12.4.14

L'Italia fatal.

Ve lo ricordate Edu Vargas? Massì, dai, quello che a Napoli non ha strusciato palla e che ha praticamente ha visto più panchina che campo. Bene. La conferma di quanto il calcio a volte sia strano è arrivata giovedì sera allo stadio Mestalla di Valencia: Edu Vargas, insieme a Paco Alcacer, ha trascinato il club alle semifinali di Europa League, ribaltando il passivo di 3-0 contro il Basilea e portando il Valencia al turno successivo. Chi l'avrebbe mai detto dopo aver visto giocare il ragazzo in quel di Napoli?

La tripletta all'AIK in Europa League, uno dei pochi sprazzi di Vargas a Napoli.

Eppure, non è il primo segnale di risveglio che Edu Vargas dà da quando se ne è andato dall'ombra del Vesuvio. Anzi, la sua carriera pare spezzarsi proprio nel passaggio a Napoli: prima e dopo l'anno in azzurro, il giocatore è uno di quelli che sa dare del "tu" al pallone e che colleziona successi. Chiunque s'intendesse un pochettino di calcio sudamericano, qualche anno fa lo pronosticava come il nuovo fenomeno. Con il suo Universidad de Chile, vinse la Copa Sudamericana nel 2011, da capocannoniere e MVP della manifestazione. Non solo: Vargas fu il calciatore cileno dell'anno e arrivò secondo come miglior giocatore sudamericano, dietro al solo Neymar.
A quel punto, molti club si fecero avanti per l'attaccante, ma nessuno ci andò pesante come il Napoli di Aurelio de Laurentiis: a quel tempo, i partenopei giocavano in Champions e il suo allenatore era Walter Mazzarri. Che non ha mai amato i giocatori come Vargas, veloci, rapidi, ma fisicamente inconsistenti. Non per nulla, la seconda punta di quel Napoli era Lavezzi, che era ben più preparato atleticamente e tatticamente del povero Edu Vargas. Presentazione in pompa magna e 14 milioni di euro spesi dal patron azzurro, che disse di lui: «Aiuterà la nostra squadra a crescere». La verità, invece, è stata un'altra: Vargas non ha inciso per nulla sulla vita calcistica del Napoli. Neanche quando il Pocho se ne andò a Parigi, col cileno relegato in panchina. In campo, poi, Mazzarri difficilmente gli ha dato la collocazione giusta: spesso il tecnico di San Vincenzo lo schierava prima punta, in un ruolo per nulla congeniale al cileno. Risultato? 28 presenze in un anno e tre gol, tutti nella stessa gara, quella di Europa League contro l'AIK Solna.
Chiaro, anche Vargas ci ha messo del suo, ma c'è un dato che fa riflettere: nelle 19 gare disputate in Serie A, Vargas non è mai (e sottolineo mai) partito dal primo minuto. Nonostante gli impegni pressanti e la necessità di far turn-over, Mazzarri non pensò mai di dar fiato ai vari Cavani, Pandev e Insigne. Il cileno, invece, figurava regolarmente in campo in Europa League, competizione che al Napoli non è mai interessata. Insomma, una riserva pagata 14 milioni di euro. A quel punto, Vargas ha allargato le braccia e se ne è andato: a gennaio 2013 saluta il Napoli e va in prestito annuale al Gremio. Segna nove gol in 37 partite: non tantissimi, ma almeno dimostra che qualcosa c'è nel suo repertorio calcistico. A Porto Alegre si fa notare e poi il Valencia l'ha nuovamente rilevato in prestito nell'inverno scorso. Una vetrina che è utile per la nazionale, dove Vargas è una delle star. Già, perché se in Serie A faticava, con il Cile l'attaccante segna. Eccome se segna: cinque reti nelle qualificazioni per il Mondiale di giugno, più una doppietta contro la Spagna e un gol contro Brasile. Mica male per chi non valeva neanche una comparsata dal primo minuto nei campi della nostra lega.

Nel Cile del C.T. Sampaoli, Vargas è una delle stelle: lo aspetta il Mondiale.

La ragione di questo insuccesso, chiaramente, non sta solo nell'integralismo del fu Mazzarri azzurro. A me pare molto semplice. C'è una categoria di calciatori che semplicemente non si integra nel calcio italiano. Gli esempi sono molteplici. Qualcuno si ricorda di Gaizka Mendieta, capitano del Valencia di Cuper che arrivò a due finali di Champions? La Lazio lo pagò 45 milioni di euro, una cifra che non sembrava una follia visto il rendimento all'epoca del basco. Invece, Mendieta in Italia fu un vero flop. Eppure, nell'anno di prestito al Barca e nelle stagioni di Middlesborough si è rivisto qualcosa di quello ammirato a Valencia. E che dire di Ricardo Oliveira? Arrivò al Milan nel 2006 come il successore di Shevchenko (etichetta pesante), dopo aver segnato tanti gol al Betis. Eppure qui non si distinse per un grande rendimento; anzi, venne impacchettato verso Saragozza. Dove retrocesse, ma segnò 18 gol e formò una straordinaria coppia d'attacco con Diego Milito. E potrei citarvi anche Julio Baptista, brevemente rinato al Malaga dopo gli attimi finali a Roma, che non sono stati proprio entusiasmanti.
Insomma, ci sono giocatori che semplicemente non si adattano al calcio nostrano, specie quelli che poi giocano bene in Liga. Vi ho fatto alcuni esempi, ma potrei farne altri. Mettiamoci anche Vargas è un buon giocatore (con margini di miglioramento), ma non un campione, e il quadro è completo. Ora Valencia lo ha accolto e lui sta contribuendo alla gloria di un club che in questo momento non se la passa bene. Ok, sono in semifinale di Europa League, ma in campionato il Valencia paga diciotto punti dal quarto posto - valido per la Champions - e otto dall'ultimo posto disponibile per l'Europa League. Calcolando che i Chotos sono già fuori dalla Copa del Rey, l'unico modo per rivederli in Europa sarà la vittoria in Europa League: difficile.
In quest'impresa, Edu Vargas sarà fondamentale. Ma il futuro del cileno è tutto da scrivere: lui non vuole tornare a Napoli, ma non si sa quanto il club spagnolo possa permettersi per il suo eventuale riscatto (che dovrebbe esser fissato sui dieci milioni di euro). Intanto, l'attaccante si diverte e spera di stupire ancora: deve fare di più in Liga, dove però ha giocato solo quattro partite per intero. Cinque gol e tre assist in 17 partite tra campionato ed Europa League; col Basilea, poi, è stato fondamentale. Si sono visti degli sprazzi di ciò che Vargas mostra in nazionale (che intanto lo aspetta per il Mondiale di giugno). Insomma, se non torna in Italia, il futuro sembra luminoso; specie se resterà in Spagna. L'Italia è stata fatale, a lui come altri.

Edu Vargas, 24 anni, decisivo giovedì: un gol e un assist fantastico.

Nessun commento:

Posta un commento