26.10.17

Highlander.

Inter-Sampdoria, minuto 84: Yuto Nagatomo viene richiamato da Luciano Spalletti per far spazio a Davide Santon. Già, Santon: otto anni fa doveva essere il nuovo Giacinto Facchetti, oggi è diventato uno delle tante vittime del terzino nipponico. Criticato, inadatto in alcuni casi, eppure sempre all'Inter nonostante le rivoluzioni tecniche.

Yuto Nagatomo, 31 anni, impegnato nel derby di Milano.

Due premesse sembrano obbligatorie per trattare quest'argomento. La prima: non parliamo di un terzino capace di ergersi al livello top nel mondo. Non vedremo mai Nagatomo accanto alle figure di Alaba, Alex Sandro o Marcelo. Se è rimasto titolare, ciò in parte spiega anche il perché l'Inter abbia giocato l'ultima gara di Champions League nel febbraio 2012.
Seconda premessa: chiaramente chi legge questo blog da più tempo sa come il sottoscritto segua da vicino il calcio giapponese. Non sono mai stato un nazionalista con l'Italia e non inizierò con un paese e un popolo che rispetto, ma del quale non faccio parte. Tuttavia, non posso negare che voglio scrivere di questa faccenda perché ne sono interessato.
Qui, però, la domanda è obbligatoria: c'entra veramente il marketing? Il motivo per cui il giapponese è stato quasi sempre la prima scelta in tutti questi anni - con allenatori (e moduli!) diversi - è perché il vile mercato ha ragione su qualsiasi cosa? A chi piacciono i complotti potrebbe sembrare così, ma la faccenda è diversa.
Com'è arrivato all'Inter questo ragazzo della prefettura di Ehime? Nel modo più lineare possibile, di parecchio simile a quello che ha portato Gagliardini a Milano nel gennaio scorso (ma con cifre diverse). Prodotto della Meiji University e reduce da un buon Mondiale in Sudafrica, Nagatomo viene portato in Italia dal Cesena, in prestito dal FC Tokyo.
A volerlo è Massimo Ficcadenti, che all'epoca è il nuovo allenatore dei romagnoli, neo-promossi in A, ma senza Bisoli. Molti sembrano scettici, perché i recenti acquisti nipponici dell'epoca - Ogasawara, Oguro - non avevano lasciato grosse tracce. Ficcadenti tira dritto: «Deve giocare come sa: io credo sia adatto al campionato italiano».
L'acquisto si rivela azzeccato: Nagatomo fa bene nei suoi primi mesi italiani e il Cesena - dato tra le retrocesse certe - si tira fuori dal gruppo pericolante. In Coppa d'Asia, nel gennaio 2011, il terzino mette anche l'assist decisivo in finale. L'Inter fiuta l'affare e lo porta a Milano: i primi 18 mesi sono stati positivi nonostante le pressioni (si vince la Coppa Italia).
Poi qualcosa si è rotto. Nagatomo ha mostrato i suoi difetti: difficoltà a difendere (specie da terzino), l'incapacità di reggere il confronto con i grandi del passato (nella formazione del Triplete, in quella posizione c'era Chivu) e forse il profilo troppo giocoso, che gli ha giocato più contro che a favore, dando la sensazione di una figura divertente più che valida sul campo.

La prestazione contro la Sampdoria, quella che gli ha fatto guadagnare una standing ovation.

Da lì è partito tutto. Nagatomo, quello che tatticamente non è adeguato e per questo si merita qualunque insulto. Nagatomo, quello buono solo per farsi due risate (anche a spese dei cugini rossoneri). Nagatomo, quello che "in Giappone ne parlano perché ha fatto la proposta di matrimonio alla futura moglie sul prato di San Siro".
Eppure, in tutto questo, non si è mai guardata l'altra faccia della medaglia. O meglio, se n'è parlato parecchio, ma mai in relazione con Nagatomo: dal 2011-12 (prima stagione intera del giapponese a Milano), l'Inter ha avuto 11 allenatori diversi, occupando in sei anni almeno una volta tutte le posizioni dalla 4° alla 9°.
Già è difficile scaricare le responsabilità di una deriva tecnica su un unico giocatore, figuriamoci su un terzino di 24 anni comprato in un mercato di gennaio. Nagatomo ha mostrato le sue pecche, ma ha giocato anche 205 partite con l'Inter in tutte le competizioni, nonché è stato presente 99 volte con la sua nazionale. Non sono numeri comuni.
Nonostante la presenza di Chivu e Zanetti, Nagatomo ha giocato ben 43 partite nella sua prima stagione per intero con l'Inter. Da lì si è scesi a 35 (12-13), 36 (13-14), 18 (14-15), 26 (15-16), 20 (16-17) e 8 (per ora nel 2017-18). Tuttavia, diversi infortuni hanno condizionato la sua stagione nel 2014-15, saltando diverse partite.
A questi dati, vanno aggiunti i nomi dei terzini, perché non sono mancati i tentativi di sostituzione. Dall'uruguayano Alvaro Pereira all'esperimento Juan Jesus, dal ritorno di Davide Santon (andato in prestito a Cesena proprio nell'affare Nagatomo) all'interrogante Dodô, finendo ad Alex Telles, Caner Erkin e Christian Ansaldi.
E adesso? Adesso anche Dalbert sta facendo panchina, con la giustificazione che la Serie A è molto diversa dalla Ligue 1 e non è detto che il brasiliano non si prenda il posto da titolare al momento giusto. Ciò nonostante, la media-voto di Nagatomo è stata peggiore solo di quella di Miranda e D'Ambrosio due anni fa, mentre - a onor del vero - la transizione tra de Boer e Pioli non ha giovato al giapponese nella passata stagione.
Ora però ci sono complimenti, applausi e standing ovation. Persino Spalletti - che già aveva protetto il giocatore quest'estate - non si è nascosto: «Fanno bene ad applaudire Nagatomo: ha dei limiti, ma ha dei pregi. La velocità, la ricerca della posizione e la disponibilità al sacrificio...». Insomma, rischiamo che il nuovo highlander dell'Inter diventi colui che deve andar via a ogni estate.



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