Prandelli al Mondiale brasiliano: quattro anni da ct dell'Italia.
Quando ha lasciato la nazionale a giugno, forse il Cesare italiano si aspettava qualcos'altro. Qualche merito, lungo la sua carriera, gli va anche dato. Prandelli ha fatto tanta gavetta tra prima squadra e giovanili dell'Atalanta. Poi i passaggi a Lecce, Verona (sponda Hellas), Venezia, fino ad arrivare a Parma. Lì crea la coppia Mutu-Adriano e regala al calcio italiano Alberto Gilardino. Arriva la Roma, ma la malattia della moglie gli fa lasciare i giallorossi dopo poche settimane. Quando nel 2005 riabbraccia il calcio con la Fiorentina, Prandelli alza il suo livello di credibilità: bel gioco, alta classifica e tanta Europa. Tra cui una semifinale di Coppa Uefa persa ai rigori.
La capacità di portare la Viola dalla quasi retrocessione alla Champions è il motivo per cui la Figc lo ha scelto come l'uomo per ricostruire dopo il disastro del Mondiale sudafricano di quattro anni fa. Una scelta giusta e un compito ingrato, al quale secondo me Prandelli ha adempiuto benissimo nei primi due anni. Ha dato fiducia a una coppia di pazzi come Cassano e Balotelli; in cambio, ha creato un gruppo e ha centrato una finale di un Europeo. Forse a quel punto qualche integrazione immediata sarebbe servita, ma Prandelli ha deciso di fidarsi dei suoi uomini e l'avventura di sei mesi fa in Brasile è stata la certificazione di come quel gruppo sia fallito. L'Italia di Prandelli nel biennio tra Euro 2012 e il Mondiale 2014 ha subito la stessa sindrome dell'Inter immediata post-triplete: c'era bisogno di cambiare qualcosa, ma non lo si è fatto. E le conseguenze sono arrivate solo dopo, come una valanga.
Dopo la delusione mondiale, Prandelli è ripartito dalla Turchia nel giro di dieci giorni. Il 24 giugno si è dimesso da ct azzurro dopo Italia-Uruguay, valsa l'eliminazione dalla Coppa del Mondo, e ha parlato di "progetto tecnico fallito". Poi il 3 luglio scorso ha firmato a inizio luglio con il Galatasaray un contratto da due milioni e mezzo di euro all'anno, che era appena stato lasciato da un altro tecnico italiano (Roberto Mancini). Tuttavia, le cose non stanno andando bene alla Türk Telekom Arena. Il Galatasaray non è in testa al campionato come molti si aspettavano, anzi ha subito un paio di pesanti sconfitte in trasferta. Inoltre, i rapporti con la proprietà non sono proprio idilliaci.
Tuttavia la goccia che farà traboccare il vaso è il rendimento in Champions: la sconfitta di ieri sera contro l'Anderlecht - un 2-0 senza repliche - estromette il Galatasaray da qualsiasi competizione europea. Un punto, nessuna vittoria, 15 reti subiti in cinque gare. E un dato statistico interessante: ieri la squadra turca ha concesso ai belgi la possibilità di vincere la loro seconda gara casalinga nei gironi di Champions... negli ultimi 12 anni! Se sommata al 3-0 interno subito sabato dal Trabzonspor, l'esonero è servito.
Ora il Galatasaray vedrà cosa fare. L'economia in Turchia non è florida come due anni fa, quando nell'inverno 2013 arrivarono sia Didier Drogba dalla Cina che Wesley Sneijder da Milano (qui l'articolo). Basti guardare al mercato di quest'estate, quando gli acquisti più pubblicizzati sono stati Dzemaili e Pandev dal Napoli nell'ultimo giorno di trasferimenti. Che, per altro, si stanno rivelando dei fallimenti, visto il loro rendimento deficitario.
Dal canto suo, Prandelli sta dimostrando grosse difficoltà nel gestire i gruppi che egli decide di creare. Pensiamo a Euro 2012: in quel caso, il progetto è stato quello di affidarsi totalmente e nuovamente ad Antonio Cassano, demiurgo di quella nazionale dal punto di vista tecnico. Assieme a lui, lo scalmanato Mario Balotelli, sul quale Prandelli ha lavorato alacremente. Se i primi due anni da ct hanno visto il centravanti poco prolifico, dopo Euro 2012 Super Mario si è sfogato: 12 reti in due anni, tra le quali alcune decisive. Tuttavia, questo non è bastato a confermare quanto di buono fatto vedere all'Europeo. Quando l'appuntamento della Coppa del Mondo si è avvicinato, il gruppo sembrava sfilacciato. Troppe tensioni, sfogate anche al termine del Mondiale dopo l'eliminazione, tra richiami interni e frasi sibilline.
Quasi lo stesso è capitato a Istanbul, se è vero che i supporters del Galatasaray avrebbero preferito evitare un altro allenatore italiano alla guida del club giallorosso. La piazza sta diventando intollerante alla gestione straniera: nelle ultime dieci stagioni, ci sono stati sette tecnici stranieri. L'unico in grado di vincere qualcosa è stato Eric Gerets, mentre gli altri hanno fallito. C'è addirittura a chi manca Fatih Terim, che almeno ha portato a casa qualche risultato (due campionati e i quarti di finale in Champions).
Inoltre, si è verificato anche un problema tecnico: la decisione di Prandelli di giocare con il 3-5-2 non ha aiutato il Galatasaray, non abituato alla difesa a tre. Uno schieramento che è stato distrutto in Europa sia dall'Arsenal (4-1) che dal Dortmund (4-0 e 4-1). La mancanza di comunicazione con il gruppo ha fatto il resto: secondo quanto riportato da alcuni, il buon Cesare parlerebbe ai giocatori solo in italiano. Non un gran modo di farsi intendere. Lui ha provato a giustificare le sconfitte europee: «Per noi l'obiettivo è il campionato». Una scusa che non è bastata: l'esonero è già pronto. Goodbye, Istanbul.
Cesare Prandelli, 57 anni, in crisi con il suo Galatasaray.
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