10.11.15

A muso duro.

Difficile la vita per i portieri francesi. Non è facile farsi spazio in nazionale, dove dopo Fabien Barthez la scena se l'è presa quello che a oggi è tra i cinque portieri più forti al mondo: Hugo Lloris, estremo difensore del Tottenham. Eppure ci sarebbe un altro che potrebbe sfidarlo per quel posto. Nella vita è un duro, così come in campo: sto parlando di Stéphane Ruffier.

Ruffier si è trasferito a Saint-Étienne nell'estate del 2011.

Stéphane è cresciuto sempre rapportandosi con un pallone, ma non da calcio. Anzi una palla, quella basca del padre, che è stato campione mondiale in questa specialità. A Bayonne lui avrebbe voluto diventare un attaccante, ma un giorno si erano trovati con pochi portieri e l'hanno provato in quella posizione: non è più uscito dai pali, se non per fermare gli avversari.
Fino a 16 anni all'accademia della sua città natale, è il Monaco a notarlo nel 2002. Per tre anni cresce nelle giovanili monegasche, poi Ruffier viene nuovamente prestato per una stagione al Bayonne per accumulare minuti. Con Flavio Roma a difendere la porta del Monaco, per il giovane portiere non c'è spazio fino al 2007-08.
In quell'annata arrivano le prime presenze: con l'infortunio di Roma, anche lui scende in campo. Quando poi la guida tecnica del club passa a Ricardo Gomes, il manager brasiliano decide che Ruffier sarà il nuovo titolare. Lui ci mette poco a impressionare i tifosi: la sua prova al Vélodrome contro l'OM (22-4 il bilancio dei tiri a favore dei padroni di casa) è pazzesca.
Nel 2010-11 la prima delusione della sua carriera: Ruffier viene nominato capitano, ma il suo Monaco retrocede. E lo fa nel modo peggiore: un infortunio gli fa saltare quattro delle cinque partite finali di Ligue 1. In quelle gare senza di lui, i monegaschi raccolgono appena due punti. Con lui, invece, vinceranno a Montpellier.
Ruffier non si può permettere di giocare in Ligue 2 e così fa le valigie: lo attende il Saint-Étienne. Un dato salta subito all'occhio: il nuovo tecnico Cristophe Galtier si fida talmente tanto di lui che Ruffier è sempre partito titolare nelle ultime quattro stagioni. Un bilancio di 152 partite consecutive che gli è valso anche il rinnovo del club fino al giugno 2018.
In tutte le competizioni, Ruffier ha saltato appena due partite di coppa da quando è arrivato al Geoffrey-Guichard, scalzando una leggenda come Jérémie Janot. Sarà un caso, ma con il suo apporto gli anni di sofferenza per l'ASSE sembrano alle spalle. Il Saint-Étienne ha collezionato un settimo, un quarto e due quinti posti dal 2011 in poi.
Anche in questo 2015-16 Ruffier non ha saltato una gara. E la passata stagione è stata quella della sua consacrazione assoluta: secondo i dati Squawka, il portiere dell'ASSE ha avuto addirittura una media-gol subiti inferiore a quella di Salvatore Sirigu, che era il portiere del PSG. E vanno ricordate le 18 partite concluse senza subire gol: merito anche della difesa del Saint-Étienne, una delle migliori di Francia nelle ultime annate.

Il motivo per cui Ruffier dovrebbe esser considerato un pochino di più.

I problemi spuntano semmai quando si parla di nazionale. Sin dai suoi trascorsi al Monaco, Ruffier è stato sempre osservato. Mai apprezzato dalle giovanili transalpini, Raymond Domenech lo lascia a casa per i Mondiali sudafricani del 2010, nonostante gli elogi dei media e l'infortunio in seguito di Cédric Carrasso, terzo portiere di quella spedizione.
Laurent Blanc l'ha fatto esordire nel 2010 in una gara contro la Norvegia, ma il vero distacco è arrivato con Didier Deschamps. Un uomo che Ruffier conosce benissimo: mentre lui militava nelle giovanili del Monaco, Didi era l'uomo che aveva portato il Monaco in finale di Champions nel 2004.
Nonostante le ottime prestazioni al Saint-Étienne, Ruffier non ha mai convinto a pieno Deschamps. L'estremo difensore dell'ASSE si è sempre ritrovato davanti non solo Hugo Lloris, ma persino Steve Mandanda: non me ne vogliano gli appassionati dell'OM, ma il capitano dei marsigliesi non mi è mai sembrato un portiere da grandi eventi.
In più, Ruffier ha avuto recentemente una discussione con Deschamps. Tutto nasce dalla chiamata di Areola, giovane portiere del Villareal, al suo posto. Così l'ha spiegata il ct: «Abbiamo parlato e ho deciso di non convocarlo». Probabile che Ruffier abbia palesato la sua voglia di esser protagonista con la Francia e Didì gli abbia risposto negativamente.
Troppo persino per un duro come Ruffier, che è arrivato secondo per due volte nel premio di miglior portiere della Ligue 1 e ha accumulato un'altra esperienza come terzo, stavolta al Mondiale 2014. Anche stavolta, però, per sfortuna altrui: si fa male Mandanda e allora viene chiamato per il Brasile. Possibile che non ci sia fiducia in uno così?
Dopo la sua esclusione dalla Francia, France Football ha lanciato un sondaggio interessante: pensate che Stéphane Ruffier sia il miglior portiere francese in questo momento? La risposta è negativa, ma il 35% di pareri positivi non è poco. E allora Ruffier deve continuare a muso duro, come se dovesse affrontare Ibrahimovic (qui alcuni esempi). Se non altro per il suo Saint-Étienne.


Stéphane Ruffier, 29 anni, solo tre presenze in nazionale.

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