Nove finali giocate, solo due vittorie. Dall'altra parte, 14 ultimi atti, solo tre sconfitte. Forse è veramente tutta qui la differenza tra Juventus e Real Madrid, che ieri si sono affrontate al "Millennium Stadium" di Cardiff per la finale di Champions League. Il trionfo dei Blancos - 4-1 e secondo tempo senza storie - è lo specchio di due viaggi che sono a un diverso punto del proprio percorso.
Cristiano Ronaldo, 32 anni, esulta dopo uno dei due gol in finale.
Se l'anno scorso è sembrata una serata fortunata contro l'Atlético Madrid di Simeone, questa finale gallese ha definitivamente sdoganato Zinedine Zidane come abile maestro. Ha imparato dai migliori, è stato uno dei giocatori più forti degli ultimi vent'anni, è un ottimo gestore di uomini e ha una squadra fenomenale dalla sua. Questo è il Real che meglio combina quadratura e forza tecnica degli ultimi vent'anni.
La vittoria dei Blancos è stata costruita sulla prestazione-chiave di tre uomini: Dani Carvajal, che sta vivendo un grande momento di forma e ha di fatto distrutto Alex Sandro; Luka Modric, capace di equilibrare il tutto con grande sapienza; Casemiro, che non solo ha segnato il 2-1 che ha spezzato la gara, ma è stato ancora una volta il pezzo mancante del puzzle di Zidane, come a Milano un anno fa.
Qualcuno potrebbe dire che l'esclusione di Cristiano Ronaldo sia sorprendente. In realtà, non lo è. Anzi, il portoghese ha giocato la miglior finale delle ultime tre con il Real Madrid: a Lisbona segnò solo su rigore a gara finita e a Milano, nonostante il rigore decisivo messo alle spalle di Oblak, giocò da mezzo infortunato e non incise sull'andamento della gara.
A Cardiff, invece, le cose sono andate diversamente. Come qualcuno ha sottolineato nel pre-gara, il Ronaldo dell'ultimo anno non è più l'essere bionico che abbiamo conosciuto: ha fatto tanti gol anche in questa stagione, ma è stato messo a riposo quando serviva e ha partecipato di meno alla manovra di squadra, rendendo fondamentale la presenza di Benzema e Isco nell'undici iniziale. Eppure, doppietta e si parla già di quinto Pallone d'Oro.
La domanda per Zidane è semplice: cosa si può fare di meglio con questo Real Madrid, dopo aver vinto tutto quello che c'era da vincere? Qualcuno ha scherzato sul ritiro, ma forse al Real non c'è mai veramente fine alla grandezza. Questa squadra ha vinto tre delle ultime quattro Champions e nel 2015 è uscita per mano della Juventus, quando la squadra di Allegri giocò un grandissimo doppio confronto per eliminare Ancelotti e i suoi ragazzi.
La grandezza di Modric per chiudere la gara e ogni discorso sull'assegnazione della Champions.
Dopo aver giocato un buon primo tempo (direi addirittura superiore a un Real stranamente timido), una Juventus rinunciataria è tornata sul terreno di gioco dopo l'intervallo. Nessuno spunto, un colpo di testa di Alex Sandro a lato come massimo sforzo. A quel punto, la vittoria del Real non è diventata solo scontata, ma persino meritata, diventando esagerata nel punteggio.
I gol di Ronaldo, Casemiro e Marcos Asensio ci fanno chiedere da cosa ripartirà Massimiliano Allegri. Insieme a Jardim e Zidane, è stato probabilmente il miglior allenatore di quest'annata. Un trionfo in Champions ne avrebbe segnato per sempre la grandezza, ma siamo alla seconda finale persa in tre anni. E questa fa ancora più male, per un motivo preciso.
Il motivo sta nell'avversario e nel contesto: nel 2015, la Juventus arrivò quasi per miracolo alla finale di Berlino, salvo perdere con il super-Barcellona del primo anno di Luis Enrique. Nessuno si sarebbe aspettato di vederli vincitori, eppure la Juve andò sull'1-1 e sfiorò persino il vantaggio. Tutto diverso a Cardiff: è arrivata una reazione, poi è scomparsa tutta la squadra nella ripresa.
Ora da dove si può ripartire? Dallo stesso gruppo, che però avrà un anno in più. Barzagli è stato già centellinato quest'anno, per Buffon sarà l'ultima chance, mentre Chiellini, Marchisio, Dani Alves e Higuain non stanno diventando più giovani. In sintesi: questo gruppo può arrivare a Kiev nel maggio 2018, ma è molto più difficile.
L'impressione, però, è che manchi qualcosa in Champions: la Juventus ha giocato nove finali, perdendone sette. Ha consegnato la prima Champions ad Amburgo e Borussia Dortmund, ha perso due volte con il Real Madrid, con il Milan. Sembra esserci quasi una difficoltà ambientale nella rincorsa alla coppa dalle grandi orecchie. Lo sguardo malinconico di Buffon nella premiazione ci consegna un problema più grandi di quello tecnico.
Gianluigi Buffon, 39 anni, alla terza finale persa in Champions.
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