31.10.17

ROAD TO JAPAN: Shogo Taniguchi (谷口彰悟)

Buongiorno a tutti e benvenuti al decimo numero di "Road To Japan" nel 2017. Con la rubrica che vuole scoprire i talenti nipponici, ci spostiamo a Kanagawa e precisamente nella municipalità di Kawasaki, dove il Frontale è una delle squadre più interessanti della J. League. Shogo Taniguchi, poliedrico talento nerazzurro, è il protagonista di questo spazio.

SCHEDA
Nome e cognome: Shogo Taniguchi (谷口彰悟)
Data di nascita: 15 luglio 1991 (età: 26 anni)
Altezza: 1.82 m
Ruolo: Difensore centrale, terzino sinistro, mediano
Club: Kawasaki Frontale (2014-?)



STORIA
Nato nel luglio del '91 nel sud del Giappone - nel Kyushu, precisamente a Kumamoto, la capitale dell'omonima prefettura -, Shogo Taniguchi cresce e matura alla Kumamoto Kenritsu Ozu High School, rimanendo di fatto nella prefettura di nascita e giocando persino due gare di Coppa dell'Imperatore (con tanto di gol!).
Tutto questo prima di trasferirsi alla University of Tsukuba, a Ibaraki. Un bel viaggio per chi era sempre rimasto nelle vicinanze di casa. La sua esperienza accademica è più che discreta, calcolando che si ambienta bene vicino Tokyo e fa parte della nidiata che vince le Universiadi nel 2011. Non solo, perché è nella Top 11 della regione nel 2011 e nel 2013.
Inevitabile che qualcuno lo noti nella vicina capitale: a buttarsi su di lui è il Kawasaki Frontale, che si assicura il ragazzo fin dall'agosto 2013. Giocherà solo dal 2014 in poi, ma il piano di Kazama è chiaro: il tecnico vuole plasmare Taniguchi, tanto da provarlo da terzino mancino prima di riconvertirlo al ruolo di centrale difensivo.
Nonostante il debutto nel mondo del professionismo, Taniguchi mette subito a referto 40 presenze in tutte le competizioni, nonché il suo primo gol in J. League contro i Nagoya Grampus. La crescita è proseguita anche senza Kazama e nonostante gli arrivi in difesa di Nara e Dudu: Taniguchi è ormai persino il terzo capitano della squadra dopo Kobayashi e Nakamura.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Taniguchi ha nella poliedricità la dote maggiore: iniziato al professionismo da terzino, è stato poi riconvertito in centrale e ha avuto anche un'esperienza da mediano. Per un tecnico duttile, sarebbe un feticcio tattico. Ha trovato anche una prolificità sotto porta forse inaspettata, ma dovuta agli ottimi tempi d'inserimento che si ritrova una volta che c'è un piazzato.
La cosa che più impressiona è la capacità d'adattarsi e imparare in poco tempo. Non si è mai scoraggiato o ribellato ai cambi di posizione, anzi: ne ha approfittato per apprendere. Forse ha una tecnica un po' grezza, ma il resto delle doti sono un gioco che vale la candela.

STATISTICHE
2014 - Kawasaki Frontale: 40 presenze, 1 rete
2015 - Kawasaki Frontale: 41 presenze, 2 reti
2016 - Kawasaki Frontale: 45 presenze, 4 reti
2017 - Kawasaki Frontale (in corso): 43 presenze, 8 reti

NAZIONALE
Come detto, piuttosto che passare dalle rappresentative Under, Taniguchi ha giocato le Universiadi due volte (nel 2011 e nel 2013), vincendo il titolo nella prima occasione. Mentre l'Italia di Luca Mora (oggi capitano della Spal) si fermava ai quarti, il Giappone schiacciava la concorrenza, vincendo la finale contro la Gran Bretagna in Cina.
Il Giappone è la nazione di maggior successo nel calcio alle Universiadi (sei ori: l'Italia è seconda... a due!) e molti di quei ragazzi del 2011 sono poi arrivati in J. League: Kazuya Yamamura, Shuhei Akasaki, Yuichi Maruyama e altri, che però non hanno fatto la sua stessa strada. Taniguchi infatti si è poi guadagnato la chiamata con i grandi.
Maruyama ha persino giocato più gare, ma Taniguchi è indubbiamente destinato a un futuro più luminoso: per due mesi, il ct Halilhodzic - all'epoca arrivato da poco - l'ha chiamato per tutta l'estate. Prima 15' con l'Iraq in amichevole, poi la gara di Coppa dell'Asia orientale e la presenza contro la Corea del Nord. Ci si aspetta che abbia un'altra chance.

