Già, perché la Viola ha una storia importante nel calcio italiano. Due volte campione d'Italia, con sei Coppe Italia ed una Supercoppa Italiana in bacheca, è una delle dodici squadre europee ad aver affrontato almeno una finale di ogni competizione europea per club (Champions League/Coppa dei Campioni, Coppa UEFA/Europa League, Coppa delle Coppe). La Fiorentina non conosceva un periodo così buio dalla fine dell'era Cecchi Gori: era il 2002 e la Fiorentina retrocedette sul campo, pur avendo Mancini in panchina e Adriano in campo. Una fine inimmaginabile per i tifosi viola, che però si ritrovarono nell'estate del 2002 a fare i conti anche con un altro problema: il fallimento. Infatti, Cecchi Gori lasciò una società retrocessa in B, ma anche enormemente indebitata. Non erano bastate le cessioni di Batistuta, Rui Costa e Toldo negli ultimi due anni a risanare il debito della società; incredibile pensarlo, dato che da quei trasferimenti la squadra di Firenze incassò in totale quasi 200 miliardi delle vecchie lire.
E così la Fiorentina dovette ricominciare da campi meno gloriosi, perdendo anche il titolo sportivo di Associazione Calcio Fiorentina, diventando così la Florentia Viola 1926, nome che mantenne per tutta la stagione 2002/2003. Quell'anno, infatti, la squadra si iscrisse alla C2, vincendola in campo con nomi come Christian Riganò e Angelo Di Livio. Il caso-Catania fece poi il resto, con la Viola magicamente riportata in B per "meriti sportivi". L'impresa più difficile fu la risalita dalla B, dato che quell'anno le squadre furono eccezionalmente 24 e le promozioni sei. La Fiorentina, ormai ridiventata tale grazie all'acquisizione del vecchio titolo sportivo, combatté per tutto il campionato, trovando la promozione solo allo spareggio contro il Perugia di Cosmi. L'aria di sofferenza non è poi cambiata una volta giunti in A: nonostante un buon mercato e nomi importanti sul campo (Chiellini, Miccoli, Maresca, Nakata, Bojinov, Pazzini), la Fiorentina si salva solo all'ultima giornata per una combinazione di risultati. Insomma, il lavoro dei Della Valle per riportare la gloria a Firenze sembra più lungo del previsto.
La vera svolta è arrivata con l'ingaggio di Cesare Prandelli, che si può definire a buon titolo la "persona giusta al momento giusto". Con lui, la Fiorentina diventa una delle squadre più forti del calcio italiano e conquista qualificazioni europee per quattro anni consecutivi, anche quando il fardello della penalizzazione di Calciopoli grava sui Viola. Tre quarti posti (di cui uno revocato) e un sesto (quello che, senza penalizzazione, sarebbe stato un terzo posto) sono la cartina di tornasole per Cesare Prandelli, amato dai fiorentini come pochi da quelle parti. Inoltre, sono arrivati anche tanti campioni, che hanno lasciato il segno sulla recente storia Viola: su tutti Frey, Toni, Montolivo, Gilardino e Mutu.
Cesare Prandelli, 55 anni, qui ai tempi allenatore della Fiorentina.
I problemi sono iniziati dall'estate del 2010, quando le strade di Prandelli e della Fiorentina si separano consensualmente. L'ultimo campionato del Cesare non è stato esaltante (undicesimo posto) ed i Della Valle decidono di guardarsi altrove, affidando la squadra a Sinisa Mihajlovic, che viene dal record di punti realizzato con il Catania. Alcuni senatori, però, sono ormai scarichi e si vivacchia per tutto l'anno, senza spunti o sprazzi; i vari Jovetic, Cerci, Llajic fanno intravedere buone cose, ma s'infortunano o non sono continui. Per quanto riguarda i vecchi dello spogliatoio, come Frey, Gamberini, Mutu e Marchionni, sembrano stanchi o senza motivazioni. Un ciclo sembra finito quando, nell'estate 2011, molti di loro vanno via. Eppure Mihajlovic rimane al suo posto, sebbene in città tutti siano convinti che non sia la migliore delle scelte.
