super Depor, quello che terrorizzava la Spagna e l'Europa negli anni 2000; ha disegnato calcio ovunque sia andato. Un fuoriclasse poco celebrato, ecco.
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