Diego Costa, ? anni, l'ultima creatura dell'Atlético Madrid: su di lui tanti club.
Viene quasi da ridere pensando che, una volta, il club attraversava difficoltà finanziarie. Da qualche mese a questa parte, le cose stanno cambiando: la dolorosa cessione di Falcao al Monaco lo scorso maggio sembrava una partenza impossibile da rimediare. Oltretutto, è partito anche l'esperto Demichelis, direzione Manchester, che era appena arrivato dal Malaga. C'è chi avrebbe "sprecato" i 65 milioni ricavati dalle cessioni in investimenti a fondo perduto; invece, l'Atlético ne ha spesi 35, comprando giocatori funzionali al gioco di Simeone. L'esempio massimo è David Villa, arrivato per pochi spicci (cinque milioni di euro) al Vicente Calderon, sfiduciato ormai in quel di Catalogna: dal Barcellona, Simeone ha accolto un giocatore rinato, quanto meno su livelli adatti per l'Atlético. Infatti, il neo-numero 9 biancorosso è già a quota 10 reti in 25 presenze stagionali. Così, il club biancorosso è in testa alla Liga con il Barcellona ed è ancora adesso in corsa per il titolo, quando di solito - a questo punto dell'anno - il duello per il titolo iberico è a esclusivo appannaggio di Real e Barca. La striscia di risultati positivi è incredibile: in tutta la stagione, l'unica sconfitta è arrivata sul campo dell'Espanyol. I colchoneros sono stati in grado di pareggiare con il Barcellona al Vicente Calderon, di fermare due volte i blaugrana nella Supercoppa spagnola ad agosto (vinta dal Barca solo per i gol in trasferta) e di vincere contro il Real al Santiago Bernabeu.
Proprio in quest'ultima gara, il match-winner è stato Diego Costa: del brasiliano di Spagna ho già parlato qualche tempo fa, ma lui è l'ultima creatura fatta dall'Atlético. Tanto che Mourinho lo vorrebbe al Chelsea e si prevede una mega-asta in estate per il centravanti. In squadra, poi, si possono trovare tanti giocatori validi: su tutti Koke, Arda Turan, Courtois (che però è di proprietà del Chelsea) e Filipe Luís, senza dimenticare anche Adrián López. Se ci si mette anche il fatto che persino Tiago è rinato dopo l'esperienza fallimentare alla Juventus, diventando uno dei punti fermi della squadra, si capisce il miracolo che è l'Atlético di Simeone. Un miracolo che non ha mancato di valorizzare altri giocatori negli anni passati: Agüero e de Gea, passati entrambi a Manchester, sono gli esempi maggiori. Ma si potrebbero citare anche Elias e Diego Forlán, venduti a prezzi invitanti per le casse del club.
Il modello a cui l'Atlético si sta ispirando è quello del Porto: buoni risultati a livello nazionale, comparsate vincenti in Europa e tanta voglia di valorizzare il proprio patrimonio. Quando questo è all'apice del suo rendimento, ecco che arriva il grande club e paga profumatamente l'Atlético per avere il giocatore in questione. Alla faccia di chi pensava che, dopo l'epoca di Jesús Gil, non sarebbe arrivata più nessuna vittoria importante: sotto la guida dell'ex presidente, l'Atlético aveva vinto tanto. Ora, sotto la guida di Enrique Cerezo, i colchoneros stanno (forse) facendo anche meglio dell'epoca sopracitata.
Enrique Cerezo, 65 anni, presidente dell'Atlético Madrid da undici stagioni.
Uno degli uomini che ha cambiato il corso delle cose, se non quello che le ha cambiate in senso definitivo, è certamente Diego Simeone. Dopo la dipartita di "Quique" Sánchez Flores, che aveva vinto Europa League e Supercoppa europea, si temeva che il club avrebbe perso un certo "quid" che l'aveva portato a quei risultati. La sostituzione con Gregorio Manzano non andò bene e così arrivo Simeone. Quest'ultimo non solo è stato in grado di far rinascere la buona vena della squadra, ma è stato bravo anche a migliorare quei traguardi. L'argentino, reduce da una salvezza con il Catania e da buoni risultati in patria, ha fatto un lavoro egregio: è sempre stato un combattente anche quando giocava, ma il Cholo ha fatto anche di meglio da allenatore.
Del resto, lui sa come si fa: era stato tra i componenti dell'ultimo Atlético vincitore della Liga nel 1996 e aveva giocato per cinque anni al Vicente Calderon. Simeone ha portato il club a stravincere l'Europa League nel 2012, in una finale a Bucarest tutta spagnola. Ha permesso a Falcao di distruggere il Chelsea nella Supercoppa europea dello stesso anno. In più, nel maggio scorso, ha distrutto la maledizione del derby madrileno, che l'Atlético non vinceva da 14 anni: lo ha fatto, inoltre, nell'occasione più propizia, in finale di Copa del Rey. Trofeo per l'Atlético e "zeru titoli" per Mourinho, al passo d'addio con il Real.
Ora si continua a correre: il fatto che la squadra ancora non abbia mollato a gennaio la corsa al titolo è un ottimo segnale. E quindi l'Atlético ci proverà fino alla fine, sebbene il club sappia benissimo di competere con due squadre - Barcellona e Real Madrid - che hanno budget di gran lunga superiori rispetto ai colchoneros. E poi c'è la Champions League: al Vicente Calderon cullano il sogno non di vincerla, ma quanto meno di andare il più avanti possibile. Gli ottavi di finale, nei quali si affronterà un Milan in cattive condizioni, non sembrano insormontabili per la compagine di Simeone. Vedremo fin quanto in là si potrà spingere la straordinaria stagione dell'Atlético Madrid, il mercato più bello d'Europa. La prossima estate il banchetto sarà preso d'assalto: questo è poco, ma certo.
Diego Simeone, 43 anni, è l'uomo che ha rafforzato lo status dei colchoneros.
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