30.5.16

ROAD TO JAPAN: Shuhei Akasaki

Buongiorno a tutti e benvenuti al quinto numero di "Road to Japan", la rubrica che ci illumina sui talenti che stanno emergendo nel mondo del professionismo nipponico. Oggi ci spostiamo a Ibaraki, dove i Kashima Antlers stanno riemergendo con molti giovani di talento. Tra questi, c'è anche l'attaccante Shuhei Akasaki.

SCHEDA
Nome e cognome: Shuhei Akasaki (赤崎秀平)
Data di nascita: 1 settembre 1991 (età: 24 anni)
Altezza: 1.74 m
Ruolo: Prima punta
Club: Kashima Antlers (2013-?)



STORIA
Nato a Kagoshima nel settembre '91 (precisamente a Ichikikushikino), Akasaki cresce prima a Saga, poi frequenta la Tsukuba University. Curioso come la sua crescita s'incroci con un allenatore speciale durante il periodo universitario: Yahiro Kazama è il mister della Tsukuba University, almeno fino all'aprile 2012, quando diventerà l'allenatore del Kawasaki Frontale.
Durante il periodo alla Tsukuba, si fa avanti il Kashima Antlers, che lo inserisce in squadra come giocatore designato. Ad agosto 2013, arrivano anche i primi 32' in campo contro l'Omiya Ardija. A farlo esordire è Toninho Cerezo, da poco tornato alla guida del club. Il 2014 serve a crescere, anche perché nel frattempo il mercato muove le sue pedine.
Yuya Osako, capitano e stella in pectore del Kashima, lascia Ibaraki per trasferirsi al Monaco 1860. Così Akasaki ha sempre più spazio: sette reti in 19 partite confermano la sua crescita. Nonostante l'arrivo in squadra dei centravanti brasiliani Davi e Dinei, comunque Akasaki si crea il suo spazio. Almeno fino al luglio 2015, quando Cerezo viene esonerato.
Già, perché Akasaki migliora, ma gli Antlers fanno fatica. Il club opta per l'insediamento di Masatada Ishii, che in un primo momento non incide. Il Kashima vince la J. League Cup e l'attaccante viene nominato "miglior giovane" della competizione. Quest'anno, però, la situazione rischia di cambiare notevolmente.
Ishii ha deciso di far giocare spesso Akasaki, ma si è liberato di Davi (sempre infortunato) e ha dato comunque spazio sia a Dinei che al giovane Yuma Suzuki, che sta velocemente risalendo le gerarchie. La crescita di Akasaki passa anche da questa lotta interna.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Dal punto di vista tattico, Akasaki può esser utilizzato in due modi. Il primo è quello di "9 leggero", di centravanti che sfrutta la profondità e un gioco arioso invece che abbandonarsi dentro l'area di rigore. Tutto ciò nonostante abbia ottime doti nel capire dove il gioco stia andando. Proprio questa caratteristica, però, gli consente di giocare anche da seconda punta.
Tecnicamente parlando, la scuola Antlers si fa sentire: buona proprietà di palleggio, sinistro e destro senza problemi, capacità di leggere in anticipo le giocate dei suoi compagni. In questo, il vivaio di Ibaraki ha fatto il suo: ora starà ad Akasaki affinare le sue doti offensive, magari cercando di migliorarsi anche dal punto vista atletico e soprattutto fisico.

STATISTICHE
2013 - Kashima Antlers: 1 presenza, 0 reti
2014 - Kashima Antlers: 19 presenze, 7 reti
2015 - Kashima Antlers: 32 presenze, 10 reti
2016 - Kashima Antlers (in corso): 12 presenze, 0 reti

NAZIONALE
In questo momento, la nazionale è fuori discussione. Sarebbe bello vederlo sperimentato come centravanti. Qualcuno lo paragona ad Atsushi Yanagisawa, altra vecchia gloria degli Antlers. Per quanto riguarda la nazionale, è un bell'auspicio. A guardare però lo scoring-rate dell'ex Messina e Samp, meglio di no.

