L'ultimo Mondiale. Come l'ultimo? Beh, l'ultimo che avrà un qualche senso. Dopo l'addio alla Confederations Cup, prepariamoci a salutare la Coppa del Mondo nel suo meglio. La forma simmetrica delle 32 squadre lascerà spazio a edizioni co-ospitate, all'aumento del 50% delle partecipanti e alla conseguente morte tecnica della competizione. Tuttavia, quello di Russia 2018 sarà un Mondiale eccitante: qui la prima parte della preview, con i gironi A, B e C.
Come ci eravamo lasciati? Con un gol decisivo ai supplementari.
Girone A -
Ci sono squadre peggiori della Russia a questo Mondiale. Ci sono stati (e ci saranno, già nel 2022) padroni di casa meno forti di questa Russia. Ma nessuna nazione ospitante ha visto una gap così inversamente proporzionale tra il tanto tempo per prepararsi a una competizione così importante e le potenzialità nelle preview pre-Mondiale.
La Russia vede in prodigi mai sbocciati e giocatori riciclati il proprio top. Già la Confederations Cup dell'anno scorso ha lasciato poche certezze al c.t., lo Stanislav Cherchesov che due Mondiali l'ha anche giocati ('94 e 2002) e che ha la percentuale più bassa di vittorie nella storia dei c.t. della Russia (26,3%!).
Tra l'insano obiettivo delle semifinali, la figuraccia di Euro 2016 e l'infortunio di Kokorin, persino il compito di passare il gruppo è a rischio.
Tra l'insano obiettivo delle semifinali, la figuraccia di Euro 2016 e l'infortunio di Kokorin, persino il compito di passare il gruppo è a rischio.
Quattro anni dopo il Mondiale 2014 (dove superò il girone di ferro, ma sbatté pesantemente contro la meravigliosa Colombia agli ottavi), l'Uruguay è all'ultimo giro di giostra per alcuni dei suoi giocatori più esperti. Gli stessi Cavani e Suárez saranno in Qatar nel 2022? Intanto, però, la testa del girone non sembra in dubbio.
Per altro, la fortuna per la Celeste è che dietro sta crescendo una generazione molto interessante di nuove leve: oltre al già conosciuto Giménez (23 anni, già quasi 40 presenze con la nazionale!), ci sono Torreira, Nández, Bentancur, Laxalt e Maxi Gómez, oltre agli esclusi come Valverde (perché?), Lemos e Gastón Pereiro.
La finale di Coppa d'Africa persa nel gennaio 2017 poteva sembrare l'antipasto di un boccone più amaro, invece... alla fine l'Egitto ce l'ha fatta: potendo contare su un Mohamed Salah in forma da Pallone d'Oro e su un'organizzazione tattica rigidissima (forse anche troppo), i Faraoni si preparano a giocare il terzo Mondiale della loro storia.
Lo faranno sempre in Europa, dopo i due disputati in Italia (nel '34 e nel '90): a guidarli ci sarà Héctor Cúper, che per una volta si è tolto una soddisfazione invece di perdere l'ennesimo treno. Lo stint in Egitto ha rivitalizzato la sua carriera; in più, Essam El Hadary - portiere e capitano - dovrebbe diventare il giocatore più vecchio a scendere in campo per la fase finale di un Mondiale (45 anni!).
Tra l'affare (mal riuscito) con la federazione spagnola e i tre diversi c.t. in un solo anno solare, c'è da dire che il ritorno dell'Arabia Saudita a un Mondiale - a 12 anni da Germania 2006 - è fonte di poca soddisfazione. Il rischio serio è quello di una figuraccia, anche perché ci sono dei profili interessanti, ma l'ambiente pare sfilacciato.
Giocatori come Al-Dawsari e Al-Muwallad - che avrebbero (e possono) ben figurare in Russia - sono arrivati in condizioni pessime a questo Mondiale. Al di là di come finirà quest'avventura, il calcio saudita dovrà guardarsi in faccia e mostrare più serietà. Lo sa anche il c.t. Juan Antonio Pizzi, che nove mesi fa ha giocato una finale di Confederations Cup sulla panchina del Cile.
Quando campare di rendita è possibile, se hai davanti Edinson Cavani e Luis Suárez, 31 anni.
Girone B - Spagna, Portogallo,
La Spagna si presenta senza pressioni, con un gruppo parzialmente rinnovato e diverse certezze per il futuro. Forse, tra le grandi, è quella che assieme alla Germania sta meglio dal punto di vista del ricambio generazionale. Certo, l'eliminazione nel girone al Mondiale 2014 e quella per mano dell'Italia agli ottavi di finale di Euro 2016 spingono affinché le Furie Rosse arrivino almeno nelle Top 4.
E possono farlo, visto che a centrocampo ci saranno l'ultimo Iniesta, (forse) gli ultmi Ramos, Piqué, e Silva, un de Gea in versione mostro e tanti, tantissimi potenziali campioni. Isco, Carvajal e Koke già lo sono, Asensio è in procinto di diventarlo e Odriozola e Vázquez potrebbero arrivarci. Ci si può persino permettere di lasciare a casa Marcos Alonso e Morata.
Il Portogallo arriva sereno a questo Mondiale 2018: il credito accumulato dopo Euro 2016 è ancora da spendere e in fondo non era nemmeno detto che i lusitani fossero a Russia 2018. Hanno passato tutto il girone di qualificazione dietro alla Svizzera, finendo per sorpassare gli elvetici proprio nell'ultima gara, allo scontro diretto.
