8.12.12

WITNESSING TO CHAMPIONS: 2012 Edition

L'anno solare 2012 sta per finire e ho trovato la maniera di inaugurare un'altra rubrica che sarà una "hit-natalizia" di questo blog. Questo spazio si chiama "Witnessing to champions" ed è un modo di ricordare i campioni che si sono ritirati durante quest'anno, che lasciano il calcio ed i loro tifosi con un po' di ricordi, per tutto quello che hanno saputo dare. Parlerò di cinque giocatori che si sono ritirati nel 2012: quattro sono campioni affermati, mentre uno rappresenterà una storia particolare, di cui magari qualcuno ha perso anche la vicenda. E' stato un anno difficile: se ne vanno quattro fenomeni del pallone. Si ritira anche un giocatore che poteva essere la nuova stella della difesa della nazionale inglese e, invece, finisce la carriera con tanti rimpianti. Da notare una cosa: cliccando sul nome del giocatore, troverete un video con tutte le sue prodezze in carriera.
  • Filippo Inzaghi (attaccante, Milan | Piacenza, 9 agosto 1973 | Piacenza, Leffe, Verona, Parma, Atalanta, Juventus, Milan)
Difficile dire qualcosa su "Pippo" Inzaghi, uno dei più grandi bomber che il calcio italiano abbia mai conosciuto. Poca tecnica che veniva compensata da una voglia e da un fiuto in area di rigore ineguagliabili. Ha iniziato in quel di Piacenza, ha finito con un gol a Novara a San Siro, davanti alla curva dei tifosi milanisti; in mezzo, tanti trofei. Il bilancio personale di Inzaghi è di 288 gol tra i professionisti (205 in A) e di 28 in nazionale. Nel suo palmarès c'è di tutto: tre scudetti, tre Supercoppe Italiane ed una Coppa Italia, più due Champions, due Supercoppe Europee ed una Coppa del Mondo per club. Aggiungiamoci anche i trionfi in nazionale: un campionato U-21 nel 1994 e la Coppa del Mondo vinta in Germania nel 2006. Insomma, una carriera che l'ha visto sempre protagonista. Il suo marchio è rimasto sopratutto in Europa, dove Inzaghi - ad oggi - è secondo nella classifica di marcature nelle competizioni continentali con 70 gol, dietro Raul. Inoltre, è finora l'unico giocatore ad aver segnato in tutte le competizioni UEFA per club, compresa la vecchia Coppa delle Coppe. Semplicemente inimitabile. Chissà se si ripeterà nella sua nuova carriera, dato che adesso allena gli Allievi Nazionali del Milan.


  • Ruud Van Nistelrooy (attaccante, Malaga | Oss, 1 luglio 1976 | Den Bosch, Heerenveen, PSV Eindhoven, Manchester United, Real Madrid, Amburgo, Malaga)
Un uomo, prima ancora che un campione, amato da tutti. Un centravanti, anzi "il" centravanti, poiché ne incarnava il fisico ed i gol fantastici. I suoi tempi al Manchester United vengono celebrati come i migliori, al Real è stato decisivo per la conquista di una Liga. Con la nazionale ha fatto poco, ma forse "Van The Man" ha vinto meno di quanto meritasse. Quel che ha perso in trofei, l'ha guadagnato in rispetto ed ammirazione. La rottura dei legamenti crociati nell'estate del 2000 sembrava la fine, nonostante avesse appena firmato per la squadra di Sir Alex Ferguson. Niente di più sbagliato: Ruud si è rialzato e ha segnato ovunque è stato. 11 trofei nazionali tra Olanda, Spagna ed Inghilterra, capocannoniere in tutti e tre i paesi citati. Un solo peccato: non ha vinto niente in Europa, nonostante sia stato "top-scorer" in Champions in tre edizioni. L'IFFHS, istituto di storia e statistica sul calcio, lo ha nominato miglior attaccante del decennio 2001-2011: una consolazione per l'unico erede mai esistito dello straordinario Marco Van Basten. Danke, Ruud: 346 gol in carriera basteranno per ricordarti.