LA SQUADRA PER LUI
Se i due anni precedenti hanno prima premesso e poi fatto esplodere le sue quotazioni, ora ci vuole la conferma definitiva per Akasaki. Un'operazione alla Udinese sarebbe l'ideale: comprarlo a poco, vedere se certe prestazioni si mantengono con la maglia degli Antlers e poi portarlo in Europa. Magari da una lega di seconda importanza (es. Eredivisie, Jupiler League o una seconda serie tra le principali in Europa).

26.5.16

Una corona da riassegnare (2016 OFC Nations Cup)

Ci siamo. Dopo quattro anni vissuti alla grande, la zona oceanica si rimette in discussione tramite la sua competizione continentale. Nell'attesa di una maggiore considerazione dalla FIFA, l'OFC Nations Cup che sarà disputata in Papua Nuova Guinea dal 28 maggio all'11 giugno prossimo dirà qualcosa in più sul futuro degli equilibri in questa zona del mondo.

Come ci eravamo lasciati quattro anni fa? Tahiti campione sulla Nuova Caledonia.

Girone A - Tahiti, Nuova Caledonia, Samoa, Papua Nuova Guinea

 Spezzare anni di egemonia targata Australia-Nuova Zelanda non era facile. Anzi, forse impossibile. Confermarsi sarà ancora più arduo. La vera domanda è un'altra, dando per scontato il passaggio del turno: questi quattro anni hanno effettivamente migliorato Tahiti? Lo vedremo, visto che ci saranno diversi elementi che trionfarono nel 2012, nonché il ct Eddy Etaeta.

 Raggiunta la finale, la Nuova Caledonia si sciolse sul più bello quattro anni fa. Ora ci riprovano, partendo da un nuovo commissario tecnico (l'ex assistente Thierry Sardo al posto di Alain Mozain) e dai risultati. Vittoriosi ai Pacific Games, sembrano la seconda forza in Oceania e si trovano nel girone meno complicato. 

 Dopo un combattuto torneo di qualificazione e passato solo grazie alla differenza reti, Samoa si presenta alla OFC Nations Cup per la seconda volta nella sua storia. La squadra allenata da Scott Easthope schiera ragazzi giovanissimi (c'è persino un classe '99!) e conta sulla coppia d'attacco formata da Jai Ingham (forse il giocatore più prestigioso, milita in A-League con il Melbourne Victory) e Desmond Fa'aiuaso (sette gol in 15 anni con la nazionale).

 Strano notare come i padroni di casa siano arrivati a questa competizione come la squadra più debole secondo il ranking FIFA (208, addirittura più in basso di Samoa!). Forse siamo di fronte anche alla compagine più particolare, guidata da un danese giramondo come Flemming Serritslev (per lui avventure in Armenia, Iran e Nigeria). 

Georges Gope-Fenepej, 27 anni, stella della Nuova Caledonia.

Girone B - Nuova Zelanda, Isole Salomone, Vanautu, Figi

 Ne è passato di tempo dal 2010 e dalle notti da imbattuti in Sud Africa. Sono passati anche quattro anni dal flop dell'ultima Coppa d'Oceania, chiusa da terzi a fatica. Si è ripartiti da Anthony Hudson, ex ct del Bahrain e per Harry Redknapp "un giovane Mou". Ripartiti da questo tecnico brillante, anche il gruppo è stato rinnovato: solo quattro gli over-30 in squadra.

 A proposito di nazionali in crescita, ecco qualcuno che può vantare un trend positivo nell'ultimo decennio. Secondi nel 2004, terzi nel 2012. Il gruppo di Moses Toata punta al passaggio del turno, anche se non sarà facile fare bene come quattro anni fa. Certo, avere un bomber come Benjamin Totori potrebbe aiutare...

 Nel girone decisamente più difficile tra i due, proprio le Vanautu rischiano di essere carne da macello per gli avversari. Le scelte del tecnico Moise Poida hanno privilegiato una nazionale del tutto nuova: non sarà facile ottenere buoni risultati nel gruppo B.

 A confermare l'assurdità del Ranking FIFA (quando lo molleranno per il Ranking Elo, più veritiero?), Figi si è ritrovata numero 199, sesta per graduatoria tra le otto partecipanti. Eppure ci sono altri segnali: la qualificazione a Rio 2016, la crescita dei giovani al Mondiale U-20 (sette di loro sono tra i convocati) e l'arrivo di Frank Farina in panchina sono ragioni per pensarla come possibile rivelazione del torneo.

