Pulis al Britannia Stadium: il luogo dei miracoli per il suo Stoke City.
In un calcio che si piega ai piedi dei Guardiola, dei Pellegrini e dei Rodgers - alcuni di questi allenano nella sua stessa lega - Tony Pulis se la gioca a modo suo. Palla lunga e pedalare? A lui piace da matti. E di questi tempi, non è facile ottenere risultati giocando alla vecchia maniera. Eppure Pulis è un lottatore, che non molla mai, nemmeno quando l'impresa sembra disperata o gli obiettivi irraggiungibili. Ex difensore che non ha mai giocato in prima divisione inglese, Pulis ha cominciato ad allenare nel lontano 1992, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.
Ricominciò da Bournemouth, dove aveva giocato l'ultima parte di carriera e dove aveva appena lasciato l'allenatore, un certo e allora sconosciuto Harry Redknapp. Pulis fa bene, così come a Gillingham per un quadriennio. Dopo brevi passaggi al Bristol City e al Portsmouth, nel 2002 Pulis arriva al Britannia Stadium: è il nuovo allenatore di quello Stoke City che sarà il club che più ha contraddistinto la sua carriera da manager. Con lui la squadra cresce gradualmente, ma fatica a lottare per la promozione dalla Championship alla Premier League. C'è poi lo spinoso rapporto con il proprietario, l'islandese Gunnar Gíslason, che incolpò il manager gallese di non aver sfruttato troppo il mercato estero.
Così, nel 2005, l'arrivederci tra Pulis e lo Stoke. Un anno interlocutorio al Plymouth Argyle, poi il ritorno nello Staffordshire per scrivere la storia. Non solo lui, anche Peter Coates - proprietario del club negli anni '90 - torna a gestire lo Stoke. Il duo porterà la squadra biancorossa nella storia: nel 2008, i Potters tornano in Premier dopo 23 anni. Il Britannia Stadium diventa famoso nella massima serie britannica per i decibel emessi: è di gran lunga l'impianto più rumoroso della lega. In cinque stagioni con lo Stoke, Pulis è un rullo compressore: sempre nella parte destra (ma alta) della classifica, salvezze tranquille e sempre comprese tra i 42 e i 47 punti. In più, qualche scalpo nobile per strada (Arsenal, Liverpool, Manchester City). Ma sopratutto la finale di F.A. Cup: pur perdendo contro il City di Mancini, lo Stoke si guadagna un anno in Europa League e una vetrina altrimenti impossibile senza l'esperienza di Pulis.
Ricominciò da Bournemouth, dove aveva giocato l'ultima parte di carriera e dove aveva appena lasciato l'allenatore, un certo e allora sconosciuto Harry Redknapp. Pulis fa bene, così come a Gillingham per un quadriennio. Dopo brevi passaggi al Bristol City e al Portsmouth, nel 2002 Pulis arriva al Britannia Stadium: è il nuovo allenatore di quello Stoke City che sarà il club che più ha contraddistinto la sua carriera da manager. Con lui la squadra cresce gradualmente, ma fatica a lottare per la promozione dalla Championship alla Premier League. C'è poi lo spinoso rapporto con il proprietario, l'islandese Gunnar Gíslason, che incolpò il manager gallese di non aver sfruttato troppo il mercato estero.
Così, nel 2005, l'arrivederci tra Pulis e lo Stoke. Un anno interlocutorio al Plymouth Argyle, poi il ritorno nello Staffordshire per scrivere la storia. Non solo lui, anche Peter Coates - proprietario del club negli anni '90 - torna a gestire lo Stoke. Il duo porterà la squadra biancorossa nella storia: nel 2008, i Potters tornano in Premier dopo 23 anni. Il Britannia Stadium diventa famoso nella massima serie britannica per i decibel emessi: è di gran lunga l'impianto più rumoroso della lega. In cinque stagioni con lo Stoke, Pulis è un rullo compressore: sempre nella parte destra (ma alta) della classifica, salvezze tranquille e sempre comprese tra i 42 e i 47 punti. In più, qualche scalpo nobile per strada (Arsenal, Liverpool, Manchester City). Ma sopratutto la finale di F.A. Cup: pur perdendo contro il City di Mancini, lo Stoke si guadagna un anno in Europa League e una vetrina altrimenti impossibile senza l'esperienza di Pulis.
Quando nel maggio 2013 il tecnico saluta lo Stoke, c'è grande commozione. Eppure il manager gallese non ha voglia di ripartire subito e rimane fermo. A lui piacciono le imprese difficili. E allora quale miglior impresa del salvare il Crystal Palace, che sembrava spacciato? Promosso ai play-off, il club londinese era di gran lunga il più debole della Premier League quest'anno. E l'avvio con Ian Holloway non è stato dei migliori: tre punti in otto partite di campionato. Quando anche l'interim di Keith Millen è stato accantonato, si è puntato su Tony Pulis da novembre scorso. Arrivato a Londra, il nuovo manager è stato molto schietto: «Tutti pensano che retrocederemo: sarà bello provare che la gente si sbaglia. E' difficile scalare le montagne, ma è anche bello farlo e io sono bravo».
