3.7.18

Questa volta.

«Travolta dalle diatribe interne e da un vero ricambio generazionale (ci si aspettava qualcosa in questo senso), la nazionale giapponese ha staccato il biglietto per la sesta Coppa del Mondo consecutiva, ma non sembra avere le potenzialità per uscire dal girone. [...] Il rischio che Russia 2018 sia una brutta copia di Brasile 2014 è alto».

Questa la mia preview sul Giappone prima dell'inizio del Mondiale. Dopo ieri sera, però, forse qualcosina va rimesso in ordine.


Minuto 93: Chadli ha appena chiuso in gol il contropiede belga. Gli ottavi finiscono qui, così come l'avventura del Giappone a Russia 2018.

La realtà ha fatto più male di quello che si poteva pensare: l'eliminazione non è arrivata al girone, bensì a 30 secondi dai supplementari degli ottavi di finale, dopo aver condotto con un doppio vantaggio una gara che poteva essere decisamente gestita meglio. Il finale - 3-2 per un Belgio che è sembrato comunque vulnerabile - fa malissimo.
La partita ha ricordato per diversi tratti il 4-3 subito dal Giappone nella seconda gara del girone della Confederations Cup, quella giocata contro l'Italia. All'epoca, i nipponici andarono in vantaggio per 2-0 con i gol di Kagawa e Honda prima di esser scavalcati sul 3-2, rimontare sul 3-3 e infine perire per una rete di Giovinco nel finale.
In quella gara, nel caldo torrenziale di Manaus e sostenuto dal tifo di diversi brasiliani (in Brasile c'è la maggiore comunità nipponica in un paese estero), il Giappone mostrò tutte le sue forze e pecche. Un calcio scintillante, fatto di possesso e palla a terra, ma anche di distrazioni, mancanze di concentrazione e forse anche di cattiveria.
La gara contro il Belgio ha riassunto - seppur in un'epoca diversa - tutti questi punti: se dopo cinque anni i problemi rimangono gli stessi, vuol dire che la JFA non ha lavorato al meglio. Nonostante gli aggiustamenti, i cambi e le prospettive negative pre-Mondiale, quando si è in doppio vantaggio a mezz'ora dalla fine, la gara va portata a casa.
Anche perché "portarla a casa" avrebbe voluto dire giocare il primo quarto di finale nella propria storia a un Mondiale. E quanto avrebbe significato per una nazione che trent'anni fa non era neanche lontanamente vicino al Mondiale, anzi giocava la prima Coppa d'Asia di sempre? Tantissimo. Ma la gestione della partita è stata tremenda.
Dopo un ottimo game plan in campo, eseguito bene e senza grossi rischi (se escludiamo il palo di Hazard), Nishino avrebbe forse dovuto reagire all'entrata di Chadli e Fellaini a mezz'ora dalla fine. Un cambio sarebbe servito più di altri, ovvero inserire un terzo centrale e passare a un 3-5-1-1, inserendo Ueda al posto di Haraguchi.
Il centrale dei Kashima Antlers - molto forte nel gioco aereo - avrebbe permesso di respirare nei duelli aerei, che sono stati la chiave della rimonta belga. Una squadra super-spinta per il suo gioco e le sue stelle ha dovuto ricorrere alla forza bruta per rimontare, sfruttando l'ingenuità giapponese e i cambi tardivi di Nishino.

Un momento bellissimo, il 2-0 di Inui. Poi il pata-trac e la rimonta.

Un trio difensivo con Ueda, Shoji e Yoshida avrebbe magari faticato in fase d'impostazione, ma con il doppio vantaggio dalla propria, poco sarebbe importato. E invece il gollonzo di Vertonghen - secondo me voluto dal centrale del Tottenham, complice anche la poca attenzione di Kawashima - ha cambiato l'inerzia della gara. Per sempre.
Guardate il 2-2: c'è qualcosa che il Giappone potrebbe aver fatto diversamente? No. Quello è forse l'unico dei sette gol subiti a questo Mondiale su cui i Samurai Blue non potevano far nulla. Fellaini è accoppiato a Hasebe, che gli rende più di 10 centimetri. E a parte Hazard (destinato a battere i corner), non era rimasto più nessun "piccolo" da difendere. 
Il finale è stato agonico, con la sensazione che il Giappone pensasse ai supplementari, ma che al tempo stesso potesse trovare un guizzo tramite il suo giocatore più iconico. Keisuke Honda è entrato e ha giocato appena 15', ma ha avuto due palloni pesanti sul suo piede per svoltare la gara, tra cui una splendida punizione da 30-35 metri.
Sventato il pericolo sul fendente del mancino nipponico, il Belgio ha raccolto la palla dal conseguente angolo e ha liberato i suoi centometristi. Kevin de Bruyne, limitato ottimamente da Osako e Kagawa per tutta la gara, si è ritrovato con campo libero e superiorità numerica: da lì, palla a Meunier e poi a Chadli, che ha chiuso la partita.
L'uscita è forse giusta, sia per le ingenuità che per le occasioni create. Ma sul 2-0 e con la situazione al 60', fa malissimo aver visto quanto successo ieri a Rostov sul Don. Il Giappone deve ripartire con la consapevolezza che c'è del materiale su cui lavorare e che la Coppa d'Asia è vicina, ma i rimpianti rimarranno. Così come sono rimasti per il 2010 e per il 2002.
E adesso? Adesso la JFA dovrà decidere cosa fare. Keisuke Honda pare aver optato per il ritiro dalla nazionale, così come Gotoku Sakai. Ma la scelta più importante sarà quella dell'allenatore: ho un'idea sul futuro e sul successore di Nishino (che ha comunque fatto un buon lavoro), ma c'è anche la possibilità che l'ex tecnico del Gamba Osaka veda il suo contratto rinnovato.
Il Giappone ha segnato i primi gol in un match della fase a eliminazione diretta. Ha segnato il maggior numero di gol mai fatti a un Mondiale. Ha raggiunto gli ottavi per la terza volta nella sua storia (prima asiatica a farlo), sfiorando un upset da capogiro. Ma ci vuole molto più per stabilizzarsi a questi livelli, è bene ricordar(se)lo.

Akira Nishino, 63 anni, ha fatto un lavoro deegno di applausi.

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