Figi e i suoi giovani sono pronti per sorprendere tutti.

I giocatori da guardare sono diversi, nonostante ci troviamo in una realtà periferica del calcio. Abbiamo già menzionato Benjamin Totori delle Isole Salomone, ma ci aggiungiamo i tanti giovani guidati dal capitano di Figi, Roy Krishna. In più, la coppia della Nuova Caledonia formata da Georges Gope-Fenepej e Bertrand Kaï cerca l'alloro.
A questi vanno aggiunti l'esperto capitano delle Isole Salomone, Henry Fa'arodo, e due buoni giocatori come Henri Bourebare e Steevy Chong Hue di Tahiti. In più, la Nuova Zelanda schiera quello che è attualmente il miglior giocatore della zona, quel Chris Wood che si è preso la fascia di capitano della propria nazionale a soli 24 anni.
I pronostici sono difficili da fare. In fondo, parliamo di una zona del mondo di cui si sa poco (almeno per larga parte dei suoi componenti). L'edizione del 2012 ha dimostrato inoltre che la competizione è imprevedibile: nessuno avrebbe scommesso sulla vittoria di Tahiti o sulla caduta della Nuova Zelanda in semifinale per mano della Nuova Caledonia, poi sconfitta all'ultimo atto.
Come evidenziato sopra, prevedo delle semifinali Nuova Zelanda-Tahiti e Figi-Nuova Caledonia. Penso che la crescita della squadra di Farina sarà premiata con la finale, così come la forza degli All Whites. Da lì dovrebbe essere la Nuova Zelanda a trionfare, ma in partita secca tutto è possibile, quindi è difficile prevedere il tutto.
Appendice finale per il formato di qualificazione al Mondiale 2018: probabilmente sarà la Nuova Zelanda a raggiungere lo spareggio contro la quarta della zona Concacaf, ma ci saranno sei qualificate per questa fase finale divise in due gruppi. Le vincenti dei rispettivi raggruppamenti si sfideranno per quell'half-spot a cui ha diritto l'OFC.

Chris Wood, 24 anni, capitano e stella della Nuova Zelanda.

19.5.16

Wissam il Grande.

Un finale da brivido e una salvezza conquistata con una striscia finale da 17 punti nelle ultime sette gare. La stagione del Tolosa alla fine ha portato ciò che serviva, ovvero la permanenza in Ligue 1. Eppure, al termine della gara sul campo dell'Angers, c'era anche qualche lacrima: Wissam Ben Yedder lascerà infatti Tolosa dopo sei anni.

Ben Yedder è al Tolosa dal 2010: sei stagioni indimenticabili.