Uno dei tanti memes sul rough football di Tony Pulis in Premier League.
Già, perché Pulis porta con sé un singolare record: non è mai retrocesso nella sua ventennale carriera. Mai. Delle volte non ha centrato gli obiettivi che si poneva, ma retrocesso mai. E non si è smentito neanche a Selhurst Park: quando era arrivato, il Palace era ultimo e sembrava spacciato. Invece, in cinque mesi, tutto è cambiato. Il manager gallese ha portato a casa ben 31 punti in 22 gare e nelle ultime quattro partite ha ottenuto altrettanti successi. Tra questi, si è portato a casa lo scalpo del Chelsea di Mourinho e ha vinto sul campo dell'Everton di Martinez, in piena corsa per un posto in Champions. Mica male per chi a novembre era senza speranze.
Per altro, il segreto del gioco di Pulis è in un calcio fatto di contrasti, palle lunghe e sponde. Un gioco già perfezionato allo Stoke City, ma rimesso in pratica con il Crystal Palace. Non per nulla, i londinesi sono la squadra che in Premier ha la più bassa percentuale di passaggi riusciti; sono anche la compagine che fa i passaggi più lunghi in media (21 metri). Insomma, non si parla di tiki-taka. Tuttavia, la difesa del Palace è la sesta migliore della Premier League in stagione. Ma se considerassimo il rendimento della retroguardia dall'arrivo di Pulis, dovremmo spellarci le mani: 20 reti subite in 22 gare. E le Eagles sono anche coloro che - di gran lunga - hanno effettuato più azioni difensive tra tackles, spazzate e tiri bloccati. Ottimo per una squadra che deve salvarsi.
Anche il mercato ha fatto il suo. A differenza del primo passaggio a Stoke-on-Trent, Pulis ha fatto tre acquisti chiave sul finire del mercato invernale. Sono arrivati il centrale Scott Dann dal Blackburn Rovers, il centrocampista Joe Ledley dal Celtic e l'ala Jason Puncheon dal Southampton. Sarebbe anche arrivato l'ottimo Tom Ince da Blackpool, ma finora non c'è stato molto bisogno di utilizzarlo. Le mosse giuste, visti i risultati. Specie Puncheon, che ha segnato gol pesanti: reti da tre punti contro Aston Villa, Stoke e Hull City, grande prova contro il Cardiff, un gol e un assist l'altro ieri al Goodison Park. E anche grazie a lui, persino lo stesso Pulis ormai se la sente di dirlo: «Siamo salvi. Questo è un gruppo fantastico, abbiamo evitato la retrocessione in Championship». E se anche lui - Mr. No Relegation - si lascia andare a certe dichiarazioni, il Palace e i suoi tifosi possono dormire sonni tranquilli. Grazie al mago delle salvezze.
Per altro, il segreto del gioco di Pulis è in un calcio fatto di contrasti, palle lunghe e sponde. Un gioco già perfezionato allo Stoke City, ma rimesso in pratica con il Crystal Palace. Non per nulla, i londinesi sono la squadra che in Premier ha la più bassa percentuale di passaggi riusciti; sono anche la compagine che fa i passaggi più lunghi in media (21 metri). Insomma, non si parla di tiki-taka. Tuttavia, la difesa del Palace è la sesta migliore della Premier League in stagione. Ma se considerassimo il rendimento della retroguardia dall'arrivo di Pulis, dovremmo spellarci le mani: 20 reti subite in 22 gare. E le Eagles sono anche coloro che - di gran lunga - hanno effettuato più azioni difensive tra tackles, spazzate e tiri bloccati. Ottimo per una squadra che deve salvarsi.
Anche il mercato ha fatto il suo. A differenza del primo passaggio a Stoke-on-Trent, Pulis ha fatto tre acquisti chiave sul finire del mercato invernale. Sono arrivati il centrale Scott Dann dal Blackburn Rovers, il centrocampista Joe Ledley dal Celtic e l'ala Jason Puncheon dal Southampton. Sarebbe anche arrivato l'ottimo Tom Ince da Blackpool, ma finora non c'è stato molto bisogno di utilizzarlo. Le mosse giuste, visti i risultati. Specie Puncheon, che ha segnato gol pesanti: reti da tre punti contro Aston Villa, Stoke e Hull City, grande prova contro il Cardiff, un gol e un assist l'altro ieri al Goodison Park. E anche grazie a lui, persino lo stesso Pulis ormai se la sente di dirlo: «Siamo salvi. Questo è un gruppo fantastico, abbiamo evitato la retrocessione in Championship». E se anche lui - Mr. No Relegation - si lascia andare a certe dichiarazioni, il Palace e i suoi tifosi possono dormire sonni tranquilli. Grazie al mago delle salvezze.
Tony Pulis, 56 anni, è Mr. No Relegation: clamorosa la salvezza con il Crystal Palace.
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