28.2.16

ROAD TO JAPAN: Takuma Asano

Buongiorno a tutti e benvenuti a un altro numero di "Road To Japan", la rubrica che vi presenta i migliori talenti del Sol Levante. Oggi ci spostiamo a Hiroshima, visto che questo secondo numero del 2016 parlerà di Takuma Asano, la stellina di casa Sanfrecce e che rappresenta (forse) il miglior prodotto della prefettura di Mie, una delle poche a non avere una squadra pro in Giappone.

SCHEDA
Nome e cognome: Takuma Asano (浅野拓磨)
Data di nascita: 10 novembre 1994 (età: 21 anni)
Altezza: 1.71 m
Ruolo: Seconda punta, prima punta
Club: Sanfrecce Hiroshima (2013-?)



STORIA
Nato a Komono (nella prefettura di Mie) nel 1994, Asano si appassiona al calcio grazie alla sua numerosa famiglia: sette figli, di cui sei maschi. Il calcio è il passatempo preferito in casa sua e così il giovane Takuma comincia a giocare fin dalle elementari. Passione che continua anche alle medie, nonostante Mie non abbia rappresentative esterne alla prefettura.
Per continuare a giocare, Asano si sposta da qualche chilometro: da Komono a Yokkaichi, dove ha sede il Mie Prefectural Yokkaichi Central Technical High School, che Asano frequenta al liceo. È il 2012 quando comincia a notarlo qualcuno dalla J. League: insieme al suo amico Shota Tamura (oggi allo Shonan Bellmare), gli osservatori scrutano qualcosa in lui.
Ai campionati delle superiori, Asano partecipa per tre volte: nel 2012 è capocannoniere e porta l'istituto di Mie addirittura in finale. L'anno successivo è ancora nella squadra del torneo: è naturale che Yokohama Marinos e Sanfrecce Hiroshima gli stiano dietro. Ad avere la meglio sono i Purple Archers, che si assicurano Asano per la stagione 2013.
Non sapendolo, i Sanfrecce in quell'inverno mettono le basi per il futuro. Il club è reduce dal primo titolo in J. League e acquista diversi giovani: non solo Asano, ma anche Gakuto Notsuda, trequartista dal passo interessante. Il 2013 è un anno d'apprendimento, perché Asano rimane per lo più in panchina mentre il Sanfrecce si conferma campione.
Cinque le presenze concesse da Moriyasu al classe '94, di cui una decina di minuti in campionato contro il Kawasaki Frontale e quattro comparsate in Coppa dell'Imperatore. Nel 2014 le presenze moltiplicano, ma Asano segna una sola volta, contro lo Yokohama F. Marinos in Supercoppa. Gioca solo due gare per intero e non sembra esplodere.
Tutto cambia nel 2015: la staffetta con Hisato Sato - capitano e simbolo dei Sanfrecce - gli consente di entrare quando le squadre sono ormai stanche. Il ruolo di super-sub gli calza, tanto da decidere alcune gare, come quella contro il FC Tokyo. Segna in tutte le competizioni ben 14 reti e decide anche la contesa per il titolo con la rete decisiva contro il Gamba Osaka.
Il 2016 presenta una sfida complessa, perché confermarsi non è mai facile. Ora che si è anche preso il 10, il rischio è che l'esplosione diventi stardom. Il tutto tramite altre belle prestazioni in J. League e le conferme anche in campo continentale, visto che il Sanfrecce deve dimostrare di poter fare bene anche in Champions League asiatica.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Tatticamente Asano sta crescendo velocemente: ci sono pochi che in Giappone possano giocare con così tanta applicazione in più ruoli. L'ideale per lui sarebbe avere spazi, per cui partire da seconda punta per poter sfruttare la sua velocità (lo chiamano Jaguar e lui esulta con gli artigli), ma può giocare anche da centravanti o da esterno in un attacco a tre.
Dal punto di vista tecnico, Asano può migliorare, ma il talento grezzo che si ritrova promette bene. Non è semplicemente un proiettile in campo, ma un giocatore capace di sfruttare la profondità come un vero centravanti. Con queste doti, potrà sicuramente andare lontano. Anche più della stessa Hiroshima.

STATISTICHE
2013 - Sanfrecce Hiroshima: 5 presenze, 0 reti
2014 - Sanfrecce Hiroshima: 19 presenze, 1 rete
2015 - Sanfrecce Hiroshima: 42 presenze, 14 reti
2016 - Sanfrecce Hiroshima (in corso): 2 presenze, 1 rete

NAZIONALE
Per essere un ragazzo di 21 anni, di strada in nazionale ne ha già fatta. L'U-23 di Teguramori si è recentemente qualificata alle Olimpiadi di Rio 2016 e nel pre-olimpico asiatico Asano c'ha messo lo zampino. Soprattutto in finale, dove i suoi due gol contro la Corea del Sud sono valsi il successo finale e il pass asiatico da primi della classe.
Diverso il percorso in nazionale: una volta esplose le sue potenzialità, è stato Halihodzic a chiamarlo in nazionale. Prima per un training camp, poi per la Coppa delle nazioni orientali, in cui Asano ha giocato tutte e tre le gare. Ci si augura che quest'anno possa avere qualche chance ufficiale, anche nelle gare di qualificazione al Mondiale e alla Coppa d'Asia.

LA SQUADRA PER LUI
Come detto ieri in un pezzo uscito su L'Ultimo Uomo, penso che il 2016 sarà l'anno delle conferme. Asano è un talento interessante, capace di crescere ancora e che ha un'identità ben precisa. Può giocare in più ruoli dell'attacco e sa rendersi utile in più posizioni.
Sembra inevitabile che possa esser notato, specie con le Olimpiadi alle porte (a Rio il Giappone ci sarà). La Germania o - meglio ancora - l'Olanda sarebbero le destinazioni ideali. In terra teutonica, Asano potrebbe adattarsi bene al calcio tedesco anche in Zweite.

24.2.16

J. LEAGUE ROUND-UP: l'anno buono (Parte II)

Una nuova stagione di calcio si prepara in Giappone. C'è chi ha già assaggiato il campo. Il FC Tokyo ha battuto il Chonburi nei preliminari della Champions League asiatica, mentre la Fuji Xerox Super Cup tra Gamba Osaka e Sanfrecce Hiroshima ha visto trionfare questi ultimi. Ma cosa ci aspettiamo dal 2016? Scopriamolo nella seconda parte del round-up sul calcio nipponico (qui la prima).

L'inizio della Champions ha visto una prima delusione.

