25.5.14

Una decima di sofferenza.

Doveva esser spettacolo, ma lo è stato solo per i nervi. Una partita brutta, giocata male da una squadra (in maniera volontaria) e peggio dall'altra (qui nessuno sforzo: è venuto naturale). Questa è stata Atletico-Real, la sfida che ha fermato Madrid per una serata intera. Una sfida immobile fino al 93', quando i colchoneros avevano la coppa a due passi: poi la testata di Ramos ha scritto un'altra storia, che poteva finire solo con la decima per i blancos.

Gareth Bale, 24 anni, il match-winner di Lisbona: il suo gol è valso la decima al Real.

La tanto attesa vittoria non è arrivata come ci si aspettava. Il Real, stra-favorito alla vigilia, ha faticato esattamente come voleva Simeone. Con il solito assetto spregiudicato, Ancelotti non è riuscito a sfondare la muraglia rojiblanca, che ha respinto molti assalti degli avversari. Simone e il suo 4-4-2 ferreo, ma con soli centrocampisti centrali, ha creato una situazione di stallo perfetto per l'Atletico. Non bastavano i soli spunti di Di Maria ad aprire la cassaforte.
E così quando l'Atletico è passato in vantaggio al 37' con un colpo di testa di Godìn sulla prima azione vera, si è creato lo scenario per il delitto perfetto. In vantaggio e con una difesa di ferro, i colchoneros avevano una grande possibilità di fronte a un Real spaesato. Difendersi e poter pungere in contropiede era lo schema ottimale per la squadra di Simeone. Che però non ha veramente punto nella ripresa: un tiraccio di Raul Garcia, un tentativo di Adrian, ma poco altro. Negli ultimi 10' più recupero, il baricentro dell'Atletico si è abbassato in maniera spaventosa: c'erano i due attaccanti che praticamente facevano da difensori aggiunti, cercando di fermare le avanzate centrali di Modric e Isco.
Quando poi Ramos ha incornato l'1-1 al 93', la partita era virtualmente finita: lo scenario psicologico apertosi con quel gol era stra-favorevole al Real, già più forte nonostante i cambi azzardati. Inoltre, senza altre sostituzioni da giocarsi, Simeone poteva sperare che succedesse un miracolo. E non è successo. L'Atletico ha fatto un'ottima stagione, ma è arrivato a giocarsi la partita più importante dell'anno senza Diego Costa, senza Arda Turan (ieri son mancate le sue accelerazioni) e senza una grandissima condizione fisica. Vanno comunque fatti i complimenti a giocatori come capitan Gabi (commovente), Courtois (il 2-1 l'aveva evitato...) e il duo centrale che ha preso praticamente tutto. Tranne Ramos al 93'.
A Simeone, espulso nel finale per un bisticcio con Varane, c'è poco da rimproverare. Oddio, la cazzata - passatemi il termine - di giocarsi un Diego Costa totalmente fuori condizione e sprecare un cambio all'ottavo del primo tempo è stata grossa. Neanche la placenta di cavallo (!) ha creato i miracoli sperati. Chissà con quel cambio in più come sarebbe andata: magari, invece di mettere un Sosa evanescente, il tecnico dell'Atletico si sarebbe potuto giocare la carta Diego. L'ex Juve sarebbe stato utilissimo ieri a tenere di più la palla in avanti, cosa che non è riuscita benissimo a Villa e Adrian Lopez. E invece siam qui a celebrare la quinta Champions di Ancelotti.

Diego Simeone, 44 anni, sconfitto con onore nella finale di Champions.

Già, Ancelotti. Quel vecchio volpone che sembrava condannato a passare un anno d'inferno a settembre e che invece si è ritrovato con la decima Champions per il Real. E' la quinta personale: ne aveva vinte due da giocatore e due da allenatore, tutte con il Milan. Sopratutto, il pensiero corre a Mourinho e ai suoi sforzi inutili nel triennio con i blancos: tre semifinali, tutte perse. Ancelotti, invece, vince al primo colpo e Mou sarà diventato The angry one nella serata di ieri.
Ciò nonostante, Ancelotti ha fatto di tutto per perdere la gara. Giocarsi Coentrao invece che Marcelo, senza dover affrontare Arda Turan, è stato un approccio eccessivamente difensivo. Tanto che quando Di Maria - il migliore in campo ieri - ha provato qualche accelerazione, Juanfran ha dimostrato di avere qualche difficoltà nel tenerlo. Khedira non era in condizione, ma il cambio era obbligato vista la squalifica di Xabi Alonso. A posteriori, anche l'idea di giocarsi un 4-3-3 senza riferimenti centrali o inserimenti è stata difettosa. Quando poi Ancelotti ha rischiato tutto con l'ingresso di Isco e Marcelo per Khedira e Coentrao, il Real ha cominciato a spingere più efficacemente.
Il gol di Ramos ha cambiato la situazione. Non solo ha rimesso i blancos in gara, ma ha permesso loro - con quello schieramento e quella situazione psicologica - di creare diverse occasioni per la vittoria. L'Atletico ha resistito bene nel primo tempo supplementare, poi Bale ha trovato la chance decisiva in una serata pessima. Il gallese è forse stato uno dei peggiori di quelli davanti (anche più di Benzema, sostituito da Morata), ma al momento giusto c'era. Male anche Casillas, che sul gol ha fatto quello che sconsigliano persino a tennis: stare a metà del guado.
Una volta che l'ex Tottenham ha segnato il gol del 2-1, la gara è virtualmente finita lì. Un Marcelo in grande serata ha siglato il terzo gol - guardate l'azione: non lo marca nessuno - e ha messo il chiodo sulla bara dell'Atletico. Negli ultimi minuti, il rigore concesso al Real c'era, ma forse sarebbe stato meglio evitare: che senso ha concederlo al 120' di una finale già chiusa? Bah. Comunque Ronaldo l'ha trasformato e ha voluto ricordare che c'era pure lui in finale. Già, perché CR7 è stato il grande assente dell'ultimo atto al Da Luz di Lisbona. E ha confermato come è inutile segnare 16 reti in una competizione importante come la Champions se poi in finale sparisci. Complimenti anche a Florentino Perez, presidente del Real: ha speso l'equivalente del Pil di un paese industrializzato per vincere la decima dopo dodici anni dall'ultimo trionfo a Glasgow. Degno di un grande pianificatore.
E' finita comunque nella maniera giusta: nonostante una serata di certo non esaltante, il Real è stato superiore all'Atletico per occasioni da gol e possesso palla. Ha sprecato tanto, ma c'ha sempre provato e non ha mai mollato, nemmeno al 93' quando la coppa sembrava ormai nelle mani dei colchoneros. Ora Ancelotti e Simeone si re-incontreranno nella Supercoppa Spagnola di agosto: se Carletto rimarrà sicuramente a Madrid, vedremo quale sarà il futuro del tecnico argentino. Intanto, a Madrid è arrivata la decima: tanta sofferenza, ma ne è valsa la pena.

Carlo Ancelotti, 54 anni, ieri ha vinto la sua quinta Champions.

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