19.9.12

Fantasmi e promesse.

"Diventerà il nuovo Zanetti". Queste la parole che accolsero, all'epoca della sua esplosione, Davide Santon. Poco più di tre anni dopo, il caso-Santon si replica dalla parte rossonera di Milano. Protagonista Mattia De Sciglio, ragazzo 19enne di buone speranze e prodotto del vivaio del Milan. Così come Santon era uscito dalla Primavera nerazzurra. Eppure, l'inizio è sembrato simile per entrambi. Difatti, anche in questi giorni, non si risparmia nell'elogiare il giovane numero 2 rossonero. Nonostante ciò, quanto effettivamente questi elogi sono meritati? E non sembra di rivedere un replay di ciò che avvenne anni fa in casa Inter? Il paragone sorge quasi spontaneo.

Cesare Prandelli, 55 anni, guarda con interesse ai progressi dei giovani calciatori italiani.

Davide Santon, ferrarese classe 1991, cresce nel floridissimo vivaio del Ravenna. A 14 anni, viene notato dall'Inter, che lo prende e lo cresce nelle sue formazioni giovanili. Sia negli Allievi che nella Primavera, il giovane esterno si fa notare per la sua propopensione offensiva e la grande personalità che lo contraddistingue. Quando arriva Mourinho nel 2008, Santon viene chiamato per il ritiro estivo. E lo "Special One" vede in lui qualcosa di grande, la possibilità che possa diventare un fenomeno, un'icona per gli interisti. Così, con l'anno nuovo, Santon esordisce in tutte le competizioni nazionali ed internazionali che l'Inter disputa in quella stagione. Addirittura, Mou lo schiera titolare nell'andata degli ottavi di finale di Champions League, quando a San Siro arriva il Manchester United. Il "bambino" - come lo chiamava Mourinho - fronteggia Cristiano Ronaldo. Sembra un duello impari. Invece, il ragazzino tiene testa al Pallone d'Oro dell'anno precedente.
Le venti presenze accumulate nei primi sei mesi del 2009 con l'Inter gli aprono anche le porte della nazionale maggiore. Aggregato con l'Under-21, Lippi decide di chiamare anche Santon. E visto il buon esordio in un'amichevole contro l'Irlanda del Nord, il C.T. lo porta con sé in Sudafrica per disputare la Confederations Cup. Santon non scende mai in campo, ma un riconoscimento del genere lo impone come uno dei giocatori più interessanti del panorama calcistico europeo.
Tuttavia, i mesi successivi saranno ben meno piacevoli. Santon trova poco spazio nell'anno del Triplete e, quando scende in campo, commette errori banali. Inoltre, un infortunio rimediato in U-21 compromette la sua crescita e pregiudica le sue possibilità di essere chiamato in nazionale. Nonostante l'anno glorioso per l'Inter, Santon colleziona solo 15 presenze in tutta la stagione. E, sebbene vi siano molte competizioni da disputare, non va bene neanche l'anno successivo. Benitez non vede troppo il ragazzo, che perlopiù subentra dalla panchina o gioca partite non importanti; così il ragazzo perde ulteriore fiducia, racimolando solo 18 presenze. Intanto, il "bambino" perde anche la nazionale, visto che gioca poco e Lippi è stato sostituito da Prandelli.
La riconquista della maglia azzurra potrebbe partire da Cesena, dove Santon va in prestito per i sei mesi finali della stagione 2010/2011, nell'ambito dell'operazione che porta Nagatomo all'Inter. Sebbene il livello medio sia più basso e la squadra romagnola si salvi con un finale entusiasmante, il terzino non s'impone neanche a Cesena.
A quel punto, arriva la vera svolta per Santon: una sorta di esilio calcistico. Pur avendo fatto la preparazione con l'Inter, il Newcastle di Alan Pardew lo prende per sei milioni di euro. Nei primi mesi non gioca molto e sembrano ripresentarsi gli stessi fantasmi dell'Inter. Salvo che Pardew e l'ambiente gli forniscono la giusta tranquillità, consentendogli di prendere le misure alla Premier League. Così, Santon rientra a Gennaio fra i titolari per non uscirne più. Ed il Newcastle giocherà domani la prima partita di Europa League. E Santon sarà tra i titolari.

Davide Santon, 21 anni: da promessa dell'Inter a certezza del Newcastle.

Tre anni dopo, il caso è lo stesso, seppur dall'altra parte della Milano calcistica. Mattia De Sciglio, milanese classe 1992, è ancor più legato al club che lo ha lanciato più di quanto non lo fosse Santon. Difatti, il novello fenomeno del calcio italiano è cresciuto nelle giovanili del Milan. Vi è in pianta stabile da quando aveva 10 anni, età alla quale venne prelevate dal club rossonero. Ha giocato in tutte le categorie con il Milan, dagli Esordienti alla Primavera; con quest'ultima, ha vinto la Coppa Italia Primavera nel 2010. Dopo aver esaurito il suo percorso giovanile, il Milan lo aggrega alla prima squadra nell'estate del 2011: l'obiettivo è farlo gradualmente entrare nel giro dei titolari.
Così, Allegri lo mette in campo per le due partite di Champions League contro il Viktoria Plzen, nel girone dell'anno scorso. Esordisce nella massima competizione europea il 28 Settembre del 2011; bisognerà aspettare di più per l'esordio in campionato, datato 10 Aprile 2012 in casa del Chievo. Cinque presenze per dimostrare che le potenzialità ci sono e che vanno solo aspettate.
Quest'anno, De Sciglio è partito col botto: complice l'infortunio di Abate, si è preso i galloni - almeno per ora - di titolare. 90' alla prima di campionato, 90' anche alla seconda, riposo nella sconfitta contro l'Atalanta e di nuovo in campo ieri contro l'Anderlecht, in Champions League. Non solo, il terzino si è preso anche la nazionale: è stato infatti chiamato da Prandelli per l'amichevole di Ferragosto contro l'Inghilterra. Nonostante non sia stato schierato in campo, l'evento è stato comunque di rilievo per il cammino della sua crescita calcistica.
Raccontate queste due storie di calcio, non si può non notare quanto siano simili. Se non nel loro svolgimento (per De Sciglio bisognerà aspettare), almeno nelle loro premesse. Entrambi legatissimi al club, tutti e due hanno effettuato una veloce scalata alla squadra titolare ed attirato l'attenzione del C.T. della nazionale. Personalmente, se il suo rendimento rimarrà buono, non escludo neanche che Prandelli possa portarsi dietro De Sciglio nella prossima Confederations Cup, che l'Italia disputerà a Giugno 2013.
Il messaggio fondamentale è però un altro: non mettiamogli fretta. Sono molti i talenti bruciatisi per colpa della pressione, che in Italia è tremenda. E' un fattore che rovina molti giovani calciatori: un giorno sei Dio, un altro sei scarso. Sarebbe meglio lasciare tranquillo il ragazzo, senza "pomparlo" troppo, come si dice in gergo. E vedrete che l'Italia avrà di che vantarsi al prossimo Mondiale. Gli elementi per avere una nazionale vincente ci sono tutti.. basta che la pressione non renda questi ragazzi nient'altro che fantasmi e promesse non mantenute.

Mattia De Sciglio, 19 anni: il futuro del Milan. O forse no?

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