11.10.12

Magie e cadute.

E' un simulatore, un pagliaccio, un razzista. Sono solo alcune delle critiche che sono state rivolte a Luis Suarez, talentuoso e contraddittorio attaccante del Liverpool e della nazionale uruguaiana. La sua reputazione calcistica è ottima, visto il suo enorme bagaglio tecnico; ma la sua carriera, macchiata già da alcuni episodi, ha aggiunto un nuovo capitolo negativo alla lista. Nel match dell'ultimo turno di Premier tra i Reds e lo Stoke City, Suarez ha avuto l'ennesima caduta di stile (e non solo). Minuto 73 della partita incriminata: Suarez passa un avversario in area di rigore, converge verso il centro e poi simula clamorosamente una caduta forzata. Dopo aver subito quello che sembra una spinta d'aria, l'attaccante rimane per terra, in attesa di un fischio che non arriva. Qualche fischio in effetti è arrivato: i tifosi dello Stoke, come molti in Inghilterra, lo hanno poi preso di mira; Tony Pulis, tecnico della squadra ospite, ne ha richiesto la squalifica, in aggiunta ad una forte multa. Insomma, la vita per Suarez - dal punto di vista degli episodi simbolici - è dura in quel di Liverpool. Ma il profilo del giocatore avrebbe dovuto far riflettere, dato che non sarà né il primo, né l'ultimo episodio.


Luis Suarez è uno dei calciatori più interessanti dell'intero panorama calcistico mondiale. Nato a Salto (dove nasce anche Cavani) il 24 Gennaio 1987, l'uruguaiano cresce nel Nacional, mostrando le sue doti già a 19 anni, con 12 gol. I talent-scout del Groningen erano in Uruguay per visionare un altro giocatore, ma alla fine prendono Suarez, a soli 800mila euro. L'acquisto avviene nonostante "El Pistolero" abbia la fama di piantagrane, con alcuni episodi già avvenuti al Nacional. Uno su tutti: una testata all'arbitro durante una partita delle giovanili.
Arrivato a Groningen, Suarez ha delle difficoltà durante i primi tempi in Olanda, a causa della nuova lingua e del nuovo tipo di calcio che deve affrontare. Ma quando l'uruguaiano si adatta, egli riesce a trovare più spazio in squadra e conclude la stagione alla grande: esordio in Europa e 17 gol in 35 presenze. Non male per essere al primo anno. L'Ajax nota il suo potenziale e così decide di offrire 3,5 mln. di euro; il club biancoverde rifiuta e Suarez porta il caso alla Federazione olandese per facilitare l'accordo con i lancieri. La causa gli si ritorce contro, ma il club di Amsterdam viene incontro al Groningen, alzando l'offerta e comprando Suarez per 7,5 mln. di euro. Insieme alla maglia dell'Ajax, arriva anche la nazionale, della quale Luisito diventa un titolare.
Nei primi due anni ad Amsterdam, il club non vince il campionato, ma Suarez dimostra di avere il potenziale per arrivare più in alto. A confermarlo vi sono i 50 gol ed i 20 assist in questi due campionati. Quando arriva Martin Jol all'Ajax, Suarez diventa capitano e replica le 50 reti segnate.. ma in una sola stagione, in tutte le competizioni disputate nel 2009/2010; inoltre, il capitano dei "lancieri" viene nominato miglior calciatore dell'Eredivisie. La consacrazione definitiva arriva nel Mondiale di quell'anno, dove l'Uruguay giunge quarto e l'attaccante segna tre gol; ma anche in quest'occasione, Suarez si fa riconoscere. Il numero 9, infatti, salva con le mani il gol-sconfitta nei supplementari del quarto di finale contro il Ghana; quando poi Gyan Asamoah sbaglia il rigore che porterebbe gli africani alle semifinali, l'attaccante si auto-definisce un "eroe". Insomma, certi episodi capitano ovunque vada.

Suarez con la maglia dell'Ajax: capitano e più di 100 gol con i "lancieri".

Dopo aver raggiunto i 100 gol con la maglia dell'Ajax nella fine del 2010, Suarez si rende protagonista di un altra bravata: durante una partita contro il PSV nel Novembre di quell'anno, "El Pistolero" morde Bakkal sulla spalla. E' l'ultimo capriccio con la maglia della squadra di Amsterdam, dato che viene squalificato sette giornate e, nel frattempo, il Liverpool lo acquista nel mercato invernale per 26 milioni di euro.
Nei primi sei mesi, le cose vanno bene: Suarez prende il numero 7, leggendario dalle parti di Anfield (lo hanno vestito giocatori come Dalglish e Keegan), ma l'uruguaiano non sente la pressione. Anzi, sotto la guida dello stesso Kenny Dalglish, aiuta il Liverpool, che recupera dal 12° posto di Gennaio al 6° finale. Per continuare uno splendido 2011, Suarez vince anche la Copa America quell'estate con la sua nazionale e giungerà quinto nella classifica di fine anno del Pallone d'Oro.
Ma la stagione successiva sarà forse la peggiore degli ultimi anni della sua breve, ma già fulgida carriera; per carità, 17 gol in 39 partite sono una buona media, ma sono gli episodi extra-calcistici a rovinargli definitivamente la reputazione. Il 15 Ottobre 2011, nel match casalingo contro i rivali del Manchester United,   Suarez insulta in maniera razzista il suo collega ed avversario Patrice Evra, terzino dei Red Devils. Dopo tante chiacchere, le smentite di rito ed un'indagine approfondita della Football Association, l'attaccante del Liverpool viene squalificato per otto turni e multato per quasi 50mila euro. E nonostante il club lo supporti, in realtà il Liverpool deciderà di non fare ricorso. Sarà una condanna: ogni tifoso inglese, non abituato a questi episodi e vedendo il proprio calcio infangato da questo caso, fischierà sonoramente Suarez ad ogni visita lontana da Anfield.
La vicenda è comunque lontana dalla fine: l'11 Febbraio 2012 c'è la sfida di ritorno fra le due squadre, stavolta a Manchester. Sotto gli occhi di un Old Trafford incredulo, Suarez rifiuta di stringere la mano ad Evra, causando un altro incidente diplomatico. Ci vuole poco perché anche Dalglish finisca nella bufera, affermando di non aver visto nulla di anomalo nell'episodio; il club e lo sponsor tecnico, in seguito, costringeranno i due a delle scuse pubbliche, vista la reazione inferocita dei media inglesi.

Patrice Evra, 31 anni, contro Suarez. un caso che ha attirato molta attenzione.

E adesso, si ricomincia. E' bastata una caduta in area a scatenare il putiferio intorno all'uruguaiano. Che, comunque, se la vive benissimo, dichiarando che - testuali parole - "li lascerà parlare" e che ognuno dovrebbe pensare alla propria squadra. Insomma, il ragazzo di Salto non sembra possa cambiare, neanche dopo tutti gli episodi che sono accaduti; non vi sono squalifiche, multe o minacce che lo faranno rinsavire.
Suarez fa parte di quella categoria di giocatori che sono contraddittori e, a volte, anche fastidiosi, ma che sul campo ti fanno sognare; insomma, o li ami o li odi. Cassano e Balotelli sono due ottimi rappresentanti italiani di questa categoria. L'attaccante del Liverpool sarà una stella e lo rimarrà, ma non sarà mai un vero campione, se non impara a moderarsi: le sue magie potrebbero essere offuscate dalle sue cadute. Sopratutto se queste saranno di stile.

Anche gioie sportive per Luisito: qui con la Copa America, conquistata l'anno scorso.

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