Previsioni

J1 League
Alla fine, la prima categoria può esser divisa attentamente in tre grupponi da sei squadre ciascuno. Cominciamo da coloro che hanno qualche speranza di titolo: i Sanfrecce Hiroshima ripartono dallo stesso gruppo dell'anno scorso, ma senza Douglas, volato all'Al-Ain. La speranza è che i giovani migliorino (Notsuda, Chajima) e che Asano diventi una super-star.
Accanto a loro, ci sono gli Urawa Red Diamonds: opulenti come al solito in sede di mercato, i Reds hanno salutato la loro bandiera Keita Suzuki e hanno accolto gente come Komai e Wataru Endo, capaci di rafforzare ulteriormente la squadra e allungare la rosa in vista della Champions League asiatica, stavolta da disputare con altro piglio.
Qui possono starci anche il FC Tokyo e il Kawasaki Frontale. I primi perché il mercato è stato molto positivo (anche se le fatiche continentali peseranno), i secondi perché... ci sono un sacco di perché. Sono belli da guardare, giocano bene, hanno lo stesso allenatore da cinque anni e forse è la volta buona per giocarsi qualcosa, visto che non giocheranno in Champions.
Tuttavia, se dovessi indicare due favorite della vigilia, i miei occhi andrebbero a Osaka e Kashima. Per motivi diversi. Sul Gamba Osaka non c'è bisogno di scrivere molto: il mercato ha mantenuto tutti gli elementi (è rimasto persino Usami, almeno fino a giugno), c'è ancora Hasegawa e il giocare al nuovo Suita City Football Stadium darà ulteriore motivazione.
Sui Kashima Antlers, l'ottimismo deriva da quanto fatto da luglio in poi: dopo l'arrivo di Masatada Ishii in panchina, la squadra di Ibaraki ha fatto 37 punti in 18 gare, più di due punti di media a partita. Han giocato bene, hanno vinto la J. League Cup e promettono battaglia con un organico migliorato, nonché il più giovane della lega per età-media.

Masatada Ishii, 49 anni: conferma o delusione per i Kashima Antlers?

Nel secondo gruppo, troviamo quelle che passeranno una serena annata a metà classifica. L'unica in grado di cambiare (a sorpresa) il proprio status in contender è secondo me l'Omiya Ardija, che ha fatto una buona campagna acquisti e che torna rinforzata dall'anno di purgatorio passato in seconda divisione.
Troviamo diverse decadute in questo gruppo: lo Yokohama F. Marinos, senza direzione né speranze per questo 2016; il Nagoya Grampus, che ha deciso di liberarsi degli stranieri e dei vecchi (tra cui Marcos Tulio Tanaka) per imbottirsi di nuovi stranieri e soprattutto molti giovani; il Kashiwa Reysol, che riparte da Milton Mendes e dal ritorno di Junya Tanaka.
Se l'avventura del Vissel Kobe in J. League sembra destinata a un altro anno di anonimato, diversa potrebbe essere la sorte del Jubilo Iwata. Indubbiamente la squadra della Yamaha è una delle realtà storiche del campionato nipponico, ma con una promozione guadagnata all'ultimo secondo non più di tre mesi fa, un anno a metà classifica sarebbe un successo.

Bella la maglia dello Yokohama F. Marinos, ma in campo?

Dura la vita, invece, per chi dovrà lottare per la salvezza. Non escludo che qualcuna delle squadre presenti nel gruppo precedente possa inserirsi in questa lotta (sì, sto pensando ai Nagoya Grampus se i giovani non cresceranno e al Vissel se continuerà la maledizione). Tuttavia, sei sono le compagini che probabilmente se la giocheranno per evitare i tre posti in J2.
In questo gruppo, Vegalta Sendai e Shonan Bellmare sembrano leggermente avanti. Il Vegalta perché ce l'ha fatta anche l'anno scorso a salvarsi e Susumu Watanabe da un anno e mezzo sta tendendo la barca in mare. Lo Shonan ha venduto praticamente tutti e non si è rinforzato, ma avere in panchina uno come Cho Kwi-jea aiuta.
Può sembrare ottimistico, ma credo che l'Avispa Fukuoka abbia delle discrete chance di salvarsi. Il calcio di Ihara è stato un toccasana per una squadra arrivata 18° nel 2014 e la promozione è arrivata meritatamente. Fare a meno dei miracoli di Kosuke Nakamura (tornato al Kashiwa) non sarà facile, ma la squadra c'è.
Se dovessi indicare tre candidate alla retrocessione, non farei il nome di nessuna delle neo-promosse. Il che è strano: non si salvano mai tutte, ma ci sono tre squadre messe peggio. La prima è il Sagan Tosu, che quest'inverno ha perso anche capitan Fujita e Mizunuma. Toyoda li dovrà trascinare alla salvezza, altrimenti per Ficcadenti (arrivato da Tokyo) la vedo dura.
La seconda è il Ventforet Kofu, che non può passarla liscia a ogni annata vendendo tutti e continuando ad avere l'età-media più alta di tutta la J. League. La terza è l'Albirex Niigata: perdere il bacino d'utenza di Niigata sarebbe un duro colpo per la lega, ma l'Albirex da qualche anno lotta sempre per salvarsi. E non si vedono miglioramenti all'orizzonte.

Takeshi Kanamori, 21 anni, il principe dell'Avispa Fukuoka.

J2 League
Più difficile la divisione in questo caso. Anche qui si potrebbe assistere a una novità, ovvero che nessuna delle retrocesse torni immediatamente su. Sarebbe un'evenienza più unica che rara, ma le possibilità ci sono tutte.
Basti pensare che per la promozione se la giocano in tanti: il Cerezo Osaka e Shimizu S-Pulse sembrano le favorite, ma i nomi in gioco sono tanti. La squadra della Yanmar perché ha fatto un mercato prepotente, quella di Shizuoka perché è una compagine storica della J. League e ha alcuni giocatori di categoria superiore.
Difficile escludere anche alcune piazze importanti come Kyoto e Chiba. Il Kyoto Sanga è tornato alla ribalta grazie ad alcuni acquisti, mentre il JEF United ha dato via libera all'ennesima rivoluzione targata Sekizuka: se quest'anno non si arrivasse ALMENO nelle prime sei, sarebbe lecito pensare al malocchio.

