Una ricerca lunga quanto infruttuosa: la Juventus si è adoperata tutta l'estate per cercare un giocatore che potesse dare un "plus" alla squadra, il famoso top-player che era sulla bocca di tutti. Vari i nomi menzionati, ma la scelta finale sembra tutt'altro che prestigiosa: Nicklas Bendtner, mestierante della Premier League. Ma i tifosi della Juventus si stanno comunque godendo una squadra fantastica e forse il top-player c'è già: solo che si chiama Claudio Marchisio.
Il centrocampista ha segnato parecchi gol nella sua carriera e siamo sicuri che continuerà a dimostrare una buona precisione sotto rete. Al di là dei giocatori già famosi (Pirlo, Buffon, Chiellini), però, viene da farsi una domanda: che sia lui il vero plus di questa Juventus? Attenzione quando si pone questa domanda.
I top-player di questa Serie A mediocre non sono più i Batistuta, i Vieri, gli Inzaghi o i Totti. Oggi la risposta a questa definizione calcistica la troviamo nei nomi di Cavani, Jovetic o Hernanes. Fra tutti questi, però, Marchisio sembra uno di quelli che non avrebbe sfigurato affatto neanche nell'epoca delle "sette sorelle", quando l'Italia dei club vinceva moltissimo.
Classe '86 e nato a Torino, Marchisio è uno made in Juventus. Perché è nato sotto la Mole, all'interno di una famiglia juventina fino al midollo ed è cresciuto nei settori giovanili del club. Ha solo sette anni quando conosce per la prima volta cosa rappresenta questo club, mentre Lippi sta per iniziare l'era gloriosa e controversa delle vittorie e della Triade.
Il centrocampista non si separa mai dal suo club e cresce bene, venendo persino convocato da Capello nella stagione 2005/06. Non scende mai in campo, ma è un inizio. Se con Capello conosce il Delle Alpi, con Deschamps - in cadetteria - diventa un protagonista dell'Olimpico: colleziona 25 presenze nel suo primo anno da pro e contribuisce al ritorno in A della Vecchia Signora.
La Juventus, per non pregiudicarne la crescita, lo presta all'Empoli con Giovinco: la sua stagione è positiva e, nonostante la retrocessione dei toscani, Marchisio accumula ulteriore esperienza. Così, il Principino torna alla Juve per non uscirne mai più. Gioca con personalità e si fa strada il paragone con Marco Tardelli, indimenticato idolo bianconero.
La verità è che Marchisio sembra poter diventare ancora più forte. La prima stagione di Serie A con la squadra di Torino è positiva e, nell'estate del 2009, arriva la prima ricompensa: l'allora c.t. Lippi lo chiama in nazionale per l'amichevole contro la Svizzera. Come successo nella Juve, Marchisio entra nel giro dell'Italia maggiore per non lasciarla mai.
Il suo gol contro l'Inter nel derby d'Italia del dicembre 2009 è la prima svolta della sua carriera. Non solo una rete decisiva, ma bellissima, che rimane nella mente dei tifosi e fa pensare che Marchisio non possa essere considerato solo un ottimo giocatore, ma un vero e proprio idolo della curva, una prosecuzione della grande dinastia di giocatori che hanno scritto la storia della Juventus.
L'incredibile stagione di Claudio Marchisio fin qui.
La seconda stagione di Marchisio con la maglia della Juve si trasforma in un trionfo quando Lippi, in vista dei Mondiali del 2010, decide di portarlo in Sudafrica. Il numero 8 bianconero gioca due partite nella debacle che porta all'eliminazione dell'Italia al primo turno, ma è una spedizione che accresce il suo bagaglio tecnico e tattico.
A Torino cambia ancora una volta l'allenatore, ma Marchisio è sempre lì in campo; i risultati di squadra sono pessimi (settimo posto per il 2° anno consecutivo), ma il numero 8 combatte come suo solito. Il suo gol all'Udinese è uno dei più belli del campionato e, a fine anno, lui è uno dei pochi salvarsi dalla feroce contestazione dei tifosi.
La società punta su di lui, rinnovandogli il contratto fino al 2016 e aumentando il suo ingaggio. Il resto è storia più recente: Conte è il nuovo allenatore della Juve e Marchisio alza il suo rendimento, diventando decisivo. Nel giro di un mese, prima firma con una doppietta la vittoria sui rivali del Milan, poi segna anche il gol-vittoria a San Siro contro l'Inter.
Le marcature del Principino saranno nove a fine campionato, segnalando il suo buon apporto in zona realizzativa. Marchisio contribuisce in maniera tangibile alla conquista del 28° scudetto bianconero, titolo che torna a Torino dopo nove anni. Intanto, Prandelli l'ha reso una delle colonne della rifondazione azzurra, rendendolo un titolare dell'Italia.
Il c.t. se lo porta all'Europeo, dove Marchisio è brillante e dimostra di essere uno dei migliori giocatori nella zona intermedia del campo; un vero e proprio "top-player", capace di reggere il confronto anche con mostri sacri come Xavi, Iniesta e Gerrard. E il ragazzo non si sta smentendo neanche nell'inizio di questa nuova stagione.
A 26 anni, Marchisio sta dimostrando di aver raggiunto una maturità impressionante, risultando fondamentale per la sua squadra ogni volta che mette piede in campo. La prestazione fornita con la Roma è solo il manifesto di quanto lui (e la stessa Juve) abbia compiuto un percorso di maturazione importante.
Una cosa è sicura. Alla Juve, a causa di risultati altalenanti, si sono succeduti ben sei allenatori in sei anni. E nonostante questo, Marchisio è stato una delle certezze della Juventus. Non c'è una stagione in cui il centrocampista sia andato sotto le 26 presenze. Se poi guardiamo le sue stagioni in Serie A, non andiamo sotto le 32 nelle quattro stagioni con la Vecchia Signora. Inoltre, Marchisio ha garantito almeno un bottino di tre gol ogni anno.
Oltre a sottolineare l'importanza del 26enne nello scacchiere bianconero, questi dati denotano l'ottima forma di un giocatore che ha qualche stop ogni tanto, ma che è sempre lì. Per questo sembra spontaneo fare un paragone che renda l'importanza di Marchisio per il calcio italiano: sembra che lui sia la giusta sintesi tra Javier Zanetti e Steven Gerrard. Resistente, pericoloso in zona gol e duttile. Insomma, un giocatore moderno.
Del resto, lo stesso numero 8 bianconero ha confermato l'ammirazione per il capitano del Liverpool, sperando per lui in un futuro simile a quello del centrocampista inglese. Fedele al club per sempre e capace di portarlo a vincere numerosi trofei. Questo è Claudio Marchisio, il Principino. Anche se forse sarebbe meglio chiamarlo il "top-player".
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