7.4.13

L'uomo della parte sbagliata.

5 maggio 2002: una data che, in ambiente calcistico italiano, significa molto. Quel giorno, un'armata di tifosi dell'Inter vide i nerazzurri perdere uno degli scudetti più incredibile della storia del calcio italiano; in una calda giornata di primavera, Karel Poborsky mise a tacere i sogni più fulgidi della "pazza" Inter. Quel che la gente conosce di meno - forse per l'età, forse per la memoria sbiadita - è il condottiero a capo di quell'impresa: Héctor Cúper. Quello che doveva essere il profeta del nuovo calcio pragmatico a livello europeo, oggi vive giorni difficili: le sue dimissioni - per altro respinte - dall'Orduspor, squadra della prima divisione turca, segnano un punto morto nella sua carriera da allenatore.

5 maggio 2002: Cúper e la sua Inter perdono lo scudetto all'ultima giornata.

Riguardando la carriera di Cúper, viene quasi da pensare a quei corridori che si perdono ad un metro dal traguardo. La svolta vittoriosa sempre ad un passo, ma mai veramente raggiunta: non a tutti capita, ma la frequenza con cui Cúper è andato vicino a certi trionfi è impressionate: insomma, l'uomo sempre dalla parte sbagliata. Una tendenza che si manifesta fin dalla prima squadra che allena, l'Huracán: i "quemeros" arrivano secondi nel Clausura del 1994, perdendo il titolo all'ultima giornata. Se vi suona familiare, il meglio deve ancora venire: le performance con l'Huracán gli permettono di passare al Lanús, con il quale Cúper centra il primo trofeo della sua carriera (la defunta Copa CONMEBOL). Il problema è che, con i "granate", sfiora nuovamente il successo: primo a tre giornate dalla fine dell'Apertura 1996, il suo Lanús perde colpi e finisce terzo; il tecnico riesce poi ad arrivare nuovamente in finale di Copa CONMEBOL, ma perde contro l'Atletico Mineiro. Insomma, il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Nonostante ciò, il suo lavoro è buono e così Cúper viene notato dal neo-promosso Maiorca, che lo ingaggia nell'estate 1997: la Liga scopre il lavoro dell'argentino, che porta la squadra delle Baleari al quinto posto in campionato ed alla finale di Copa del Rey, persa contro il Barcellona. In quell'epica finale, la compagine dell'argentino resiste in 9 contro 11 e perde soltanto ai rigori. Tuttavia, il Maiorca si qualifica per la Coppa delle Coppe 1998/1999 e la stagione successiva è - probabilmente - la migliore nell'intera carriera di Cúper: il Maiorca vince la Supercoppa spagnola, addirittura vincendo al "Camp Nou" contro il Barcellona. In campionato, la squadra ottiene il miglior posizionamento della sua storia, arrivando terza a soli due punti dal Real Madrid e qualificandosi per i preliminari di Champions League; tra ottobre e dicembre è anche prima. Ma è il cammino europeo il vero trionfo: nell'ultima edizione della Coppa delle Coppe, Cúper ed il suo Maiorca arrivano in finale, eliminando anche il Chelsea campione uscente. Nella splendida cornice del "Villa Park" di Birmingham, la squadra spagnola perde 2-1 con la Lazio: è l'ennesima occasione sprecata, ma il lavoro di Cúper è sotto gli occhi di tutti.
Così, il Valencia - "rising-star" del calcio spagnolo - lo assume nel 1999: Cúper rimane due anni al "Mestalla" e colleziona risultati straordinari. Di coppe, però, ne vince solo una: la Supercoppa spagnola del 1999, in cui batte nuovamente il Barcellona. Se in campionato colleziona un terzo ed un quinto posto, il Valencia si fa conoscere a livello europeo: nel 2000 e nel 2001, i "chotos" arrivano in finale di Champions League. Un risultato impensabile, ma non impossibile per l'uomo delle finali: peccato che, solitamente, le finali siano perse. Nel primo caso, fu il Real a fermare il Valencia in quel di Parigi, dopo che la squadra di Cúper aveva strapazzato Lazio e Barcellona. La seconda finale fu ancora più amara: andato in vantaggio con un rigore del fu Gaizka Mendieta, il Valencia fu schiacciato dal Bayern. La tattica attendista non pagò e, nella lotteria dei rigori finali, Kahn ipnotizzò i ragazzi di Cúper, portando la coppa a Monaco.