Una foto pubblicata da Sugeno Takanori (@sugenotakanori) in data:

Sarebbe bello se il Matsumoto Yamaga avesse un'altra chance in prima divisione, vista l'affluenza di pubblico che accompagna i Ptarmigans nelle sue partite al Matsumoto Stadium. Tuttavia, la smobilitazione generale sembra eliminarla dalla corsa alla promozione diretta. Così come il Montedio Yamagata non sembra poter tornare in J. League a breve.
Bisogna aggiungere il Consadole Sapporo, che potrebbe aver fatto il colpo dell'anno con Jonathan Reis, talento problematico ex Vitesse. Non dimentichiamo il V-Varen Nagasaki di Takagi (ripeto: prima o poi saliranno), l'Ehime di Sekuma, il Fagiano Okayama di Nagasawa (bel mercato) e il Giravanz Kitakyushu di Koichi Hashiritani.
Poi c'è la cosiddetta sorpresa. Ad esempio, non sarei stupito se il Renofa Yamaguchi corresse come in J3 League. Ok, ha perso qualche pezzo (Kozuka, Dai, Matsumoto), ma sono rimasti quasi tutti. Anzi, la società ha pure comprato qualche rinforzo e Ueno sarà ancora l'allenatore del Renofa. Sicuri che non abbiano delle chance almeno per un posto ai play-off?

Al Yamaguchi Ishin Park Stadium sperano in un'altra annata magica.

Ciò che potrebbe veramente sorprendere è il nome delle retrocesse. Anche quest'anno una sola squadra scenderà direttamente, mentre l'altra si giocherà la sopravvivenza in un play-off contro la seconda della J3. I nomi di chi rischia sono tanti e non si parla di grandi decadute stavolta, perché ci sono diversi club che rischiano.
Al 24 febbraio, i due più in difficoltà rischiano di essere il FC Gifu e lo Yokohama FC. Due club che - per motivi diversi (pochi fondi o una squadra poco competitiva e vecchia) potrebbero affrontare un'annata molto difficile. Ai miei occhi, quando la J. League avrà ancora più realtà a disposizione in crescita, queste due saranno relegate in J3.
Così come rischia il Thespakusatsu Gunma, che ha cambiato tanto. Forse troppo. Dovranno guardarsi le spalle anche il Mito Hollyhock (senza Baba e Yuto Suzuki) e il Roasso Kumamoto, che ha perso il suo allenatore Takeshi Ono (accusato di abusi verso alcuni dipendenti del club). Al suo secondo Hiroyuki Kiyokawa il comando della squadra e l'onere di mantenere la categoria.

Lo Yokohama FC sembra non poter vivere senza King Kazu.

J3 League
Qui la situazione sembra ben definita. L'Oita Trinita ha l'obbligo di risalire immediatamente la china dopo una retrocessione che ha del clamoroso. Ci sono stati diversi movimenti sia in campo che fuori e la speranza nel Kyushu è che basti per tornare in J2 League con in mano la promozione diretta. Un altro play-off potrebbe esser traumatico.
Chi punta con decisione alla promozione è anche il Nagano Parceiro, club che per tifosi e progetto meriterebbe qualcosa in più della terza divisione. Dopo uno spareggio perso contro il Kamatamare Sanuki e la delusione dell'anno scorso, è la volta buona? A Fumitake Miura e ai suoi ragazzi sta il compito di non deludere i propri tifosi.
Anche il Tochigi SC dovrebbe esser nella contesa, anche perché sul mercato si è mosso discretamente. Mi tengo qualche dubbio sulla guida tecnica di Yuya Yokoyama, richiamato dal club per il 2016. Il SC Sagamihara sarà nelle vicinanze della zona-promozione, così come credo che il Kataller Toyama e il Gainare Tottori potrebbero essere dei dark horses.
Sorprese? Difficile dirlo. La J3 League è imprevedibile: chi avrebbe pronosticato il Renofa Yamaguchi campione 12 mesi fa? C'è curiosità per la prima del Kagoshima United in terza serie. Per il Blaublitz e il Fujieda potrebbe essere un anno difficile, visto che hanno perso alcuni riferimenti. E attenzione al Grulla: l'addio del mister Naoki Naruo dopo cinque stagioni andrà metabolizzato.

Tsugutoshi Oishi, 26 anni, il miglior acquisto del mercato in J3.

23.2.16

J. LEAGUE ROUND-UP: l'anno buono (Parte I)

Una nuova stagione di calcio si prepara in Giappone. C'è chi ha già assaggiato il campo. Il FC Tokyo ha battuto il Chonburi nei preliminari della Champions League asiatica, mentre la Fuji Xerox Super Cup tra Gamba Osaka e Sanfrecce Hiroshima ha visto trionfare questi ultimi. Ma cosa ci si aspetta dal 2016? Scopriamolo nella prima parte del nostro round-up sul calcio nipponico.

3-1 per il Sanfrecce: gol di Sato, rigore di Asano e tris di Utaka. Per il Gamba il solito Usami.

Il mercato
J1 League - Difficile capire cosa accadrà senza vedere cos'è cambiato nelle 53 squadre professionistiche al via per questa stagione. Ci sono state diverse operazioni ed è bene capire chi si è mosso al meglio e chi, invece, può essere incappato in qualche scivolone, dividendo il tutto per ogni categoria.
Se dovessi scegliere tre squadre che si sono mosse al meglio in prima divisione, occhi puntati sul Gamba Osaka. Due acquisti mirati per rinforzarsi (Ademilson e Jungo Fujimoto), mentre sono partiti giocatori che non avevano più spazio nel piano tattico di Hasegawa (Akamine), che hanno deluso (Lins) o che volevano provare altre esperienze (Myojin).
Anche il FC Tokyo si è mosso bene, autore di un'ottima campagna acquisti. Dopo aver perso Muto nel giugno 2015 e Ota quest'inverno, il club della capitale ha fatto tutto per bene: Akimoto dallo Shonan per sostituire Gonda, poi gli arrivi di Mizunuma, Komano, del sudcoreano Ha Dae-sung e di Takuma Abe. A loro si aggiunge Sei Muroya, universitario dal futuro assicurato.
La terza squadra a meritare una menzione è l'Omiya Ardija, che non solo potrebbe salvarsi, ma potrebbe essere la sorpresa di questo campionato. Dopo aver vinto il campionato, ha confermato il blocco che ha riportato gli Squirrels in J. League e ci ha aggiunto alcuni giocatori interessanti. Su tutti Ataru Esaka e quel Yuzo Iwakami di cui avevo parlato a luglio scorso, oltre allo sloveno Pečnik.

Ademilson (al centro), 21 anni, presentato al Gamba Osaka.

Tra le compagini deludenti sul mercato, sicuramente possiamo includere lo Shonan Bellmare: ripetere l'ottavo posto del 2015 era già molto difficile, figuriamoci con tutte le cessioni fatte. Via Akimoto, Kobayashi, Wataru Endo, capitan Nagaki: come farà il tecnico Cho Kwi-jea, calcolando che i sostituiti sono di livello nettamente inferiore?
Altra squadra da osservare è lo Yokohama F. Marinos, che vive un'epoca di downsizing clamorosa. Nessun acquisto particolarmente importante, però Fujimoto e Ademilson hanno lasciato la baia. E Mombaerts non pare un fenomeno della panchina: qual è il vero progetto attorno al club? Solo essere il parcheggio del City?
Infine, penso che l'Albirex Niigata dovrà stare attento. Quindicesimo l'anno scorso, l'Albirex ha perso il suo capitano Oi, che ha raggiunto il buon Kosuke Yamamoto al Jubilo Iwata (dove quest'ultimo è tornato dopo due anni di prestito). In entrata solo ritorni da prestito, seppur interessanti (vedi Kozuka). Sicuri di salvarsi?