LA SQUADRA PER LUI
Di lui si parla poco. Molto poco: non so se sia per il fatto di giocare per una squadra che non ha mai vinto nulla, ma di Taniguchi non si parla abbastanza. Eppure è un ragazzo molto poliedrico, che ha l'età giusta per provare un'esperienza all'estero, nonché le caratteristiche adeguate. Penso che sia uno dei pochi ragazzi pronti per una lega top in Europa.

26.10.17

Highlander.

Inter-Sampdoria, minuto 84: Yuto Nagatomo viene richiamato da Luciano Spalletti per far spazio a Davide Santon. Già, Santon: otto anni fa doveva essere il nuovo Giacinto Facchetti, oggi è diventato uno delle tante vittime del terzino nipponico. Criticato, inadatto in alcuni casi, eppure sempre all'Inter nonostante le rivoluzioni tecniche.

Yuto Nagatomo, 31 anni, impegnato nel derby di Milano.

Due premesse sembrano obbligatorie per trattare quest'argomento. La prima: non parliamo di un terzino capace di ergersi al livello top nel mondo. Non vedremo mai Nagatomo accanto alle figure di Alaba, Alex Sandro o Marcelo. Se è rimasto titolare, ciò in parte spiega anche il perché l'Inter abbia giocato l'ultima gara di Champions League nel febbraio 2012.
Seconda premessa: chiaramente chi legge questo blog da più tempo sa come il sottoscritto segua da vicino il calcio giapponese. Non sono mai stato un nazionalista con l'Italia e non inizierò con un paese e un popolo che rispetto, ma del quale non faccio parte. Tuttavia, non posso negare che voglio scrivere di questa faccenda perché ne sono interessato.
Qui, però, la domanda è obbligatoria: c'entra veramente il marketing? Il motivo per cui il giapponese è stato quasi sempre la prima scelta in tutti questi anni - con allenatori (e moduli!) diversi - è perché il vile mercato ha ragione su qualsiasi cosa? A chi piacciono i complotti potrebbe sembrare così, ma la faccenda è diversa.
Com'è arrivato all'Inter questo ragazzo della prefettura di Ehime? Nel modo più lineare possibile, di parecchio simile a quello che ha portato Gagliardini a Milano nel gennaio scorso (ma con cifre diverse). Prodotto della Meiji University e reduce da un buon Mondiale in Sudafrica, Nagatomo viene portato in Italia dal Cesena, in prestito dal FC Tokyo.
A volerlo è Massimo Ficcadenti, che all'epoca è il nuovo allenatore dei romagnoli, neo-promossi in A, ma senza Bisoli. Molti sembrano scettici, perché i recenti acquisti nipponici dell'epoca - Ogasawara, Oguro - non avevano lasciato grosse tracce. Ficcadenti tira dritto: «Deve giocare come sa: io credo sia adatto al campionato italiano».
L'acquisto si rivela azzeccato: Nagatomo fa bene nei suoi primi mesi italiani e il Cesena - dato tra le retrocesse certe - si tira fuori dal gruppo pericolante. In Coppa d'Asia, nel gennaio 2011, il terzino mette anche l'assist decisivo in finale. L'Inter fiuta l'affare e lo porta a Milano: i primi 18 mesi sono stati positivi nonostante le pressioni (si vince la Coppa Italia).
Poi qualcosa si è rotto. Nagatomo ha mostrato i suoi difetti: difficoltà a difendere (specie da terzino), l'incapacità di reggere il confronto con i grandi del passato (nella formazione del Triplete, in quella posizione c'era Chivu) e forse il profilo troppo giocoso, che gli ha giocato più contro che a favore, dando la sensazione di una figura divertente più che valida sul campo.

La prestazione contro la Sampdoria, quella che gli ha fatto guadagnare una standing ovation.

