21.9.12

Ricomincio da quattro.

E' difficile vincere in piazze che fanno dell'entusiasmo il pane quotidiano. Sopratutto quando ci sono alte aspettative. Eppure Walter Mazzarri sembra dormire sonni tranquilli. O, quantomeno, sembra in grado di gestire la situazione senza problemi. Il Napoli è segnalato da molti come l'"anti-Juve". In Europa, gli esperti hanno indicato la squadra  del tecnico toscano come in grado di sorprendere ancora. E, nonostante tutto questo, il Napoli regge le pressioni e ha incominciato benissimo il suo anno. Al contrario di chi, come Inter o Roma, gode di minori pressioni ma di entusiasmi maggiori, a volte anche ingiustificati. Ed il merito è sopratutto della gestione di chi ha vissuto situazioni di gran lunga più difficili. Merito ancora più grande dopo aver vinto 4-0 in Europa contro una squadra sì poco dotata, ma con un turn-over più che ampio.

Walter Mazzarri, 50 anni, al quarto anno sulla panchina del Napoli.

Walter Mazzarri ha la faccia dura e scavata di chi ne ha vissute parecchie. Di chi ha affrontato la vecchia Serie C in quel di Acireale o Pistoia. Di chi ha riportato una squadra, il Livorno, in Serie A dopo 55 anni. Di chi ha realizzato il miracolo calcistico più grande a Reggio Calabria, salvando una squadra con una penalizzazione di 15 punti. E di chi ha visto l'Europa con la Sampdoria, sfiorando anche la vittoria in Coppa Italia. Sebbene ritenga che l'ambizione che cova dentro non lo renda amabile, questi sono numeri freddi e puri; essi non forniscono impressioni, ma fatti. Così come lo sono le 300 panchine professionistiche, collezionate senza neanche un esonero. Caso più che raro in un calcio come il nostro, dove Zamparini e Cellino - i famosi "mangia-allenatori" - non hanno la pazienza di aspettare che il lavoro dei propri dipendenti porti i suoi frutti.
Il tecnico di San Vincenzo è arrivato a Napoli in un periodo difficile. Una società che aveva portato a termine il piano di cinque anni, con il doppio salto dalla C alla A ed un excursus festoso nella vecchia Coppa UEFA. Ma il programma di un altro uomo ambizioso, come Aurelio De Laurentiis, si era fermato. Il presidente aveva scelto Donadoni, ex C.T. della nazionale, per continuare il percorso di crescita. Purtroppo, il 2009 del Napoli era stato molto povero. E siccome i numeri sono sempre freddi, ma veritieri, tanto vale citarli. Nella gestione Donadoni, gli azzurri fanno 18 punti in 18 partite di Serie A: una media da salvezza stiracchiata. E così, De Laurentiis prende una decisione forte e cambia il condottiero della squadra.

Aurelio De Laurentiis, 63 anni: nel Maggio 2012, il suo Napoli vince la Coppa Italia.

