13.9.12

Fra illusione e realtà.

"L'importante era prendere i tre punti, al bel gioco penseremo dopo". Classica frase che si sente alla fine di una partita che si doveva non solo vincere, ma dominare. Ed era proprio questo ciò che sarebbe potuto succedere nella sfida di ieri tra Italia e Malta. Invece, in quel di Modena, gli azzurri hanno portato a casa la vittoria, dimostrando di essere però poco concreti e macchinosi. E Prandelli non si è discostato dal canovaccio tipico, dicendo che a Settembre la condizione è quel che è e che, in questo momento, i tre punti sono il lato più positivo della partita.
Non voglio partire con processi al commissario tecnico e a questo gruppo, ma indubbiamente la Nazionale ha qualche piccolo problema. Ed è giusto inquadrarlo in un contesto più ampio.

1° Luglio 2010: Prandelli, 53 anni all'epoca, viene presentato come nuovo C.T. italiano.

Tutto parte dal Maggio 2010, quando Cesare Prandelli viene scelto come nuovo commissario tecnico della nazionale. Dopo cinque anni di gloria a Firenze, la Federazione sceglie probabilmente l'uomo più adatto per la ricostruzione. E lo fa anche prima del Mondiale sudafricano. In grado di far crescere i giovani e capace di ottenere buoni risultati da subito, l'ex allenatore della Fiorentina parte nella sua avventura con una rivoluzione. Via Bocchetti, Camoranesi, Iaquinta, Marchetti, Palombo ed i senatori Zambrotta, Gattuso e capitan Cannavaro. Pepe e Gilardino verranno convocati ancora per qualche mese, finché anch'essi non scompariranno dalla lista dei presenti. Dentro tante facce nuove, tra cui la più discussa: Antonio Cassano, finalmente titolare con la nazionale dopo gli screzi con Marcello Lippi. Nel suo secondo mandato come C.T., infatti, il tecnico di Viareggio non convocò ripetutamente il barese, nonostante le sue eccellenti prestazioni con la maglia della Samp.
Sarebbe riduttivo dire che è stato Cassano il motivo della rovina italiana all'ultimo Mondiale. Troppo riduttivo. Ed è proprio per questo che la ricostruzione attuata da Prandelli non è stata facile. Si è ripartito (quasi) da zero, con pochi punti fermi: Pirlo, Chiellini, Bonucci, De Rossi ed il nuovo capitano, Buffon. Gli altri sono stati tutti ruotati, finché non si è trovato l'uomo giusto per il ruolo giusto. Quando si è trovato un modulo di base - il 4-3-3 o il 4-3-1-2 - e gli uomini giusti, l'Italia non si è più fermata. In un girone composto da Serbia, Irlanda del Nord, Estonia, Slovenia e Far Oer, gli azzurri fanno 26 punti in dieci partite. Praticamente otto vittorie e due pareggi. Non solo: Cassano è il capocannoniere di questo gruppo, gli azzurri ottengono un nuovo record d'imbattibilità interna e l'Italia si qualifica con due turni d'anticipo. Prandelli si presenta con un gruppo meno forte di quello di altri anni, ma sicuramente più compatto che mai e pronto a dare battaglia all'Europeo in Polonia ed Ucraina.

Antonio Cassano, 30 anni: decisivo nel girone di qualificazione ad Euro 2012.

Quando arriva Giugno, arrivano anche "Scommessopoli" e le perquisizioni in quel di Coverciano. Nel ritiro della nazionale azzurra succede ciò che non si sarebbe mai sospettato. Criscito, giocatore dello Zenit ed uno dei giocatori-chiave per Prandelli, viene escluso dalla lista dei convocati. Inoltre, il girone degli Europei non è dei più semplici. Le avversarie sono la Spagna campione d'Europa e del Mondo, la temibile Croazia e la arcigna Irlanda di Giovanni Trapattoni, ex C.T. dell'Italia tra il 2002 ed il 2004. Se il pareggio rimediato all'esordio contro la Spagna è un buon segnale, non lo è di certo l'1-1 ottenuto contro la Croazia. La partita con l'Irlanda diventa un primo divisorio tra l'obiettivo minimo sindacale ed un altro fallimento colossale. La squadra non fallisce e a decidere la partita sono i due attaccanti: Antonio Cassano e Mario Balotelli. Entrambi di testa, entrambi su corner. Così criticati, ma - alla fine - decisivi per la qualificazione ai quarti. Gli avversari successivi sono gli inglesi, qualificatisi come primi nel Girone D. La partita è difficile, poiché l'Italia ha il pallino del gioco in mano, ma non riesce a concretizzare come dovrebbe. Così il match si trascina fino ai rigori, dove gli azzurri hanno la meglio. E si aprono le porte della semifinale, che vede i soliti tedeschi all'Italia. E' una sfida che va avanti da anni, nella quale la Germania sembra sempre avere la peggio. La cosa strana è che il canovaccio non cambia nemmeno stavolta. Nonostante una nazionale fortissima e candidata a vincere il torneo, la Germania di Joachim Loew imbecca la giornata storta e l'Italia vince 2-1. L' "hombre del partido" è Mario Balotelli, che finalmente esce allo scoperto e mostra le sue potenzialità al 100%. Il resto è storia: la finale con la Spagna è un trauma. 4-0 per gli iberici e dimostrazione di forza spaventosa nei confronti di una nazionale in forma, ma ancora indietro rispetto a quella spagnola. Insomma, agli italiani l'Europeo è sembrato un successone. La verità è che la finale raggiunta potrebbe portare all'effetto opposto.