Sembra incredibile che ci siano volute sei stagioni per arrivare a quest'epilogo. Eppure il nome di Ben Yedder gira da parecchio tempo sul mercato: si è parlato di Barcellona, Roma, Napoli e tanti club francesi su di lui durante gli anni, ma non c'è mai stato un dirigente o una squadra che si siano fatti avanti in maniera convinta per averlo.
Eppure lui - Benyebut, come lo chiamano a Tolosa - è cresciuto velocemente. Era arrivato nel 2010 dall'UJA Alfortville, squadra appena promossa in terza divisione. Assieme a lui giocatori più titolati - il paraguayano Federico Santander o la giovane promessa dell'OL Yannis Tafer - ma nessuno sa che il giovane Wissam scriverà la storia del club.
Maglia numero 26, Ben Yedder ha bisogno di un paio di stagioni d'attamento alla Ligue 1. Il salto è troppo grande e il tecnico Alain Casanova lo gestisce nella sua crescita. Qualche apparizione in massima serie si alterna alla titolarità nella squadra riserve (dove segna parecchio), finché non arriva il primo gol da pro: la vittima è l'Evian sul finire del 2011-12.
Bisogna dare più spazio a quest'attaccante brevilineo e dalla tecnica sopraffina. Maturata negli anni passati nel futsal (giocando persino per la nazionale francese), quella stessa tecnica gli verrà utile nel 2012-13, la stagione dell'esplosione: con Rivière passato al Monaco, i 15 gol di Ben Yedder aiutano il Tolosa a mantenere nuovamente la categoria.
È solo la prima di quattro stagioni in doppia cifra: 15, 16, 14, 17. Sempre costante, sempre decisivo per la squadra. Così tanto da superare il record di reti per il Tolosa, che apparteneva ad André-Pierre Gignac. Sì, lo stesso bomber che nell'estate del suo arrivo lasciò Tolosa per trasferirsi verso lidi ben più prestigiosi (leggasi OM).
Eppure le ultime due stagioni sono state difficili: il Tolosa è sceso dalla metà classifica alla zona retrocessione e ha sempre rischiato la Ligue 2. Con Casanova esonerato durante quest'annata, nemmeno l'arrivo in panchina di una leggenda del club come Dominique Arribagé - record-man di presenze con il Tolosa - è servito per girare la stagione.
Così, alla fine, ci è voluto Pascal Dupraz, l'uomo che ha contribuito alla permanenza dell'Evian in Ligue 1. Proprio nei giorni in cui il suo ex club è tornato in terza divisione, lui ha tirato fuori un finale incredibile, consentendo al Tolosa la salvezza dopo il 3-2 sul campo dell'Angers. Il tutto condito da un po' di epica, come il video e il discorso pieni di motivazioni prima dell'ultima gara.

Una breve sintesi di quanto visto in questi anni allo Stadium Municipal.

Completata l'ennesima stagione fantastica, il franco-tunisino ha fatto sapere tramite il suo account Twitter che ad Angers è stata l'apparizione finale con la maglia del Tolosa: «Ieri (sabato, ndr) è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Credo che non potessi chiedere di più dalla mia ultima partita con questo club».
In questi giorni è riecheggiata spesso la frase di Zlatan Ibrahimovic sul suo addio al Paris Saint-Germain: «Sono arrivato da re, me ne vado da leggenda». Sostanzialmente possiamo dire che la seconda parte vale anche per Ben Yedder. Giunto a Tolosa da perfetto sconosciuto, lascia il club dopo 71 gol in 174 presenze in tutte le competizioni.
E pensare che Ben Yedder sarebbe dovuto partire la scorsa estate, quando era tutto fatto con il Siviglia. Invece il presidente Sadran bloccò tutto, facendo anche arrabbiare l'attaccante. Magari oggi sarebbe a Siviglia a festeggiare anche lui, ma per l'Europa League. Invece si è "accontentato" di una salvezza, condita però dall'amore immenso dei suoi tifosi.
Quale sarà ora il futuro di Ben Yedder? Si cercherà di capirlo su due fronti. Il primo è quello della nazionale, visto che l'attaccante vuole la Francia, ma non è neanche lontanamente entrato nei pensieri di Deschamps per l'Europeo. Nel frattempo, la Tunisia spera che Ben Yedder ci ripensi, visto che il parco attaccanti delle Aquile di Cartagine non è granché.
Il secondo è quello del suo prossimo club: molti nomi girano e il presidente stavolta non lo tratterrà. Sarà l'ennesima cessione remunerativa per il Tolosa: l'ultima cessione di valore è stata quella di Aurier al PSG. Il Siviglia ci riproverà, il Napoli ci ha pensato, mentre in Francia sperano che Ben Yedder rimanga in Ligue 1. Tanto ormai si parla di "Wissam il Grande", ogni strada è aperta.

Wissam Ben Yedder, 26 anni, lascerà il Tolosa quest'estate.

15.5.16

UNDER THE SPOTLIGHT: Jaïro Riedewald

Buongiorno a tutti e benvenuti al quinto numero di "Under the Spotlight", la rubrica che ci consente di girare l'Europa e scoprire i maggiori talenti nel panorama europeo. Oggi ci spostiamo in Olanda, terra sempre piena di giovani promesse. L'Ajax continua a produrne nonostante il titolo manchi da due anni: oggi parliamo di Jaïro Riedewald, nome caldo ad Amsterdam.