Cristiano Ronaldo è (forse) all'ultimo Mondiale e anche diversi membri rappresentativi della nazionale - Quaresma, Pepe, Bruno Alves - sono all'ultimo giro. L'obiettivo alla portata è quello di passare il girone, per poi magari regalarsi un quarto di finale pescando un buon accoppiamento. Non c'è Rúben Neves ed è una (brutta) sorpresa.
Il Marocco ha già fatto un miracolo nell'esser qui. Ha eliminato la Costa d'Avorio, è tornato al Mondiale dopo vent'anni e ora spera solamente di fare bella figura, contando sulla propria solidità difensiva. Tutto grazie a Hervé Renard, che è uno che si merita - come riconoscimento alla carriera - la gioia di allenare a un Mondiale.
Trionfatore in due Coppe d'Africa con due diverse nazionali (Zambia 2012 e Costa d'Avorio 2015), Renard ha sostanzialmente già vinto, tanto da potersi permettere di lasciare a casa due come Zakaria Labyad e soprattutto Sofiane Boufal. Molto dipenderà dalla forma di Mehdi Benatia, apparso appannato nel finale di stagione.
Tra i tecnici che arrivano al Mondiale con un credito immenso, c'è di sicuro Carlos Queiroz. Anzi, vado oltre: l'ex assistente di Sir Alex Ferguson è forse uno dei 4-5 tecnici che tornerà dalla Russia comunque con la reputazione intaccata, perché l'Iran è al secondo Mondiale di fila (da miglior asiatica del lotto) ed è un risultato straordinario.
Il Team Melli ha reputazione di squadra solida: se lo era quattro anni fa (l'Argentina ha avuto la meglio solo grazie a una magia di Messi al 90'), figuriamoci ora. C'è anche una generazione di giocatori - Azmoun, Rezaeian, Hajsafi, Ansarifard, Jahanbakhsh, Ghoochannejhad - che sarà fondamentale per il futuro post-Russia.
Andres Iniesta, 34 anni, all'ultima recita con la Spagna.
Girone C - Francia,
La Francia deve necessariamente tirare fuori qualcosa da questo Mondiale. Non è nella situazione d'emergenza di Argentina e Brasile, ma in Russia arriverà un gruppo molto più maturo rispetto a quello che si è affacciato all'ultimo Mondiale. Le scelte sono andate nella direzione delle conferme, ma a leggere la lista degli assenti c'è un certo effetto.
Zouma, Kurzawa, Rabiot, Coman, Martial e Lacazette sono i principali, mentre tra i 23 ci sono poche sorprese: solo Benjamin Pavard è un'inclusione inaspettata, sebbene fosse stato già chiamato. Anche qui, l'obiettivo è la Top 4, perché la ferita della finale persa nell'Europeo di casa va cancellata in una qualche maniera. Se Deschamps non dovesse farcela, sarà addio? Zidane è libero...
Queiroz, Gómez, Löw... e poi? Quanti altri c.t. possono uscire da questo Mondiale con la propria reputazione intatta, al di là del risultato finale? Ricardo Gareca ci va molto vicino. Alla guida del Perù dal 2015, ha all'attivo un terzo posto nella Copa América 2015 e un'insperata qualificazione al Mondiale di Russia 2018.
Il ritorno della Blanquirroja alla fase finale di una Coppa del Mondo dopo 36 anni è un bellissimo evento, ma la nazionale peruviana è lì per andare avanti: il ritorno di Guerrero - che ha avuto finalmente il via libera dalla Fifa per disputare il Mondiale - è un altro motivo per spingere e provare a centrare gli ottavi. Sono dispiaciuto per le esclusioni di Benavente e Pizarro, che per motivi diversi avrebbero meritato la kermesse.
Attenzione ai danesi, attenzione alla squadra allenata da Åge Hareide, già autore di miracoli con il Malmö e il Molde. La Danimarca si è qualificata solo tramite gli spareggi, ma ha in squadra una quantità di talento impressionante, tanto che neanche l'infortunio di Bendtner diminuisce le loro potenzialità ai miei occhi.
I danesi hanno un "10" che vede e provvede, quel Cristian Eriksen che è cresciuto tanto dal 2010, quando giocò qualche scampolo in Sudafrica all'età di 18 anni. Poi ci sono tanti alla prima esperienza, che daranno tutto, come Kasper Schmeichel, Fischer, Delaney, Christiensen, Vestergaard e Dolberg. Nonostante l'hype per il Perù, li vedo come favoriti al secondo posto.
Gli unici due vincitori meritati di questa spedizione in Russia saranno un olandese e un samoano. L'olandese è Bert van Marwijk, che prima ha miracolosamente portato l'Arabia Saudita al Mondiale e poi si è stancato delle interferenze della federazione, decidendo di lasciare. Allenerà l'Australia e sarà comunque una ricompensa per il lavoro fatto.
Il samoano è Tim Cahill, che giocherà il suo quarto Mondiale (come Mark Milligan) e spera di segnare anche questa volta, sebbene il suo stint al Millwall sia stato tutt'altro che entusiasmante. La generazione che doveva crescere in Brasile nel 2014 è maturata, ha vinto la Coppa d'Asia, ma non è andata oltre. Ed è difficile che lo faccia questa volta.
La Francia spera di andare oltre il quarto di finale ottenuto all'ultimo Mondiale.
(continua domani...)
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