25.7.16

Duraymond "Mu" Gureen.

Chi segue questo blog, sa bene come sia mia abitudine evidenziare i maggiori talenti della J. League e delle serie inferiori (qualora sia necessario). Poi ci sono quei giocatori che rinascono, che magari non sono più in età giovanissima, ma che hanno una storia molto particolare. Tra questi, c'è da includere Mu Kanazaki, che sta vivendo una seconda giovinezza ai Kashima Antlers.

Kanazaki ai tempi dell'Oita Trinita, quando la sua stella cominciò a brillare.

Sembra strano notare come Mu Kanazaki sia il prodotto di una terra che non ha ancora familiarizzato con il calcio in Giappone, almeno a livello di club: la prefettura di Mie non presenta un club pro nella sua regione, eppure questo ragazzo di Tsu - famosa per aver dato i natali soprattutto alla lottatrice tre volte oro olimpico Saori Yoshida - si è fatto strada.
La madre l'aveva chiamato Mu ispirandosi al nome del continente perduto nel Pacifico, raccontato poi nelle traduzioni di un manoscritto Maya da parte di un abate fiammingo a metà del 19° secolo. Ma se di quel continente non fu mai data conferma geologica, la storia di Kanazaki è realtà. E comincia su un campo di futsal.
Una volta finito il percorso al liceo Takigawa, Mu è stato richiesto da qualche parte più a sud di Tsu, precisamente nel Kyushu. A metà anni 2000, il Giappone vedeva la crescita di una squadra giovane, che ha conosciuto il suo periodo migliore proprio quando i ragazzi del vivaio stavano venendo fuori. L'Oita Trinita si sta facendo largo nel panorama nipponico.
Assieme a lui, in quegli anni, all'Oita Dome esordiscono Masato Morishige, Shusaku Nishikawa, Hiroshi Kiyotake: tutti nomi che sono poi tornati buoni anche per la nazionale, che deve molto al vivaio del Trinita. Quando Mu esordisce, viene definito un super-sub per la sua capacità di subentrare a gara in corso ed esser utile a 18 anni.
L'Oita vive un momento florido: nel 2008, la squadra del Kyushu raggiunge il piazzamento migliore nella sua storia in J. League (quarti!) e vince la Nabisco Cup (l'equivalente della coppa di Lega). Non solo: Kanazaki viene nominato miglior giovane della competizione. Quel trequartista dai lineamenti un po' scavati e dal gioco incantevole decide di restare a Oita.
Purtroppo, il 2009 vede la squadra retrocedere e pian piano tutti andranno via, complice anche qualche difficoltà finanziaria per il club: una discesa iniziata da lontano, ma che è culminata con la retrocessione in J3 (la terza divisione). Kanazaki passa al Nagoya di Dragan Stojkovic, fiducioso che potrà conquistarsi il posto.
Al Toyota Stadium il ragazzo vive momenti contrastanti. Gioca spesso, ma non è sempre titolare. Vince subito la J. League e alza la Japanese Super Cup, ma Piksi gli cambia ruolo. Il tecnico dei Grampus lo dirotta sulla fascia: all'inizio sembra quasi mortificante per un giocatore così tecnico, ma il serbo ha diverse alternative (Ogawa, Tamada, Fujimoto, etc.).
La mossa di firmare per il Nagoya si rivela quasi contro-producente: dopo aver conquistato la nazionale con l'Oita, si ferma a cinque presenze. Okada non lo chiama più, Zaccheroni neanche lo vede. E allora, alla scadenza del triennale con i Grampus, Mu decide di partire e di non guardarsi più indietro. Direzione Norimberga.

L'annata che l'ha rivalutato agli occhi di molti.

Kanazaki spera di sfruttare l'ondata giapponese che ha invaso la Bundesliga, oltre al fatto che il suo ex-compagno di squadra a Oita - Hiroshi Kiyotake - è una delle stelle del club. Il problema è che l'ambientamento è tutt'altro che facile. Il duo Wiesinger-Reutershahn non lo vede: quattro presenze e siamo già ai saluti, con tanto di annullamento del contratto.
La tappa successiva è sorprende: Portimão, Portogallo. Si gioca in seconda divisione, però Mu è contento: fa il titolare, incanta il pubblico dell'Estádio Municipal e sta bene lì. In un anno e mezzo nell'Algarve, segna 16 gol in 47 partite. In particolare, la prima parte del 2014/15 è andata benissimo. Finché qualcuno dal Giappone non lo richiama.
I Kashima Antlers vorrebbero riportarlo a casa: lui nicchia. Forse tornare in Giappone sarebbe un mezzo fallimento. Alla fine, la saudade lo convince: prestito al Kashima Antlers, dove però subirà una nuova trasformazione. Dopo il trequartista e l'ala, Toninho Cerezo vuole schierarlo come punta nel 4-2-3-1, supplendo così a una serie di infortuni.
Con tutto quello che ha imparato nella sua carriera, Kanazaki accetta. E la mossa è una benedizione per lui e per la squadra: al suo ritorno, gli Antlers vincono la Nabisco Cup e diventano una serie contendente per il titolo 2016; Kanazaki, invece, realizza 15 gol, la quota più alta in una stagione. Viene persino inserito nella top 11 del 2015.
L'inverno rischia di tenerlo in Portogallo (il Portimonense sperava di venderlo a migliori offerenti), ma alla fine il Kashima decide di pagare per riaverlo a Ibaraki. La scelta è di Masatada Ishii, che ha sostituito Cerezo a luglio 2015 sulla panchina degli Antlers e ha fatto di Kanazaki il suo 9. Una mossa che ha permesso al club vincere il 1st stage della J. League 2016.
Soprattutto, Kanazaki è tornato in nazionale: Halilhodzic l'ha osservato attentamente e l'ha messo in campo per le qualificazioni alla Coppa d'Asia. Subito un gol contro Singapore, poi un altro contro l'Afghanistan. E ora chi lo smuove più? Mu ha anche vinto il premio di MVP della J1 nel maggio scorso: è in un momento straordinario.
Questo suo momento ricorda quello di Draymond Green con i Warriors nella NBA. Due personalità diverse, ma due percorsi simili: entrambi si sono dovuti evolvere, migliorare, adattare per rendersi indispensabili. Il ct del Giappone lo considera un universale, un giocatore che può fare da regista e da centravanti al tempo stesso. E di questi tempi non è facile trovare uno così.

Mu Kanazaki, 27 anni, l'universale dei Kashima Antlers.

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