Kazuki Kozuka, 21 anni, uno dei pochi sorrisi in quel di Niigata.

J2 League - Il mercato della seconda divisione è stato ancora più attivo di quello della categoria principale. A farla da padrone è stato il Cerezo Osaka, deciso a tornare su. Via in molti (persino Pablo e capitan Yamaguchi), dentro Sugimoto, Maruoka, Kiyohara, Yamamura, altri tre brasiliani - ma servivano? - e soprattutto il figliol prodigo Yoichiro Kakitani.
Sebbene anche il JEF United abbia rivoltato la squadra come un calzino, trovo più interessante la rivoluzione targata Kyoto Sanga. Arrivato 17° l'anno scorso, il club punta alla promozione. Lo si vede dagli acquisti pesanti arrivati quest'inverno: l'esperto Sugeno, Muta, Yuki Honda, Horigome (acquistone), Lee Yong-jae e Yajima.
Bene anche lo Zweigen Kanazawa, che ora ha il compito più difficile: dopo aver sorpreso tutti nel 2015, l'obiettivo è confermarsi a metà classifica. Molti i prestiti, ma alcuni sono di prestigio. In squadra ci sono Andrew Kumagai, Ando, An Byong-jun... persino il figlio di Romario! L'unica partenza pesante è stata quella del capitano Kiyohara.

Yoichiro Kakitani, 26 anni, è tornato al Cerezo dopo la delusione di Basilea.

Proprio perché il mercato in entrata è stato scoppiettante (anche all'interno della stessa divisione), difficile indicare qualcuno deludente. Il Mito Hollyhock dovrà prestare attenzione, perché perdere Yuto Suzuki, Kenji Baba, Yudai Tanaka, Makito Yoshida e Kim Song-gi nella stessa finestra di mercato avrà qualche effetto sulla pericolante squadra di Ibaraki.
Un po' di timore c'è anche in casa Thespakusatsu Gunma: possibile che ci siano state 20 entrate e 21 uscite? Il calcio giapponese consente tutto questo, perché più si scende di categoria, più i contratti sono meno lunghi. L'aver ceduto Ataru Esaka era inevitabile, ma un'assenza così si farà sentire. A Gunma sperano che i brasiliani presi siano migliori di quelli dell'anno scorso.
Chi rischia anche di più è lo Yokohama FC, uscito malconcio dalle amichevoli pre-stagionali. Intanto, però, il contratto a King Kazu è stato rinnovato (alla soglia dei 50 anni) e la squadra dipende sempre più dagli sponsor, dimostrando poca lungimiranza sul mercato. Sono partiti anche Koike, Kurotsu, Watanabe e Nakajima: ce la faranno?

Nguyễn Tuấn Anh, 20 anni, speranza vietnamita dello Yokohama FC. In prestito...

J3 League - Qui il numero di squadre è minore e onestamente non ho gli stessi strumenti per valutare le operazioni avvenute nelle prime due categorie. Quindi è meglio limitarsi a un'indicazione positiva e a una negativa, tanto per capire dove ci stiamo dirigendo. Inoltre, c'è un altro fattore da considerare.
Per quanto visto nei primi due anni di vita della lega, non sembrano tante le operazioni di mercato a incidere sul risultato finale, quando una chimica di squadra difficile da trovare. Prendiamo le prime due squadre a vincere il campionato, lo Zweigen e il Renofa: quanti lo avrebbero detto a inizio stagione? Credo in pochi.
Se gli acquisti universitari si riveleranno adeguati e l'ambiente avrà pazienza, il Kataller Toyama potrebbe essere la sorpresa della stagione. Confermato a titolo definitivo, Yuki Kitai sarà uno che sposterà gli equilibri in J3. Sono arrivati Kenji Dai e Yu Eto. Dubito che il Kataller tornerà in seconda divisione, ma la chance c'è con certe condizioni.
Chi ha deluso un po', invece, è l'Oita Trinita. L'ho detto. Proprio la favorita, la squadra che più di tutte ha bisogno di ritornare immediatamente in seconda divisione per evitare il crack finanziario. Tante operazioni, che però sono sembrate un po' confuse. Soprattutto se n'è andato Hirotaka Tameda, giovane di bellissime speranze che ora militerà a Fukuoka.

Yuki Kitai, 25 anni, uno dei giocatori più interessanti in J3 League.

Le panchine
Tanti i movimenti anche fuori dal campo. Ridotti in prima divisione, abbondanti altrove. In J1 League c'è stato soprattutto il ritorno di Hiroshi Jofuku, che aveva salvato il Ventforet e poi si era preso un anno sabbatico. Ora Jofuku è di nuovo l'allenatore del FC Tokyo, già condotto dal 2008 al 2010.
Due i tecnici che hanno semplicemente cambiato città: Tatsuma Yoshida ha lasciato i Kashiwa Reysol per trasferirsi a Niigata, mentre ci sarà curiosità per seguire la nuova avventura di Massimo Ficcadenti. L'ex allenatore di Cagliari e Hellas sembrava con un piede in Cina dopo aver lasciato Tokyo, invece allenerà il Sagan Tosu.
Altrettanti i tecnici che si affacceranno alla J. League per la prima volta. Il nuovo manager dei Kashiwa Reysol sarà Milton Mendes, brasiliano che ha portato il Ferroviária nella massima serie del Campionato Paulista. A Nagoya, invece, sarà il GM Takafumi Ogura a guidare la squadra. Un altro dato fa male: l'esperienza di Nagoya potrebbe aver definitivamente cancellato Akira Nishino dal calcio che conta.

Akira Nishino, 60 anni, in cattiva luce dopo le esperienze di Kobe e Nagoya.

