Diciamo che il Fulham le sta tentando tutte per evitare la retrocessione in Championship: quella che doveva essere una tranquilla stagione di Premier si sta trasformando in uno psicodramma. Nessuno avrebbe immaginato i cottagers in zona pericolante a inizio campionato; eppure, Martin Jol non ha dato quella solidità che ci si aspettava dalle parti di Craven Cottage. Il Fulham non può essere certo la squadra da finale di Europa League vista nel 2010, ma neanche quella in difficoltà ammirata nelle ultime settimane. Per altro, da quando ha esordito in Premier League (2001-02), i cottagers non sono mai retrocessi: dubito vogliano spezzare questa tradizione.
Scorrendo alcune statistiche, i problemi vengono a galla: il Fulham è una delle squadre più corrette della Premier (solo 37 gialli e zero rossi, penultima), ma non porta a casa molti contrasti vincenti e sopratutto non fa molti falli. Inoltre, la compagine londinese tende a creare azioni specie da calci piazzati e con molti passaggi lunghi (un po' come fa ancora lo Stoke City) , senza però lo stesso rating di successo. Del resto, il capocannoniere della squadra è Steve Sidwell, che di lavoro fa la mezzala, non il centravanti. I veri problemi sono dietro: il Fulham ha incassato 58 gol in campionato, di cui 42 in piena area di rigore, ed è nettamente la peggior difesa della Premier. E tutto questo nonostante la squadra sia nella terza nella graduatoria delle spazzate e seconda in quella dei blocchi. Insomma, sebbene gli sforzi ci siano, la difesa dei cottagers fa acqua da tutte le parti.
A questo va collegato anche il problema della direzione tecnica: con il piano di rientro del debito concluso, il Fulham era pronto anche a spendere di più per potenziarsi. Infatti, l'ultima estate ecco Stekelenburg, Amorebieta e Scott Parker, più i prestiti di Darren Bent e Taarabt (già migrato verso Milano). In inverno, invece, sono partiti Bryan Ruiz e Dimitar Berbatov. Martin Jol non attendeva che qualche spicciolo in più per il mercato, dopo due annate a metà classifica senza troppe patemi. L'olandese aveva fatto benino con il Tottenham, perché avrebbe dovuto smentire le attese al Craven Cottage? Eppure, quest'anno sta andando tutto storto ed è arrivato l'esonero di Jol. Con l'arrivo di Meulensteen, si aspettava qualche miglioramento e invece non solo il Fulham si è parcheggiato in zona retrocessione, ma ha cominciato a incassare una marea di reti: 34 gol in 13 giornate (una media di 2,6 a gara). Con l'eliminazione dalla F.A. Cup, non c'è voluto molto perché il club esonerasse anche l'ex assisstente di Sir Alex Ferguson. E non è detto che l'arrivo di un bomber come Mitroglou e di un fantasista come Holtby, più il ritorno dell'idolo Dempsey per un paio di mesi, possano rivoltare la baracca come un calzino.
Kostantinos Mitroglou, 23 anni, tenterà di salvare il Fulham.
Fatti fuori due manager, è arrivato quindi il terzo. E che manager: Felix Magath. Domani esordirà nella sua prima gara come tecnico del Fulham, alla prima esperienza fuori dalla sua madre patria. Da giocatore, sarà sempre ricordato come l'uomo che fece piangere la Juve nella finale di Champions contro l'Amburgo nel 1983 ad Atene. Da allenatore, il suo soprannome principale è stato "Quälix". Svelo l'arcano: il nomignolo deriva dalla fusione tra il nome del manager, Felix, e il verbo tedesco "quälen", che significa "torturare". Facile immaginare quali siano i metodi d'allenamento del tedesco.
Eppure, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: dopo una nomea da "salvatore della patria", Magath si consacrò a Stoccarda, quando portò la squadra in Champions all'inizio degli anni 2000. Ciò gli attirò l'attenzione del Bayern Monaco, che lo prese come tecnico nell'estate 2004: due anni, due double. Poi l'esonero e la ripartenza da Wolfsburg nel 2007, dove la Wolkswagen (proprietaria del club) spendeva molto e vinceva poco. Dal canto suo, Magath divenne allenatore e direttore tecnico dei lupi, una pratica che ha messo in atto in molti team dove ha lavorato. Risultati straordinari, con la vittoria in Bundeslinga nel 2009: un miracolo, con la consacrazione del trio Grafite-Misimovic-Dzeko e un calcio spettacolare. Ancor prima che la stagione finisse, lo Schalke 04 si accordò con Magath per guidare la squadra: un anno e mezzo senza grossi successi, che lo ha riportato al Wolfsburg. Tuttavia, il secondo mandato in Bassa Sassonia non è stato glorioso e anche lì è arrivato un altro esonero. Insomma, dopo aver lasciato i lupi troppo presto, Magath non se l'è passata troppo bene.
Ora, la prima opportunità al di fuori dalla Germania, dopo un anno di pausa. Domani, "Saddam" - un altro soprannome... - esordirà sulla panchina dei cottagers sul campo del West Bromwich Albion. C'è da sperare che il Fulham ce la faccia: per Magath non sarà facile, ma c'è una frase che forse meglio di tutte indica la durezza e la rigidità di Magath. Un suo ex giocatore ai tempi dell'Eintracht Francoforte, l'attaccante togolese Bachirou Salou, descrisse Magath come "l'ultimo dittatore in Europa". Chissà che questa rigidità non possa portare il Fulham a salvarsi. Anche perché lo stesso Magath ha dichiarato che dodici partite possono bastare. Non vorremmo essere nei panni dei giocatori se il club non riuscisse in tale impresa...
Felix Magath, 60 anni, alla prima esperienza fuori dalla Germania.
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