9.9.17

Attenti ai Ticos.

Una vittoria sarebbe bastata. Anzi, avrebbe probabilmente segnato un avvicinamento notevole al Messico, ma non importa: un pareggio strappato nel finale consente comunque al Costa Rica di godersi un secondo posto sicuro e un biglietto (quasi timbrato) per la Russia nell'estate del 2018. Ciò che colpisce, però, è come i Ticos si stiano confermando.

Keylor Navas, 30 anni, la stella assoluta del Costa Rica.

Non era scontato. Dopo l'addio di Jorge Luis Pinto (trasferitosi nel frattempo in Honduras), la nazionale costaricana ha perso uno stratega assoluto, ma soprattutto l'artefice di quella squadra data per spacciata nel girone con Uruguay, Italia e Inghilterra e che invece concluse prima il Gruppo D, arrivando fino ai quarti di finale.
Metteteci in mezzo tutto quello che volete - la scoperta Mondiale di Keylor Navas, la difesa a tre, un sistema difensivo praticamente inattaccabile (due gol subiti su cinque gare e 510' di gioco!) -, ma il Costa Rica ha meritato di fare tutta quella strada. L'applicazione del piano tattico è stata ineccepibile e un po' di fortuna ha fatto il resto.
A San José ci sono state scene di festa mai viste prima, ma soprattutto il Costa Rica ha trovato una consacrazione internazionale che l'ha finalmente accostata a Messico e Stati Uniti di fronte al mondo. Del resto, i Ticos arrivavano da appena tre precedenti partecipazioni alla Coppa del Mondo, nelle quali non avevano certo brillato.
Nel 1990 il Costa Rica ha sì esordito, ma l'exploit degli ottavi - battute Svezia e Scozia, secondi dietro al Brasile - è sembrato passeggero. In fondo, ci sono voluti 12 anni per rivedere la nazionale ai Mondiali e in Giappone-Corea è arrivata una sola vittoria contro la Cina, prima della totale debacle nell'edizione tedesca del 2006 (tre sconfitte, nove gol subiti).
Tuttavia, l'edizione del 2014 ha dato una spinta anche per il post. E la prima spinta è arrivata proprio dalla panchina, dove a Pinto è subentrato il suo assistente ed ex bomber della nazionale, Paulo Wanchope. Purtroppo, le cose non sono andate a dovere, a cominciare dai risultati: la Gold Cup 2015 è stata una mezza delusione con l'uscita ai quarti.
Poi Wanchope rimane immischiato in un fatto di cronaca (rissa con uno steward mentre guardava una partita dell'U-23) e allora il timone nell'agosto 2015 passa a Óscar Ramírez, che è una colonna del Costa Rica, visto che ha giocato molto tempo per l'Alajuelense (suo club), era a Italia '90 in campo ed era stato a sua volta assistente di Wanchope.

La gara che ha sostanzialmente consegnato al Costa Rica il posto in Russia.

Paradossalmente, è stata la svolta (la nazionale non vinceva da un anno in gare ufficiali): il Costa Rica ha ricominciato a crescere fin dalle qualificazioni al Mondiale di Russia, dove ha prima dominato il suo girone e poi ha fatto un'ottima figura nell'Hexagonal, inframezzandolo con la vittoria a domicilio in amichevole sulla Russia.
Non solo il Costa Rica ha fatto bene, ma ha convinto proprio sul piano del gioco: con il Messico c'è un gap troppo grande, ma quello con gli Stati Uniti sembra essersi colmato. Lo dimostrano le due gare di qualificazione al Mondiale: 4-0 per i Ticos a San José, 2-0 nel ritorno negli States. Un 6-0 complessivo che fa male all'USMNT.
A questo si aggiungono le performance delle squadre costaricensi in CONCACAF Champions League: una volta era possibile vincere il titolo, oggi però le semifinali raggiunte da Alajuelense e Herediano nel 2014-15 rappresentano comunque un buon risultato. E il Costa Rica rimane comunque la seconda nazione per vittorie nella competizione (6).
La vera crescita, però, è passata dallo status sempre più importante dei calciatori costaricensi, capaci di giocare in grandi club. Keylor Navas ha vinto due Champions League, Bryan Ruiz è stabilmente in Europa, così come Joel Campbell, Cristian Gamboa, Óscar Duarte, Celso Borges. E poi c'è quel Marco Ureña che ha già segnato al Mondiale 2014, ma sembra in netta crescita.
Manca un solo punto per timbrare la quinta partecipazione alla Coppa del Mondo: gli ultimi due match - contro Panama e Honduras - valgono più per gli altri che per i Ticos, pronti a tornare sulla scena Mondiale. Attenti a loro: nessuno vorrebbe averli nel girone in Russia.

Óscar Ramírez, 52 anni, ct dei Ticos, ormai vicini alla quinta presenza al Mondiale.

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