Non sempre i sogni diventano realtà, anche perché spesso è proprio la vita (calcistica) a mettere spesso i bastoni fra le ruote. È stato così per tanti giocatori e Andreas Cornelius, giovane attaccante, non ha fatto eccezione: sulla bocca di tutti la scorsa estate, il danese ha tentato il salto in Premier League con il Cardiff City. Ma l'avventura con il club gallese non è andata nel migliore dei modi: può succedere.
Classe '93, Cornelius era osservato da molti club nell'estate scorsa. A 19 anni l'esordio con il Copenhagen, la più grande e famosa squadra di Danimarca. La compagine della capitale nordica ha sviluppato il talento del ragazzo, dandogli spazio e supporto: l'attaccante aveva già fatto parte della prima squadra in un paio di ritiri e prometteva molto bene.
L'allora allenatore del club, Carsten V. Jensen, l'ha fatto esordire, ma fu il belga Ariël Jacobs - successivo manager e buon profeta in patria con l'Anderlecht - a dargli tanto spazio sia in campionato che in Europa. A fine stagione, i 18 gol in Superliga consentono al club di festeggiare la vittoria (l'ennesima) proprio nel centesimo anno dalla fondazione della lega danese.
Un risultato non da poco, anche perché il ragazzo è stato utilizzato anche in Europa League, dove il Copenhagen ha disputato parecchie partite. Cornelius ha anche deciso la gara della fase a gironi contro il Molde. Prestazioni talmente apprezzate che, nonostante la giovane età, è diventato il giocatore più amato dalla tifoseria, con le magliette che avevano spesso inciso il suo nome.
A quel punto, però, era inevitabile che le grandi società lo puntassero: anche le squadre italiane sono andate in Danimarca per visionarlo. Il Pescara l'ha seguito per primo, poi si è parlato di un interesse di Milan e Inter, senza alcun fondamento. Alla fine, le squadre che volevano veramente il ragazzo erano quelle della Premier: su tutte, Stoke City e Cardiff City.
Il danese ha scelto i gallesi, conscio che in una squadra alla prima avventura nella massima serie inglese avrebbe potuto trovare spazio. Arrivato a giugno scorso, in realtà Cornelius non ha avuto grande spazio. Nonostante i dieci milioni spesi dal club, né Mackay, né il neo-arrivato Solskjaer hanno investito molte speranze sull'attaccante danese.
Se poi ci mettiamo anche un infortunio alla caviglia che lo ha tenuto lontano dai campi per tre mesi, ecco che il quadro si completa. Insomma, l'avventura non è andata come lui sperava: il ritorno al Copenhagen nelle ultime ore del mercato invernale non ha segnato solo una brutta conclusione dell'esperienza in Premier, ma anche l'acquisto più costoso nella storia del Copenhagen (tre milioni e mezzo di euro). Al Parken Stadion saranno contenti, ma...
Ciò che si è visto finora in Danimarca.
Rimane il rimpianto per una delle tante promesse che popolano il calcio europeo: Cornelius è un prospetto interessante per avere solo vent'anni. In particolare, l'ha capito anche la nazionale danese: osservando la sua crescita con il Copenhagen, lo storico commissario tecnico Morten Olsen non ha esitato a convocarlo in prima squadra.
Cornelius ha anche segnato nella vittoria per 1-0 della Danimarca a Olomouc contro la Repubblica Ceca, ma il ragazzo ha perso il posto in nazionale proprio da quando si è trasferito a Cardiff. Forse questo è stato solo un ulteriore motivo che abbia spinto il giocatore a tornare in patria, dove il tecnico Ståle Solbakken lo aspetta a braccia aperte.
In fondo, la storia di Cornelius è solo una delle tante che si vedono in giro per l'Europa, specie quando si parla di campionati importanti: un ragazzo vive una stagione di grandi promesse in un campionato poco conosciuto dell'Europa e viene preso da un'altra società di un'importante lega. Da lì, le strade sono due: il ragazzo esplode o (purtroppo) non si aspettano i progressi e si perde un treno della propria carriera.
La speranza è che questo non sia accaduto per Cornelius, che ha sicuramente le doti per sfondare: il danese deve solo trovare un altro posto in cui si abbia più pazienza e fiducia nei suoi confronti. Del resto, a Cardiff volevano ben altro al primo anno nella lega più importante al mondo: too little, too late per rimanere in Galles e nella Premier League.
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