8.9.16

Il tramonto di una leggenda.

A Rio 2016, la più grande sorpresa tra le quattro semifinaliste è certamente l'Honduras, che è stata guidata da quel diavolo di Jorge Luis Pinto, ma ha fatto fuori l'Argentina e raggiunto la semifinale. Questo gruppo di giovani sostituirà i senatori in nazionale dopo l'ultima deludente Gold Cup. E tra di loro, c'è chi ha fatto la storia, come Noel Valladares.

Valladares e l'Honduras, una storia che dura da 16 anni.

In realtà l'ultima gara di Valladares con la nazionale honduregna risale al febbraio di quest'anno, quando è stato convocato dal ct Pinto per la gara contro il Guatemala. Ma a sette mesi di distanza dall'ultima chiamata con il suo Honduras, è ragionevole pensare che la carriera di Valladares in nazionale sia effettivamente conclusa.
L'avventura del portiere è cominciata da Comayagua, poco più su della capitale Tegucigalpa. E pensare che Noel non doveva fare il portiere, ma l'attaccante, il ruolo in cui giocava quando era più piccolo. Una volta entrato nel Real Comayagua, Valladares viene schierato come portiere e trova la chiave di volta per la sua carriera.
L'esordio da professionista è arrivato nel 1997, quando il Motagua lo prende come terzo portiere. Ma la folle vita da calciatore di Valladares prende una piega strana: all'inizio non riesce a sfondare, anzi il suo allenatore - il messicano Alejandro Domínguez - lo schiera persino come attaccante in un match del Clausura 2002-03.
E il risultato è incredibile: Valladares decide la caldissima gara contro l'Olimpia, l'altra super-potenza del calcio honduregno. Un colpo di testa al rallentatore, quanto basta però per sbloccare la gara, che poi si chiuderà sul 2-0 per il Motagua. Valladares segnerà altri due gol come attaccante, ma la sua carriera da arquero ormai è decollata.
C'è però un intermezzo europeo per il portiere del Motagua, che all'improvviso si trasferisce in Croazia. E non in una powerhouse del calcio croato, bensì al Šibenik, squadra della terza divisione nazionale. Alla fine di quell'annata, il club è tornato in seconda divisione, ma anche Valladares ha voglia di tornare da qualche parte: a casa.
Qui però si comprende la grandezza del portiere honduregno, che ha la faccia tosta di tornare a Tegucigalpa, ma dalla parte opposta: nonostante la grande rivalità del Clásico Capitalino glielo dovrebbe sconsigliare, l'estremo difensore firma per l'Olimpia nel 2006. E sono dieci anni che difende la porta dell'altra parte della città.
Con i Leoni ha giocato più di 400 partite, ha vinto molti titoli e ha dimostrato di essere ancora in discreta forma: il numero 16, per esempio, si è concesso il lusso di esser il portiere meno battuto del campionato in diverse occasioni e ha persino parato due rigori nel Clásico Capitalino giusto un anno fa. Segno che la forma non è andata via.

The Best in Concacaf: forse è troppo, ma sicuramente un posto nella storia ce l'ha.

Se la carriera nei club è un po' oscura (non è che le fonti a disposizione siano sconfinate), diversa è stata quella in nazionale. L'Honduras ha schierato Valladares come suo portiere per la prima volta nel giugno 2000: all'epoca l'allenatore della nazionale è Ramón Maradiaga, che ha già allenato Valladares al Motagua, lanciandolo da pro.
Le Olimpiadi di Sydney 2000. La Copa América del 2001, in cui ottiene uno storico terzo posto insieme ai suoi compagni dopo la vittoria ai rigori nella finalina contro l'Uruguay. Tante partecipazioni alla Copa Centroamericana, poi vinta nel 2011. L'unica partecipazione alla Gold Cup dello stesso anno, di cui Valladares è stato miglior portiere.
Già, perché la fortuna di Noel in nazionale è stata altalenante nonostante 16 anni di frequentazione. Poche competizioni ufficiali, anche quando è diventato il titolare dell'Olimpia. A cambiare la sua carriera in nazionale è stato Reynaldo Rueda, un santone che vaga per le Americhe e trasforma le vite di molti calciatori (vedi l'Atlético Nacional nel 2016).
Quando l'Honduras si qualifica per il Mondiale del 2010, Rueda decide che Valladares sarà il titolare in Sudafrica. Una fama che poi il portiere ha saputo trascinare fino al 2014, quando l'Honduras si è riqualificato per la Coppa del Mondo sotto la guida di Luis Fernando Suárez e l'estremo difensore ha difeso i pali della sua nazionale da capitano.
Tuttavia, quell'era per l'Honduras è finita. L'ultima Gold Cup è stata un disastro totale e c'è bisogno di forze fresche. Capitan Amado Guevara - record-man di presenze - si è ritirato ed è assistente di Pinto in nazionale, mentre Bernárdez e Palacios hanno aspettato il Mondiale brasiliano per lasciare. Anche Costly e Bengtson non si vedono più in nazionale.
Valladares ha visto passargli avanti il compagno di squadra Escober, Canales e il giovane Luis López. Persino il figlio di Noel, Manuel - anche lui portiere - è nelle riserve delle Olimpia e potrebbe prima o poi fare il salto in prima squadra. Sarebbe bello che Valladares potesse superare Guevara (è a tre partite di distanza), ma difficilmente accadrà.
Sta cambiando tutto e il tramonto di una leggenda come Valladares segnerà inevitabilmente il movimento honduregno. Si spera che la successiva generazione sappia riportare l'Honduras anche al Mondiale di Russia: non sarà facile, ma i cicli vanno e vengono, i tempi cambiano e neanche i totem resistono in eterno.

Noel Valladares, 3? anni, ancora oggi guardiano dei pali dell'Olimpia.

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