Luiz Felipe Scolari, 64 anni, ai tempi dell'ultimo Mondiale vinto dal Brasile: era il 2002.
Mano Menezes, 50enne di Passo do Sobrado, era arrivato con le credenziali giuste: nonostante nessuna esperienza da calciatore, il tecnico brasiliano aveva portato il Gremio in finale di Copa Libertadores nel 2007. Grazie all'esperienza con i "Tricolor", Menezes venne preso al Corinthians, che l'allenatore riportò subito in Serie A, prima di fargli vincere anche un Campionato Paulista ed una Copa do Brasil. A quel punto, Ricardo Texeira - allora presidente della CBF - lo scelse per guidare il Brasile nel post-Dunga, dopo la delusione del Mondiale 2010. L'uscita ai quarti di finale con l'Olanda ed il poco gioco mostrato dalla squadra verde-oro preoccupava non poco i vertici della federazione, che così scelsero Menezes per guidare il team fino al Mondiale del 2014, da giocare in casa e da vincere.
La stampa si stupì nel vedere un allenatore da così poco sulla cresta dell'onda allenare la nazionale brasiliana. Purtroppo per Menezes, il suo gioco conservativo e poco d'attacco non si è mai adattato alle aspettative dei tifosi e della stessa federazione. Si può notare come, nonostante i risultati sotto la sua gestione siano in linea con quelli delle precedenti, il tecnico abbia fallito nelle occasioni chiave. Nelle sfide di cartello, il Brasile ha palesato molte difficoltà, perdendo contro Germania, Francia ed Argentina. Negli appuntamenti importanti, i verde-oro sono stati deludenti. Basti guardare la Copa America del 2011: con l'Argentina fuorigioco, il Brasile avrebbe dovuto fare meglio. Invece è arrivata una qualificazione ansimante nel girone (una vittoria e due pareggi) e l'eliminazione ai quarti contro il Paraguay, per altro battendo i rigori più brutti della storia del calcio. Il chiodo sulla "bara" sportiva di Menezes è stata l'Olimpiade di Londra: avevo detto, in Maggio, come l'Olimpiade fosse l'unico alloro che mancava al Brasile e come la Federazione lo bramasse ardentemente. Purtroppo, nonostante una squadra superiore alle altre, il Brasile ha perso la finale con il Messico e così anche l'oro olimpico è svanito. Troppo da sopportare. E le reazioni sono state di giubilo da parte di tutto il movimento. La frase più gettonata? "Ora abbiamo qualche speranza di vincere il Mondiale.."
Mano Menezes, 50 anni: il suo mandato biennale è stato fallimentare.
Ora si riparte da Luiz Felipe Scolari, non proprio un giovincello. Ma la CBF si sente perlomeno tranquilla nel dargli questo incarico, visto il Mondiale vinto in Giappone e Corea nel 2002. In quell'edizione, il Brasile poté contare sull'ultimo Ronaldo in forma strepitosa e su un collettivo che si conosceva, che era dotato di grandi fuoriclasse (Rivaldo, Cafu, un giovane Ronaldinho) più giocatori sorprendenti in quel mese (Kleberson). Per un attimo, è spuntato anche il nome di Guardiola, scartato poi perché - a parere della CBF - "è un allenatore da club, non da nazionale."
Non solo: il presidente della Federazione, José Maria Marin, ha annunciato anche il ritorno di Carlos Alberto Parreira, altro allenatore che ha vinto il Mondiale con il Brasile, nell'edizione del 1994. All'ex C.T. del Sudafrica sarà però dato un incarico diverso, quello di coordinatore del settore tecnico.
Insomma, due vincenti per tentare la scalata al Mondiale casalingo. Rivisitando la carriera di Felipão, si capisce come la scelta della CBF sia stata comprensibile: al di là del Mondiale vinto nel 2002, Scolari si è distinto sempre per una certa competenza nel fare il commissario tecnico.
Difatti, dopo aver portato Gremio e Palmeiras a vincere la Copa Libertadores, Scolari vinse il Mondiale nippocoreano e venne poi chiamato dal Portogallo. Grazie ad una quantità notevole di campioni ed al suo gioco pragmatico, i lusitani sfiorarono la vittoria nell'Europeo casalingo del 2004 per mano di una straordinaria Grecia. Al Mondiale del 2006, il Portogallo arrivò quarto, mentre agli Europei di due anni dopo il risultato furono i quarti di finale, in cui arrivò l'eliminazione da parte della Germania, poi vice-campione.
Da lì, la carriera di Scolari - ottima fino a quel momento - è precipitata. Durante l'Europeo del 2008, affermò che avrebbe firmato per il Chelsea di Abramovich. I risultati furono buoni ad inizio stagione, per poi calare vistosamente verso l'inverno: il suo 4-1-4-1 andava rivisto. Dopo una serie di pareggi e di sconfitte nei match-chiave, l'impaziente proprietario russo decise di liberarsi di Scolari.
Nel Giugno del 2009, il tecnico brasiliano ha firmato con l'F.C. Bunyodkor, squadra uzbeka; un contratto che lo rese il manager più pagato al mondo, valido per un anno e mezzo alla modica cifra di 13 milioni di euro a stagione. Per altro, in Uzbekistan ritrovò Rivaldo, che aveva allenato durante il Mondiale del 2002.
Vinto il campionato uzbeko del 2009, decise poi di rescindere il contratto con gli uzbeki, tornando in patria. Il Palmeiras lo rivolle e così allenò nuovamente gli "Alviverde" dopo 12 anni. I risultati sono stati altalenanti: vittoria in Copa do Brasil nel 2012, ma anche una serie di risultati pessimi in campionato, che hanno portato Scolari al licenziamento ed il Palmeiras alla retrocessione.
Adesso, Scolari ci riprova. C'è da augurargli che il suo ritorno in nazionale non sia come quello con il Palmeiras, altrimenti c'è il rischio di una delusione. Rimango convinto di una cosa: il Brasile ha le potenzialità ed i giocatori per vincere il Mondiale. Tutto sta nel trovare un po' di testa ed un gioco che sia adatto alle caratteristiche degli interpreti verde-oro. Il resto si vedrà: i brasiliani non vorrebbero rivivere quel pomeriggio del 16 Luglio 1950, quando un Maracanã riempito da 173mila anime vide la sconfitta del Brasile contro l'Uruguay, che consegnò la Coppa del Mondo a quest'ultimo. La disperazione fu tale che la Federazione decise per il cambio di maglia e vi furono suicidi per la vittoria mancata: speriamo di non rivedere certe scene nel prossimo Mondiale.
Scolari tenterà il bis mondiale: riuscirà a coniugare vittorie e bel gioco?
Nessun commento:
Posta un commento