L'inizio della stagione 2011/2012 dà ragione agli scettici: gli arrivi di Cassani, Kharja, Lazzari e Munari non rivitalizzano di certo l'ambiente e Mihajlovic viene esonerato all'11° di campionato. Al suo posto arriva Delio Rossi e si crea un po' di fiducia attorno all'ambiente. Del resto, il tecnico ex-Lazio è esperto in subentri e proprio da una sostituzione aveva creato il Palermo che sfiorò la qualificazione ai preliminari di Champions nel 2009/2010.
Il materiale c'è, l'allenatore pure. Ma l'andazzo non cambia per niente e così altri vanno via. Gilardino, autore fin lì di un campionato incolore, vola verso Genova, sponda rossoblu. E la sostituzione con Amauri non fa saltare certo di felicità i tifosi Viola. Così, nonostante Delio Rossi ci provi, la Fiorentina non riesce a cambiare marcia e, anzi, rischia ulteriormente, infilandosi definitivamente nella bagarre per non retrocedere. La sfida con il Lecce e con il Genoa a distanza è tosta e la Fiorentina sembra senza grosse speranze di ribaltare la situazione. I Viola ricordavano - per percorso - la Sampdoria 2010/2011, partita con altre ambizioni e poi retrocessa clamorosamente in Serie B.
Il cambio di marcia arriva quando meno i tifosi se l'aspettano. Ad inizio Aprile, dopo una serie di risultati negativi, la Fiorentina sbanca San Siro contro il Milan, vincendo 2-1 con gol decisivo di Amauri. A raccontarla così, pare uno scherzo. Ed invece è tutto vero, tanto che la Viola vince due settimane dopo anche a Roma contro i giallorossi, con identico risultato. Il pericolo B è definitivamente scampato quando la Fiorentina sbanca Lecce alla penultima giornata, con un gol di uno dei giocatori più talentuosi e, al tempo stesso, discussi della squadra fiorentina, Alessio Cerci. La ciliegina sulla torta (se così si può chiamare) di un anno tremendo è la rissa tra Delio Rossi e Adem Llajic nell'ultima di campionato casalinga contro il Novara già retrocessa. La Fiorentina gioca malissimo ed il Novara, già retrocesso, è avanti 2-0 al Franchi. Rossi toglie uno spento ed indisponente Llajic, che per tutta risposta lo applaude ironicamente. Rossi, probabilmente stanco di un anno in cui ne ha viste di tutte i colori, non ci vede più e prende a cazzotti il ragazzo, guadagnandosi tre mesi di squalifica e l'esonero immediato dalla squadra. Al di là dell'errore del tecnico, l'episodio fa capire l'atmosfera che serpeggiava l'anno scorso in quel di Firenze.
Stevan Jovetic, 22 anni, uno dei pochi a salvarsi nell'ultima annata.
Innanzitutto, ci si è liberati di Alessio Cerci. Troppo discusso il ragazzo, troppo discontinuo in campo, non ha inciso come avrebbe potuto (e dovuto): lo attende Ventura a braccia aperte, dato che lo ha avuto nella straordinaria avventura di Pisa, dove i toscani sono arrivati ai play-off da neo-promossi e Cerci è esploso nel calcio che conta.
Ma è sopratutto il capitolo arrivi a stupire: i Della Valle non hanno badato a spese e hanno costruito una squadra che, nella mediocrità del calcio italiano, può puntare in alto. In porta non c'è più Boruc, svincolatosi, ma non è stata data fiducia neanche a Neto, ormai oggetto misterioso più che portiere promettente. A difendere i pali della squadra Viola c'è un tifoso doc come Emiliano Viviano, arrivato dal Palermo e dichiaratosi sempre ed apertamente tifoso della squadra di Firenze. In difesa, si è passati ad una difesa a tre, composta dal giovane Nastasic, ma sopratutto da due nuovi acquisti. Gonzalo Rodriguez è l'ex capitano del Villareal, squadra che ha compiuto una parabola simile a quella della Fiorentina di Prandelli, arrivando in alto in Spagna ed in Europa. La sua esperienza può essere fondamentale per la retroguardia fiorentina; accanto a lui, Facundo Roncaglia, roccioso difensore argentino, arrivato a parametro zero dopo aver giocato per il Boca Juniors nella passata stagione.
