8.10.12

Werder-mann.

Il concetto di "bandiera" è relativo, difficile da ritrovare nel calcio odierno. In Italia, le eccezioni si contano sulle dita di una mano, ma in Germania si può trovare un uomo che ha dedicato la sua carriera a un'unica squadra. Non solo in campo, ma anche dopo: in quel di Brema, troverete un signore che ha dedicato la sua vita al Werder. Quel signore è Thomas Schaaf, quest'anno alla sua 40° (!) stagione in biancoverde.

Schaaf ai tempi sul terreno di gioco: ha giocato dal 1978 al '95.

Quarant'anni sono così tanti da rischiare di perdersi nei ricordi, ma Thomas Schaaf non è così. Lui è sempre al lavoro, al servizio del Werder, con cui ha passato 40 dei suoi 51 anni di vita. Tra gli one men-club (i giocatori fedeli a una squadra per tutta la loro carriera), non se ne trova neanche uno come l'attuale allenatore del Werder Brema. Nessuno è stato in grado di giocare nelle giovanili, nella prima squadra e poi allenare nello stesso ambiente.
Classe '61, l'allora 11enne entra nelle giovanili del Werder Brema, per poi diventare professionista nel 1978. Difensore arcigno, Schaaf colleziona poche presenze nei primi quattro anni di attività, salvo  entrare - dal 1982 - in pianta stabile fra gli undici titolari. Quando il giovane Thomas entra in prima squadra, i Green-Whites cominciano una grande epopea di successi.
C'è di più: la maggior parte delle vittorie dal Werder coincidono con la presenza di Schaaf all'interno del club, al di là del ruolo che effettivamente ricoprisse. Da giocatore, Schaaf vince una 2. Bundesliga nel 1981, due Bundesliga ('88 e '93), tre supercoppe nazionali, due coppe tedesche e sopratutto il primo trofeo europeo del Werder, con il trionfo nella Coppa delle Coppe '91-'92, ottenuto con un 2-0 ai danni del Monaco. 
Quando Schaaf si ritira, all'età di 33 anni, può vantare 358 presenze e 18 gol con gli anseatici. Sembra la fine dell'amore con Brema, ma Schaaf si sta preparando per una nuova avventura già da tempo. Già, perché nei suoi ultimi anni da giocatore, Schaaf vuole tentare la carriera da allenatore: quando vince la prima Bundesliga, chiede e ottiene il posto da allenatore dell'U-19, mentre dal '93 diventa assistente nello staff tecnico della prima squadra. 
Non dovrà attendere molto prima di avere un'occasione, perché dopo quattro anni come coach delle riserve, Schaaf viene chiamato per dirigere la prima squadra nel '98-'99. Siamo a maggio e il Werder ha appena licenziato Felix Magath, con il club che rischia la retrocessione. All'ex giocatore viene chiesto un miracolo, ma Schaaf ce la fa, salvando il Werder nelle ultime giornate (sei punti nelle ultime tre gare della stagione). 
Non solo, però, perché il nuovo manager riesce anche a vincere la DFB-Pokal dopo i calci di rigore contro il Bayern Monaco. Insomma, chi ben comincia è a metà dell'opera. Schaaf, infatti, regalerà altre gioie ai suoi tifosi, anche grazie alla partnership con Klaus Allofs, ex giocatore del club e GM dal '99, per poi diventare a.d. nel 2009. Con il Werder stabilmente a metà classifica tra il '99 e il 2003 e arriva di nuovo in finale di DFB-Pokal nel 2000.


Il ritorno all'antica gloria è vicino: nel 2004, Schaaf mette in piedi un capolavoro e realizza il "Double" campionato-coppa. Il cammino del Werder è memorabile, centrando la vittoria del campionato in casa del Bayern, con un 2-0 nel decisivo scontro diretto. Le firme di Micoud e Ailton siglano la conquista della Bundesliga dopo 11 anni di attesa. Più facile il cammino in coppa, dove il Werder piega l'Alemannia Aachen in finale per 3-2.
Da quel momento in poi, la squadra di Brema si stabilisce nell'élite del calcio tedesco, raggiungendo per cinque volte consecutive l'accesso diretto alla fase finale della Champions League. Anche in Europa, il calcio del Werder porta buoni risultati; magari minori alle gioie nazionali, ma sempre memorabili. Il miglior risultato dell'era Schaaf nella massima competizione europea saranno gli ottavi di finale, raggiunti tra il 2005 e il 2006.
Andrà meglio in Coppa Uefa, dove il Werder raggiunge le semifinali nel 2007 e infine la finale nel 2009, dopo aver eliminato (tra le altre) Milan e Udinese. Nella finale di Istanbul, Schaaf non si ripete: gli anseatici perdono contro gli ucraini dello Shakhtar per 2-1 ai supplementari. Un parziale riscatto avrà luogo qualche giorno dopo, quando il Werder vince l'ennesima DFB-Pokal, battendo per 1-0 il Bayer Leverkusen.
Nelle sue 13 stagioni da allenatore del Werder, Schaaf non è mai andato al di sotto della 13° posizione in campionato, mancando la top-ten solo in una stagione. Un ottimo risultato, se si pensa che un calo di prestazioni sia fisiologico quando un tecnico è confermato a lungo. Inoltre, grazie all'intesa con Allofs, a Brema hanno potuto ammirare diversi grandi giocatori: da Ailton a Klose, da Micoud a Diego, passando per Borowski, Frings e Pizarro.
Brema è una piazza di uomini leali all'ambiente. Chi vi è stato, di solito, tende a ritornarci; chi vi milita da molto tempo, ci rimane. Sarà per questo che Schaaf ha rinnovato ancora, firmando un contratto che scadrà nel giugno 2014. 
Nei suoi quarant'anni al Werder, è anche difficile trovare un errore compiuto dall'uomo di Mannheim. Che ha fatto del suo meglio, ogni volta, per la causa degli anseatici. La storia è stata scritta e vi sono 14 trofei (nove da giocatore, cinque da manager) a confermarla. Comunque vada a finire, "Werder-mann" rimarrà nella memoria di tante generazioni di tifosi biancoverdi.

Edit 2018: Thomas Schaaf, 57 anni, è tornato  al Werder dopo cinque anni di distacco, ma come d.s.

Nessun commento:

Posta un commento