In seconda divisione chi ha fatto delle scelte ottime sembrano essere Shimizu S-Pulse e Tokushima Vortis. A Shizuoka hanno salutato Kazuaki Tasaka (oggi assistente nello staff del Matsumoto Yamaga) per accogliere Shinji Kobayashi, l'uomo che ha portato il Tokushima Vortis in J. League nel 2014. Una buona scelta per provare a risalire.
Potrebbe essere discreta anche la scelta fatta al Naruto Athetic Stadium, dove il nuovo manager è Hiroaki Nagashima, già nello staff del FC Tokyo. Che possa esser lui il jolly di quest'anno? Chi ha lasciato qualche dubbio, invece, sono Cerezo Osaka e Yokohama FC. Nonostante lo squadrone, i rosa di Osaka potrebbero avere un punto debole in panchina.
Kiyoshi Okuma si è fatto un ottimo nome a Tokyo, dove ha riportato la squadra in J. League e ha permesso di vincere anche una Coppa dell'Imperatore nel 2011. Ma il suo nome fuori dalla capitale è poco testato e anche le due settimane alla guida del Cerezo - con la promozione mancata all'ultimo minuto del 2015 - non hanno convinto. Chissà...
Ancora più grottesca la situazione a Yokohama, dove è tornato Miloš Rus. Lo sloveno era stato allontanato per una serie di sconfitte consecutive, lasciando il posto a Hitoshi Nagata. Quando però quest'ultimo si è ritirato, lo Yokohama FC ha richiamato lo sloveno, lasciando sbigottiti molti addetti ai lavori.

Shinji Kobayashi, 55 anni, nuovo allenatore degli Shimizu S-Pulse.

Particolare la situazione della J3 League. Su 13 squadre originali, ben sette hanno cambiato l'allenatore per la scadenza naturale del contratto o perché i risultati conseguiti non hanno soddisfatto le aspettative. E tra questi cambi, c'è sicuramente qualcuno che va osservato più di altri. Per esempio in casa Nagano Parceiro.
Il club ha un nuovo stadio, una media-spettatori di quasi 5000 unità e la dichiarata ambizione di salire. Dopo il terzo posto dell'anno scorso e l'addio per motivi di salute da parte di Naohiko Minobe, può Fumitake Miura portare il club in seconda divisione? Al primo incarico da capo allenatore, Miura l'anno scorso è stato nello staff di Ihara a Fukoka.
Non è solo il suo obiettivo, visto che l'Oita Trinita ha il bisogno (soprattutto economico) di non passare più di un anno in J3. Parte come favorita, ma non è scontato che il gigante del Kyushu centri la promozione diretta. Tomohiro Takanosaka ha un passato da assistente di Moriyasu al Sanfrecce e di Hasegawa al Gamba: bel curriculum, ma basterà?
Due altri avvicendamenti da guardare. Al Gainare Tottori è arrivato Testuji Hashiritani, che sostituisce Masanobu Matsunami. Hashiritani è l'uomo che ha consentito al Mito di rimanere in J2, sorprenderà con il Gainare? E poi cosa succede al Ryukyu FC? Kim Jong-song, nord-coreano con un passato in J. League, è il nuovo allenatore. In autunno ci sono stati anche problemi finanziari per il club di Okinawa: sarà un'annata tranquilla?

Tomohiro Katanosaka, 44 anni, torna a Oita dopo 13 anni.

La Champions League
E qui attenzione, perché il Giappone ha un'occasione gigantesca in ambito continentale per il 2016. Se qualcuno ha visto qualche scorcio di calciomercato invernale, la Cina non ha badato a spese: l'intera Chinese Super League ha fatto girare più soldi della Premier League e il passaggio di Alex Teixeira al Jiangsu Suning per 50 milioni di euro è il manifesto di questa liquidità.
Tuttavia, il campo dice altro. Dice che il Guangzhou Evergrande non è imbattibile, nonostante l'arrivo di Jackson Martinez per 42 milioni. Dice che il calcio cinese si prenderà prima o poi uno dei primi due posti nel ranking asiatico per club, però è ancora terzo. Il tutto mentre Giappone e Corea del Sud sono in picchiata.
Il Giappone non porta a casa la Champions League asiatica dal 2008, quando il Gamba Osaka regolò con un 5-0 complessivo l'Adelaide United. Appena un anno prima erano stati gli Urawa Red Diamonds a trionfare. La domanda è fatidica: è l'anno buono per tornare a vincere? La mia (modesta) risposta è possibilista.
Se si osservano i gironi, l'unico veramente difficile sembra quello degli Urawa, costretti a combattere con i campioni uscenti del Guangzhou Evergrande e il Sydney FC. Per il resto, tutte possono entrare nei primi due posti. Gamba e Sanfrecce potrebbero anche vincere il proprio girone, con la speranza che la squadra di Hiroshima prenda sul serio l'impegno continentale.
E poi? Si spera che tutte le squadre giapponesi ci mettano la stessa abnegazione del Gamba Osaka nel 2015, quando la truppa di Hasegawa arrivò a un passo dall'eliminare il Guangzhou. Sta ai club capire se c'è spazio per una vittoria finale.

Hajime Moriyasu, 47 anni, e il suo Sanfrecce sono attesi in Asia.

20.2.16

The next big thing.

Il calcio americano ne ha fatti di passi avanti negli ultimi anni: dai quarti sfiorati agli ultimi Mondiali alla crescita della MLS, nonostante una deludente Gold Cup disputata l'anno scorso. Con l'aumento delle risorse, è normale che anche alcuni giovani possano sembrare più forti e promettenti delle generazioni passate: in tal senso, la parabola di Cristian Pulisic ricalca questo percorso.

Pulisic con la maglia degli Stati Uniti: a breve arriverà l'esordio con i grandi.

