8.11.16

Leader calmo.

Quando giocava, è stato il capitano del Real Madrid, ereditando la leadership di Manolo Sanchís. Non era un compito facile per chi era cresciuto nella tranquilla provincia di Málaga e aveva cominciato il suo percorso calcistico al Real Valladolid. 25 anni più, Fernando Hierro ha un profilo ben diverso da quello degli esordi.

Hierro è stato capitano del Madrid, qui con un giovane Iker Casillas.

Credo che lo spagnolo sia stato uno dei migliori nel mescolare una leadership calma e decisa a un concentrato di classe, che non è rimasto sopito pur trasformandosi in un centrale difensivo. Sembra quasi un peccato che la Spagna abbia cominciato a vincere quando giocatori come lui - fondamentali negli anni '90 e nei primi 2000 - sono scomparsi dalla scena.
Classe '68, Hierro è nato a Vélez-Málaga, dove è cominciata anche la sua scalata nel calcio. Dal 1980 al 1987 gioca nella squadra della sua città-natale, con un breve intermezzo al Málaga: sì, quello che recentemente è stato oggetto di attenzione da parte dei petroldollari qatarioti e che ha sfiorato una semifinale di Champions League con Pellegrini in panchina.
Hierro dura pochi mesi a Málaga, perché - con grande sorpresa - gli viene comunicato che è stato scartato. Nonostante abbia 16 anni, il club dice al ragazzo che non avrà un futuro in questo mondo. Il tutto mentre i due fratelli maggiori di Fernando hanno entrambi militato per il Málaga, con Antonio che ne è stato un pilastro.
Poco importa, ci pensa Manolo, il secondo fratello di Fernando. Nel 1986, Manolo Hierro è un giocatore della Real Valladolid e propone al club di prendere suo fratello minore nel vivaio: i Blanquivioletas accettano e in un anno il giovane Hierro esordisce anche in Liga, disputando poi due ottime stagioni al José Zorrilla.
Sarà un caso, ma il Real Valladolid ottiene nel 1988-89 il miglior piazzamento della propria storia, arrivando sesto. Non solo: il club arriva anche in finale di Copa del Rey, perdendo 1-0 l'ultimo atto contro il Real Madrid. Al Santiago Bernabeu hanno capito che Hierro potrebbe esser utile in blanco e così il difensore passa al Real nell'estate '89.
In realtà, il Valladolid l'avrebbe già venduto all'Atlético Madrid, ma Hierro preferisce giocare dall'altra parte della città. Quando a Madrid arriva Radomir Antić, Hierro viene usato come mediano e centrocampista (21 gol nel 1991-92). A trasformarlo definitivamente in un centrale difensivo è Jorge Valdano nel '94, quando l'argentino è il coach del Real.
Sulle cose fatte a Madrid da Hierro si potrebbero spendere fiumi d'inchiostro. Non sarò io a delineare la grandezza e l'eleganza del personaggio: la spina centrale del 2000 - quella con Redondo a centrocampo e Raúl davanti - è forse la personificazione sul campo del concetto di leggerezza unito alla tecnica sublime di cui i tre erano disposti.

Non male, eh.

Non è un caso che sotto Hierro si sia avuta la miglior epoca del Real: del Bosque gli consegnava le chiavi della squadra, poi i Galacticos e una squadra inimitabile hanno fatto il resto (con il capitano che ha superato 100 gol in carriera). E non è una coincidenza il fatto che Hierro abbia lasciato il Real con il proprio tecnico nell'estate 2003.
Messo alla porta dal board, due le correnti di pensiero sul perché dell'addio: da una parte la voglia del Real di iniziare un nuovo ciclo, dall'altra la ricca offerta dei qatarioti dell'Al-Rayyan (uno dei primi a trasferirsi nella QSL). Dopo un anno, la sua carriera si è chiusa con un'ultima recita in Premier League con la maglia dei Bolton Wanderers.
Il grande rimpianto è la nazionale: Hierro ha partecipato a quattro Mondiali e due Europei, con 89 presenze e ben 29 reti (4° nella classifica cannonieri all-time) con la Roja. Eppure la sua enorme classe non l'ha fatto partecipare all'epoca vincente del calcio spagnolo. Tuttavia, un patrimonio così può esser utile anche fuori dal campo, come dimostrato in seguito.
Dal 2007 al 2011, Hierro è stato dirigente della federazione spagnola, diventando poi direttore tecnico del Málaga: un idillio durato appena un anno, ma valso la qualificazione ai preliminari di Champions League. Dal 2014, il Real l'ha rivoluto a casa per entrare nello staff di Carlo Ancelotti: tutto questo è stato l'antipasto di quanto successo nello scorso giugno.
Il Real Oviedo, grande ex della Liga, ha voglia di tornare in prima divisione e decide di assumere Hierro come manager del club. L'obiettivo è riabbracciare la Liga entro un periodo tra i prossimi tre-cinque anni: non impossibile, ma comunque difficile. Tuttavia, l'entusiasmo a Oviedo è stato palpabile anche in sede di presentazione.
Il club ne sembra soddisfatto («è un tecnico di primo livello»), i tifosi ne sono felici e lui stesso è apparso entusiasta della sfida: «Ho avuto diverse possibilità negli ultimi sei-sette mesi, ma in due-tre ore ho capito che questo progetto è valido. Era impossibile trovare un ambiente migliore per la mia prima esperienza da allenatore».
Per ora i primi risultati danno fiducia: sebbene lontano dal Levante capolista (-10), il Real Oviedo è secondo in classifica, ha diversi giocatori superiori alla categoria e spera di poter risalire già da quest'anno, anche se il progetto ha tempo per crescere. El Mariscal ha fatto così bene da giocatore e dirigente; farlo da allenatore sarebbe il completamento delle sue ambizioni.

Fernando Hierro, 48 anni, è il tecnico del Real Oviedo da giugno.

Nessun commento:

Posta un commento