Mario Balotelli, 22 anni: contro la Germania è una furia. Suoi i due gol.

Il vero spartiacque del mandato di Cesare Prandelli potrebbe essere proprio la semifinale vinta contro gli storici rivali della Germania. Se l'Italia fosse uscita in quella partita, come si sarebbe giudicato l'Europeo dell'Italia? Molto buono in ogni caso. L'obiettivo minimo erano i quarti, la semifinale è stato un premio meritato visto l'andamento della gara con l'Inghilterra. Ma la domanda è: veramente questa nazionale può essere classificata come antagonista principale della Spagna? Non sembra. Ed è proprio qui che spunta il problema. I due gol di Balotelli potrebbero aver accelerato troppo il processo di sviluppo della nazionale. Partita da zero dopo la rifondazione post-Mondiale 2010, l'Italia doveva fare una figura buona all'Europeo, magari ambendo alle semifinali. Ma andare oltre era impensabile.
Ed invece è successo. E adesso cosa accadrà? L'Italia avrà un impegno - la Confederations Cup del prossimo Giugno - che probabilmente metterà in difficoltà Prandelli. Questo perché molti club non accetteranno che i loro assi partano per un altro mese per giocare in Brasile, arrivando così esausti all'inizio della prossima stagione. A quel punto, la Confederations Cup del 2013 rischia di chiudersi come quella di quattro anni fa: eliminazione al girone. Viste poi le squadre partecipanti (Brasile, Spagna, Uruguay, Giappone, Messico), il rischio è ben più grande per la nazionale di Prandelli.
Infine le qualificazioni al Mondiale del 2014. Il girone non è difficile, ma le prime due partite hanno dato ben altra impressione. Contro le due avversarie più deboli, sono arrivati quattro punti. E se la trasferta in Bulgaria è stata una sorpresa, la partita di ieri contro Malta ha confermato che la nazionale fa fatica. Almeno per ora. Quando poi si sente Buffon (e un po' tutta la stampa italiana) definire la trasferta di Sofia come "complicata" viene da sorridere. Una partita fuori casa contro una squadra che non si qualifica ad una competizione internazionale da 14 anni è difficile? Non credo proprio. Sopratutto alla luce dei risultati degli ultimi anni da parte della nazionale bulgara.

Fabio Cannavaro, 39 anni, all'epoca della disastrosa Confederations Cup del 2009.

Per inquadrare il momento dell'Italia pallonara basta vedere il caso di Lorenzo Insigne. Il ragazzo ha 21 anni e proviene da due ottimi campionati. Se nel 2010/2011 ha fatto magie con la maglia del Foggia, l'anno scorso ha contribuito pesantemente alla promozione del Pescara in Serie A. In entrambi i casi, a guidarlo c'era Zdenek Zeman.
Eppure, nonostante il prodigio napoletano abbia appena esordito nella massima serie, ieri la folla lo attendeva come il salvatore della patria. Tutto questo sebbene vi siano ragazzi più giovani, in giro per il mondo, che hanno fatto molto più di Insigne; tanto per citare due nomi, Neymar e Mario Gotze. Per carità, non è colpa di "Lorenzinho" se ha esordito solo quest'anno in A. E la sua prestazione è stata buona, ma non si può pretendere che un 21enne ti tolga le castagne dal fuoco - alla sua prima presenza - in una partita di qualificazione al Mondiale. E' come chiedere a Gattuso di prendere la palla e scartare tutti da centrocampo: sono richieste troppo esose.
Difficile capire quale è la linea di confine tra la verità e la finzione. L'illusione è che un ragazzo poco più che ventenne possa diventare il salvatore della patria, che una nazionale poco esperta possa stravincere contro tutti e che l'Italia sia la seconda squadra più forte d'Europa. Ma la realtà forse è un'altra. L'Italia (ed i suoi tifosi) devono attendere i progressi di tutti i giovani interessanti che propone. Essi devono capire che gli azzurri non possono stravincere con nessuno, figuriamoci in questo clima di attesa e pressione. Ma sopratutto bisogna comprendere che l'Italia non è - per valori generali - la squadra vice-campione d'Europa. Prima verranno capiti questi concetti, prima Prandelli potrà riprendere il suo cammino di sviluppo con la nazionale.

Lorenzo Insigne, 21 anni: ieri ha esordito in nazionale tra l'attesa generale.

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