Strano come le distanze tra un paesino della Pennsylvania e Dortmund possano improvvisamente annullarsi. Pulisic è nato a Hershey, che sarà pure piccola, ma ha parecchia storia al suo interno. Hershey è la città fondata da Milton S. Hershey, the King of chocolate. Ed è la città dove Wilt Chamberlain tirò fuori la gara da 100 punti contro i Knickerbockers nel 196?.
Suo padre Mark, ragazzo di Long Island classe 1948, ha giocato a calcio quando ancora questo sport era vituperato negli Stati Uniti. Lo fece nei campi indoor con la maglia degli Harrisburg Heat, non lontani da Hershey. Mark Pulisic è stato anche il coach dell'anno nella Major Indoor Soccer League del 2007, quando allenava i Detroit Ignition.
Tuttavia, il figlio Christian nel frattempo si appassiona al calcio, tirando i primi calci tra i PA Classics e gli Harrisburg City Islanders, squadra della United Soccer League (la terza divisione americana). Il Borussia Dortmund lo nota e decide di tesserarlo nel gennaio 2015. Basta poco perché Jurgen Klopp - all'ultimo anno al BVB - lo noti.
I commenti sul ragazzo sono positivi durante il ritiro invernale: «Ha fatto un buon lavoro. Nonostante le sessioni siano intense, non ha mai sbagliato nulla: è un segno di qualità». Il BVB inserisce Pulisic nella sua U-17, mentre negli Stati Uniti non hanno dubbi: è lui la prossima speranza del calcio a stelle e strisce.
E mentre a Dortmund bastano sei mesi perché lo spostino dall'U-17 all'U-19 (sotto-età), Pulisic fa stropicciare gli occhi ai selezionatori delle Under USA. Con l'U-17 lo score personale del ragazzo di Hershey è di 34 presenze e 20 gol! A questo punto, il sito della nazionale americana non esita a fargli un'intervista per approfondire il profilo di Pulisic.
Eppure lui - è il marzo 2015 - sembra schernirsi: «Non sono diverso dai miei coetanei: mi addormento guardando Netflix, mi piace giocare a FIFA e a NHL. Fin dal primo training camp con la nazionale, mi hanno adattato nel ruolo di trequartista, perché avevamo ali più prestanti rispetto a me dal punto di vista fisico».
Per chi ha viaggiato l'Europa facendo provini e sfruttando le conoscenze del padre, esser provato in più ruoli già da piccolo - con discreto successo - ha fatto la differenza. Tanto che Thomas Tuchel, nuovo allenatore del Dortmund, non ha esitato ad aggregare più spesso Pulisic alla prima squadra. Con l'intenzione prima o poi di buttarlo nella mischia.
L'occasione alla fine è arrivata: dopo la pausa invernale, Tuchel ha provato Pulisic da titolare in un'amichevole contro l'Union Berlino. Risultato? Un gol e un assist. Sei giorni dopo, il 30 gennaio, è arrivato l'esordio in Bundesliga contro l'Ingolstadt.

La prima con la maglia del Borussia in Bundesliga: non male.

Al di là dei suoi successi con la maglia giallonera, c'è da farsi una domanda: Pulisic giocherà con gli Stati Uniti? Già, perché per via delle origini paterne, Christian potrebbe essere avvicinato dalla Croazia. Tuttavia, sembra un rischio minore: gli Stati Uniti giocheranno le qualificazioni Mondiali già a marzo contro il Guatemala. Chissà che non arrivi una chiamata.
L'altra domanda che sorge spontanea è chiedersi se si assisterà a un altro caso alla Freddy Adu. Anche il classe '89 - oggi a Tampa Bay - era stato pompato all'inverosimile, per altro a un'età inferiore di Pulisic. Tuttavia, il rischio c'è sempre ed è lecito chiedersi se tutto questo hype potrebbe bruciare il ragazzo.
Sicuramente il fatto di giocare in Germania (dove le strutture e le squadre giovanili sono all'avanguardia) e precisamente a Dortmund (dove i giovani crescono: vedi Weigl, arrivato quest'estate dal Monaco 1860) aiuterà Pulisic nella sua maturazione. Ma per l'esplosione definitiva dovranno sussistere altri elementi.
Il primo è tattico: può conquistarsi un posto in formazione alternandosi ai vari Reus e Mkhitaryan? O dovrà riciclarsi da "10"? Il padre lo chiama spesso "Figo", in riferimento all'ala portoghese. Qualcosina c'è, ma la somiglianza è un long-shot forse evitabile. Già guardarsi allo specchio tra dieci anni e dirsi di aver fatto meglio di uno come Clint Dempsey basterebbe.
Il secondo è di aspettative: mantenere le attese lucide e razionali farebbe bene, mentre Fox Sports non esita a seguirlo da oltreoceano. La cosa positiva è che Pulisic è un ragazzo senza paura (tratto confermato dai suoi coach): «Quando sento dire che rappresentiamo la prossima generazione, non sento pressione: sono solo molto eccitato».
E allora siamo veramente di fronte al next big thing made in USA? Boh, è presto per dirlo. Di fenomeni ne abbiamo spacciati già troppi e forse siamo responsabili - come categoria - di quest'esaltazione continua. Certo però che le premesse sono buone: ne parliamo tra qualche anno. Vedremo come sarà andata.

Christian Pulisic, 17 anni, la nuova stella del BVB.

14.2.16

UNDER THE SPOTLIGHT: Bartłomiej Drągowski

Buongiorno a tutti e benvenuti a un'altra puntata di "Under The Spotlight", la rubrica che ci consente di scoprire i talenti sparsi in giro per il mondo. Oggi ci spostiamo in Polonia e precisamente a Białystok, dove lo Jagiellonia - sta vivendo un'epoca d'oro. Il merito va anche a un ragazzino che si sta facendo strada in nazionale, quel Bartłomiej Drągowski che difende i pali dello Jaga.

SCHEDA
Nome e cognome: Bartłomiej Drągowski
Data di nascita: 19 agosto 1997 (età: 18 anni)
Altezza: 1.91 m
Ruolo: Portiere
Club: Jagiellonia Białystok (2013-?)



STORIA
Nato e cresciuto nella città di Białystok, Drągowski è un prodotto dello Jagiellonia, dove ha militato già nelle giovanili. Un biennio proficuo, che ha permesso al ragazzo di crescere in tranquillità, nonché in una delle realtà più in crescita del calcio polacco: lo Jaga ha vinto sia la Coppa nazionale che la Supercoppa polacca nel 2010.
Un successo, visto che il club militava in terza divisione appena sette stagioni prima. Lo Jagiellonia Białystok si è installato nell'Ekstraklasa (la massima serie polacca) dal 2007 e ha ottenuto numerosi traguardi. Anche nelle giovanili, dove l'U-19 ha vinto il campionato di categoria nel 2011: la stessa squadra in cui Drągowski ha mosso i suoi primi passi.
Il portiere muove i primi passi da professionista nella squadra riserve del Jaga, che gioca in terza divisione: la fa nel 2013-14, una stagione al termine della quale l'allenatore Michał Probierz gli regala il debutto da titolare. Lo Jagiellonia Białystok ha concluso un campionato da metà classifica e l'esordio arriva in un folle 4-4 contro il Korona Kielce.
Probierz è tornato ad aprile 2014 dopo aver allenato lo Jaga negli anni dei successi. Dopo un'espulsione del suo portiere titolare, il mister decide di promuovere il giovane Drągowski a titolare al posto di Jakub Słowik, che si trasferirà al Pogoń Szczecin. Per molti è una follia: un ragazzo di neanche 17 anni a difendere i pali del club?
La stagione 2014-15 farà cambiare idea a molti. Prima di tutto agli stessi tifosi, visto che lo Jagiellonia Białystok disputa la miglior annata della sua storia in Ekstraklasa: il terzo posto finale è un premio a un'annata magnifica, disputata nel rinnovato Białystok City Stadium e conclusa a due punti dal titolo. Se lo Jaga si prende le sue soddisfazioni, Drągowski fa altrettanto.
Ai premi finali della stagione, il giovane portiere viene premiato sia come rivelazione del campionato che come miglior estremo difensore del torneo. Lui sembra esterrefatto: «Non meritavo affatto questi premi... il merito va ai difensori». Il solito messaggio per dire che il risultato è figlio del lavoro di squadra, ma non s'incontra tutti i giorni un 17enne con quella personalità.
Il 2015-16 non è stato altrettanto trionfante finora: lo Jaga è uscito al secondo turno di Europa League contro i ciprioti dell'Omonia e in campionato naviga sul filo della qualificazione per il secondo round. Tuttavia, al di là di fantasiosi accostamenti e di scout sempre presenti, il profilo di Drągowski è sempre ben osservato.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Drągowski possiede buona reattività tra i pali e un discreto senso della posizione. Sembra esaltarsi particolarmente negli uno contro uno, mentre sembra ancora molto timido nelle uscite, fondamentale dove ogni tanto incespica. Ci sarà tempo per migliorare, specie se arriverà ad alti livelli.

