Cha Du-ri con la maglia sudcoreana al Mondiale 2002: arrivarono quarti.
A nessuno importa della vittoria finale per 1-0. La straordinaria carriera di Cha non è finita qui, ma uno dei simboli della Corea del Sud dà l'addio alla nazionale, alle lunghe trasferte e a un mondo dal quale ha ricevuto meno di quanto abbia dato. Lo score finale è di 76 presenze e quattro gol (l'ultimo nel 2004!), ma forse questi freddi numeri non danno la giusta caratura alla carriera del ragazzo nato a Francoforte con la sua nazionale.
Tutto è iniziato con il Mondiale 2002. All'epoca, Cha era un ragazzo della Korea University di Seoul. Lo nota il ct Guus Hiddink durante una partita d'allenamento: Cha gioca a livello amatoriale, ma il tecnico olandese vede qualcosa in quel profilo dalla corsa continua e instancabile. Un profilo adatto per la sua nazionale in vista del 2002: così, nella Coppa del Mondo giocata in casa e conclusa al quarto posto, Cha Du-ri c'è.
Da lì parte il viaggio per la Germania: il sudcoreano prova a trasformarsi in terzino, ma un primo tentativo fallisce. Cha veste le maglie di Bayer Leverkusen, Arminia Bielefeld, Eintracht Francoforte, Mainz (conosce un certo Jurgen Klopp), Koblenz e Friburgo, sempre a cavallo tra la Bundesliga e la Zweite. A trent'anni lo cerca il Celtic di Glasgow e così ha anche l'occasione per giocare in Champions League. Poi un breve ritorno in Germania con il Fortuna Dusseldorf e la decisione di spostarsi a casa: ancora oggi Cha è il terzino titolare dell'F.C. Seoul. A soli 33 anni, è arrivata la sua prima esperienza nella K-League.
I legami con la Germania sono infiniti: al di là della carriera e del padre star in terra tedesca, fa sorridere il fatto che Cha abbia chiuso con la nazionale nello stesso stadio nel quale ha perso la semifinale Mondiale del 2002 con la Corea del Sud. Avversario - manco a farlo apposta - la Germania di Ballack (match-winner di quella gara) e Kahn, avversari che ritroverà in Bundesliga con la maglia del Bayern Monaco.
Cha ha avuto invece fortune alterne con i Taeguk Warriors. Se l'olandese Guus Hiddink l'ha fatto esordire a 21 anni, i suoi connazionali Advocaat e Verbeek lo vedono poco. Cha rimane fuori dai convocati per il Mondiale 2006 e anche dalla lista per la Coppa d'Asia del 2007. Sotto Huh Jung-moo e Cho Kwang-rae, l'esterno diventa terzino e viene nuovamente convocato, giocando i Mondiali del 2010. Cha è nella top 11 della Coppa d'Asia di sei mesi più tardi, ma i numerosi cambi tecnici alla guida della Corea del Sud lo mettono nuovamente fuori squadra. Persino Hong Myong-bo - suo ex compagno nella cavalcata del 2002 e ct per un anno - lo lascia fuori dal Mondiale brasiliano. Se ne pentirà, visto che con Stielike nell'ultima Coppa d'Asia Cha Du-ri ha tirato fuori la miglior performance della sua carriera in nazionale.
La domanda però viene spontanea: perché qualcuno con "sole" 76 presenze in nazionale è così amato? Non è solo il Mondiale del 2002 ad avergli dato questa notorietà: ragionando così, alcuni di quegli eroi sarebbero ancora oggi ricordati dai tifosi sudcoreani. E invece Cha è l'unico a esser ancora in nazionale nel 2015, a correre su e giù per il campo accompagnato dal calore dei suoi tifosi. Altri cinque giocatori sono in attività con i rispettivi club, ma nessuno di loro veste più la maglia della Corea del Sud da diverso tempo.
La sua carriera è stata ottima anche perché il terzino è figlio di Cha Bum-kun. leggendario attaccante della Corea del Sud negli anni '70 e '80 e capocannoniere all-time dei Taeguk Warriors con 55 reti in 121 presenze. Cha Bum-kun ha speso un decennio glorioso speso in Germania con le maglie di Darmstadt (appena una presenza), Eintracht Francoforte (dove il figlio è nato) e Bayer Leverkusen (dove il figlio ha iniziato la sua carriera da professionista).
La cosa più impressionante è come Cha sia arrivato al top della sua carriera quando ormai aveva già passato i trent'anni. Un episodio parla per tutti: quarti di finale dell'ultima Coppa d'Asia, il 22 gennaio la Corea del Sud affronta l'Uzbekistan. Una gara difficile, che si trascina ai supplementari. Lì Cha sfodera una corsa di 70 metri, un tunnel a Denisov e poi mette a Son Heung-min l'assist per il 2-0 finale. Il commentatore della SBS, Bae Seong-jae, commenta così: «Com'è possibile che uno così in Brasile stesse facendo il commentatore?».
Non è un caso che i tifosi sudcoreani l'abbiano soprannominato Chaminator. Perché quel ragazzo nato in Germania è indistruttibile, come l'amore dei suoi fan. La sua carriera lo dimostra. E in fondo è un personaggio godibile, anche molto divertente (vedi qui). Viene in mente il coro dei tifosi del Celtic quando il sudcoreano giocava a Glasgow sulle note di una canzone delle Pussycat Dolls: «Don't Cha wish your full back was Cha Du-Ri?». In Asia sicuramente molti vorrebbero uno così, ma l'ultima corsa è terminata.
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