Hulk, 26 anni, ha firmato per lo Zenit. Saluta il Porto dopo 4 anni e 78 gol.
Questa strategia del Porto ha avuto inizio dagli anni 2000 in poi. Non passa estate in cui non sentiamo che i Dragoes hanno incassato cifre esorbitanti per le cessioni dei loro giocatori. Molti di questi soldi sono arrivati nell'estate dopo la vittoria della Champions League. Il Porto, vincitore nel 2004, smantellò la squadra dopo la partenza del suo tecnico, lo "Special One" José Mourinho. A seguirlo al Chelsea furono Ricardo Carvalho e Paulo Ferreira, per una cifra complessiva di 50 (!) milioni di euro. Deco passò al Barcellona per 15 milioni più il passaggio di Ricardo Quaresma nel tragitto inverso. Dopo il successo nella Coppa Intercontinentale del 2004, l'estate successiva partono altri giocatori. Un pacchetto comprendente Maniche, Seitaridis, Costinha e Derlei venne venduto alla Dinamo Mosca, che li paga in tutto 37 milioni di euro e dove tutti, tranne Derlei, avranno ben poca fortuna, andandosene via molto presto. Parte anche Luis Fabiano, che aveva deluso le attese e venne venduto al Siviglia per poco meno di 10 milioni di euro.
Negli anni, la filosofia del Porto non cambia. Anche quando in Europa ci si fa notare di meno, mentre in patria la dinastia dei Dragoes non si ferma, grazie a quattro titoli consecutivi tra il 2005 ed il 2009. Intanto, nel 2006, Diego va via dopo appena due stagioni, non rivelandosi l'erede di Deco: sei i milioni incassati dal Werder Brema. L'estate successiva anche Pepe parte, in direzione Madrid, grazie ad un assegno di 30 milioni di euro staccato dal Real. Continuo tutt'oggi a pensare che quella cifra sia stata una delle più esagerate mai viste, ma tant'è, il Real sembra passarsela comunque bene.
Paulo Ferreira, 33 anni, qui all'epoca della vittoria in Champions League con il Porto.
Nell'estate del 2008, a lasciare il club sono invece Bosingwa e Quaresma. Se il terzino vola al Chelsea per 20 milioni di euro, per la stessa cifra Quaresma raggiunge Mourinho all'Inter, che lo ha voluto a tutti i costi per il suo gioco. Si rivelerà un fiasco che i nerazzurri ancora oggi faticano a digerire. Ma non c'è problema, in patria sia il Benfica che lo Sporting non paiono essere in grado di insidiare questo Porto, che continua a vincere il campionato. Nel 2009, due grandi colpi partono dalla Francia. Il Marsiglia prende Lucho Gonzalez dai portoghesi per la "modica" cifra di 18 milioni, che possono diventare 24 con i bonus. Se penso che poi lo stesso Gonzalez è tornato al Porto per pochi spiccoli quest'inverno, la dirigenza dei Dragoes starà ancora ridendo. Poi, il Lione si assicura le prestazioni del bomber Lisandro Lopez, pagando 24 milioni di euro, che potranno salire fino a 28. Un altro affare per il club biancoblu, che aveva pagato l'ex numero 9 la bellezza di.. 2,3 milioni di euro. Praticamente, ha incassato dieci volte quello che ha pagato: fenomeni senza discussione. Metteteci anche la cessione, sempre ai campioni di Francia, di Aly Cissokho per 15 milioni di euro e, in un'estate, i Dragoes incassano la bellezza di 60 milioni. Cissokho, proprio quello che il Milan rifiutò per un problema ai denti.