Da lì è partito tutto. Nagatomo, quello che tatticamente non è adeguato e per questo si merita qualunque insulto. Nagatomo, quello buono solo per farsi due risate (anche a spese dei cugini rossoneri). Nagatomo, quello che "in Giappone ne parlano perché ha fatto la proposta di matrimonio alla futura moglie sul prato di San Siro".
Eppure, in tutto questo, non si è mai guardata l'altra faccia della medaglia. O meglio, se n'è parlato parecchio, ma mai in relazione con Nagatomo: dal 2011-12 (prima stagione intera del giapponese a Milano), l'Inter ha avuto 11 allenatori diversi, occupando in sei anni almeno una volta tutte le posizioni dalla 4° alla 9°.
Già è difficile scaricare le responsabilità di una deriva tecnica su un unico giocatore, figuriamoci su un terzino di 24 anni comprato in un mercato di gennaio. Nagatomo ha mostrato le sue pecche, ma ha giocato anche 205 partite con l'Inter in tutte le competizioni, nonché è stato presente 99 volte con la sua nazionale. Non sono numeri comuni.
Nonostante la presenza di Chivu e Zanetti, Nagatomo ha giocato ben 43 partite nella sua prima stagione per intero con l'Inter. Da lì si è scesi a 35 (12-13), 36 (13-14), 18 (14-15), 26 (15-16), 20 (16-17) e 8 (per ora nel 2017-18). Tuttavia, diversi infortuni hanno condizionato la sua stagione nel 2014-15, saltando diverse partite.
A questi dati, vanno aggiunti i nomi dei terzini, perché non sono mancati i tentativi di sostituzione. Dall'uruguayano Alvaro Pereira all'esperimento Juan Jesus, dal ritorno di Davide Santon (andato in prestito a Cesena proprio nell'affare Nagatomo) all'interrogante Dodô, finendo ad Alex Telles, Caner Erkin e Christian Ansaldi.
E adesso? Adesso anche Dalbert sta facendo panchina, con la giustificazione che la Serie A è molto diversa dalla Ligue 1 e non è detto che il brasiliano non si prenda il posto da titolare al momento giusto. Ciò nonostante, la media-voto di Nagatomo è stata peggiore solo di quella di Miranda e D'Ambrosio due anni fa, mentre - a onor del vero - la transizione tra de Boer e Pioli non ha giovato al giapponese nella passata stagione.
Ora però ci sono complimenti, applausi e standing ovation. Persino Spalletti - che già aveva protetto il giocatore quest'estate - non si è nascosto: «Fanno bene ad applaudire Nagatomo: ha dei limiti, ma ha dei pregi. La velocità, la ricerca della posizione e la disponibilità al sacrificio...». Insomma, rischiamo che il nuovo highlander dell'Inter diventi colui che deve andar via a ogni estate.



16.10.17

UNDER THE SPOTLIGHT: Akram Komilov (Акрам Комилов)

Buongiorno a tutti e benvenuti a "Under The Spotlight", la rubrica che ci consente di capire quali siano i maggiori talenti in giro per il mondo e dove si possa trovare un profilo nascosto. Oggi ci spostiamo in Uzbekistan, dove la nazionale ha perso un altro treno per il Mondiale, ma ha trovato un nuovo supporto in Akram Komilov.

SCHEDA
Nome e cognome: Akramjon Komilov (Акрам Комилов)
Data di nascita: 14 marzo 1996 (età: 21 anni)
Altezza: 1.75 m
Ruolo: Terzino sinistro, centrale
Club: Bunyodkor (2014-?)



