David Alaba, 23 anni, stella dell'Austria finalmente rinata.
Quando erano stati effettuati i sorteggi per i gironi (parliamo del gennaio 2014), l'Austria era a malapena rientrata in terza fascia. Dietro a nazionali che magari allora non rappresentavano il meglio del continente, ma che forse avevano fatto di più nelle qualificazioni degli ultimi anni (Ungheria, Romania, persino Israele: tutte ancora in corsa per Euro 2016).
Una situazione che ha fatto male a una della nazionali più gloriose tra gli anni '30 e '50, quando l'Austria arrivò quarta al Mondiale 1934 e terza a quello del 1954. In mezzo, la medaglia d'argento all'Olimpiade di Berlino 1936. E tanti, tanti giocatori che fino agli anni '90 hanno giocato in giro per l'Europa, dimostrando la bontà del movimento calcistico.
Gli anni 2000 sono stati traumatici: se escludiamo la partecipazione all'Europeo del 2008, l'Austria manca da un torneo internazionale dal 1998, quando la truppa di Polster e compagni si fece vedere al Mondiale di Francia. Quell'avventura non fu brillante: due pareggi e la sconfitta con l'Italia. Da allora, l'Austria non ha più disputato un torneo internazionale.
La fortuna e la programmazione hanno voluto che in Austria nascessero finalmente altri talenti. I giocatori che giocano in casa sono pochi, perché Rapid Vienna e Sturm Graz non hanno più lo stesso appeal di una volta. Il Red Bull Salisburgo si è fatto onore in Europa, ma la squadra è composta prevalentemente da giocatori stranieri.
Così la stella della nazionale è un ragazzo di origini nigeriane e gioca nel Bayern Monaco: David Alaba avrà pure 23 anni, ma ha l'esperienza di un veterano e la duttilità dei grandi. Assieme a lui, nomi come quelli di Dragović, capitan Fuchs, Arnautović, Junuzović, Sabitzer e Janko creano un caso simile a quello della Svizzera: nazionale forte e multi-etnica.
Un successo autorevole. Una sorta di avvertimento a chi li troverà all'Europeo.
La continuità dell'Austria si è vista lungo tutta la fase del girone: dopo il pareggio nella gara d'esordio contro la Svezia, la squadra biancorossa ha conquistato ben sette vittorie consecutive. Un ruolino di marcia da record (solo l'Inghilterra ha fatto di meglio) e che ha garantito la conquista della qualificazione diretta alla rassegna francese.
Non è un caso che il movimento austriaco sia rinato. La certificazione è arrivata anche dal Ranking FIFA: chi mi legge spesso, sa quanto ho criticato quest'istituto e come credo che l'Elo Ranking sia più affidabile. Tuttavia, nel settembre di quest'anno l'Austria ha raggiunto il 13° posto, la posizione più alta mai raggiunta nella sua storia.
Quello dell'Austria sarà anche un "vero esordio" all'Europeo. Das Team si è qualificato per sette volte al Mondiale, ma l'unica partecipazione alla rassegna continentale è arrivata nel 2008. E quella volta l'Austria giocò l'Europeo solo perché lo co-ospitò insieme alla Svizzera. Per altro andò malissimo: un solo gol segnato (su rigore), un punto conquistato.
Ben diverso è lo scenario che si apre per Francia 2016. La nazionale è decisamente in crescita e può contare su un gruppo tecnicamente ben dotato. Il merito va sopratutto a Marcel Koller, che ha preso l'incarico da ct nel novembre 2011. A quel tempo, l'Austria sembrava ormai alla deriva: invece, la sua guida ha riportato il gruppo sulla retta via.
Il suo bilancio da 53% di vittorie parla per lui, così come gli ottimi stint con Colonia e Bochum negli anni 2000. Ora il suo obiettivo è fare bene a giugno: «Pensare che abbiamo vinto sul campo della Svezia per 4-1 è qualcosa di pazzesco. Un caloroso ringraziamento va anche a tutti i tifosi che ci hanno supportato. Posso affermare che siamo una buona squadra e possiamo rilanciare il calcio austriaco». L'Austria è tornata, statene certi.
Marcel Koller, 54 anni, tecnico dell'Austria dal 2011.
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