Al-Sahlawi con la maglia dell'Al-Nassr, di cui è la stella dal 2009.
Non è un neofita del calcio arabo, ma di certo la maturazione di Al-Sahlawi ha consentito all'Arabia Saudita di riprendersi un posto al sole nel movimento asiatico. Al-Sahlawi nasce a Holuf, nella parte orientale del paese: la città è conosciuta per essere uno delle maggiori produttrici di datteri, nonché uno dei posti più caldi al mondo (32 gradi a gennaio di massima...).
Alla morte del padre, il giovane Mohammad cresce insieme ai suoi fratelli e gioca per varie squadre, tra cui l'Al-Faisaly FC e l'Al-Taawoun FC. Al-Sahlawi fa anche un provino per l'Al-Hilal, una delle compagini più famose del paese, ma alla fine a tesserarlo è l'Al-Qadisiya, dove gioca una delle stelle della nazionale, Yasser Al-Qahtani.
In una sorta di successione (che si ripeterà anche in nazionale), Al-Qahtani viene ceduto all'Al-Hilal per la cifra più grossa spesa sul mercato dell'Arabia Saudita a quel tempo e Al-Sahlawi entra a far parte stabilmente della prima squadra. Gli scout hanno già notato il suo talento, ma c'è comunque qualche difficoltà da superare.
All'inizio, Al-Sahlawi viene relegato in panchina e il suo club va incontro alla retrocessione. Con la partenza di diversi giocatori, l'Al-Qadisiya si affida ad Al-Sahlawi per risaliare in prima divisione. Missione riuscita grazie alle prestazioni dell'attaccante, che non può più rimanere al Prince Saud bin Jalawi Stadium: troppi club lo seguono.
Così si concretizza il trasferimento più costoso nella storia del calcio saudita: 32 milioni di riyals, ovvero otto milioni di dollari, per passare all'Al-Nassr FC. A distanza di anni, si può dire che ne sia comunque valsa la pena: nonostante dieci allenatori diversi in sei stagioni e mezza (tra cui il nostro Walter Zenga), Al-Sahlawi è uno degli eroi della squadra di Riyadh.
L'Al-Nassr è tornato a vincere con il double dopo un digiuno di 19 anni con José Daniel Carreño in panchina (oggi ct del Qatar), facendo il bis in campionato nell'ultima stagione con un altro uruguayano, quel Jorge da Silva passato più volte all'Al-Nassr. Inoltre, Al-Sahlawi ha regalato la vittoria del campionato nel derby. Con il gol decisivo.
Quel che manca all'Al-Nassr è una grande affermazione in Asia. Tuttavia, è in nazionale dove forse la grandezza di Al-Sahlawi sta finalmente emergendo. E pensare che l'attaccante gioca con i Green Falcons dal 2009, quando alcune leggende del calcio saudita erano ancora in squadra e l'Arabia Saudita fallì all'ultimo minuto la qualificazione al play-off contro la Nuova Zelanda.
Non male il ragazzo.
Le cose sono un po' cambiate da allora: la Coppa d'Asia 2011 è andata male, con tre sconfitte in altrettante gare. Il punto più basso si è avuto tra il 2012 e il 2013, con il quarto posto nella Coppa delle nazioni arabe (dietro la Libia!), l'uscita al girone nella Gulf Cup 2013 e il disastro nel percorso di qualificazioni al Mondiale 2014 (terzi in un girone con Australia, Oman e Thailandia).
In questo quadro, Al-Sahlawi ha tentato di fare quel che poteva. Il suo primo gol in nazionale è arrivato nel maggio 2010 contro i futuri campioni del Mondo della Spagna, ma da lì in poi ha giocato poco e segnato solo in occasioni funeste. Lo score fino al gennaio 2015 vedeva appena quattro gol realizzati: una miseria per una delle star della Saudi Professional League.
Dopo aver cambiato otto allenatori in cinque anni (tra cui Frankie Rikjaard!), forse l'Arabia Saudita ha trovato la strada giusta. Nella Coppa d'Asia 2015 è uscita di nuovo ai gironi, ma la Cina è sembrata decente in quell'occasione e con l'Uzbekistan in crescita. Al-Salhawi, però, ha iniziato una nuova storia con la nazionale sotto la guida di Cosmin Olăroiu.
Doppietta nella vittoria per 4-1 contro la Corea del Nord, il gol della speranza nella sconfitta per 3-1 contro l'Uzbekistan. Da lì in poi, Al-Sahlawi è diventato la star della nazionale, il numero 10 e l'indiscussa stella. L'ha capito anche Bert van Marwijk, diventato ct dei Green Falcons dopo il pessimo Europeo 2012 con l'Olanda e la brutta esperienza ad Amburgo.
Se l'olandese ha rilanciato l'Arabia Saudita nel panorama asiatico, lo deve anche alla buona forma di Al-Sahlawi: l'attaccante è stato decisivo sia nelle goleade (contro Timor-Est, ad esempio) che nelle gare vinte all'ultimo minuto. Basta vedere le vittorie casalinghe contro Palestina, Malesia e Emirati Arabi Uniti (doppietta in quest'ultima).
Ora la situazione è cambiata: Al-Sahlawi è la stella dell'Arabia Saudita, arrivata prima nel girone di qualificazione davanti agli Emirati Arabi Uniti (terzi all'ultima Coppa d'Asia) e lo straordinario score dell'attaccante con la nazionale è di 23 gol in 24 presenze. Un bilancio che gli ha consentito di avvicinare una leggenda come Saeed Al-Owairan, a una rete di distanza.
Tuttavia, Al-Sahlawi rimane umile: «L'importante non è che segni, ma che la squadra vinca». E sul suo sogno: «Sarebbe bello segnare nella fase finale di una Coppa del Mondo. Vogliamo qualificarci per il Mondiale: se la fortuna sarà dalla nostra parte, ce la possiamo fare». In Russia, sarebbe la prima volta dopo 12 anni: per essere una leggenda, bisogna anche ottenere questi miracoli.
Mohammad Al-Sahlawi, 29 anni, capocannoniere delle qualificazioni ai Mondiali 2018.
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