SCHEDA
Nome e cognome: Jaïro Riedewald
Data di nascita: 9 settembre 1996 (età: 19 anni)
Altezza: 1.82 m
Ruolo: Difensore centrale, terzino sinistro
Club: Ajax (2013-?)



STORIA
Nato a Haarlem nel settembre 1996, Riedewald inizia a giocare con il SV Overbos, passando poi per il HFC Haarlem. Prima che il club venisse dichiarato fallito nel 2010, il giovane difensore viene venduto all'Ajax nel 2008. Lì inizia una lunga trafila che lo porta a scalare posizioni nelle giovanili, fino all'esordio con il Jong Ajax nel 2013.
Tuttavia, dalla prima squadra qualcuno l'ha notato: il tecnico Frank de Boer decide di portare Riedewald con i grandi e farlo esordire in KNVB Beker. Un quarto d'ora contro l'IJsselmeervogels, ma quanto basta per prendere confidenza con il calcio professionistico. Anche perché il meglio deve arrivare appena una settimana più tardi.
Nuovamente convocato contro il Roda, l'Ajax è sotto a Kerkrade. Così de Boer manda in campo Riedewald e il classe '96 entra nella storia: due gol nel finale, per ribaltare il risultato e regalare la vittoria alla sua squadra. Nella storia dell'Ajax, ci sono altri ragazzi che hanno segnato una rete al loro esordio: gente come van Basten, Cruyff, Ronald de Boer e Kluivert!
È un grande evento, tanto che il club lo blinda fino al 2016 e Riedewald ha l'opportunità di giocare di più, sia in Eredivisie che in Europa League. Il giovane difensore alza anche il titolo nazionale e nell'annata successiva può solo che aver maggior spazio. Tutto questo grazie anche alla partenza del capitano Daley Blind, diretto a Manchester dopo un ottimo Mondiale.
Riedewald gioca ancora qualche gara con la seconda squadra, ma ormai è inserito nel telaio dell'Ajax. Purtroppo la stagione è tutt'altro che soddisfacente: male in Champions e in Europa, -17 dal PSV campione in Eredivisie e fuori senz'appello in coppa. Mediano con de Boer e terzino con le giovanili, la vera maturazione arriva nel 2015-16.
Nella scorsa estate, Niklas Moisander lascia Amsterdam per trasferirsi alla Sampdoria. Il tecnico decide allora per un cambio di ruolo: Riedewald sarà il nuovo partner di Joel Veltman al centro della difesa. Il club ha voluto assecondare questa crescita, allungando ulteriormente il contratto del classe '96 fino al 2020 qualche mese fa.
Abituarsi a nuovi meccanismi non è stato facile, ma in qualche modo ha funzionato: l'Ajax è stata la difesa meno battuta in Eredivisie (21 gol concessi). Dal punto di vista personale, Riedewald è stato condizionato da un infortunio che l'ha tenuto fuori due mesi; l'Ajax, invece, è rimasto senza titoli anche quest'anno. Ma chissà che non torni a vincere grazie a questo duttile difensore...

CARATTERISTICHE TECNICHE
Dal punto di vista tattico, abbiamo a che fare con un ragazzo che ha giocato in qualunque ruolo. Nato terzino, de Boer l'aveva utilizzato anche da mediano prima di convertirlo a centrale. Indubbiamente questo sarà un punto a suo vantaggio durante la carriera.
Tecnicamente, Riedewald può contare sul bagaglio di chi ha rivestito ben altre posizioni del campo rispetto a quella del centrale. Questo lo mette su un livello totalmente diverso, un po' come quando si vede un centravanti "piccolo" in questo calcio così diverso. Dotato di una buona visione di gioco e di un discreto mancino, sarà sempre più ricercato viste queste basi di partenza.