24 maggio 2000: Cúper ed il Valencia perdono la finale di Champions. 
Ne perderanno un'altra nella stagione successiva.

Il 4-3-1-2 di Cúper, però, non passò inosservato: Moratti e l'Inter vollero fortemente il tecnico argentino, convinti che l'uomo di Chabás potesse portare lo scudetto tanto agognato a Milano. L'"hombre vertical" è rimasto nella memoria collettiva dei tifosi per le delusioni, così forti da fare ancora male. Su tutte, il 5 maggio 2002: l'Inter, in testa da tutto il campionato, perde il titolo in un "Olimpico" tinto di nerazzurro dopo la clamorosa sconfitta per 4-2 contro la Lazio. Personalmente, ricordo come la stazione Termini fosse stracolma di orde di tifosi dell'Inter, pronti a festeggiare; oltretutto, l'Inter giunse terza, superata non solo dalla Juventus campione, ma anche dalla Roma. Per non smentirsi, Cúper è riuscito a ripetersi anche in Europa: l'Inter giunge sia alla semifinale di Coppa UEFA nel 2002, che a quella di Champions League del 2003. In entrambi i casi, arriva la sconfitta e la vittoria nella competizione di chi eliminò quell'Inter: nel primo caso, fu il Feyenoord a trionfare; nel secondo, i "cugini" del Milan.
Dopo tante delusioni, Cúper si separò dall'Inter di Moratti nell'ottobre 2003, nonostante il presidente nerazzurro gli avesse rinnovato il contratto per altre due stagioni: da quel momento in poi, le notizie su di lui sono sconosciute a molti tifosi. Tornò a Maiorca dal 2004 al 2006, salvo dimettersi quando il Maiorca è sul fondo della classifica; tenta una nuova avventura con il Betis Siviglia, ma viene esonerato dopo tre mesi. Dura  poco anche a Parma, dove viene assunto nel marzo 2008, con l'obiettivo di salvare i ducali dalla Serie B: verrà cacciato dopo aver racimolato appena nove punti in 10 gare, mentre i gialloblu vanno dritti in serie cadetta. A quel punto, Cúper tenta anche l'impossibile: diventa il nuovo C.T. della Georgia, ma riesce nell'incredibile impresa di non vincere neanche una gara del girone di qualificazione al Mondiale. Sette sconfitte e tre pareggi non gli valgono il rinnovo del contratto.
Attenzione, però: una parziale redenzione c'è stata. Contattato dall'Aris Salonicco nel 2009, ne diventa il nuovo tecnico e conduce la squadra sia al quinto posto in campionato che alla finale della coppa nazionale (guarda caso, persa). Nella stagione successiva, l'Aris elimina l'Atletico Madrid, campione uscente, dall'Europa League, arrivando per la prima volta nella sua storia alla fase ad eliminazione diretta. Tuttavia, una serie di risultati negativi convincono Cúper a lasciare la Grecia; il tecnico argentino prova di nuovo la Liga, salvo dimettersi dal Racing Santander, poi retrocesso. Infine, l'avventura turca con l'Orduspor, squadra della Süper Lig: oggi è pronto a dimettersi, con la squadra in zona retrocessione. Peraltro, Cúper non se la passa bene neanche fuori dal campo, come quando - nel gennaio 2012 - venne indagato per un affare di riciclaggio di denaro sporco. Insomma, l'uomo dalla parte sbagliata. Sopratutto sul campo.

Héctor Cúper, 57 anni: la sua avventura con l'Orduspor è alla fine?

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