STATISTICHE
2013/14 - Jagiellonia Białystok: 1 presenza, 4 reti subite
2014/15 - Jagiellonia Białystok: 30 presenze, 34 reti subite
2015/16 - Jagiellonia Białystok (in corso): 23 presenze, 30 reti subite

NAZIONALE
Finora Bartek - questo il soprannome di Drągowski - ha giocato in tutte le rappresentative giovanili polacche, dall'U-15 all'U-21, in cui ha esordito parecchio sotto-età e con le stimmate del predestinato. A sorpresa (ma forse neanche troppo), il portiere ha tenuto due clean sheets contro i pari-età di Svezia e Romania.
In questo momento, la scuola polacca dei portieri sembra ampiamente coperta per l'Europeo di Francia: ci sono Boruc, Szczęsny (il modello a cui Drągowski somiglia di più), Tytoń e Fabiański in corsa per tre biglietti per la Francia. Ma siamo sicuri che il ct Adam Nawałka non farà una sorpresa nelle convocazioni di maggio? Vedremo...

LA SQUADRA PER LUI
Il contratto fino al 2019 lo blinda serenamente al club. E sicuramente l'estate sarà un passaggio importante, così come l'imminente Europeo. Una chiamata per la Francia farebbe alzare il costo del suo cartellino. Fare affari in Polonia non è comunque mai stato esoso e qualche squadra con buon occhio potrebbe provare il colpaccio.

9.2.16

Semplicemente il più.

La storia calcistica del Messico è lunga e prestigiosa: 15 partecipazioni ai Mondiali, dieci titoli di Gold Cup e persino una Confederations Cup. Tanti i giocatori che ne hanno segnato la storia: Claudio Suárez, gli Hernández (Luis e Javier), Rafa Márquez, Hugo Sánchez, Cuauhtémoc Blanco. Eppure a guardare il roster del Tri il più decisivo sembra essere Oribe Peralta. Chi?

Peralta e il Messico, una storia che sembra andare alla grande.

Come chi è Oribe Peralta? Perdonate l'orrenda citazione, ma statistiche degli ultimi quattro anni alla mano, è il giocatore più importante per il Messico. Nessuno l'avrebbe detto prima dell'estate del 2012, quando la carriera di Peralta raccontava di una discreta fama in patria e appena due reti con la nazionale maggiore.
Nel 2011-12, Peralta colleziona la prima stagione da doppia cifra in carriera e si presenta alle Olimpiadi di Londra con la nazionale che poi vincerà la medaglia d'oro. Non solo: Peralta è l'uomo che ha regalato l'alloro alla selezione guidata da Luis Fernando Tena, perché l'attaccante segna il 2-1 contro il Giappone e la doppietta decisiva contro il Brasile in finale a Londra.
La fortuna non l'ha accompagnato, perché dopo quell'exploit Peralta si è ripetuto in patria con il Santos Laguna, la sua squadra per otto stagioni. Los Laguneros devono ringraziarlo, perché grazie a Oribe hanno raggiunto due finali di Champions League, perse entrambe con il Monterrey allenato da Víctor Manuel Vucetich, il Re Mida del calcio messicano.
Gli infortuni hanno poi impedito a Peralta di esserci sia alla Confederations Cup che alla Gold Cup del 2013. Così la sua possibile crescita con la nazionale ha dovuto aspettare un'altra occasione, quella dello spareggio per andare al Mondiale 2014 contro la Nuova Zelanda: due reti nell'andata all'Atzeca, tre nel ritorno ad Auckland.
È sempre andata così per Oribe: lui è decisivo quando serve. È stato così per il club, per le varie rappresentative nazionali per le quali ha giocato. Basti pensare che con la nazionale olimpica ha segnato quattro gol, non sedicimila. E anche ai Giochi Panamericani del 2011 è stato il capocannoniere, ma molti l'avevano lasciato lì. Un exploit casuale. O no?
Forse no, perché Peralta è diventato improvvisamente importante per il Messico. Da quel novembre 2013, ha giocato un Mondiale, una Gold Cup ed è stato eletto giocatore dell'anno per la Concacaf nel 2013, arrivando davanti persino a mostri sacri come Landon Donovan e Clint Dempsey, nonostante il messicano abbia saltato le competizioni sopra citate.
E non solo: prima del Mondiale 2014, Peralta è diventato l'acquisto più costoso nella storia della Liga MX. Il suo passaggio dal Santos Laguna all'América è valso otto milioni di euro, il suo salario giocando per Las Águilas è di quasi due milioni all'anno. Nonostante il calcio messicano sia pieno di soldi, è stato comunque un evento.
E viene quasi da ridere pensando al duello che ogni domenica si vede in Messico tra Peralta e André-Pierre Gignac, da qualche mese attaccante del Tigres. Uno è stato il più pagato, l'altro il più seguito. Uno è andato al Mondiale per club, l'altro no: già, perché Oribe nel 2015 ha finalmente conquistato la Champions League del Nord America sotto la guida di Gustavo Matosas.

El idolo mexicano.