STATISTICHE
2013/14 - Ajax: 7 presenze, 2 reti
2013/14 - Jong Ajax: 10 presenze, 0 reti
2014/15 - Ajax: 25 presenze, 0 reti
2014/15 - Jong Ajax: 9 presenze, 1 rete
2015/16 - Ajax: 33 presenze, 1 rete

NAZIONALE
Come molti giovani olandesi, anche Riedewald è passato tramite la trafila delle giovanili Oranje. In una recente intervista, il difensore ha ammesso che avrebbe potuto giocare anche per l'Indonesia grazie alla nazionalità della madre. Tuttavia, non c'è mai stato alcun dubbio sul fatto che il giocatore potesse rinforzare l'organico dell'Olanda.
Dopo aver giocato per l'U-15, U-16, U-17 e U-19, Riedewald ha fatto il grande salto: niente U-21 per lui, ma direttamente i grandi. L'esordio è avvenuto contro la Turchia del 6 settembre 2015, ma il giovane dell'Ajax ha comunque poi giocato altre due gare (seppur da terzino).
L'Olanda non ci sarà a Euro 2016, ma Riedewald potrebbe essere uno dai quali ripartire, anche perché i centrali scarseggiano in Olanda e de Vrij è ancora fuori per infortunio.

LA SQUADRA PER LUI
Riedewald ha solo 19 anni e per lui la salita sarà lunga. Da un paio d'anni, de Boer l'ha messo al centro del progetto, ma ora bisognerà vedere quale sarà il futuro dell'Ajax, probabilmente con un tecnico nuovo dopo il campionato perso sul campo del de Graafschap.
Dal canto suo, Riedewald potrebbe esser opzionato da qualche club particolarmente interessato. Si è parlato di sondaggi da parte di Juventus e Barcellona. Forse per il 2016-17 è meglio rimanere ancora ad Amsterdam, ma il futuro sarà lontano dall'Olanda.

10.5.16

Nuova dinastia, vecchio maestro.

Belle le corse al titolo, quelle decise all'ultima giornata, eh? Ormai sembra una realtà sempre più lontana. Juve, Bayern Monaco, PSG monopolizzano i loro campionati, Atlético Madrid e Leicester sono favole difficilmente ripetibili. E le cose non vanno diversamente nel mondo arabo: l'Al-Rayyan SC è al primo titolo della sua storia in Qatar, ma l'ha vinto con due mesi di anticipo.

Jorge Fossati, 63 anni, tecnico uruguayano con una certa reputazione in Qatar.

Fondata nel 1967, la polisportiva dell'Al-Rayyan in realtà è stata eccelsa in altre discipline: due titoli continentali nella pallacanestro, uno arabo nella pallamano, alcuni domestici nel calcetto, tennis-tavolo e pallavolo. Diversa l'attenzione per la rappresentativa calcistica, con l'Al-Rayyan Sports Club che ha avuto un periodo di assoluta gloria tra gli anni '70 e '80.
Con la venuta degli anni 2000, la squadra è scesa addirittura in seconda divisione. L'ultimo titolo era del 1994-95 e neanche l'apertura del nuovo impianto - l'Ahmed bin Ali Stadium - sotto la gestione di Mishaal Al-Thani aveva portato qualche novità.
L'Al-Rayyan appariva sulle cronache internazionali soprattutto per gli stranieri apparsi con la maglia dei Lions. Negli anni '80, fu ingaggiato Vavá nel ruolo di allenatore. In campo, invece, Frank de Boer è stato uno dei primi ad apparire nella Qatar Stars League: a lui si sono poi aggiunti il fratello Ronald, Hierro, Sonny Anderson, Mario Basler, Lucho González, Nilmar e tanti altri.
Tuttavia, l'Al-Rayyan ha militato in seconda divisione fino al 2015. Ci voleva un santone per ribaltare la situazione, qualcuno che conoscesse a fondo le dinamiche del calcio arabo e qatariota. Così la società si è rivolta a Jorge Fossati, tecnico uruguayano che a molti non dirà granché, ma che in realtà ha avuto un grosso impatto su due continenti.
Fossati, infatti, ha allenato il Peñarol, vinto una Copa e una Recopa Sudamericana con gli ecuadoregni del LDU Quito ed è stato selezionatore dell'Uruguay tra il 2004 e il 2006. Dopo il play-off perso contro l'Australia e la mancata qualificazione ai Mondiali del 2006, la sua carriera sembrava finita. Invece, il Qatar l'ha rilanciato.
Fossati ha avuto due esperienze sfortunate in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ma ha allenato la nazionale qatariota e per due volte è stato sulla panchina dell'Al-Sadd. Nel 2011, ha persino condotto questo club alla vittoria della Champions League asiatica. Inevitabile che ad Al-Rayyan abbiano pensato a lui per rilanciare la squadra.
Alla fine, è stata la scelta giusta: l'Al-Rayyan SC ha stravinto la Qatargas League (la seconda divisione nazionale) ed è tornata nella massima serie sotto la guida di Manuel Jiménez. Una volta arrivato Fossati, il 2015-16 è stato trionfale: a novembre 2015, la squadra aveva già stabilito il nuovo record di vittorie consecutive (11!).
Tra i risultati da segnalare, un 9-0 in trasferta sul campo del Qatar SC (quarto l'anno prima) e il 3-1 sul Lekhwiya. La prima sconfitta è arrivata contro l'Al-Sadd il 10 dicembre scorso, ma quando vinci 20 delle prime 21 gare, è normale festeggiare il titolo con cinque giornate d'anticipo...