STORIA
Nato nel 1996, Komilov appartiene a quella generazione che in teoria dovrebbe essere la prossima a puntare alla qualificazione Mondiale, ormai sempre più difficile con la crescita degli altri paesi asiatici. Tuttavia, Komilov è un ragazzo interessante, cresciuto al FC Nasaf e che ha debuttato con il Bunyodkor Football Club a soli 18 anni.
Il Bunyodkor è la realtà più in vista dell'intero calcio uzbeko, visto che ha avuto tra le sue fila Rivaldo, ha tentato di acquistare Eto'o e dal 2008 ha sempre partecipato alla fase a gironi della Champions League asiatica (record difficilmente eguagliabile). Komilov è maturato in questa realtà, accumulando minuti ed esperienza.
Dalle 13 presenze del 2014 - anno del suo esordio nel professionismo -, Komilov è arrivato alle 41 dell'ultima annata, giocando regolarmente con il club e ritagliandosi anche i primi minuti in nazionale. Chissà che qualcuno non possa pensare a lui anche nel resto del continente asiatico per una nuova esperienza.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Partiamo dal fatto che - parlando di un classe '96 - c'è tempo per tutto: migliorarsi, crescere, addirittura rimanere nel proprio orticello a marca uzbeka. Quel che per ora interessa è che Komilov sappia giocare in due posizioni: da una parte la capacità di esser schierato terzino mancino, dall'altra la possibilità di giocare da centrale difensivo.
Non fortissimo dal punto di vista fisico (su di lui pesano i 175 centimetri d'altezza), ha comunque un buon passo, come evidenziato anche dal report di FourFourTwo sui talenti da guardare nel 2017. Le sue corse lungo la fascia - come una sorta di motorino instancabile - potrebbero attirare l'attenzione, così come la capacità di trovare il momento giusto per inserirsi.

STATISTICHE
2014 - Bunyodkor: 13 presenze, 1 rete
2015 - Bunyodkor: 24 presenze, 1 rete
2016 - Bunyodkor: 41 presenze, 0 reti
2017 - Bunyodkor (in corso): 31 presenze, 2 reti

NAZIONALE
Komilov ha fatto tutta la trafila delle giovanili, passando dall'U-17 fino all'U-23: soprattutto, il ragazzo ha fatto parte dell'U-16 che ha vinto il campionato continentale di categoria nel 2012 (sconfiggendo il Giappone in finale) e che ha poi partecipato alla Coppa del Mondo U-17, giungendo agli ottavi di finale.
Solo nel 2016 è arrivato l'esordio con la nazionale maggiore sotto la guida di Samvel Babayan, in occasione della gara giocata in amichevole contro il Canada. Non c'è dubbio che l'Uzbeksitan dovrà ricostruire una generazione dopo la Coppa d'Asia 2019 e sicuramente Komilov è tra i candidati per rinforzarla a dovere.

LA SQUADRA PER LUI
Giocare nella squadra più titolata dell'Uzbekistan è stato sicuramente un privilegio, visto che ha permesso a Komilov di crescere adeguatamente. L'ideale sarebbe vederlo un giorno in Europa o in Russia, ma c'è tempo perché ci arrivi: un passaggio intermedio - in Chinese Super League, J. League o A-League - sarebbe l'ideale per misurarsi a livelli più alti.

10.10.17

Cambio della guardia.

Non è una novità, ma è incredibile come le gerarchie in Africa tendano a ribaltarsi in vista dei Mondiali. L'abbiamo visto anche nell'ultima Coppa d'Africa, dove la finale è stata giocata da due nazionali che hanno passato anni difficili. E ora che la fase di qualificazione è quasi alla fine, è ora di trarre un paio di conclusioni sul recente passato.

L'Algeria ha fatto un notevole salto all'indietro rispetto al 2014.

