Derby di Manchester: Rooney sta per segnare il gol della bandiera dello United.
Giugno sembra lontano: all'annuncio di Pellegrini come nuovo tecnico del City nello scorso giugno, qualcuno era ancora ferito dall'addio forzato a Mancini. L'italiano, fautore di molti successi, era un concreto, uno di quelli che al bel gioco non guarda per nulla; per questo, Mancini aveva pagato tale concretezza in Europa, dove conta anche il bel calcio e, infatti, era uscito per due edizioni consecutive della Champions nella fase a gironi. Ben diverso il cammino di Pellegrini nella sua carriera, che può contare su risultati eccellenti con formazioni di gran lunga meno forti. Se Mancini faticava a raggiungere gli ottavi con Inter e City, il cileno ha portato in semifinale il Villareal e ai quarti il Malaga. In entrambi i casi con dei rimpianti. Chiaro che la storia non si fa con i "se" e con i "ma", però il rigore sbagliato da Riequelme nel ritorno del "Madrigal" ed il gol irregolare di Felipe Santana al "Westfalen Stadion" sono bocconi pesanti da mandar giù.
Così, quest'anno, Pellegrini ha l'opportunità di riscattarsi della grande occasione mancata al Real Madrid: gli comprarono Kakà e Cristiano Ronaldo, ma lui - nonostante quasi 100 punti fatti - mancò la Liga a fronte del Barca di Pep Guardiola, vincitore di sei trofei in quel 2009. Adesso, le cose vanno meglio: al City hanno fatto tutto a sua immagine e somiglianza. 4-3-3, giocatori spagnoli e Liga permeante l'intera squadra, come dimostrano anche gli acquisti estivi di Jesus Navas, Alvaro Negredo e Martin Demichelis. In più, ci sono anche Fernandinho e Stevan Jovetic: sembrano finiti i tempi degli acquisti a tutti i costi di giocatori forti, ma inutili al sistema di gioco dell'allenatore. Il City continua a spendere tanto - 108 milioni di euro nell'ultima estate - ma perlomeno lo fa in modo sensato. In più, si è liberato anche di qualche peso finanziario, come Kolo Touré, Maicon, ma sopratutto di un Carlos Tevez non più benvenuto al City.
I risultati si sono visti sul campo: tolto qualche passaggio a vuoto in trasferta (la sconfitta di Cardiff lo potrà confermare), il nuovo City targato Pellegrini sembra più vivace, più armonioso e sopratutto diverte. Cosa che Mancini ha raramente mostrato nei suoi anni a Manchester. Il derby dell'ultima domenica sembra averlo dimostrato in maniera lampante: i gol di Aguero, più quelli Nasri e Yaya Touré, hanno dato una bella mazzata ai rivali e ora il City è pronto ad affontare il resto della stagione con più consapevolezza dei propri mezzi. In Champions, si è partiti bene nella trasferta di Plzen: un obiettivo non proprio scontato, visti i precedenti degli ultimi due anni. Ora si attendono impegni più grandi: già il match del 2 ottobre, contro il Bayern Monaco campione d'Europa, sarà un bel test per la squadra di Pellegrini. Una compagine che deve continuare sulla strada intrapresa sinora. Insomma, ci si può godere un giocattolo di tutto rispetto: un giocattolo che vince, ma che fa anche divertire i tanti tifosi che affollano l'"Etihad Stadium".
Samir Nasri, 26 anni, esulta dopo il momentaneo 4-0 ai rivali cittadini.
Ci si diverte meno dalle parti dell'"Old Trafford", dove David Moyes forse non si aspettava così tante difficoltà. In questo caso, invece, la rotta va decisamente invertita. Il calendario non è stato clemente con il neo-allenatore dei "red devils": Chelsea, Liverpool e Manchester City tutte subito. Tuttavia, un punto in tre partite così importanti fa capire che qualcosa non va: è come se l'allenatore scozzese si fosse abituato a fare "le nozze con i fichi secchi" in quel di Liverpool, sponda Everton, e non riuscisse a fare di meglio a questo livello. Non è un caso se lo stesso Robin van Persie, in un'intervista di qualche settimana fa, rimpiangesse apertamente il sir Alex che ha fatto sognare tutta la Manchester rossa.
L'olandese ha poi smentito, ma la verità è che l'attaccante ha solamente espresso un disagio vissuto da molti, se non tutti i tifosi dei "red devils": ricominciare dopo quasi un trentennio di continuità non è affatto facile. E' come esser lasciati dalla moglie dopo le nozze d'argento: da dove riparti non lo sai. E il Manchester United, in questo momento, si trova in questa condizione: il 4-2-3-1 del nuovo tecnico sta proponendo volti non proprio graditi - Young, Welbeck - per lasciare in panca giocatori che sembrano fuori dai piani di gioco di Moyes (vedi il movimento #freekagawa su Twitter, dato che il giapponese ha giocato pochissimo in quest'inizio di stagione).
La squadra ha convinto (e neanche troppo) solo contro il Crystal Palace e contro lo Swansea City. Due formazioni decisamente inferiori allo United. E domani, in League Cup, Moyes attende di nuovo Brendan Rodgers, stavolta all'"Old Trafford", per il secondo United-Liverpool di stagione. Mettiamoci anche il mercato a creare problemi: nonostante Moyes sia stato annunciato con grande anticipo rispetto alla stagione sportiva 2013/2014, l'unico arrivo tra tutti i nomi detti ed ipotizzati in estate è stato Marouane Fellaini, centrocampista che Moyes aveva già allenato per molti con l'Everton. Un acquisto lungamente cercato, forse pagato anche troppo - 32 milioni di euro (!) - e che va riempire una già folta mediana come quella dei "red devils". Infine, il caso Rooney non ha certo aiutato l'attuale situazione: proprio con Moyes l'attaccante della nazionale inglese esplose nel 2002, ma il rapporto tra i due non è mai stato idilliaco e le voci che vedevano "Wazza" in partenza per Londra l'hanno confermato.
Forse, lo strappo da sir Alex deve ancora rimarginarsi. La scelta di Moyes è sembrata giusta a molti: un po' perché è stato in grado di fare grandi cose con i "toffees", un po' perché è stato lo stesso "Fergie" a consigliarlo al board dello United. Forse tocca solo attendere tempi migliori e che i giocatori abbiano assorbito i dettami del gioco di Moyes. Intanto, però, sono dolori. E chissà che non ne arrivino di peggio tra coppa e campionato in questo lungo, folto mese d'ottobre. Cadono le foglie; l'augurio è che non cada anche Moyes.
Manuel Pellegrini, 60 anni, ha stravinto il confronto con David Moyes, 50.
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