27.8.16

Rispettare le aspettative.

Non è andata male. Dopo i sorteggi di Champions League ed Europa League, le sei italiane che parteciperanno al calcio europeo possono guardare al futuro con un po' di fiducia. Juventus, Napoli, Roma, Inter, Fiorentina e Sassuolo sono pronti a una stagione nella quale speriamo di accorciare un po' il gap sulle prime tre nazioni nel ranking UEFA.

Paulo Dybala, 22 anni, nuovo numero 10 della Juventus.

Il sesto fallimento su otto delle italiane ai preliminari - siamo la lega che ha fallito maggiormente nell'ultimo accesso alla Champions League - ci consegna solo due squadre di Serie A nella massima competizione europea. Dopo il sorteggio di Montecarlo, possiamo comunque sorridere per come sia andata e sperare in un futuro luminoso.
Dopo una campagna acquisti gloriosa, la Juventus dà alla caccia del triplete. Non è un'utopia, bensì una possibilità: dopo i rinforzi, il dominio in Serie A non sembra in pericolo. E la Champions appare avvicinabile: tre-quattro squadre sono al livello della Juve, non sopra. E il girone con Siviglia, Lione e Dinamo Zagabria si può chiudere con il primo posto.
Diverso lo scenario del Napoli, che può comunque sorridere dopo Montecarlo. Ha preso una delle tre teste di serie affordabili (il Benfica, ma la trasferta di Lisbona sarà dura) e due avversari su cui i partenopei potrebbero trionfare (Dinamo Kiev e Besiktas). Anche qui la qualificazione è un obbligo, mentre il primo posto è una seria chance.
Mi prendo un attimo anche per commentare la nuova formula della Champions League, che sarà ufficializzata a breve ed entrerà in circolo dal 2018-19: l'ECA (l'associazione dei maggiori club europei) ha vinto la sua prova di forza e avrà un buon compromesso. Invece di creare una propria superlega, la Champions cambierà. Purtroppo.
Via la rappresentatività (l'unico pregio portato dalla presidenza Platini), mentre Spagna, Inghilterra, Germania e Italia - quest'ultima è la grande vincitrice di questa riforma - avranno quattro club ai gruppi senza passare dai playoff. Gli altri 16 posti verranno stabiliti tramite il ranking UEFA, con i paesi più piccoli in una sorta di guerra dei poveri.
Due le grandi sconfitte. Primo: il marketing (e i soldi) hanno vinto ancora. Nessuno assicura che la presenza di squadre più conosciute sarà la garanzia di maggiori introiti (altrimenti l'incessante copertura sul Leicester non sarebbe mai esistita), ma solo uno scudo per club in disgrazia con i risultati (Milan e Inter sono casualmente in questa casistica?).
Secondo: alcuni movimenti calcistici hanno avuto la chance di crescere proprio grazie alla riforma Platini. La UEFA sostanzialmente ammette che non ha nessun interesse nell'essere internazionale, bensì nell'incassare. Un concetto che mi rende triste, perché l'obiettivo del calcio dovrebbe esser quello di esser seguito ovunque, non diventare elitario.
Ah, dimenticavo un terzo. Abbiamo sostanzialmente ammesso in quanto movimento calcistico di esser incapaci di riprenderci ciò che avevamo. Visto che diversi club italiani hanno partecipato a questa riforma, stiamo ammettendo la nostra incapacità. A quanto pare, non vogliamo recuperare il gap nel ranking tramite il campo.

Marek Hamsik, 29 anni, punta a superare i gironi di Champions con il Napoli.

L'Europa League riparte da due certezze incrollabili: quest'anno le avversarie sono meno temibili, ma al tempo stesso le italiane presentano una batteria di squadre meno forti. L'unica grande favorita della vigilia è il Manchester United, che può tornare a vincere un trofeo europeo a nove anni dalla Champions alzata a Mosca.
In questo quadro, la Roma ha due pregi e altrettanti difetti. I primi risalgono alla forza della squadra e a un girone che si può chiudere con 18 punti (Viktoria Plzen, Austria Vienna e Astra Giurgiu). I difetti sono dovuti allo scarso rapporto della Roma con l'Europa League negli ultimi 15 anni e a un ambiente che forse deve riprendersi dopo l'eliminazione dalla Champions.
La Fiorentina vive un momento strano, come in un passaggio tecnico di consegne. Il girone sembra fattibile e i Viola possono concludere primi. Nuovi incroci con PAOK (già nel 2014-15), mentre Slovan Liberec e Qarabag saranno le altre due avversarie, con il lungo viaggio in Azerbaigian a complicare i piani gigliati.
L'Inter dovrà metabolizzare la cura de Boer dopo l'addio di Mancini, ma l'Europa League può esser un buon laboratorio per gli esperimenti Oranje. Il girone non sarà però altrettanto facile, con il Southampton che è un osso duro. A completare il quadro ci sono lo Sparta Praga e l'Hapoel Be'er Sheva, avversari affrontabili.
Il Sassuolo è l'ultima italiana da analizzare, dopo un buon percorso nei preliminari, chiuso con le vittorie su Lucerna e Stella Rossa. Il girone non è dei più facili - Athletic Bilbao, Genk e Rapid Vienna - ma è anche vero che il Torino di Ventura due anni fa ci stupì. Con il mercato che stanno facendo, i ragazzi di Di Francesco possono fare altrettanto.
Come ho detto ieri, quattro di queste sei squadre possono chiudere il proprio girone al primo posto. Cinque su sei devono passare, mentre il Sassuolo potrà acclimatarsi all'Europa (ma può comunque avere una chance di andare avanti). Il ranking ci restituirà a fine anno qualche altro punto recuperato, se sapremo far bene in Europa.

Domenico Berardi, 22 anni, guiderà il Sassuolo alla sua prima in Europa.

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