Una delle tante cose incredibili successe con l'Al-Rayyan quest'anno.

Miglior attacco, miglior difesa, migliore differenza reti, maggior numero di vittorie: un dominio su tutta la linea. Il merito va anche a chi ha costruito la squadra, perché sono arrivati i giusti pezzi per lo scacchiere di Fossati, in grado di stravincere il campionato.
Nella scorsa estate, la società ha portato a casa Víctor Cáceres, mediano paraguayano con una grande esperienza in Sud America; Sergio García, ex capitano dell'Espanyol e vincitore di un Europeo con la Spagna nel 2008; infine, Sebastián Soria, uruguayano ormai da tempo naturalizzato qatariota, che a 32 anni ha ancora una discreta forma sotto porta.
Basti pensare che ai 10 gol di Soria e ai 16 di Sergio García, si sono aggiunte le 21 marcature di Rodrigo Tabata, altro fautore della naturalizzazione qatariota dei sudamericani. Brasiliano dai tratti nipponici con un passato al Santos e al Besiktas, in realtà è arrivato all'Al-Rayyan nel 2011. Dallo scorso marzo ha esordito ufficialmente con il Qatar, a 35 anni.
Per altro, la straordinaria annata dell'Al-Rayyan si è sentita anche in nazionale: al di là di Tabata e Soria, il Qatar di José Daniel Carreño ha visto la presenza tra i convocati anche di Alaaeldin, Ismail e Bari (anche qui, guineano naturalizzato). Insomma, la crescita del club è stata certificata anche dalle chiamate per le competizioni internazionali.
Dopo aver dominato il proprio campionato in maniera imbarazzante, quale può essere mai l'obiettivo futuro per l'Al-Rayyan? Semplice, l'Asia. Il club non ha mai superato la fase a gironi dell'AFC Champions League in cinque partecipazioni.
Per altro, Fossati potrebbe essere anche disposto a una nuova esperienza sulla panchina del Qatar: «Sarebbe ingiusto dire che ho cambiato tutto una volta arrivato all'Al-Rayyan: è stata una stagione folle. Mai avrei immaginato di vincere il campionato con un tale vantaggio. Qui il livello del calcio sta migliorando: per il 2022 le cose andranno decisamente meglio».

Rodrigo Tabata, 35 anni, brasiliano con un presente nella nazionale del Qatar.

4.5.16

Un altro Jamie Vardy?

Lunedì in Inghilterra è scattata la festa nazionale per il Leicester City: campioni di Inghilterra, un miracolo sportivo tra i più grandi che l'intera storia del calcio possa raccontare. Eppure, a 230 chilometri dal King Power Stadium, si festeggiava un'altra vittoria: il Burnley ha battuto 1-0 il QPR ed è tornato in Premier. Merito anche di un emerito sconosciuto come Andre Gray.

Gray con la maglia del Luton Town, dove si è consacrato nel mondo pro.