  • Andriy Shevchenko (attaccante, Dinamo Kiev | Dvirkivščyna, 29 settembre 1976 | Dinamo Kiev, Milan, Chelsea)
L'Ucraina, fino all'inizio degli anni '90, non significava nulla dal punto di vista calcistico. Poi due uomini l'hanno resa famosa: il "colonnello" Valeri Lobanovski e Andriy Shevchenko. Il primo fu il maestro del secondo e l'attaccante esplose sopratutto grazie alla guida del tecnico della Dinamo. Attaccante completo come pochi, in grado di calciare i piazzati, Shevchenko ha rappresentato l'idolo di milioni di tifosi. Difficile dire se il meglio l'abbia dato nella Dinamo Kiev, quando trascinò gli ucraini ad un passo dalla finale di Champions, o con il Milan, dove ha vinto quasi tutto. Pallone d'Oro nel 2004, "Sheva" ha segnato poco più di 400 gol in carriera; è un simbolo della sua nazionale, con la quale ha disputato anche un Mondiale ed un Europeo. Insomma, in quanto a trofei e soddisfazioni, nessun rimpianto. Qualche cruccio rimane agli addetti ai lavori, visto che Shevchenko ha giocato a livelli spaziali fino a che non è partito da Milano, direzione Chelsea. Da lì in poi, in tre anni, appena 24 reti e la sensazione di aver lasciato qualche anno da top-player per strada. Rimarrà per sempre quello del rigore di Manchester, nella vittoria della Champions del 2003 da parte del Milan.


  • Michael Ballack (centrocampista, Bayer Leverkusen | Görlitz, 9 marzo 1975 | Chenmitzer FC, Kaiserslautern, Bayer Leverkusen, Bayern Monaco, Chelsea)
Giocatore che definire moderno è dir poco. Avete presente quando si dice di uno che "sa fare tutto"? Ecco, Ballack sapeva fare tutto. Era forte, potente, preciso, risoluto, aveva personalità ed un gran destro. Peccato che la sua carriera non sia stata esattamente quella che uno come lui avrebbe meritato. Capitano della Germania dal 2004, è arrivato a due finali con i teutonici (Mondiale 2002 ed Euro 2008) senza però vincere; così come raggiunse due terzi posti nel Mondiale e nella Confederations Cup casalinga. Insomma, qualcosa manca: ancor più se guardiamo l'inizio della sua carriera. Ballack vinse la Bundesliga con il Kaiserslautern neo-promosso nel 1998, ma ha fatto anche parte di quel Bayer "Neverkusen" che perse tre titoli sul filo di lana nel 2002. Al Bayern, poi, è stato accusato di non essere decisivo. Il cruccio finale è stato il brutto rapporto con il C.T. tedesco Loew: infortunato prima del Mondiale sudafricano, Ballack fu costretto a rinunciare ad un posto nei 23 della Germania. Sappiamo come è andata: i teutonici fanno un figurone con i giovani e Ballack non è più necessario. Tuttavia, il giocatore del Chelsea non si vuole ritirare e così parte un contenzioso morale con la DFB. La federazione gli offre due partite per raggiungere quota 100 in nazionale: Ballack lo vede come un insulto e la sua storia con la Germania finisce qui. Gli ultimi due anni con il Bayer sono stati pieni di infortuni ed incomprensioni, ma nessuno dimenticherà la figura del panzer di Görlitz.


  • Ledley King (difensore, Tottenham Hotspurs | Bow, 12 ottobre 1980 | Tottenham Hotspurs)
Finora ho citato quattro campioni dell'ultimo decennio. Qui, invece, parlo di un giocatore che avrebbe potuto esserlo e che, invece, ha dovuto rinunciare al suo sogno per gli infortuni. Infatti, Ledley King ha annunciato il suo ritiro nel luglio del 2012, a causa dei continui problemi fisici. Un peccato per chi, come lui, era destinato alla grandezza: c'è chi lo ha paragonato a Bobby Moore. Thierry Henry si sbilanciò e disse che era stato l'avversario più tosto di sempre da affrontare, nonostante il centrale inglese abbia ricevuto solo otto gialli nella sua sfortunata carriera. Mica male per chi, in 16 anni di militanza Tottenham, ha avuto più sconfitte che vittorie, più dolori che gioie. Capitano degli Spurs dal 2005, King ha giocato anche per la nazionale dei "Tre Leoni", ma ha spesso dovuto lasciar spazio a chi era più fisicamente sano di lui. Insomma, grandissimi rimpianti per quello che adesso sarà uno degli ambasciatori del Tottenham nel mondo. E che probabilmente rimarrà uno dei più grandi incompiuti di questo gioco, sebbene il peso di questa sconfitta non appartenga a lui.. bensì al destino. Il suo palmarès vede solo una League Cup nel 2008. Ma forse King ha avuto quel che molti non avranno, come consolazione: l'amore dei tifosi degli Spurs, che - come la sua statua a Mile End Park - rimarrà sempre vivo.


Nessun commento:

Posta un commento