A centrocampo c'è stata la vera rivoluzione, impostando una mediana a cinque giocatori, e si è preso il meglio del meglio. Innanzitutto Borja Valero, centrocampista preso dal Villareal per sette milioni di euro, capace di giocare come regista, centrocampista centrale e trequartista. Un tuttofare che però è in grado di fare bene entrambe le fasi: già in Italia mancano giocatori così, figuriamoci alla Fiorentina della passata annata.. sempre dalla squadra spagnola è giunto anche Matias Fernandez, per tre milioni e mezzo di euro. La zona di competenza del cileno è più avanti, sulla trequarti o come esterno d'attacco, ma può anche ricoprire il ruolo di interno di centrocampo.
Non poteva mancare anche un po' d'esperienza, che troviamo in David Pizarro, che ha lasciato Roma dopo sei ottime stagioni, in cui ha lasciato il segno nella Capitale. La sua regia, unita a quella di Borja Valero, rischia di lasciare orientati gli avversari: non si saprebbe chi imposta il gioco e, quindi, chi coprire a uomo..
Un altro ex romanista è arrivato poi a Firenze, prendendosi una responsabilità importante come quella del numero 10 viola. Parlo di Alberto Aquilani, alla terza chance italiana dopo Juventus e Milan. Diciamo che questa è la volta decisiva: o la va o la spacca. Perché non è stato molto convincente né con i rossoneri, né con i bianconeri. E non si è ancora capito se o quanto sia bravo, date le sue prestazioni ad intermittenza. Infine, Juan Cuadrado: l'esterno colombiano, altra scoperta degli osservatori dell'Udinese, è stato a Lecce in prestito nell'ultima stagione, stupendo molti per la corsa e la tecnica. L'Udinese l'ha poi - stranamente, aggiungerei - venduto alla Fiorentina in prestito con diritto di riscatto per cinque milioni di euro: se è in forma, rischia di devastare le difese. A questi acquisti, vanno aggiunti l'acquisto di Della Rocca e le conferme di Olivera, Lazzari e Cassani, che saranno utili come ricambi.
Infine, in attacco i botti devono ancora arrivare. La Fiorentina è sul mercato per cercare un attaccante, ma intanto è arrivato Mounir El Hamadoui. Attaccante marocchino che ha giocato nell'Ajax, doveva arrivare a Gennaio, ma a causa di un'ulteriore fidejussione bancaria richiesta dagli olandesi, l'affare saltò. Ora è arrivato per meno di un milione di euro ed è un 28enne di sicuro utilizzo. Bisognerà verificare anche se Llajic è definitivamente pronto oppure la sua ora non è ancora giunta per esplodere a certi livelli.
Gonzalo Rodriguez, 28 anni, e Borja Valero, 27: due super-acquisti.
A guidare questa possibile sorpresa ci sarà Vincenzo Montella. Il primo anno da allenatore è stato incoraggiante, a Catania è arrivato anche il record di punti. Ma il difficile in Serie A, si sa, è riconfermarsi. Perciò c'è una sfida dura che aspetta l'ex attaccante di Pomigliano d'Arco e, se la vincesse, questa riconferma potrebbe valere più di uno dei suoi gol da giocatore. Metteteci anche un'altra mossa di sicuro avvenire: i prestiti per i vari Salifu, Seculin, Acosty, Babacar e Di Carmine, che avranno così possibilità di giocare e non di marcire in panchina.
Detto tutto questo, alla Fiorentina sono rimasti due compiti: trattenere Jovetic e Nastasic da una fantastica offerta (50 milioni di euro) proveniente dal Manchester City e cercare un attaccante da affiancare al nuovo capitano della Fiorentina. Se si verificassero queste due condizioni, oltre alla riconferma di Montella come tecnico capace di stare in Serie A, la Fiorentina si candida. A cosa? Non saprei definirlo precisamente. Sicuramente a sorpresa della Serie A, sebbene - secondo me - vada aggiunto ancora qualcosa numericamente in difesa. Insomma, un posizionamento in Europa League non mi pare impossibile. Ma chissà.. io mi lancio in "rivelazione a livello europeo". Già, perché i Della Valle hanno speso tanto, ma sopratutto bene, abbassando il monte ingaggi e creando una squadra che, potenzialmente, può stare nelle prime cinque del nostro campionato per i prossimi tre anni. Vedremo se il tempo mi darà ragione o meno. I tifosi viola sperano di sì.
Vincenzo Montella, 38 anni, nuovo allenatore della Fiorentina: si confermerà?
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