La cosa che più impressiona di Peralta sono i gol importanti che ha segnato per il Messico: Giochi Panamericani, quelli per l'oro olimpico di Londra, quelli per andare al Mondiale 2014, quello al Camerun nella prima partita del Messico in Brasile, in finale di Gold Cup e per andare alla Confederations Cup 2017. Cosa si potrebbe voler di più?
C'è stata anche un po' di polemica da parte di José Ramon Fernandez sul suo conto, perché Peralta ha un posto speciale per il Santos Laguna nel cuore: «Difenderò i colori dell'América, ma non posso dimenticare il Santos: lo tifavo sin da quando ero piccolo. Non mi piace quando mi si dice che non mi impegno». Come si dovrebbe sentire un tifoso del Club América?
Una domanda posta anche da qualche ex giocatore, come Antonio Carlos Santos Ha due anni con un contratto milionario... non può esprimersi così»). Non saprei. Ci sono professionisti che vedono il calcio come un lavoro, forse Peralta è tra questi. Certo è che è difficile dimenticare quasi dieci anni della propria vita, quelli che ti hanno consacrato nel calcio.
Entrato nel club di quelli che hanno realizzato almeno 100 gol nella Liga MX, Peralta ora attende di capire quale sarà il suo futuro: a 31 anni è una domanda normale. Magari c'è la speranza di scalare quella classifica, di vincere ancora con il Messico e con l'América, di giocarsi un'altra chance nel Mondiale per club (ha segnato anche lì).
Per ora è il più bello (soprannominato non a caso El Hermoso, ma anche Cepillo), il più pagato, il più discusso, il più decisivo. Questo è Oribe Peralta, che attende di capire se il suo avvenire sarà ancora così movimentato.

Oribe Peralta, 31 anni, e una fama da goleador decisivo.

5.2.16

Il fantasma Rojiverde.

La storia del calcio è piena di fallimenti, ricostruzioni e situazioni per lo meno misteriose, ma poche raggiungono il top del Deportivo Maldonado. Chi? Il Deportivo Maldonado, squadra di seconda divisione uruguayana, è ancora una volta al centro delle cronache calcistiche, sebbene non abbia nessun merito sportivo da esibire. È il mercato a renderla importante.

Sembra uno scantinato, ma è la sede del Deportivo Maldonado.

El Depor ha la maglia della Ternana (rosso e verde i colori sociali), uno scantinato come sede sociale nella città di Maldonado (nella parte meridionale del paese, quella che affaccia sul mare) e una strana partnership nata nel 2009, quando il fondo d'investimento inglese Stellar si accosta alla società uruguayana e ne rileva la proprietà.
Fondato nell'agosto del 1928, il Deportivo Maldonado entra a far parte del calcio professionistico dal 1995, quando la Segunda División accoglie il club e si spera in un futuro migliore. Ma i vent'anni successivi hanno permesso a El Depor di stare in prima divisione uruguayana solo per poche annate, prima di rischiare la dissoluzione.
Il club ha vissuto anche un fallimento, dal quale è risorto nel 2006-07. Nel 2009, l'incontro con il fondo d'investimento britannico ha cambiato la risonanza mediatica, ma non la storia del club: la Rojiverde continua a giocare in seconda divisione, ben lontana dal calcio che conta, ma acquista giocatori teoricamente impossibili da comprare.
Potrebbe un Modena, un Clermont o un Murcia fare investimenti da 12 milioni di euro? No. Non potrebbe neanche il Deportivo Maldonado se non fosse supportato dal fondo, che sfrutta una piega nei regolamenti federali: le società anonime - come El Depor da quel dicembre 2009 - usufruiscono di agevolazioni fiscali in Uruguay.
La Stellar ha creato le condizioni per la sopravvivenza del club, in cambio del transito di giocatori che all'Estadio Domingo Burgueño Miguel non sono neanche mai passati. Il magnate inglese e presidente Malcolm Cain ha comprato diversi profili conosciuti, ma erano tutti di passaggio per permettere maggiori guadagni al fondo inglese.
Quella dei fondi d'investimento è una pratica (purtroppo) diffusa: pensiamo a Cerci, Lestienne e compagnia bella. Tutta gente transitata in A. Però le storie del Deportivo Maldonado sono diverse: è come se questi giocatori non si possano liberare. Marcelo Estigarribia è in prestito da cinque anni tra quattro squadre diverse della Serie A, tanto per fare un esempio.
Willian José continua a girare per Brasile e Spagna, non trovando una collocazione fissa. Iván Piris si è liberato da questo vincolo solo nell'estate 2014, quando è stato prelevato dall'Udinese. Alex Sandro è stato giocatore del Depor solo per qualche giorno, ma al fondo inglese è valso una plusvalenza di otto milioni quando si è trasferito al Porto.
Senza contare il caso di Gerónimo Rulli, quello più caldo fino a qualche tempo fa. Caldo perché l'argentino è entrato persino in orbita nazionale e ha fatto bene nel suo primo anno alla Real Sociedad, suscitando anche l'attenzione di alcune grandi club. Io ve ne avevo parlato ad agosto 2015, ma per ora il classe '92 rimane in prestito a San Sebastián.

Del Deportivo non si sa una mazza su YouTube. Solo un certo Fabian Suarez posta video sulla squadra. E nemmeno su quella dei grandi, ma sulle giovanili.

L'ultimo caso clamoroso in ordine di tempo è quello di Jonathan Calleri, entusiasmante prodigio di casa Boca Juniors, fortemente voluto dall'Inter quest'inverno. Il Palermo l'aveva seguito quest'estate e fino a gennaio scorso, ma Zamparini ha mollato a un certo punto. Probabilmente avrà voluto tenersi alla larga da Maldonado.
Calleri così non è andato all'Inter, bensì è stato acquistato dalla squadra Rojiverde per 12 milioni di euro. Cifra enorme, ma a Londra avranno fiutato la portata dell'affare: Calleri è un potenziale crack, capace di gol folli, dal genio sconfinato. E allora l'argentino è finito in prestito al San Paolo, dov'è subito andato in gol in Libertadores.
Almeno per ora Calleri giocherà in Brasile: il prestito al Tricolor dovrebbe durare sei mesi, perché poi c'è l'Europa ad aspettarlo. Il Bologna l'aveva cercato, del Palermo e dell'Inter abbiamo detto, ma in fondo Cain forse punta più in alto. Comprato a 12 milioni, il giovane argentino potrebbe valere il doppio tra qualche anno. E allora sai che plusvalenza?
Lo sa anche Gustavo Arribas, di cui ha scritto Adriano Seu su Extratime de "La Gazzetta dello Sport". Arribas è l'intermediario che ha portato Calleri al San Paolo dopo aver firmato per il Deportivo Maldonado: amico dei fondi d'investimento - con cui ha e creato un proprio impero - da dicembre Arribas è capo dei servizi segreti argentini sotto la presidenza Macrì.
Ma in fondo, la strana storia del Depor non è nuova: un'inchiesta di Bloomberg aveva già portato tutto alla luce nel 2012, quando alcuni di questi affari si stavano concretizzando. In fondo, anche il Club Atlético Rentistas non è nuovo a queste pratiche e in Uruguay ci sono stati diversi casi del genere. E cosa fa la Fifa? Nulla, tanto al fantasma Rojiverde sembrano essersi abituati.

Jonathan Calleri, 22 anni, è un nuovo giocatore del San Paolo. Per ora...