Un'altra carrellata è stata quella del 2010, con il Porto terzo in campionato e deciso a rifondare un po' la squadra. Via il capitano Bruno Alves allo Zenit per 23 milioni, via Raul Meireles per 13 al Liverpool, con quei soldi il Porto si compra Joao Moutinho, Otamendi e James Rodriguez. E sarà la scelta migliore, insieme a quella di André Villas-Boas come allenatore, che riporta il Porto a vincere una competizione europea, ovvero l'Europa League. E non solo quella, dato che il Porto ha trionfato in quattro competizioni. L'intera squadra incanta l'Europa con le sue giocate, con il suo stile di gioco offensivo, con la sua velocità ed il suo atletismo. Tutto questo viene costruito con i soldi delle cessioni e non credo si trovi un mercato nella storia del Porto che si concluda con un bilancio in passivo: le entrate sono sempre maggiori delle uscite.
Tendenza confermata in questi ultimi due anni. L'estate scorsa il Porto ha salutato Falcao, bomber ed eroe di mille trionfi, che si è trasferito all'Atletico Madrid per 40 milioni. Due le considerazioni: visto adesso il bomber di Santa Marta, forse valeva anche di più. Seconda cosa: i soldi della cessione del colombiano hanno permesso al Porto di non vendere nessun altro e fare comunque un ottimo mercato, con diverse operazioni in entrata. L'ultima bomba è quella con cui ho iniziato l'articolo: Hulk allo Zenit per 40 milioni. Dopo i soldi incassati dalle cessioni di Alvaro Pereira e Guarin, arriva questa valanga di rubli che permetterà al Porto di sopravvivere serenamente.
Qual'è la cosa incredibile in tutta questa vicenda? Semplice. Il Porto ha occhi ovunque e sa valutare i campioni in una maniera che nessuno sa fare. Non se li costruisce in casa, semplicemente li prepara al calcio europeo. Basta guardare la storia dell'attaccante brasiliano appena passato in Russia. Hulk è stato preso dal Porto nel 2008. Il club portoghese lo ha preso da una squadra GIAPPONESE. Sì, giapponese. Chi andrebbe mai a pensare o addirittura a credere in un brasiliano che gioca in Giappone? Probabilmente nessuno. Eppure i 71 gol realizzati in 97 presenze con le maglie di Consadole Sapporo e Tokyo Verdy nella seconda divisione giapponese hanno fatto riflettere il Porto, che lo ha preso per 5,5 milioni di euro. E adesso lo rivendo a otto volte il suo prezzo d'acquisto, dopo che il ragazzo è stato in grado di regalargli diversi trofei. Pazzesco.
Radamel Falcao, 26 anni, venduto a peso d'oro all'Atletico Madrid dopo la vittoria in Europa League.
Chi è l'artefice di questo modello di vita? Un solo nome corrisponde a tale modo di pensare. Ed è quello di Jorge Nuno Pinto da Costa, presidente del club di Oporto dal 1982. Il trentesimo presidente della storia, che ormai ricopre questa carica da trent'anni, è riuscito dove nessun altro nella storia del Porto era mai arrivato. Con la sua gestione, il club biancoblu ha vinto 18 Primeira Liga, 12 Taca de Portugal, 17 Supercoppe portoghesi, due Champions League, due Europa League, una Supercoppa Europea e due Coppe Intercontinentali. Ma sopratutto ha sviluppato un modello che permette al Porto una sopravvivenza sana e felice. Certo, il soggetto in questione non è un santo. E' rientrato nello scandalo "Fischietti d'Oro", riguardante la corruzione degli arbitri in Portogallo, nel quale Pinto da Costa è stato accusato, salvo poi essere assolto nel 2009.
Eppure, nonostante ciò, il presidente è iscritto come associato del Porto Futbol Club sin da quando aveva 16 anni ed è entrato nello staff dirigenziale dalla metà degli anni '60. Perciò sa benissimo come gestire il club, ha costruito quanto di buono la squadra è stata in grado di fare in questi anni e ha vissuto i due stadi storici del Porto (il vecchio Estadio das Antas, demolito nel 2004, ed il nuovo Estadio do Dragao). Grazie a lui, il Porto è quello che è diventato: una bottega dai giocattoli bellissimi, ma veramente costosi. Da oggi, lo sa ancor meglio tutto il mondo del calcio.
Jorge Nuno Pinto da Costa, 74 anni, presidente ed artefice del modello Porto.
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