C'è chi ha perso qualcosa in reputazione in questo biennio. Prendiamo soprattutto due nazionali, partendo dall'Algeria. Tre anni fa, in Brasile, la nazionale nord-africana è arrivata agli ottavi di finale, eliminando la Russia e di fatto facendo soffrire la Germania, impegnata nella gara più difficile del suo percorso al titolo (insieme alla finale).
Una parte della reputazione algerina era ancora intatta nel giugno 2016, quando è avvenuto il sorteggio per la divisione nei gironi e l'Algeria risultava essere ancora l'africana con il ranking Fifa più alto a quel tempo (n° 31). Un anno e mezzo più tardi, l'Algeria è forse la nazionale più deludente per percorso nel continente africano.
Non solo l'Algeria ha già bucato due Coppe d'Africa con una squadra potenzialmente fortissima (Mahrez e Brahimi non ce l'hanno tutti...), ma la nazionale ha cambiato quattro allenatori - Gourcuff, Rajevac, Leeskens e da ultimo Alcaraz -, ottenendo un punto nel girone con Camerun, Zambia e Nigeria. E in Afcon non si è andati oltre i quarti di finale.
Una riflessione più leggera, ma ugualmente profonda va fatta sul Ghana. Dopo tre Mondiali consecutivi e ottime prestazioni (due ottavi di finale, più il 2-2 ottenuto contro la Germania campione del Mondo in Brasile), le Black Stars non ci saranno in Russia. A differenza dell'Algeria, però, ci sono stati dei segnali di avvisaglia.
Primo: nonostante la grossa superiorità tecnica, il Ghana non ha mai colto la vera occasione di alzare la Coppa d'Africa. Mentre l'Egitto faceva tris e persino la Costa d'Avorio spezzava la sua maledizione, il Ghana non è stato capace di cogliere l'attimo, perdendo due finali nel 2010 e nel 2015 (l'ultima vittoria è datata 1982).
Anche il Ghana - come l'Algeria - era piuttosto in alto nel ranking Fifa al momento del sorteggio, ma non è bastato esser la terza squadra africana per evitare guai. Il girone con l'Egitto ha messo subito a nudo le mancanze e i due pareggi a reti bianche con l'Uganda hanno completato il quadro. Ora bisognerà ripartire, probabilmente senza molti senatori (comunque abbastanza giovani).

Decisioni arbitrali a parte, non riuscire a segnare in 180' contro l'Uganda non è un bel segnale.

Chi è invece che ci guadagna? Due squadre su tutte, quelle che si sono già qualificate al Mondiale. Partiamo brevemente dall'Egitto, i cui segnali di progresso erano però già visibili all'ultima Coppa d'Africa, dove solo una magia di Aboubakar ha costretto Hector Cuper all'ennesima sconfitta in un ultimo atto.
Già, Cuper. Quando è arrivato in Egitto, i Faraoni avevano appena fallito l'accesso alla fase finale della competizione continentale per la terza volta di fila. Nessuno avrebbe mai predetto un fallimento così colossale, ma è anche vero che le vicende interne dell'Egitto non promettevano nulla di buono. Né per il calcio, né per il paese.
Cuper ha ricostruito con pazienza, ha sfruttato la bontà tecnica del movimento egiziano e soprattutto il fatto di avere uno come Mohamed Salah in squadra. Momo ha spostato le sorti dell'Egitto sin da quando è entrato in nazionale e non è un caso che sia stato lui a segnare la rete decisiva contro il Congo per mandare l'Egitto al Mondiale.
L'altra squadra africana qualificata per la Russia con un turno d'anticipo è la Nigeria. Può sembrare che non sia successo molto dalla vittoria in Coppa d'Africa del 2013, ma in mezzo ci sono le mancate qualificazioni alle edizioni 2015 e 2017. Un altro buco nell'acqua, dovuto all'addio del compianto Stephen Keshi e alla confusione in federazione.
Forse è persino strano parlare di crisi per una nazionale che - comunque la si voglia vedere - si è sempre qualificata da Usa '94 tranne che in un'occasione (Germania 2006). Intanto, però, la Nigeria ha portato alla ribalta una nuova generazione di fenomeni, fortissima e già competitiva nel calcio europeo, decisiva per imporsi.
Basti pensare a Balongu, Ndidi, ma soprattutto alle risorse offensive: Iheanacho (occhi a cuoricino.gif), Ighalo, Iwobi. Qualcuno andrà persino lasciato a casa in vista del Mondiale russo. In ogni caso, il mix tra nuovi e vecchi ha portato un percorso di qualificazione da 13 punti: un solo pareggio e quattro vittorie (tra cui il 3-1 all'Algeria e il 4-0 al Camerun).
Rimangono ancora tre situazioni in bilico, dove vecchio e nuovo si contrastano: la Costa d'Avorio deve vincere per impedire il ritorno del Marocco al Mondiale dopo vent'anni, tre squadre sono racchiuse nel girone D e la Tunisia è a un passo dal sopravanzare il Burkina Faso. La Caf, piena di sorprese, è pronta al cambio della guardia.

Nigeria qualificata a Russia 2018: sempre presenti dal '94 tranne che nel 2006.