Nativo di Wolverhampton e cresciuto nel vivaio dello Shrewsbury Town, il modello di vita del giovane Andre è stato il nonno, che gli ha fatto conoscere il football e l'ha iniziato a questo sport. L'attaccante non ha mai nascosto che la sua perdita gli ha causato molto dolore, ma l'ha anche responsabilizzato: «So che dall'alto mi segue sempre».
Dopo aver girato qualche anno in prestito, alla fine Gray si è fatto notare con la maglia dell'Hinckley United. All'inizio è in prestito d'emergenza per un mese, ma il club dilettantistico decide di riscattarlo dallo Shrewsbury: «Non mi importava di rimanere nelle riserve del mio club. Solo quando ho cominciato a giocare full-time a calcio ho capito quanto mi interessava».
In effetti, Gray segna 37 gol nei due anni trascorsi al De Montfort Park. Tra le vittime, in F.A. Cup c'è anche il Luton Town, che lo prende nel finale del 2011-12. L'impatto è così forte che in due mesi segna 12 reti e per poco non trascina gli Hatters al mondo del professionismo. Nessun problema: l'appuntamento è solo rimandato.
Con lui davanti, l'anno buono è il 2013-14: partito dalla panchina, diventa titolare e finisce per segnare la bellezza di 30 gol in una sola annata. Il Luton Town torna in League Two, mentre lui finisce nella top 11 del campionato ed è il miglior giovane della Conference Premier. Il salto è inevitabile e a farsi avanti è il Brentford.
Voluto dal manager Mark Warburton, Gray vince il premio di giocatore del mese in Championship dopo esser andato a segno per cinque gare consecutive a novembre 2014. Dopo una lunga contesa, il Brentford arriva ai play-off, dove le Bees verranno eliminate in semifinale dal Middlesbrough. Il club vorrebbe ripartire da lui, ma arriva una nuova possibilità.
Stavolta a farsi avanti è il Burnley, appena retrocesso dalla Premier League, per una somma-record di ? milioni di euro. Il compito non è dei più facili: sostituire quel Danny Ings che ha lasciato i Clarets per Liverpool. Gray fa coppia d'attacco con Sam Vokes, gallese che ha segnato molti gol nel 2013-14 e ha visto poco campo durante l'annata in Premier League.
Mai scelta fu più giusta da parte di Sean Dyche, il manager: i due si trovano a meraviglia e il Burnley è subito nella contesa per risalire nella massima divisione. Vokes segna 14 gol, Gray arriva a quota 24 (due con la maglia del Brentford): sono 36 marcature insieme. Dopo l'1-0 al QPR, i Clarets sono di nuovo tornati in Premier dopo un solo anno di purgatorio.

Se il Burnley è tornato in Premier, molto del merito è del numero 7.

Con la prospettiva di debuttare in Premier, ripensare alle difficoltà è (forse) più facile. Gray è cresciuto nell'ambiente delle gang a Wolverhampton: un settlement che gli ha creato non poche difficoltà: «Circolavo in alcuni brutti ambienti. Li stavo già lasciando, ma quell'episodio mi ha cambiato per sempre».
Basti ripensare all'incidente avuto nel 2011, quando una coltellata gli ha lasciato un solco di quasi sei centimetri sulla guancia sinistra: «Il giorno successivo pensai che sarebbe potuta andarmi persino peggio. Mi ha fatto pensare che dovevo prendere in mano la mia vita: così ho fatto e da quel momento non mi sono più guardato indietro».
Tifoso sfegatato dell'Arsenal, ora Gray potrà sfidare i Gunners faccia a faccia, magari ripercorrendo il percorso eccellente di un altro underdog uscito alla ribalta quest'anno. Jamie Vardy probabilmente sarà all'Europeo, dopo aver stabilito il record di undici gare consecutive a segno in Premier e aver vinto il titolo con il Leicester City.
E pensare che Grey una volta ci ha giocato contro: «Lo incontrai al Fleetwood Town. Vedere dov'è arrivato ora mi fa pensare che anch'io posso farcela». Magari sognando la nazionale: «Ho giocato per la squadra C dell'Inghilterra. Molti sono riusciti ad arrivare in Premier, è un mio sogno». Ma ora la realtà ha superato la fantasia.

Andre Gray, 24 anni, attaccante del Burnley neo-promosso in Premier.