17.4.13

Salto nel buio.

Il Galles, questo sconosciuto. Calcisticamente parlando, questo territorio ci ha regalato due dei più grandi giocatori che il calcio ha avuto negli ultimi quarant'anni: Ian Rush (seppur deludente nel suo passaggio alla Juventus) e Ryan Giggs, il "mago gallese". Non volendosi accontentare, è arrivato anche Gareth Bale, ora tra i cinque interpreti più forti al mondo. Tuttavia, il Galles comincia a far parlare di sé anche a livello di club: lo Swansea ha stupito tutti in questi anni. Dal gioco offensivo di Brendan Rodgers alle magie di Sigurdsson, dalle reti di Michu alla bravura di Michael Laudrup, capace anche di vincere la Coppa di Lega con gli "swans". Ma ben più curiosa e meritevole d'attenzione è la storia del Cardiff City, la cui parabola è meno nota e merita un accenno: la promozione in Premier League è arrivata ieri sera, nonostante la perdita della propria identità e la rabbia dei tifosi ad inizio stagione.

Robert Earnshaw, 32 anni, negli anni di risalita del Cardiff: lui è un prodotto del vivaio.

Sul Cardiff City mi ero già espresso, molto tempo fa, in un articolo riguardante le proprietà multimilionarie nel calcio: il binomio non sempre funziona ed i "bluebirds" erano un buon esempio. Segnati da una storia florida negli anni '20, la squadra gallese è stata l'unica a vincere la F.A. Cup da straniera, non essendo un club di nazionalità inglese (1925). Dopo i successi di quell'era, il Cardiff ha salutato la massima serie da 50 anni e ha anche militato qualche stagione in quarta divisione negli anni scorsi; tuttavia, dal 2003, il club ha riconquistato la seconda divisione, minima sopravvivenza per una piazza così storica.
A Cardiff, ne hanno viste parecchie, sopratutto negli ultimi anni: arrivati in finale di F.A. Cup nel 2008 e di League Cup nel 2012, i gallesi sono usciti sconfitti da entrambe le partite. Occasioni sprecate, così come nei play-off delle ultime tre stagioni, quando i "bluebirds" sono arrivati vicino alla meta: da ricordare l'epilogo del 2010, quando il club perse la finale dei play-off contro il Blackpool per 3-2. Tutto questo nonostante due cambi di proprietà: la gestione Risdale, che salvò parzialmente la squadra dall'amministrazione controllata e garantì la costruzione del nuovo stadio, e quella dei ricchi proprietari malesi, vogliosi di portare il Cardiff in Premier League.
Purtroppo, finora non ci sono riusciti e hanno aggiunto una beffa insopportabile per i tifosi dei "bluebirds": i proprietari hanno infatti deciso, nel giugno 2012, di cambiare i colori sociali e lo stemma dei gallesi. Avete capito bene: cambiare i colori sociali e lo stemma. Come se all'improvviso il Milan diventasse giallonero o la Roma, invece della lupa, avesse un serpente. Uno shock per tutti i tifosi del City, che si sono strenuamente opposti a questo cambiamento. Purtroppo per loro, se l'operazione non fosse andata a termine, gli investitori malesi avevano minacciato di non pagare il debito di 28 milioni di euro precedentemente contratto dal club nei confronti della Langston Group Corporation. E si sarebbe dovuto rinunciare anche alla costruzione di una nuova struttura d'allenamento per la squadra. Così, alla fine, si è arrivato al "compromesso storico": via la divisa blu (che diventa da trasferta) ed il "bluebird", dentro il rosso ed il "Y Ddraig goch", il dragone rosso che campeggia sulla bandiera gallese. Un'operazione di marketing, perché il drago è un simbolo famoso in Oriente (è portatore di fortuna) e permetterà al Cardiff di essere conosciuto in tutto il sud-est asiatico. Insomma, via la storia, dentro i soldi.

Anthony Gerrard, 26 anni, dopo il rigore sbagliato in finale di League Cup del 2012.

Seneca diceva: «Dal male non può nascere il bene, come un fico non nasce da un olivo: il frutto corrisponde al seme». Eppure, al Cardiff è girato tutto bene quest'anno: la squadra non è stata rivoluzionata, bensì rafforzata nei ruoli chiave nella scorsa estate. Gli arrivi di Kim Bo-Kyung, Connolly, Noone, Campbell, dell'esperto Helguson e dell'idolo natio Craig Bellamy hanno permesso ai "bluebirds" di guidare la testa della Championship fin dalla fine del girone d'andata. Insomma, il lungo lavoro e le delusioni accumulate negli anni stanno dando i loro frutti; tutto questo accade nonostante i numerosi cambi in società, dove il presidente del CdA, Whiteley, si è dimesso dopo esser stato accusato di frode. Così come ha fatto a marzo il proprietario malese, Dato Chan Tien Ghee, che si dedicherà ad attività che richiedono la sua completa attenzione.
Fortunatamente per loro, l'ambiente è coeso, unito e ha fatto esperienza delle occasioni sfiorate nelle stagioni passate: Malky Mackay, allenatore del Cardiff dal 2011, ha fatto tesoro della bastonata presa dal West Ham nei play-off dell'anno scorso e ha riorganizzato al meglio la squadra. Proprio lui che, in carriera, fu promosso per tre volte dalla Championship alla Premier League. Dopo due anni al Watford, è stato assunto dal club gallese ed i risultati sono arrivati: promozione e (forse) la vittoria del campionato, dopo anni di inseguimento. Così come è stato importante Peter Whittingham, l'uomo simbolo dei "bluebirds": a Cardiff dal 2007, il giocatore classe 1984 è uno di quei poliedrici del "football", capace di giocare da ala su entrambe le fasce, centrocampista centrale e trequartista, nonché grande specialista su calcio piazzato. Eppure, nonostante la duttilità e le buone doti tecniche che lo contraddistinguevano, ha attraversato tutte le delusione dei gallesi, dalle promozioni sfuggite alle finali di coppa perse. Ciò nonostante, è riconosciuto come un giocatore importante nella seconda serie inglese, tanto da esser inserito per due volte (nel 2010 e nel 2012) nella top-11 della serie. Ora, per lui come per altri, la grande occasione è arrivata.
Una rivincita, sancita dal pareggio casalingo ottenuto ieri contro il Charlton: uno 0-0 che ha significato il ritorno dei gallesi in Premier dopo ben 51 anni di assenza. I tifosi hanno invaso la città, festeggiando però con il blu che ricorda loro il passato, da dove è arrivata questa promozione: una promozione più che meritata, basata sullo spirito e sul gioco di squadra, visto che nessuno dei giocatori del Cardiff è andato in doppia cifra  in campionato. Certo, l'anno prossimo servirà qualcosa in più, sopratutto in difesa ed in attacco, visto che in Premier un bomber è sempre necessario. Ma adesso si festeggia e si attende il derby contro lo Swansea, il primo tra squadre gallesi in Premier League: sarà storia!

Craig Bellamy, 33 anni, esulta ieri sera per la promozione del Cardiff.

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