Mazzarri arriva nell'Ottobre 2009 ed il suo rapporto d'amore con Napoli nasce subito. Il 2-1 casalingo al Bologna, nel suo esordio sulla panchina azzurra, è un segnale. Lo è ancor di più il 2-2 di rimonta contro il Milan vice-campione d'Italia, con due gol nei minuti di recupero. Da lì, il Napoli comincia a volare, sopratutto nel finale di campionato, e raggiunge l'Europa. Quella minore, ma sempre Europa è, checché ne dica il presidente del Napoli, che declina l'importanza dell'Europa League alla stessa del Torneo Anglo-Italiano. E non è finita. Con l'arrivo di un Cavani sempre più bomber, il "Ciuccio" vola ancora più su, come recitava una famosa parodia della celebre canzone di Rino Gaetano. Nel 2010/2011, il Napoli arriva terzo in campionato e guadagna l'accesso diretto alla Champions. Non solo: è l'unica italiana a passare i gironi di Europa League, infrangendosi nei sedicesimi contro un Villareal più forte. Passa un'altra estate e si rinforza la base, per evitare che i "tre tenori" debbano fare i salvatori della patria. Inler è l'acquisto-chiave e la stagione 2011/2012 diventa un quadro bello con poche imperfezioni. Quarti sfiorati in Champions, dopo aver passato un girone di ferro con Bayern Monaco, Manchester City e Villareal. Quarto posto in campionato: un piazzamento che poteva essere migliore, se i "titolarissimi" fossero stati gestiti in maniera più oculata. Sopratutto, il Napoli torna a vincere un trofeo dopo 22 anni, dimostrando che il progetto di De Laurentiis funziona e sta procedendo con gli uomini giusti. Se si potesse fare solo un rimprovero alla gestione tecnica, è quella di aver così poca fiducia nei panchinari, tanto da spremere i titolari anche quando non ce ne sarebbe bisogno.
Per rimediare a questo, si è fatto molto in sede di mercato durante questi anni. Gli errori non sono mancati. Acquisti come quelli di Hoffer (a cinque milioni di euro, senza quasi mai mettere piede in campo) o di Datolo (sbolognato dopo averci speso quasi sette milioni di euro) non sono stati dimenticati. Tuttavia, gli errori servono anche per imparare. E allora il Napoli non ha sbagliato più nulla negli ultimi anni. Anche grazie al cambio di direttore sportivo, con Riccardo Bigon che ha dimostrato di non essere lì per caso. Persino Edu Vargas, che non sembra comunque un fenomeno, ieri ha dato il suo contributo, sebbene sia stato schierato in un ruolo non suo. Mettere il cileno in posizione di centravanti è sembrato troppo; invece, la sua partnership con Insigne ha funzionato in Europa. Almeno per ora, visto che il cileno ricorda vagamente Mauro Zarate e, perciò, va verificato sul lungo periodo.

Eduardo Vargas, 22 anni: talento vero o costosa meteora?

Insomma, potremmo dire che Mazzarri ricomincia da quattro. No, non da tre, come in quel famoso film di Massimo Troisi. L'attore napoletano, in un dialogo con Lello Arena, disse: "Ricomincio da tre". Arena, che interpretava uno psicologo, rispose: "Da zero, magari. Perché mai da tre?!". E Troisi sfoderò una risposta straordinaria: "No signore, ricomincio da tre.. mi sono riuscite tre cose nella vita, perché dovrei perdere anche quelle?" Ecco, nello stesso modo, il Mazzarri-pensiero rimbomba tra la baia partenopea ed il Vesuvio: il Napoli ha fatto ottime cose in questi anni. Anzi, le migliori. Sotto la gestione Mazzarri, gli azzurri sono stati la squadra più costanti per risultati in campo nazionale. E hanno rappresentato la squadra che ha raggiunto i migliori risultati negli ultimi due stagioni in Europa League, mentre in Champions hanno stupito, nonostante l'esperienza mancante nelle competizioni europee di molti giocatori. Perciò, il club necessitava solo di migliorare il contorno, ripartendo dalla stessa base, che in questi anni ha fatto bene.
Si ricomincia da quattro. Come i quattro gol segnati all'AIK ieri. Come i quattro uomini chiave nello staff dirigenziale e tecnico: Aurelio De Laurentiis, Riccardo Bigon, Walter Mazzarri ed il suo vice Nicolò Frustalupi, che vince sempre quando allena nelle competizioni europee. Come le vittorie finora ottenute tra campionato ed Europa League. Come i tenori, che si sono allargati: Pandev non sta facendo rimpiangere Lavezzi ed Insigne promette benissimo. Come gli anni di Mazzarri alla guida del Napoli. Chissà che questo numero non porti fortuna.

Il Napoli è partito con quattro vittorie tra campionato ed Europa League.

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