Timor Est ha superato la Mongolia con un 5-1 totale.
Cominciamo dalla squadra di Timor Est, che ha eliminato la più titolata (ma in questo momento disastrata) Mongolia: dopo il 4-1 casalingo dell'andata davanti a 9000 spettatori, oggi è arrivato anche l'1-0 in trasferta nel freddo glaciale di Ulan-Bator. Un passaggio del turno senza storia. Anzi, azzarderei che O Sol Nascente è stata la squadra più convincente di questo primo turno di qualificazioni. E chissà che i ragazzi di Timor Est non ci sorprendano ancora lungo la strada per questo Mondiale 2018.
Il ranking Fifa di Timor Est segna numero 185, ma è possibile che - con il risultato di questa settimana - si superi anche il miglior risultato della sua breve storia: finora la nazionale rossonera non era mai salita sopra il numero 182. L'ultima volta è stata nell'ottobre scorso, ma ora si sogna di entrare magari nelle prime 180 al mondo.
Timor Est si è unito alla Fifa dal settembre 2005. Del resto, il paese - ex colonia portoghese - ha acquisito l'indipendenza dall'Indonesia solo nel 2000, dopo una dura battaglia contro il governo di Giacarta. La prima vittoria ufficiale è arrivata solo nel settembre 2012, in un 5-1 rifilato alla Cambogia in amichevole. Questo doppio successo contro la Mongolia rappresenta anche l'inizio della prima campagna di qualificazione alla Coppa d'Asia dopo un decennio.
Molti dei giocatori che compongono la squadra militano in patria, ma alcuni sono sparsi per l'Asia (Thailandia, Singapore, Emirati Arabi). E c'è chi - come Jairo Neto - è riuscito persino ad arrivare in Europa, seppur nei dilettanti portoghesi. Timor Est ha passato questo turno senza il suo bomber migliore, quel Murilo de Almeida che milita in Giappone con la maglia dell'Oita Trinita. Il capitano Anggisu Barbosa è un ragazzo di appena 22 anni, mentre il tecnico è Fabio Joaquim, subentrato ad Alfredo Esteves dopo il match d'andata.
E pensare che nel marzo 2010 la federazione di Timor Est aveva convinto l'ex campione del Mondo di Brasile '70 Clodoaldo a lavorare per tre anni con la squadra; poi l'affare saltò. Curiosità: fino a qualche giorno fa, per motivi oscuri alla mia comprensione, sulla pagina Wikipedia in lingua inglese della nazionale di Timor Est il ct era Davide Ballardini. Dubito che il Balla si sarebbe mai cacciato in un'avventura del genere (sebbene di imprese impossibili se ne intenda: leggi Cagliari 07-08), ma è stato divertente notare le stranezze del mondo di Internet applicate al calcio più lontano.
Diversa e forse più affascinante è la storia di Bhutan. L'avversario era meno proibitivo, ma i Druk Eleven si sono sbarazzati dello Sri Lanka da ultima classificata del ranking Fifa: 1-0 in trasferta all'andata, 2-1 casalingo oggi. Impressionante il numero di presenze allo stadio per la gara di ritorno: 15 mila persone per spingere il Bhutan al secondo turno. Per metterla in prospettiva, è stata l'audience più grande delle 12 gare del primo turno. C'era più gente a seguire il Bhutan che per incitare l'India nell'impegno casalingo contro il Nepal.
Una crescita sorprendente, che però è stata meticolosa e pianificata. A fine gara, il ct dello Sri Lanka Kavazović ha ammesso: «Non mi aspettavo fossero migliorati così tanto». In effetti il Bhutan ha schierato per queste due gare una squadra molto giovane: l'età-media della compagine è molto bassa e c'erano addirittura due classe '98 convocati per il doppio impegno mondiale. Una scelta giusta, visto che in una settimana il Bhutan ha vinto gli stessi match (2) che aveva vinto nelle precedenti 58 partite della sua breve storia.
L'ex ct Ohara si era lamentato del fatto che molti ragazzi, dopo la scuola, abbandonassero il calcio; la stessa bandiera Yeshey Dorji aveva lasciato la nazionale perché «non posso vivere solo di calcio». La federazione bhutanese si è quindi adoperata e ha risolto il problema, offrendo 10 mila ngultrum del Bhutan ai 18 selezionati per questo doppio impegno, affinché i giocatori potessero effettivamente vivere solo di calcio.
Iscritta alla Fifa dal 2000 e all'Afc dal 1993, la nazionale oggi siede all'ultimo posto del ranking. Forse anche per questo, il successo di Bhutan è clamoroso. Anche perché i ragazzi del ct Chokey Nima - giocatore della nazionale per 12 anni, succeduto quest'anno al giapponese Ohara - hanno dominato. Tra di essi, gran prova di Chencho Gyeltshen, attaccante dei Druk Eleven e ora al Burinam United. Un salto importante, visto che i thailandesi giocano nella Champions League asiatica. Gyeltshen ha segnato una doppietta nella vittoria al ritorno e viene chiamato "il Cristiano Ronaldo bhutanese", segno che certi vizi ci sono a ogni latitudine.
Il Bhutan è stato raccontato diverse volte nel cinema. Viene il mente il bellissimo documentario di Thomas Balmès Happiness, che racconta della diffusione della tv nel paese per volere del longevo re del Bhutan, Jigme Singye Wangchuck, e di come essa cambierà la vita dell'ultimo villaggio raggiunto dal piccolo schermo. Ma ancora più interessante è The Other Final: anch'esso documentario, il lavoro del 2002 a cura di Johan Kramer e Matthijs de Jongh (sopra c'è il video YouTube in inglese) racconta la partita di quell'anno tra Bhutan e Montserrat.
Giocata a Thimphu, la gara vedeva in campo le ultime due nazioni del ranking Fifa, con i caraibici a chiudere la classifica. Il titolo non è un caso, perché la partita si gioca nello stesso giorno della finale Mondiale del 2002 tra Brasile e Germania, ovvero il 30 giugno. All'inizio il match sembra difficile da organizzare, ma col tempo l'idea prende corpo. Davanti a 15 mila spettatori e a 2500 metri di altezza, la gara si conclude 4-0 per il Bhutan, che vince il suo primo match (seppur in amichevole).
È strano come la storia si sia capovolta in 13 anni. Il ct Nima ha detto qualche tempo fa: «Possiamo fare la storia del calcio bhutanese se lavoriamo insieme». Un primo passo è stato fatto, ma la strada per Mosca è ancora lunga.
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